I maladetti giudici cominciorono
a interpretare quelle leggi: le quali aveano dettate messer Donato di messer
Alberto Ristori, messer Ubertino dello Stroza e messer Baldo Aguglioni. E
diceano che, dove il maleficio si dovea punire con effetto, lo distendevano in
danno dello adversario; e impaurivano i rettori: e se l'offeso era ghibellino,
e il giudice era ghibellino; e per lo simile faceano i Guelfi: gli uomini delle
famiglie non accusavano i loro consorti per non cadere nelle pene. Pochi
malifìci si nascondevano, che dagli adversari non fussono ritrovati; molti ne
furono puniti secondo la legge. E i primi che vi caddono furono i Galligai; che
alcuno di loro fe' uno malificio in Francia in due figliuoli d'uno nominato
mercatante, che avea nome Ugolino Benivieni, ché venneno a parole insieme, per
le quali l'uno de' detti fratelli fu fedito da quello de' Galligai, che ne
morì. E io Dino Compagni, ritrovandomi Gonfaloniere di Giustizia nel 1293,
andai alle loro case e de' loro consorti, e quelle feci disfare secondo le
leggi. Questo principio seguitò agli altri gonfalonieri uno male uso; perché,
se disfaceano secondo le leggi, il popolo dicea che erano vili se non
disfaceano bene affatto. E molti sformavano la giustizia per tema del popolo. E
intervenne che uno figliuolo di messer Bondalmonte, avea commesso uno malificio
di morte, gli furono disfatte le case; per modo che dipoi ne fu ristorato.
Molto montò il rigoglio de' rei
uomini, però che i grandi, cadendo nelle pene, erano puniti; però che i rettori
temeano le leggi, le quali voleano che con effetto punissono. Questo effetto si
distendea tanto, che dubitavano se l'uomo accusato non fusse punito, che il
rettore non avesse difensione né scusa: il perché niuno accusato rimanea
impunito. Onde i grandi fortemente si doleano delle leggi, e alli essecutori
d'esse diceano: «Uno caval corre, e dà della coda nel viso a uno popolano; o in
una calca uno darà di petto sanza malizia a uno altro; o più fanciulli di
piccola età verranno a quistione; gli uomini gli accuseranno: debbano però
costoro per sì piccola cosa esser disfatti?».
Giano della Bella sopradetto,
uomo virile e di grande animo, era tanto ardito che lui difendeva quelle cose
che altri abbandonava, e parlava quelle che altri tacea; e tutto facea in
favore della giustizia contro a' colpevoli: e tanto era temuto da' rettori, che
temeano di nascondere i malifìci. I grandi cominciorono a parlare contro a lui,
minacciandolo che non per giustizia ma per fare morire i suoi nimici il facea,
abbominando lui e le leggi: e dove si trovavano, minacciavano squartare i
popolani che reggeano. Onde alcuni, che gli udirono, rapportorono a' popolani;
i quali cominciorono a inacerbire, e per paura e sdegno innasprirono le leggi;
sì che ciascuno stava in gelosia. Erano i principali del popolo i Magalotti,
però che sempre erano stati aiutatori del popolo: e aveano gran séguito, e
intorno a loro aveano molte schiatte che con loro si raunavano d'uno animo, e
più artefici minuti con loro si ritraevano.
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