Messer Rosso e' suoi seguaci
sentirono le invitate, e le parole si diceano, e aparecchiare l'arme: con irato
animo, tanto s'accesono col parlare, che non si poterono ritrarre dal furore. E
una domenica mattina, andorono a' Signori; i quali raunorono il Consiglio, e
presono l'arme, e feciono richiedere messer Corso e' figliuoli e i Bordoni. La
richiesta e il bando si fece a un tratto; e subito condannati. E il medesimo
dì, a furore di popolo, andorono a casa messer Corso. Il quale alla piaza di
San Piero Maggiore s'asserragliò e afforzò con molti fanti; e corsonvi i
Bordoni, con gran seguito, vigorosamente, e con pennoni di loro arme.
Messer Corso era forte di gotti
aggravato, e non potea l'arme; ma con la lingua confortava gli amici, lodando e
inanimando coloro che valentemente si portavano. Gente avea poca, ché non era
il dì ordinato.
Gli assalitori erano assai,
perché v'erano tutti i gonfaloni del popolo, co' soldati e con li sgarigli a'
serragli, e con balestra, pietre e fuoco. I pochi fanti di messer Corso si
difendeano vigorosamente, con lancie, balestra e pietre, aspettando che quelli
della congiura venisson in loro favore: i quali erano i Bardi, i Rossi, i
Frescobaldi, e quasi tutto il Sesto d'Oltrarno; i Tornaquinci, i Bondalmonti
salvo messer Gherardo; ma niuno si mosse, né fece vista. Messer Corso, vedendo
che difendere non si potea, diliberò partirsi. I serragli si ruppono: gli amici
suoi si fuggivano per le case; e molti si mostravano essere degli altri, che
erano di loro.
Messer Rosso, e messer Pazino, e
messer Geri, e Pinaccio, e molti altri, pugnavano vigorosamente a piè e a
cavallo. Piero e messer Guiglielmino Spini, giovane cavalier novello, armato
alla catalana, e Boccaccio Adimari e' figliuoli e alcun suo consorto,
seguitandoli forte, giunsono Gherardo Bordoni alla Croce a Gorgo: assalironlo;
lui cadde boccone; eglino, smontati, l'uccisono; e il figliuolo di Boccaccio
gli tagliò la mano, e portossela a casa sua. Funne da alcuno biasimato; e disse
lo facea, perché Gherardo avea operato contro a loro a petizione di messer
Tedice Adimari, loro consorto e cognato del detto Gherardo. I fratelli
scanparono; e il padre rifuggì in casa i Tornaquinci, ché era vecchio.
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