Ordinorono e procurorono i Guelfi
neri, che messer Carlo di Valos, che era in Corte, venisse in Firenze: e fecesi
il diposito, pel soldo suo e de' suoi cavalieri, di fiorini LXXm; e condussollo
a Siena. E quando fu quivi, mandò anbasciadori a Firenze messer Guiglielmo
francioso, cherico, uomo disleale e cattivo, quantunque in apparenza paresse
buono e benigno, e uno cavaliere provenzale che era il contrario, con lettere
del loro signore.
Giunti in Firenze, visitorono la
Signoria con gran reverenzia, e domandarono parlare al gran Consiglio; che fu
loro concesso. Nel qual per loro parlò uno advocato da Volterra, che con loro
aveano, uomo falso e poco savio: e assai disordinatamente parlò: e disse che il
sangue reale di Francia era venuto in Toscana, solamente per metter pace nella
parte di santa Chiesa, e per grande amore che alla città portava e a detta
parte; e che il Papa li mandava, siccome signore che se ne potea ben fidare,
però che il sangue della casa di Francia mai non tradì né amico né nimico; il
perché dovesse loro piacere, venisse a fare il suo uficio.
Molti dicitori si levarono in
piè, affocati per dire e magnificare messer Carlo, e andarono alla ringhiera
tosto ciascuno per esser il primo; ma i Signori niuno lasciorono parlare. Ma
tanti furono che gli anbasciadori s'avidono che la parte che volea messer Carlo
era maggiore e più baldanzosa che quella non lo volea: e al signore scrissono,
che aveano inteso che la parte de'Donati era assai innalzata, e la parte de'
Cerchi era assai abbassata.
I Signori dissono agli
anbasciadori, risponderebbono al loro signore per anbasciata; e intanto preson
loro consiglio: perché, essendo la novità grande, niente voleano fare sanza il
consentimento de' loro cittadini.
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