I pessimi cittadini per loro
sicurtà chiamorono per loro Podestà messer Monfiorito da Padova, povero gentile
uomo, acciò che come tiranno punisse, e facesse della ragione torto e del torto
ragione, come a loro paresse. Il quale prestamente intese la volontà loro, e
quella seguì; che absolvea e condannava sanza ragione, come a loro parea: e
tanta baldanza prese, che palesemente lui e la sua famiglia vendevano la
giustizia, e non ne schifavano prezo per piccolo o grande che fusse. E venne in
tanto abbominio che i cittadini nol poterono sostenere, e feciono pigliar lui e
due suoi famigli, e feciollo collare: e per sua confessione seppono delle cose,
che a molti cittadini ne seguì vergogna assai e pericolo: e vennono in
discordia, ché l'uno volea fusse più collato, e l'altro no. Uno di loro, che
avea nome Piero Manzuolo, il fe' un'altra volta tirar su: il perché confessò
avere ricevuta una testimonanza falsa per messer Niccola Acciaiuoli; il perché
nol condannò: e funne fatto nota. Sentendolo messer Niccola, ebe paura non si
palesasse più: èbbene consiglio con messer Baldo Aguglioni, giudice sagacissimo
e suo advocato; il quale dié modo avere gli atti dal notaio per vederli, e
ràsene quella parte venìa contro a messer Niccola. E dubitando il notaio degli
atti avea prestati, se erano tocchi, trovò il raso fatto. Accusolli: fu preso
messer Niccola, e condannato in lire IIIm; messer Baldo si fuggì, ma fu
condannato in lire IIm, e confinato per uno anno. In molta infamia caddono i
reggenti; e molti furono, che cercorono i malifìci si trovassono, che ne furono
malcontenti, per esser colpevoli.
Messer Monfiorito fu messo in
prigione. Più volte lo mandorono i Padovani a domandare: nol vollono rendere
per amore né per grazia. Poi si fuggì di prigione, perché una moglie d'uno
degli Arrigucci, che avea il marito in prigione ove lui, fece fare lime sorde e
altri ferri, co' quali ruppono le prigioni, e fuggirono.
|