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Fernando Colombo
Historie

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  • 104 - Come si seppe quello che a Diego Mendez e al Fiesco era successo nel loro viaggio.
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104 - Come si seppe quello che a Diego Mendez e al Fiesco era successo nel loro viaggio.

 

Partirono Diego Mendez e il Fiesco di Giamaica nelle loro canoe quel che ebbero buon tempo di calma, col qual camminarono fino a sera, confortando e animando gl'Indiani a vogare con quelle pale che hanno invece di remi, ed essendo il caldo molto intenso, per rimedio e refrigerio loro, alcuna volta si gittavano in mare nuotando, e tornando poi freschi al remo. E così camminando e radendo l'acqua, nel tramontar del sole perdettero di vista la terra e, mutandosi di notte la metà degl'Indiani e dei Cristiani per vogare e far la guardia affinché gl'Indiani non imprendessero alcun tradimento, camminarono tutta quella notte senza mai fermarsi, di modo che, venuto il giorno, erano tutti assai stanchi. Ma animando ognuno dei capitani i suoi, e prendendo essi ancora qualche volta il remo, fatta ch'ebbero colazione per ricuperare le forze e il vigore della mala notte passata, tornarono alla loro fatica, non vedendo altro che acqua e cielo. Il che come che bastasse per affliggerli molto, possiamo nondimeno dire d'essi quello che fu detto di Tantalo, il quale avendo un solo palmo l'acqua lontana dalla bocca, non poteva trarsi la sete, come avveniva a costoro, i quali furono in gran travaglio perché, per mal governo degl'Indiani, fu da loro col gran caldo del giorno e della notte passata tutta l'acqua bevuta, senza altrimenti mirare al futuro. E perché ogni fatica con la calma è insopportabile, quanto s'alzava più il sole nel secondo giorno della loro partita, tanto più cresceva il calore e la sete in tutti, di modo che già al mezzo mancavano loro totalmente le forze. A che, sì come in tali tempi deve supplire al difetto dei piedi e delle mani la special cura e vigilanza del capo, per felice sorte i capitani trovarono due barili d'acqua, coi quali talora soccorrendo con due gocciole gl'Indiani, si sostennero infino al fresco del tardi, animandoli e affermando che tosto sarebbero giunti ad un'isoletta chiamata Nabaza, la quale giaceva nella loro via 8 leghe discosto dalla Spagnola, perché, oltre la gran fatica della sete, e l'aver vogato due ed una notte, avevano perduto l'animo, credendo aver fallata la via, dato che secondo il loro conto avevano già camminato 20 leghe, e per parer lor che oramai dovessero aver vista di quella. Nel che invero la fatica e stanchezza li ingannava, sì perché, vogando tra il e la notte, non può fare una barca, o canoa più di 10 leghe, come perché le acque da Giamaica alla Spagnola sono contrarie al cammino, il quale suol giudicare sempre assai maggiore colui che più travaglio in esso patisce.

Di modo che, venuta la sera, avendo gettato in mare uno che era morto di sete, e giacendo altri distesi nel piano della canoa, erano tanto tribolati di spirito e così deboli e senza forze, che quasi niun cammino facevano. Ma così a poco a poco, prendendo qualche volta dell'acqua del mare per rinfrescar la bocca, il che possiamo dire che fosse rimedio usato al nostro Signore, quando disse Sitio, seguirono come potevano, finché li raggiunse anche la seconda notte senza vista di terra. Ma perché erano messi di colui che Dio voleva salvare, concesse loro grazia che in tempo di tanto bisogno Diego Mendez, all'apparir della luna, vedesse che usciva sopra terra, perché un'isoletta copriva la luna a guisa di eclissi. Né in altro modo avrebbero potuto vederla, perché era piccola, e per esser l'ora che era. Con grande allegrezza adunque, confortandoli, e mostrando loro terra, diede loro tanto animo, col somministrare alla loro molta sete un poco da bere del barile, che vogarono in guisa che la mattina seguente si trovarono sull'isoletta, la quale abbiam detto che giaceva a 8 leghe discosto dalla Spagnola, chiamata Nabaza.

Questa trovarono tutta essere intorno di pietra viva, e di circuito di mezza lega. Smontati adunque in essa ove meglio potettero, tutti resero molte grazie a Dio di tanto soccorso: e, perché non v'era acqua dolce viva, né albero alcuno, ma sassi, andarono di sasso in sasso raccogliendo con zucche l'acqua piovuta che essi trovavano, di cui Dio diede loro tanta copia, che bastò perché empissero i ventri e i vasi; e, ancorché coloro che più sapevano avvertissero gli altri che nel bere regolati fossero, nondimeno, spinti dalla sete, alcuni Indiani uscirono fuor di regola e vi rimasero morti, altri si guadagnarono di gravissime infermità.

Ora, riposati quel fino al tardi, ricreandosi e mangiando di quelle cose che trovavano nel lido del mare, perché Diego Mendez aveva portato seco l'ingegno di far fuoco, con allegrezza d'essere a vista della Spagnola, e acciò che loro non succedesse alcun cattivo tempo, si apparecchiarono per metter fine al viaggio. E così nel declinar del sole col fresco della sera presero il cammino verso il capo di San Michele, che era il più vicino paese della Spagnola, dove giunsero il seguente di mattina, che era il principio del quarto giorno della loro partita. E poi che quivi furono riposati due , Bartolomeo Fiesco, il quale era gentiluomo, spronato da onore, voleva ritornare con la sua canoa, come l'Ammiraglio gli aveva comandato, ma perché la gente erano Indiani e marinai, e si trovavano molto affaticati e indisposti per il travaglio e per il mare che avevano bevuto, e pareva loro appunto che Dio li avesse liberati dal ventre della balena, corrispondendo i tre e le tre notti alla figura del profeta Giona, non fu uomo che seco tornar volesse. Ma Diego Mendez, come colui che aveva maggior fretta, era già partito per la costa in su della Spagnola con la sua canoa, quantunque per la noia che aveva patita e patì così in mare come poi per terra, sempre avesse la quartana: con la qual compagnia, e con la fatica di montagne, e cattive strade ch'egli passò, giunse a Suragna, che è una provincia la quale giace all'occidente della Spagnola, dove allora era il governatore: il quale mostrò allegrezza per la sua venuta, quantunque fu poi molto lungo nello spedirlo per le cause dette disopra, finché, dopo molta importunità, determinò con lui ch'egli desse licenza a Diego Mendez che andasse a San Domingo a comprare e mettere all'ordine un naviglio delle rendite e dei denari che l'Ammiraglio aveva quivi. Il qual naviglio, messo in punto e apparecchiato, fu da lui mandato a Giamaica nel fine di maggio dell'anno 504, e prese la via della Spagna, secondo l'ordine datogli dall'Ammiraglio, acciò che facesse relazione ai Re Cattolici del successo del suo viaggio.

 




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