I potenti cittadini (i quali non
tutti erano nobili di sangue, ma per altri accidenti erano detti Grandi) per
sdegno del popolo, molti modi trovorono per abbatterlo. E mossono di Campagna
un franco e ardito cavaliere, che avea nome messer Gian di Celona, potente più
che leale, con alcune giuridizioni a lui date dallo imperadore. E venne in
Toscana patteggiato co' grandi di Firenze, e di volontà di papa Bonifazio VIII,
nuovamente creato: ebbe carta e giuridizioni di terre guadagnasse; e tali vi
posono il suggello, per frangere il popolo di Firenze, che furono messer Vieri
de' Cerchi e Nuto Marignolli, secondo disse messer Piero Cane da Milano
procuratore del detto messer Gian di Celona. Molti ordini dierono per uccidere
il detto Giano, dicendo: «Percosso il pastore, fiano disperse le pecore».
Un giorno ordinorono di farlo
assassinare; poi se ne ritrassono per tema del popolo. Poi per ingegno trovoron
modo farlo morire, con una sottile malizia; e disson: «Egli è giusto: mettianli
innanzi le rie opere de' beccai, che sono uomini malferaci e maldisposti». Tra'
quali era uno chiamato Pecora, gran beccaio, sostenuto da' Tosinghi, il quale
facea la sua arte con falsi modi e nocivi alla republica; era perseguitato
dall'Arte, però che le sue malizie usava sanza timore; minacciava i rettori e
gli uficiali, e profferevasi a mal fare con gran possa di uomini e d'arme.
Quelli della congiura fatta
contro a Giano, essendo sopra rinnovare le leggi nella chiesa d'Ognissanti,
dissono a Giano: «Vedi l'opere de' beccai quanto multiplicano a mal fare?». E
Giano rispose: «Perisca innanzi la città, che ciò si sostenga»; e procurava
fare leggi sopra loro. E per simile diceano de' giudici: «Vedi: i giudici
minacciano i rettori al sindacato, e per paura traggono da loro le ingiuste
grazie, e tengono le questioni sospese anni tre o quattro, e sentenzia di niuno
piato si dà: e chi vuole perdere il piato di sua volontà, non può; tanto
impigliano le ragioni e 'l pagamento, sanza ordine». Giano, giustamente
crucciandosi sopra loro, dicea: «Faccinsi leggi, che siano freno a tanta
malizia». E quando l'ebbono così acceso alla giustizia, segretamente mandavano
a' giudici e a' beccai e agli altri artefici, dicendo che Giano li vituperava,
e che facea leggi contro a loro.
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