Essendo messer Corso Donati a'
confini a Massa Trebara, gli ruppe, e andossene a Roma, e non ubbidì; il perché
fu condannato nell'avere e nella persona. E col Nero Cambi che era compagno
degli Spini in Corte, per mezzo di messer Iacopo Guatani, parente del Papa, e
d'alcuni Colonnesi, con grande stanzia pregavano il Papa volesse rimediare,
perché la parte guelfa periva in Firenze, e che i Cerchi favoreggiavano i
Ghibellini. Per modo che il Papa fece citare messer Vieri de' Cerchi; il quale
andò a Roma molto onorevolmente. Il Papa, a petizione degli Spini suoi
mercatanti e de' sopradetti amici e parenti, lo richiese facesse pace con
messer Corso; il che non volle consentire, mostrando non facea contro a parte
guelfa; il perché da lui fu licenziato, e partissi.
La parte de' Cerchi, che era
confinata, tornò in Firenze. Messer Torrigiano e Carbone e Vieri di messer
Ricovero de' Cerchi, messer Biligiardo dalla Tosa, e Carbone e Naldo
Gherardini, e messer Guido Scimia de' Cavalcanti, e gli altri di quella parte,
stavano chetamente.
Ma messer Geri Spini, messer
Porco Manieri, messer Rosso dalla Tosa, messer Pazino de' Pazi, Sinibaldo di
messer Simone Donati, capi dell'altra parte, non contenti di loro tornata, co'
loro seguaci si raunorono un dì in Santa Trinita, diliberati di cacciare i
Cerchi e loro parte. E feciono gran consiglio, assegnando molte false ragioni;
e dopo lunga disputa, messer Bondalmonte, savio e temperato cavaliere, disse
che era gran rischio, e che troppo male advenire ne potea, e che al presente
non si sofferisse. E a questo consiglio concorse la maggior parte; però che
messer Lapo Salterelli avea promesso a Bartolo di messer Iacopo de' Bardi (a
cui era data gran fede), le cose s'acconcerebbono per buono modo. E sanza
niente fare si partirono.
|