In questo stante furono in
Firenze eletti nuovi Signori, quasi di concordia d'amendue le parti, uomini non
sospetti e buoni, di cui il popolo minuto prese grande speranza; e così la
Parte bianca, perché furono uomini uniti e sanza baldanza, e aveano volontà
d'acomunare gli ufici, dicendo: «Questo è l'ultimo rimedio».
I loro adversari n'ebbono
speranza, perché li conosceano uomini deboli e pacifici; i quali sotto spezie
di pace credeano leggiermente poterli ingannare.
I Signori furono questi, che
entrorono a dì XV d'ottobre 1301: Lapo del Pace Angiolieri, Lippo di Falco
Canbio, e io Dino Compagni, Girolamo di Salvi del Chiaro, Guccio Marignolli,
Vermiglio d'Iacopo Alfani, e Piero Brandini Gonfaloniere di Giustizia; i quali
come furono tratti, n'andarono a Santa Croce, però che l'uficio degli altri non
era compiuto. I Guelfi neri incontanente furono accordati andarli a vicitare a
quattro e a sei insieme, come a loro accadeva, e diceano: «Signori, voi sete
buoni uomini, e di tali avea bisogno la nostra città. Voi vedete la discordia
de' cittadini vostri: a voi la conviene pacificare, o la città perirà. Voi sete
quelli che avete la balìa; e noi a ciò fare vi proferiamo l'avere e le persone,
di buono e leale animo». Risposi io Dino per commessione de' compagni, e dissi:
«Cari e fedeli cittadini, le vostre profferte noi riceviamo volentieri, e
cominciare vogliamo a usarle: e richieggiànvi che voi ci consigliate, e pognate
l'animo, a guisa che la nostra città debba posare». E così perdemo il primo
tempo, che non ardimo a chiudere le porti, né a cessare l'udienza a' cittadini:
benché di così false profferte dubitavamo, credendo che la loro malizia
coprissono con loro falso parlare.
Demo loro intendimento di
trattare pace, quando convenìa arrotare i ferri. E cominciamoci da' Capitani
della Parte guelfa, i quali erano messer Manetto Scali e messer Neri
Giandonati, e dicemo loro: «Onorevoli capitani, dimettete e lasciate tutte
l'altre cose, e solo v'aoperate di far pace nella parte della Chiesa; e
l'uficio nostro vi si dà interamente in ciò che domanderete».
Partironsi i capitani molto
allegri e di buono animo, e cominciarono a convertire gli uomini e dire parole
di piatà. Sentendo questo, i Neri subito dissono che questo era malizia e
tradimento, e cominciorono a fugir le parole.
Messer Manetto Scali ebbe tanto
animo, che si mise a cercar pace tra i Cerchi e li Spini, e tutto fu riputato
tradimento. La gente, che tenea co' Cerchi, ne prese viltà: «Non è da darsi
fatica, ché pace sarà». E i loro adversari pensavano pur di compiere le loro
malizie. Niuno argomento da guerra si fece, perché non poteano pensare che a
altro che a concordia si potesse venire, per più ragioni. La prima, per piatà
di parte, e per non dividere gli onori della città: la seconda, perché cagion
non v'era altro che di discordia, però che l'offese non erano ancora usate
tante, che concordia esser non vi dovesse, raccomunando gli onori. Ma pensorono
che coloro che aveano fatta l'offesa non potessoro campare, se i Cerchi non
fussono stati distrutti e i loro sequaci: e questo male si potea fare sanza la
distruzione della terra, tanto era grande la loro potenzia.
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