Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Fernando Colombo
Historie

IntraText CT - Lettura del testo

  • 87 - Come l'Ammiraglio partì di Granata per Siviglia a far l'armata necessaria al suo scoprimento.
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

87 - Come l'Ammiraglio partì di Granata per Siviglia a far l'armata necessaria al suo scoprimento.

 

Ora, essendo stato spedito l'Ammiraglio dai Re Cattolici, partì dalla città di Granata per Siviglia l'anno 1501, e tosto che vi giunse sollecitò con tanta fretta la sua armata, che in breve tempo furono posti all'ordine di armi e vettovaglie 4 navigli da gabbia di 70 botti di porto il maggiore e di 50 il minore, con 140 uomini, tra grandi e piccoli; dei quali io era uno.

E così facemmo vela dal canale di Cadice ai 9 di maggio del 1502 e andammo a Santa Caterina, onde partimmo il mercoledì agli 11 del medesimo, e andammo ad Arzilla il secondo giorno a dar soccorso ai Portoghesi, i quali dicevasi ch'erano in grande stretta; ma quando noi giungemmo, i Mori avevano levato l'assedio. Per cui l'Ammiraglio mandò il prefetto don Bartolomeo Colombo, suo fratello, e me coi capitani delle navi in terra a visitare il capitano di Arzilla, che era stato ferito in un assalto dei Mori, il quale ringraziò molto l'Ammiraglio di cotal visita e delle offerte fattegli: e per tal effetto gli mandò alcuni cavalieri che erano seco, parte dei quali erano parenti della quondam donna Filippa Mognis, la quale fu la moglie che noi dicemmo dell'Ammiraglio in Portogallo.

Dopo ciò nel medesimo giorno noi facemmo vela, e giunti alla Gran Canaria ai 20 di maggio sorgemmo nelle isolette: ed ai 24 passammo a Maspalomas, che giace nella stessa isola, per pigliar quivi l'acqua e le legna che per tal viaggio erano necessarie. Quindi la seguente notte partimmo per l'India con viaggio prospero, come piacque a nostro Signore: di modo che, senza calar la vela, il mercoledì ai 15 di giugno di mattina con assai alterazione di mare e di vento giungemmo all'isola di Matinino, dove, secondo il bisogno e costume di coloro che vanno di Spagna, volle l'Ammiraglio che la gente rinfrescasse d'acqua e di legna, e lavasse i suoi panni fino al sabato che passammo all'occidente di quella, e andammo all'isola Dominica la quale dista 10 leghe dall'altra. E quindi, discorrendo per le isole dei Caribi, andammo a Santa Croce, ed ai 24 dello stesso mese passammo alla parte del mezzogiorno dell'isola di San Giovanni e prendemmo indi la via di San Domingo, perché l'Ammiraglio aveva in animo di cangiar l'un dei 4 navigli che menava seco, il quale veleggiava male, e oltre che camminava poco, non vi si potevano sostener le vele, se non si metteva il bordo presso all'acqua: per la qual cosa ne seguì assai danno in quel viaggio, dato che l'intenzione dell'Ammiraglio, quando veniva per l'Oceano, era di andare a riconoscer la terra di Paria, e di seguir quella costa fin che desse nello stretto, il quale egli aveva per certo che dovesse essere verso Veragua e il Nome di Dio. Ma, veduto il difetto del naviglio, gli fu forza andare a San Domingo per commutarlo con alcun altro il qual fosse buono.

E perché il commendator di Lares, che allora governava quell'isola, mandato dai Re Cattolici e domandar conto dell'Amministrazione al Bobadiglia, non si turbò punto per la nostra improvvisa giunta, il mercoledì ai 19 di giugno, essendo già presso al porto, l'Ammiraglio mandò a lui Pietro di Terreros, capitano di un dei navigli, a fargli intendere il bisogno che aveva di commutare quel naviglio e che sì per tale effetto, come perché egli temeva di una gran fortuna, la quale aspettava, desiderava entrare in quel porto a salvarsi, facendogli intendere che per otto giorni egli non lasciasse uscire alcuna armata dal porto perché avrebbe corso gran pericolo. Ma il sopraddetto commendatore non volle consentire che l'Ammiraglio entrasse nel porto, e nemmeno vietò l'uscirne all'armata che doveva partire per Castiglia, la quale era di 28 navigli e doveva condurre il commendator Bobadiglia, che aveva imprigionato l'Ammiraglio e i suoi fratelli, e Francesco Orlando [Roldán] e tutti gli altri che si erano sollevati contro di loro, e quelli dai quali essi tanto male avevano ricevuto. Ai quali tutti piacque a Dio di accecar gli occhi e l'intelletto, acciò che non accogliessero il buon consiglio loro dato dall'Ammiraglio. Ed io ho per certo che ciò fu provvidenza divina perché se arrivavano costoro in Castiglia, non sarebbero mai stati castigati, come i loro delitti meritavano, anzi, perché erano favoreggiati dal vescovo [Fonseca], avrebbero ricevuti molti favori e grazie. Alle quali cose ovviò l'uscita loro di quel porto verso Castiglia perché, giunti alla punta orientale della Spagnola, la fortuna li assalì in tal maniera, che sommerse la nave capitana, nella quale veniva il Bobadiglia con la maggior parte dei sollevati e fece tanto danno nelle altre, che non si salvarono se non 3 o 4 di tutti i 28 navigli.

Nel qual tempo, che fu il giovedì l'ultimo di giugno, avendo l'Ammiraglio preveduta cotal fortuna, poiché gli era stato negato il porto per suo scampo si ritirò il meglio ch'ei poté verso terra con lei riparandosi, non senza assai doglia e dispiacere della gente della sua armata, a cui, perché veniva in sua compagnia, mancava quella accoglienza che anche agli stranieri sarebbe stata fatta non che a loro che erano di una stessa nazione, perché temevano che per l'avvenire avvenisse loro il medesimo, se alcun infortunio loro succedesse. E ancorché l'Ammiraglio nel suo interno sentisse quello stesso dolore, più glielo raddoppiava l'ingiuria e ingratitudine usatagli nella terra da lui data loro in onore ed esaltazione di Spagna; ove gli era negato il rifugio e il riparo della sua vita. Ma con la sua prudenza e col buon suo giudizio si sostenne con la sua armata, fin che il seguente, crescendo il temporale e sopravvenendo la notte con grandissima oscurità, si partirono 3 navigli dalla sua compagnia ciascuno per il suo cammino: gli uomini dei quali sebbene corressero gran pericolo tutti, e ciascuno stimasse che gli altri fossero sommersi, quelli nondimeno che veramente patirono furono del naviglio Santo il quale per sostenere il battello con cui era andato in terra il capitan Terreros, lo portò alla poppa legato con le gomene riversato, finché fu sforzato lasciarlo e perderlo, per non perder se stesso. Ma assai fu maggiore il pericolo della caravella Bermuda la quale, essendosi messa in mare, v'entrò fin sopra le coperte: onde ben si vide che a ragion l'Ammiraglio procacciava di commutarla: e tutti ebbero per certo che il Prefetto, suo fratello, dopo Iddio col suo sapere e valore l'avesse salvata perché, come di sopra abbiam detto, nelle cose di mare non si trovava allora uomo più pratico di lui. Di modo che, avendo tutti patito gran travaglio, eccetto quel dell'Ammiraglio, piacque a Dio di tornarli a congiungere la domenica seguente nel porto di Azua, nella Spagnola, dalla banda del Mezzogiorno, dove raccontando ognuno le sue disgrazie si trovò che il Prefetto aveva avuta sì gran fortuna per fuggir la terra, come pratico marinaio, e che l'Ammiraglio non aveva corso pericolo per esservisi accostato, come savio astrologo, il qual conosceva il luogo onde gli poteva venir danno.

Per la qual cosa ben potevano incolparlo [Colombo] quelli che l'odiavano, dicendo che per arte magica avesse fatto nascere quella burrasca, per vendicarsi del Bobadiglia e degli altri nemici suoi che andavano in sua compagnia, vedendo che non solo non pericolò naviglio alcuno dei 4 della sua armata, ma che dei 28 che erano partiti col Bobadiglia solo uno, chiamato la Gucchia che era dei più tristi, aveva seguito il suo cammino verso Castiglia, ove giunse anche a salvamento, portando 4000 pesos d'oro che il fattore dell'Ammiraglio gli mandava dalle sue rendite, essendo tornati a San Domingo gli altri tre che dalla fortuna si salvarono, distrutti e maltrattati.

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License