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Fernando Colombo
Historie

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  • 40 - Come quelli di Lisbona venivano a veder l'Ammiraglio come cosa maravigliosa; e come egli andò a visitare il re di Portogallo.
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40 - Come quelli di Lisbona venivano a veder l'Ammiraglio come cosa maravigliosa; e come egli andò a visitare il re di Portogallo.

 

Il martedì ai 5 di marzo il patrono della nave grossa che il re di Portogallo teneva nel Rastello per guardia di quel porto, venne col suo battello armato alla caravella dell'Ammiraglio e gl'impose che andasse seco a render conto della sua venuta ai ministri del Re, secondo l'obbligo e l'uso di tutte le navi che qui arrivavano. A cui l'Ammiraglio rispose che gli ammiragli dei re di Castiglia, come egli era, non erano tenuti di andare ove da alcuno fossero chiamati, né dovevano partirsi dai loro navigli per render tali conti, a costo della vita, e che così egli aveva deliberato di voler fare. Allora il patrono gli disse che almeno mandasse il suo comito. Ma l'Ammiraglio rispose che tutto ciò giudicava per una cosa stessa, come che colui che avesse mandato fosse se non garzone, e che indarno gli si dimandava che mandasse alcuna persona del suo naviglio. Vedendo adunque il patrono che l'Ammiraglio parlava con tanta ragione e audacia, replicò che almeno, acciò che gli constasse ch'egli veniva per nome e come suddito dei Re di Castiglia, gli mostrasse le loro lettere con le quali potesse soddisfare al suo capitano maggiore. Alla quale domanda, perché pareva giusta, acconsentì l'Ammiraglio, e gli mostrò la lettera dei Re Cattolici. Con che, rimasto quegli soddisfatto, se ne tornò alla nave a render conto di ciò ad Alvaro da Cunha, che era il suo capitano: il quale tosto con molte trombe, e con pifferi, e con tamburi e con gran pompa venne alla caravella dell'Ammiraglio e gli fece molta festa e grandi offerte.

Il giorno poscia seguente, che in Lisbona si seppe la sua venuta dalle Indie, la gente la quale andava alla caravella per veder gl'Indiani ch'egli menava e per intendere cose nuove era tanta che non vi poteva capire dentro; né il mare si vedeva, tanto era pieno di barche e di battelli di Portoghesi, alcuni dei quali rendevano grazie a Dio per tanta vittoria e altri si disperavano, e gli dispiaceva molto di vedere che loro fosse sfuggita dalle mani quell'impresa per l'incredulità e poco conto che il loro re ne aveva fatto. Di modo che passò quel giorno con gran concorso e visita di genti. Poi l'altro scrisse il re ai suoi fattori che presentassero all'Ammiraglio tutto il rinfrescamento e quelle cose delle quali egli avesse bisogno per la sua persona e per la sua gente e che non gli domandassero per ciò cosa alcuna. E parimenti scrisse all'Ammiraglio rallegrandosi della sua prospera venuta; e che, poi che si ritrovava nelle sue terre, fosse contento di venirlo a visitare. Nel che l'Ammiraglio fu alquanto dubbioso: ma, considerata l'amicizia che tra lui e i Re Cattolici era, e la cortesia che gli aveva fatta fare, e anche per levarlo di sospetto ch'ei non veniva dalle sue conquiste, si contentò di andare a Val di Paradiso, dove il Re era, 9 leghe discosto dal porto di Lisbona, ove giunse il sabato di notte ai 9 di marzo.

Allora il re comandò che gli andassero incontro tutti i nobili della sua Corte, e quando fu dinanzi alla sua presenza, gli fece molto onore e grande accoglienza, comandandogli che si mettesse la berretta in testa, e facendolo sedere in una sedia. Indi, poi ch'ebbe uditi con allegro volto i particolari della sua vittoria, gli offrì tutto quello che per servizio dei Re Cattolici bisognasse, ancorché gli paresse che, per quanto fra loro era stato capitolato, quella conquista si appartenesse a lui. A che l'Ammiraglio rispose che non sapeva nulla di cotal capitolazione, e che quel che gli era stato comandato, cioè che non andasse alla Mina di Portogallo, né in Guinea, egli aveva interamente osservato. A cui disse il re che il tutto stava bene, e che si rendeva certo che il tutto si farebbe come la ragione ricercasse. Ed essendo stato un gran pezzo in cosiffatti ragionamenti, il re comandò al Priore di Crato, che era il principale uomo e di maggiore autorità che presso di lui fosse, che alloggiasse l'Ammiraglio e gli facesse ogni favore e buona compagnia: il quale così fece.

E dopo essere stato la domenica e il lunedì fin dopo messa in quel luogo, l'Ammiraglio tolse commiato dal re, il quale gli mostrò molto amore e gli fece molte offerte, comandando a don Martino di Noronha che andasse con lui: né restarono molti altri cavalieri di accompagnarlo per fargli onore e per intendere le grandi cose del suo viaggio.

E così, venendo egli per la via di Lisbona, passò per un monastero dove la regina di Portogallo si ritrovava, la quale con grande istanza lo aveva mandato a pregare che egli non passasse senza visitarla. Andato pertanto a lei, l'allegrò molto, ed ella fece a lui tutto quel favore e cortesia che ad un gran signore si ricercava. Quella notte poi giunse un gentiluomo del re all'Ammiraglio dicendogli per nome suo che se gli piacesse andare per terra in Castiglia, lo avrebbe accompagnato e fattolo alloggiare dappertutto e dargli tutto quello che gli facesse bisogno fino ai confini del Portogallo.

 




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