Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Fernando Colombo
Historie

IntraText CT - Lettura del testo

  • 55 - Come l'Ammiraglio tornò da Giamaica a seguire la costa di Cuba, credendo tuttavia che fosse terraferma.
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

55 - Come l'Ammiraglio tornò da Giamaica a seguire la costa di Cuba, credendo tuttavia che fosse terraferma.

 

Dopo che l'Ammiraglio fu partito dall'isola di Giamaica, mercoledì ai 14 di maggio giunse ad un capo di Cuba che chiamò capo di Santa Croce; e seguendo la costa all'ingiù fu assalito da molti tuoni e lampi terribili per i quali e per le molte secche e canali che incontrava corse non leggero pericolo e sentì gran travaglio, essendo costretto in un medesimo tempo a guardarsi e difendersi da ambedue questi maligni accidenti i quali ricercavano cose tra loro contrario, giacché, rimedio contro i tuoni è ammainar le vele, ma, per fuggir le secche, bisognava che le sostentassero; e certo, se cosiffatta disavventura fosse durata otto o dieci leghe, sarebbe stata insopportabile. Ma il maggior male era che per tutto quel mare, così a tramontana, come a Nord-Est, quanto più navigavano, tanto più isolette e basse trovavano; e quantunque in alcune di esse si vedessero molti alberi, altre erano però arenose che apparivano appena alla superficie dell'acqua, e giravano una lega, altre più o meno. È ben vero che, quanto più si avvicinavano a Cuba, tanto più queste isolette si dimostravano più alte e più belle; e poiché sarebbe stato difficile e vano il voler mettere nome a ciascuna di esse, l'Ammiraglio le chiamò tutte in generale Giardino della Regina. Ma se molte isole vide quel , molte più ne vide il seguente, e per lo più maggiori che gli altri giorni: né solamente verso il Nord-Est, ma ancora al Nord-Ovest e al Sud-Est, talché si numerarono quel 160 isole, le quali erano divise da canali profondi per i quali passavano i navigli. In alcune di queste isole videro molte gru della grandezza e forma di quelle di Castiglia, senonché erano molto rosse come scarlatto. In altre trovarono gran copia di testuggini e molte delle loro uova, somiglianti a quelle delle galline, con la differenza che i loro gusci induriscono fortemente. Queste uova partoriscono le testuggini in un fosso che esse fanno nell'arena, e copertele così le lasciano fin tanto che col calore del sole vengano a produrre le testuggini, le quali col tempo crescono alla grandezza d'una rotella, e alcune come una targa grande. Vedevansi medesimamente in queste isole corvi e gru come quelle di Spagna, e corvi marini, e infiniti uccelli piccoli, i quali cantavano soavissimamente e l'odore dell'aria era tanto grato, che lor pareva d'essere fra rose e fra i più fini odori del mondo, quantunque, come abbiam detto, il pericolo della navigazione fosse assai grande per esservi tanto il numero dei canali che gran tempo ci voleva a trovarne l'uscita.

In uno di questi canali videro una canoa di pescatori indiani, i quali con molta sicurtà e quiete, senza far moto alcuno aspettarono la barca che andava alla volta loro, e poi, quando fu loro vicina, fecero segno che dovesse fermarsi un poco finché finivano di pescare. Il modo col quale essi pescavano ai nostri parve tanto nuovo e strano che si contentarono di compiacer loro, ed era questo. Avevano legati con spaghi alcuni pesci alla coda, che da noi sono detti pesci riversi, i quali pesci vanno incontro agli altri pesci, e con certa asprezza che hanno nella testa e scorre fino al mezzo della schiena si attaccano così fortemente col pesce più vicino che sentendo ciò gl'Indiani, tirando il filo, tirano l'uno e l'altro a un tratto: e fu una testuggine quella che i nostri videro allora esser presa da quei pescatori, al collo della quale detto pesce s'era appiccato, ove sogliono sempre appiccarsi, perché son sicuri così che il pesce da loro preso non li può mordere: ed io ne ho veduto di attaccati così a grandissimi tiburoni. Ora, dopo che gl'Indiani della canoa ebbero finita la loro caccia della testuggine e di due altri pesci che avevano presi prima, subito si accostarono alla barca con molta pace, per intendere quel che volevano i nostri; e per comandamento dei Cristiani che c'erano, vennero con essi alle navi, ove l'Ammiraglio fece loro gran cortesia e intese da essi che per quel mare erano infinite le isole; e prontamente donarono tutto quello che essi avevano: ma l'Ammiraglio non volle che si pigliasse altro da loro che il pesce, perché il restante erano le loro reti, e gli ami, e le zucche ch'essi portavano piene d'acqua per bere. Poi donate ch'ebbe loro alcune cosette, li lasciò andare molto contenti: ed egli seguitò il suo cammino con deliberazione di non continuarlo lungamente, perché gli mancavano già le vettovaglie, delle quali s'egli avesse avuto abbondanza non sarebbe tornato in Spagna se non per l'oriente, quantunque fosse molto travagliato, sì perché mangiava male, e sì eziandio perché non s'era spogliatoriposato in letto dal giorno della sua partita di Spagna fino al 19 di maggio, nel qual tempo questo scriveva, fuorché 8 notti per soverchia indisposizione.

E se altre volte egli ebbe fatica, in questo cammino n'ebbe doppiamente per quella innumerabile quantità d'isole fra le quali navigava, che era tanta che ai 20 giorni di maggio ne scoperse 71 oltre a molte altre che nel tramontar del sole egli vide verso Ovest-Sud-Ovest. Le quali isole o secche non solo mettono gran paura con la loro gran moltitudine che d'ogni intorno si vede, ma quel che porge assai maggior spavento è che da loro si genera ogni sera una gran nebbia nel cielo all'Est, di così orribile vista che par ch'abbia a cadere una grandissima pioggia di grandine, tanto sono i tuoni, e i lampi: ma nell'apparir della luna svanisce il tutto, risolvendosene alcuna parte in pioggia e in vento: il che è tanto ordinario e naturale di quel paese che non solo avvenne tutte quelle sere nelle quali l'Ammiraglio vi navigò, ma ancor io vidi il medesimo in quelle isole l'anno 1503 venendo dallo scoprimento di Veragua. Ed il vento ordinariamente quivi soffia di notte da tramontana perché esce dall'isola di Cuba, e poi, levato il sole, si rivolge da Est e se ne va col sole finché questo la volta all'occidente.

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License