Con gran festa fu ricevuto dal
popolo in Milano; e pacificò messer Guidotto e messer Maffeo, insieme co' loro
seguaci, e molte altre belle cose fece e più parlamenti: e più lettere mandò
nella Magna, avendo novelle che 'l suo figliuolo era coronato re di Buemia, e
avea preso donna di nuovo, di che ebbe molta allegreza.
Avea lo Imperadore per antica usanza
di prendere la prima corona a Moncia: per amore de' Milanesi, e per non tornare
indietro, prese la corona del ferro, lui e la donna sua, in Milano, nella
chiesa di Santo Anbruogio, la mattina della pasqua di Natale a dì XXV di
dicembre 1310. La quale corona era di ferro sottile, a guisa di foglie
d'alloro, forbita e lucida come spada, e con molte perle grosse e altre pietre.
Grande e orrevole corte tenne in
Milano; e molti doni fece la Imperadrice la mattina di calen di gennaio 1310 ai
suoi cavalieri. Parte guelfa o ghibellina non volea udire ricordare. La falsa
fama l'accusava a torto: i Ghibellini diceano: «E' non vuole vedere se non
Guelfi»; e i Guelfi diceano: «E' non accoglie se non Ghibellini»: e così
temeano l'un l'altro. I Guelfi non andavano più a lui: e i Ghibellini spesso lo
visitavano, perché n'aveano maggior bisogno; per l'incarichi dello Imperio
portati, parea loro dovere aver miglior luogo. Ma la volontà dello Imperadore
era giustissima, perché ciascuno amava, ciascuno onorava, come suoi uomini.
Quivi vennono i Cremonesi a fare
la fedeltà in parlamento con animo chiaro: quivi i Genovesi, e presentaronlo; e
per loro amore a gran festa mangiò in scodella d'oro. Il Conte Filippone stava
in corte; messer Manfredi di Beccheria, messer Antonio da Foscieraco signore di
Lodi, e altri signori e baroni di Lonbardia, gli stavano dinanzi. La sua vita
non era in sonare, né in uccellare, né in sollazzi, ma in continui consigli,
assettando i vicari per le terre, e a pacificare i discordanti.
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