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Come per false informazioni e finte querele di alcuni, i Re Cattolici mandarono
un giudice, per sapere quel che passava.
Mentre i sopraddetti rumori in
questo modo passavano, molti dei sollevati, per lettere dalla Spagnola, e altri
ch'erano tornati in Castiglia, non restavano di dar false informazioni ai Re
Cattolici ed a quelli del lor Consiglio contro l'Ammiraglio e i suoi fratelli,
dicendo ch'erano crudelissimi, e non atti a quel governo, sì per essere essi
stranieri e oltramontani, come perché in altri tempi non si erano veduti in
istato ove per esperienza avessero imparato il modo di governare gente di
qualità, affermando che, se le Altezze loro non provvedevano di rimedio,
sarebbe occorsa l'ultima distruzione di quei paesi, i quali, quando pure non
fossero distrutti per la loro perversa amministrazione, il medesimo Ammiraglio
si sarebbe sollevato, e avrebbe fatto lega con alcun principe il quale lo aiutasse,
pretendendo egli che fosse suo il tutto per essere con la sua industria e
fatica stato scoperto. Nel che per riuscir meglio, nascondeva le ricchezze
della regione, né voleva che gl'Indiani servissero ai Cristiani, né si
convertissero alla nostra fede perché con l'accarezzarli sperava di tenerli dal
suo canto, per poter far tutto quello che fosse contro il servizio delle
Altezze loro.
Nelle quali calunnie procedendo
essi, e in altre simili, importunavano assai i Re Cattolici, dicendo male
dell'Ammiraglio, e lamentandosi che non era pagato agli uomini il soldo di
molti anni, davano che dire a mormorare a tutti coloro che allora erano nella
Corte. Di modo che, essendo io in Granata quando il serenissimo principe don
Michele venne a morte, come uomini senza vergogna, più di loro comprarono una
soma d'uva e si misero a sedere nei cortile dell'Alhambra, gridando forte che
le Altezze loro e l'Ammiraglio li facevano passare in quel modo la vita per la
mala paga, con mille altre disonestà che dicevano. Ed era tanta la loro
sfacciatezza, che se il Re Cattolico usciva fuori, tutti lo circondavano, e
toglievanlo in mezzo gridando, Paga, paga. E, se per avventura io e mio
fratello, ch'eravamo paggi della serenissima Regina, passavamo dove essi erano,
gridavano fino al cielo, e ci perseguitavano, dicendo, Ecco i figliuoli
dell'Ammiraglio dei mosciolini, di colui che ha trovate terre di vanità e
d'inganno, per sepoltura e miseria dei gentiluomini castigliani; soggiungendo
molte altre malvagità. Poiché noi ci guardavamo di non passar loro davanti.
Essendo adunque tante le loro
querele e l'importunità coi favoriti dei Re, fu deliberato di mandare alla
Spagnola un giudice il quale s'informasse di tutte le dette cose, comandandogli
che, se trovasse l'Ammiraglio in colpa, secondo le querele suddette, lo
mandasse in Castiglia, ed egli vi rimanesse al governo. E l'inquisitore che per
tale effetto i Re Cattolici mandarono, fu un Francesco di Bobadiglia, povero
commendatore dell'Ordine di Calatrava, il quale ai 26 di maggio dell'anno 1499
in Madrid aveva avuto bastante e copiosa commissione, ricevute assai lettere
bianche, con le sottoscrizioni dei Re per quelle persone della Spagnola che
paresse a lui, comandando per quelle, che gli fosse dato ogni favore e aiuto.
Con la quale spedizione giunse a
San Domingo alla fine d'agosto dell'anno 1500 in tempo che l'Ammiraglio era
alla Concezione dando ordine alle cose di quella provincia, dove il prefetto
era stato assalito dai sollevati, e ov'era maggior quantità di Indiani e di più
qualità e ragioni che nel rimanente di quell'isola. Di modo che il Bobadiglia,
non trovando nel suo arrivo persona a cui dovesse aver rispetto, la prima cosa
che fece fu di alloggiare nel palazzo dell'Ammiraglio e servirsi e impadronirsi
di tutto quello che vi era, come se per giusta successione ed eredità gli fosse
toccato: e, raccogliendo e favorendo tutti coloro i quali trovò essere stati
dei sollevati, e molti altri che portavano odio all'Ammiraglio e ai suoi
fratelli, si dichiarò subito per governatore. E per acquistarsi la grazia del
popolo, per pubblico bando fece bandire franchigia per 20 anni, e mandò a
protestare all'Ammiraglio che senz'altra dimora venisse ov'egli era, perché
così conveniva al servigio dei Re Cattolici. Per conferma di che, per un fra
Giovanni della Sera ai 7 di settembre gli mandò una lettera del seguente
tenore:
«Don Cristoforo Colombo nostro
Ammiraglio del mare Oceano Noi abbiamo comandato al commendatore Francesco di
Bobadiglia, portatore di questa, che vi dica da parte nostra alcune cose. Però
vi preghiamo a voler dargli fede e credenza; e ad ubbidire. Data in Madrid, ai
21 di maggio dell'anno 1499.
IO IL RE. IO LA REGINA. Per
comandamento delle loro Altezze, Michele Perez di Almazan».
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