Il Cardinale da Prato, il quale
molto avea favoreggiata la elezione sua credendo aiutare gli amici suoi e
gastigare i nimici e gli adversari suoi, lasciò ogni altra speranza per minore,
e attese all'altezza di costui. La cui elezione fu fatta a dì XVj di luglio
1309, e la confermazione, e bollate le lettere nel detto anno. Il quale, eletto
e confermato, passò la montagna, giurato e promesso di venire per la corona
all'agosto prossimo, come leale signore volendo observare suo saramento. Nel
primo consiglio fu offeso da' Fiorentini, perché a' preghi loro l'arcivescovo
di Maganza lo consigliava che non passasse, e che li bastava esser re della
Magna, mettendoli in gran dubbio e pericolo il passare in Italia.
Idio onnipotente, il quale è
guardia e guida de' prencipi, volle la sua venuta fusse per abbattere e
gastigare i tiranni che erano per Lombardia e per Toscana, infino a tanto che
ogni tirannia fusse spenta. Fermossi l'animo dello Imperadore d'observare sua
promessa, come signore che molto stimava la fede; e con pochi cavalli passò la
montagna, per le terre del conte di Savoia, sanza arme, in però che il paese
era sicuro; sì che al tenpo giurato, giunse in Asti. E là raccolse gente, e
prese l'arme, e ammunì i suoi cavalieri; e venne giù, discendendo di terra in
terra, mettendo pace come fusse uno agnolo di Dio, ricevendo la fedeltà fino
presso a Milano; e fu molto impedito dal re Ruberto era in Lombardia.
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