Messer Betto Brunelleschi e la
sua casa erano di progenie ghibellina. Fu ricco di molte possessione e d'avere;
fu in grande infamia del popolo, però che ne' tempi delle carestie serrava il
suo grano, dicendo: «O aronne tal pregio, o non si venderà mai». Molto trattava
male i Bianchi e i Ghibellini sanza niuna piatà, per due cagioni: la prima, per
esser meglio creduto da quelli che reggevano; l'altra, perché non aspettava mai
di tal fallo misericordia. Molto era aoperato in anbascerie, perché era buono
oratore: familiare fu assai con papa Bonifazio; con messer Napoleone Orsino
cardinale, quando fu Legato in Toscana, fu molto dimestico, e tennelo a parole,
togliendoli ogni speranza di mettere pace tra i Bianchi e' Neri di Firenze.
Questo cavaliere fu in gran parte
cagione della morte di messer Corso Donati; e a tanto male s'era dato, che non
curava né Dio né 'l mondo, trattando accordo co' Donati, scusando sé e
accusando altri. Un giorno, giucando a scacchi, due giovani de' Donati con altri
loro compagni vennono a lui da casa sua, e fedironlo di molte ferite per lo
capo, per modo lo lasciarono per morto: ma un suo figliuolo fedì un figliuolo
di Biccicocco, per modo che pochi dì ne visse. Messer Betto alquanti dì stette
per modo che si credea campasse; ma dopo alquanti dì, arrabbiato, sanza
penitenzia o soddisfazione a Dio e al mondo, e con gran disgrazia di molti
cittadini, miseramente morì: della cui morte molti se ne rallegrorono, perché
fu pessimo cittadino.
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