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Fernando Colombo
Historie

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  • 106 - Come, giunti presso ai navigli i sollevati, il prefetto uscì a combattere con essi, e li vinse, e fu preso il Porras loro capitano.
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106 - Come, giunti presso ai navigli i sollevati, il prefetto uscì a combattere con essi, e li vinse, e fu preso il Porras loro capitano.

 

Perseverando adunque i sollevati nel loro cattivo proposito e animo, giunsero fino ad un quarto di lega lontano dai navigli ad una popolazione d'indiani che si chiamava Maima, dove poi i Cristiani fabbricarono una popolazione che nomarono Siviglia. Il che inteso dall'Ammiraglio, e saputa l'intenzione con la quale essi venivano, deliberò di mandar loro incontro il Prefetto suo fratello, acciò che con buone parole tentasse di ridurli a sanità di cervello e a penitenza, ma con tal compagnia che, se presumessero offenderlo, bastasse per far loro resistenza. Con la qual deliberazione il prefetto cavò 50 persone bene armate e in punto per guerreggiare, e con pronto animo ad ogni occasione. Questi, giunti per una collina un tratto di balestra lontani dalla popolazione ov'erano i sollevati, mandarono innanzi quei due che prima erano andati con l'ambasciata, acciò che tornassero a protestar loro la pace, e che il loro capo fosse contento di abboccarsi con lui quetamente. Ma perché essi non erano minori di numero, e non cedevano punto di forza a questi altri, per esser quasi tutti marinai, onde si persuadevano che coloro i quali col prefetto venivano fosse gente debole e che non avrebbe combattuto con loro, non concessero agli ambasciatori che arrivassero a parlar loro, ma con le spade nude, e con le lancie che avevano, fatti in uno squadrone, gridando, Ammazza, Ammazza, assalirono lo squadrone del prefetto, avendo prima giurato sei dei congiurati, che erano stimati più valenti, di non separarsi l'un dall'altro, ma drizzarsi contro la persona del Prefetto, perché, morto lui, degli altri non facevano conto.

Il che tutto piacque a Dio che loro riuscisse contrario, perché furono così ben ricevuti, che al primo incontro ne caddero 5 o 6 per terra, la maggior parte di quelli che venivano contro il Prefetto. Il quale diede di tal sorte sopra i nemici, che in poco spazio fu morto Giovanni Sanchez di Cadice, da cui era fuggito il Quibio, e un Giovanni Barba, che fu il primo a cui io vidi sfoderar la spada al tempo della sua ribellione, e alcuni altri caddero malamente feriti in terra, e il loro capo Francesco di Porras fu fatto prigione. Perloché, vedutisi così maltrattati, come gente vile e ribelle, voltarono le spalle, fuggendo a più potere: e il prefetto voleva seguitar l'incalzo, se alcuni dei principali che con lui erano non glielo impedivano, dicendo ch'era buono il castigo, ma non già con tanta severità, affinché poi che n'avesse ammazzati molti, non fosse per avventura agl'Indiani sembrato di dar sopra il vincitore, poiché li vedevano tutti in armi, aspettando il successo della zuffa, senza accostarsi ad alcuna delle parti. Il qual buon consiglio considerato, se ne ritornò ai navigli, menando prigioni il capo e alcuni altri: dove fu ben ricevuto dall'Ammiraglio suo fratello, e dagli altri che con lui erano rimasti, rendendo tutti grazie a Dio nostro Signore per una tanta vittoria, proceduta dalle sue mani, dove i superbi e i rei, ancorché più forti avevano ricevuto il loro castigo e perduta la superbia, non essendo altri ferito dalla parte nostra che il prefetto in una mano, e un maestro di sala dell'Ammiraglio, il quale d'una piccola percossa di lancia in un fianco morì.

Ma tornando ai sollevati, dico che Pietro de Ledesma, quel piloto di cui abbiamo detto di sopra, che andò con Vincenzo Jañez Pinzón ad Honduras, e che nuotò in terra a Betlem, cadde qui per alcune balze, e stette ascoso quel e il seguente fino al tardi, senza che alcuno sapesse di lui, né gli desse aiuto, eccetto gl'Indiani: i quali con maraviglia, non sapendo come tagliavano le spade nostre, gli aprivano con stecchi le ferite, delle quali una aveva in testa, per cui gli si vedeva il cervello, e un'altra in una spalla, che n'era quasi dispiccata, sicché gli pendeva tutto il braccio, e aveva appresso una coscia tagliata presso l'osso e un piede come se gli fosse stata posta una suola sotto, o pianella, tagliata dal calcagno alle dita. Con tutti questi danni, quando gl'Indiani gli davano impaccio, diceva, Lasciatemi stare, che, s'io mi levo su, vi farò, ecc., ed essi per queste sole parole si mettevano a fuggire pieni di spavento. Ma, essendosi ciò inteso nei navigli, fu portato in una casa di paglia, che era ivi appresso, ove l'umidità e i moscioni bastavano a finirlo. Quivi, invece di trementina, a ciò necessaria, gli abbruciavano le ferite con olio, le quali furono tante, oltre a quelle che abbiamo dette, che giurava il cerusico, che ogni degli otto primi che lo medicò gli trovava nuove ferite; e all'ultimo pur guarì, morendo il maestro di sala, del cui male niuno temeva.

Il seguente, che fu lunedì ai 20 di maggio, tutti quelli che si erano salvati mandarono una supplica all'Ammiraglio, supplicandolo umilmente a voler usare con loro misericordia, perché si pentivano di quel che avevano commesso, e volevano venire alla sua obbedienza. Il che fu loro conceduto dall'Ammiraglio; e così fece un perdono generale, con patto che il capitano rimanesse in prigione, com'era, affinché non fosse causa di alcun nuovo tumulto. E perché nei navigli non sarebbero stati ad agio e quieti, né vi sarebbero mancate delle parole dispiacevoli di alcun volgare, i quali agevolmente destano rumori e suscitano le ingiurie scordate o dissimulate, donde procedono poscia nuove questioni e tumulti, e perché sarebbe stato difficile che tanta gente si potesse alloggiare comodamente e mantenere di vettovaglie delle quali cominciavano a patir molto, deliberò di mandar loro un capitano con merci da riscattare, il quale andasse con essi per l'isola, e li mantenesse in giustizia, finché venissero i navigli che di in si aspettavano.

 




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