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Fernando Colombo
Historie

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  • 94 - Come l'Ammiraglio coi suoi navigli entrò nel fiume di Betlem, e deliberò di edificare quivi una popolazione, e lasciarvi il prefetto suo fratello.
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94 - Come l'Ammiraglio coi suoi navigli entrò nel fiume di Betlem, e deliberò di edificare quivi una popolazione, e lasciarvi il prefetto suo fratello.

 

Il lunedì ai 19 di gennaio entrammo nel fiume Betlem con la nave capitana e la Vizcaina, e subito vennero gl'Indiani a barattare quelle cose che avevano, specialmente pesce, che dal mare in certo tempo dell'anno entra in quei fiumi, il che pare incredibile a chi ciò non vede: e ancora barattavano qualche poco d'oro per aghi da pomo, e quel che era di più prezzo davano per Ave Marie o campanelle. Poscia il seguente entrarono gli altri due navigli, i quali non entrarono prima, perché per esser di poca acqua la bocca, bisognò che aspettassero la crescente, per quanto non cresca o cali ivi il mare nella maggior maretta più di mezzo braccio. E siccome Beragua aveva gran fama di miniere e ricchezze grandi, il terzo del nostro arrivo il prefetto andò con le barche al mare, per entrare nel fiume e andare fino alla popolazione del Quibio, che così chiamano gl'Indiani il re loro. Il quale, intesa la venuta del prefetto, venne con le sue canoe giù per il fiume a riceverlo: e così si raccolsero ambedue con molta cortesia e amicizia, donando l'uno all'altro scambievolmente di quelle cose che più stimavano: e poi, avendo ragionato insieme gran pezzo, ciascuno si ritirò con molta quiete e pace. Il seguente il sopradetto Quibio venne ai navigli a visitare l'Ammiraglio, ed essendo stati insieme a ragionamento poco più di un'ora, l'Ammiraglio gli donò alcune cose, e i suoi riscattarono alquanto oro per sonagli, e senza alcuna cerimonia tornò per la via che venne. E stando oramai noi molto contenti e sicuri, il martedì ai 24 di gennaio subitamente venne quel fiume di Betlem tanto grosso, che senza poterci riparare, né gettar le gomene in terra, percosse la furia dell'acqua la nave capitana con tanta forza che le fece rompere una delle sue ancore e la spinse con tanto impeto sopra la nave Gallega, che le era per poppa, che le ruppe di quel colpo la contromezzana; indi, urtandosi l'una con l'altra, correvano con tanta furia qua e , che furono in gran pericolo di perire con tutta l'armata. La cagione di questa crescente alcuni giudicarono essere state le grandi e continue pioggie che per tutto quel paese quell'inverno fecero, senza mai cessare un solo giorno: ma, se ciò fosse stato, la crescente si sarebbe ingrossata a poco a poco, e non sarebbe venuta con tanta furia e all'improvviso, e perciò si sospettava che fosse stato qualche gran nembo caduto sopra i monti di Beragua, i quali l'Ammiraglio chiamò di San Cristoforo, la sommità del più alto dei quali avanzava la regione dell'aria, dove si generano le impressioni, e ciò perché mai non vi si vede sopra nube, anzi tutte le nuvole sono più basse di lui. Chi lo riguarda dirà che sia un romitorio, e giace almeno 20 leghe fra terra in mezzo a molte folte montagne, ove noi credemmo essersi generata quella crescente, la quale fece tanta guerra, che il minor pericolo fu che, se ben potevamo con la crescente uscire al largo mare, il quale ci era lontano mezzo miglio, la fortuna però di fuori eracrudele che subito saremmo stati fatti in pezzi nell'uscir dalla foce.

E questa fortuna durò tanti , che potemmo assicurare e bene ormeggiare i navigli, e rompevano le onde con tanta furia nella bocca del fiume, che non era concesso alle barche uscir fuori per andare a scorrere la costa e riconoscere la regione, e intendere ove giacevano le miniere, ed eleggere il miglior luogo per fabbricarvi una popolazione, giacché l'Ammiraglio aveva deliberato di lasciar quivi il prefetto con la maggior parte della gente, affinché abitassero e soggiogassero quella terra, fin ch'egli fosse andato in Castiglia per mandarvi sovvenimento di gente e di vettovaglie.

Col qual disegno il lunedì ai 6 di febbraio, essendo abbonacciato il tempo, mandò il prefetto con 78 uomini per mare fino alla bocca del fiume Beragua, il qual distava una lega verso occidente da Betlem, e per il cui fiume in cui camminarono un'altra lega e mezza fino alla popolazione del cacico, ove stettero un giorno, informandosi della strada delle miniere. E il mercoledì seguente andarono 4 leghe e mezza a dormire presso ad un fiume, il qual passarono 43 volte, e l'altro camminarono una lega e mezza verso le miniere, che insegnarono loro gl'Indiani, i quali il Quibio fece dar loro per guida: e nello spazio di due ore dopo il loro arrivo ciascuno raccolse oro fra le radici degli alberi, i quali erano foltissimi in quel paese, e alti fino al cielo: la cui mostra si stimò molto, dato che nessuno di quelli che vi andarono portava seco ingegni per cavare, né mai ne aveva raccolto. Perciò, dato che la loro andata non era per altro effetto che per informarsi delle miniere, se ne tornarono molto allegri quel giorno a dormire a Beragua, e il seguente ai navigli.

È ben vero che, come poscia si seppe, queste miniere non erano di Beragua, le quali erano più vicine di queste, ma di Urira, che è una popolazione di nemici, e poiché hanno guerra con Beragua, per far loro dispiacere il Quibio comandò che fossero guidati i Cristiani, e anche perché venisse loro volontà di andare a quelle, e lasciar le sue.

 




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