Vacante lo Imperio per la morte
di Federigo secondo, coloro, che a parte d'Imperio attendeano, tenuti sotto
gravi pesi, e quasi venuti meno in Toscana e in Cicilia, mutate le signorie, la
fama e le ricordanze dello Imperio quasi spente, lo Imperadore del cielo
provide e mandò nella mente del Papa e de' suoi Cardinali, di riconoscere come
erano invilite le braccia di santa Chiesa, che i suoi fedeli quasi non la
ubbidivano.
Il re di Francia, montato in
superbia perché da lui era proceduta la morte di papa Bonifazio; credendo che
la sua forza da tutti fusse temuta; faccendo per paura eleggere i cardinali a
suo modo, addomandando l'ossa di papa Bonifazio fussono arse, e lui sentenziato
per eretico; tenendo il Papa quasi per forza; opponendo e disertando i giudei,
per tòrre la loro moneta; appognendo a' Tempieri resìa, minacciandoli;
abassando gli onori di santa Chiesa; sì che per molte cose rinnovate nelle
menti degli uomini la Chiesa non era ubbidita; e non avendo braccio né
difenditore, pensarono fare uno imperadore, uomo che fusse giusto, savio e
potente figliuolo di santa Chiesa, amatore della fede. E andavano cercando chi
di tanto onore fusse degno: e trovarono uno che in Corte era assai dimorato,
uomo savio, di nobile sangue, giusto e famoso, di gran lealtà, pro' d'arme e di
nobile schiatta, uomo di grande ingegno e di gran temperanza; cioè Arrigo conte
di Luzimborgo di Val di Reno della Magna, d'età d'anni XL, mezano di persona,
bel parlatore, e ben fazionato, un poco guercio.
Era stato questo conte in Corte,
per procacciare un grande arcivescovado della Magna per un suo fratello. Il
quale, avuto il detto beneficio, si partì: il quale arcivescovado avea una
delle sette voci dello 'mperio. L'altre voci, per volontà di Dio,
s'accordorono; e eletto fu Imperadore: il quale, per lunga vacazione dello
Imperio, quasi si reputò niente a poter essere re.
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