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Fernando Colombo Historie IntraText CT - Lettura del testo |
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95 - Come il prefetto visitò alcune popolazioni della provincia, e le cose e i costumi della gente di quella terra.
Il giovedì ai 16 di febbraio del sopraddetto anno 1503 il prefetto entrò nel paese con 59 persone, e con una barca per mare con 14: e il dì seguente di mattina giunsero al fiume di Urira, il quale giace 7 leghe verso l'occidente di Betlem; e lontano una lega dalla popolazione, il cacico gli venne incontro per riceverlo con 20 persone, e gli presentò molte cose di quelle che essi mangiano, e vi si commutarono alcuni specchi d'oro. E mentre che vi stettero, il cacico e i principali non lasciavano di mettersi un'erba secca in bocca, e masticarla, e qualche volta si mettevano una certa polvere, che portavano, insieme con detta erba, il che par molto brutta cosa. Poscia, essendo quivi stati un pezzo, gl'Indiani e i Cristiani andarono alla popolazione, dove era molta gente che loro venne incontro e assegnò loro una gran casa, dove alloggiassero, prestando loro molte cose da mangiare. Poi d'indi a poco vi venne il cacico di Urira, che è un'altra popolazione vicina, con molti Indiani, i quali anch'essi portarono alcuni specchi per commutarli; e da questi e da quelli s'intese che fra terra vi erano molti cacichi che avevano gran copia d'oro, e gente armata come noi. Il dì seguente il Prefetto comandò che tornasse indietro il più della gente per terra ai navigli, e con 30 uomini seguì il suo cammino verso Zobraba, dove erano più di 6 leghe di maizali, che sono come campi di frumenti; e quindi andò a Cateba, che è un'altra popolazione, e in ambedue gli fu fatta buona accoglienza, e donategli molte cose da mangiare, riscattando tuttavia alcuni specchi d'oro, i quali, come abbiamo detto, sono come patene di calici, altri maggiori e altri minori, di peso di 12 ducati, e altre di più, e molte di assai meno: le quali portano al collo con uno spaghetto, come noi portiamo un Agnus Dei o altra reliquia. E perché oramai il Prefetto si era allontanato troppo dai navigli, senza che per tutta quella costa avesse trovato alcun porto né fiume più grosso di quello di Betlem per far la sua abitazione, ai 24 di febbraio tornò per lo stesso cammino con più di *** ducati d'oro, fatto di baratti. Giunto adunque che fu, di subito con diligenza si diede ordine alla sua permanenza, perché a schiere di 10 in 10 e di più o meno, come si accordavano quelli che vi avevano da rimanere, i quali erano 80 persone, cominciarono a fabbricare delle case sulla riva del sopraddetto fiume di Betlem, discosto dalla foce un tratto di bombarda, passata una fossa, la quale giace a mano dritta entrando per il fiume, nella cui bocca s'erge un monticello. Oltre queste case, che erano di legname e coperte di foglie di palme le quali nascevano nella spiaggia, si fabbricò un'altra casa grande, che servisse di fondaco e di casa di munizione, nella quale si mise molta artiglieria, polvere, vettovaglie, e altre munizioni simili per sostentamento de' popolatori; quelle però che erano più necessarie, cioè vino, biscotto, aglio, aceto, cacio e molti legumi, perché altra cosa da mangiare non vi era. Tutte queste cose lasciavano quivi, come in parte più sicura, nella nave Gallega, la quale doveva rimanere al prefetto, così per valersene in mare, come per valersene in terra, con tutti gli apparecchi di reti e ami e altre cose atte alla pescagione, giacché in quella regione, come abbiamo detto, è infinito il pesce che vi ha in ogni fiume, nei quali e al lido del mare vengono a certi tempi, e quasi per passaggio, varie sorti di pesci, di cui tutta la gente del paese si pasce molto più che di carne, perché, quantunque vi si trovino alcune specie di animali, non bastano però al loro cibo ordinario. I costumi di quest'Indiani sono comunemente simili a quelli delle isole della Spagnola e vicine: ma questa gente di Beragua e del contorno, quando parlano, l'uno all'altro volge le spalle; e quando mangiano, masticano sempre certa erba, la quale noi crediamo esser cagione che abbiano i denti assai guasti e putridi. Il loro cibo è pesce, che pigliano con le reti e con ami d'osso, i quali fanno delle conche delle testuggini, tagliandole con filo, come chi sega alcuna cosa; e di simigliante ne fanno per le isole. Di un'altra sorte essi ne usano per pigliare alcuni pesci tanto minuti come i minutelli, che nella Spagnola chiamano titi: questi a certi tempi concorsi per le pioggie al lido sono perseguitati tanto dai pesci maggiori, che sono costretti ad ascendere fino alla superficie dell'acqua, dove poi ne prendono gl'Indiani con certe stuoie piccole e con minute reti quanti ne vogliono, e li involgono nelle foglie degli alberi, come gli speziali salvano le confezioni e nel forno poscia arrostitili li conservano lungo tempo. Usano parimenti di pescar sardelle, quasi come abbiamo detto delle altre pescagioni: e questo pesce fugge in alcuni tempi dai pesci grossi con tanta velocità e paura, che salta fuor dell'acqua nella spiaggia secca per due e tre passi, ed essi non hanno altra fatica che di coglierle come gli altri. Queste sardelle ancora le pigliano in un'altra maniera, facendo nelle canoe dalla proda alla poppa nel mezzo un'altezza di tre braccia di foglie di palma, e andando poi per il fiume, fanno rumore e battono coi remi nel bordo per cui le sardelle, per salvarsi dall'altro pesce, saltano nella canoa, e dànno in quell'altezza, e cadono dentro, ed essi così ne pigliano quante vogliono. I surri e le lacchie, e anche le alici vi vengono altresì ai tempi, e anche altre sorti di pesci: ed è cosa maravigliosa il vedere quel che a tempo del passaggio è per quei fiumi, di cui prendono gran quantità, e arrostito lo conservano molto tempo. Hanno medesimamente per loro nutrimento molto maiz, che è un grano, il quale nasce, come il miglio, in una spica e pannocchia, di cui fanno vino rosso, e bianco, come si fa la cervosa in Inghilterra: e vi mescolano delle loro specie, come più piace a loro, e riesce di grato sapore, simile al brusco, o raspato. Fanno appresso un altro vino d'alberi, i quali paiono palme; e io credo che siano di quella specie, senonché sono lisci, come gli alberi, e copiosi di spini nel tronco, lunghi come quelli del porco spinoso. Della midolla di queste palme, che sono come palmeti, grattandola e spremendola, cavano il succo, di cui fanno il vino bollendolo con acqua e con le loro spezie, e l'hanno per molto buono e assai prezioso. Fanno un altro vino parimenti di frutto, che abbiamo detto che si trovò nell'isola di Guadalupe, il quale è simile ad una grossa pigna; e la sua pianta si semina in grandi campagne del rampollo che germina in cima della medesima pigna, come qui avviene dei cavoli o delle lattughe, e dura la loro pianta 3 o 4 anni, rendendo sempre frutto. Fanno ancora vino di altre sorta di frutti, specialmente di uno che nasce in alberi altissimi, ed è grande come i cedri, e citroni grossi, e ciascuno ha 2, 3 o 4 ossa, come le noci, benché non siano tonde, ma della forma dell'aglio, o della castagna. La scorza del qual frutto è come di mela granata: e a prima vista, quando è fuori dell'albero, par molto granato, salvo che non ha coronetta: e il loro sapore è come di persico o di buon pero: di queste, altre son migliori dell'altre, come avviene nelle altre frutta; e ve ne sono ancora nelle isole, che gl'Indiani chiamano mamei.
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