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Fernando Colombo Historie IntraText CT - Lettura del testo |
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27 - Come ritornarono i due Cristiani, e quali cose rapportarono aver vedute.
Essendo già la nave acconciata e in punto per navigare, tornarono i Cristiani con due Indiani ai 5 di novembre dicendo aver camminato 12 leghe fra la terra ed esser giunti ad una popolazione di 50 case assai grandi, tutte di legno, coperte di paglia e fatte a guisa di padiglione, come le altre e che vi erano fino a mille fuochi, perché in una casa abitavano tutti quelli d'una famiglia; e che i principali della terra vennero loro incontro a riceverli e li menarono a braccio nella città, dando loro per alloggiamento un gran casa di quelle, dove seder li fecero sopra alcuni seggi, fatti d'un pezzo, di strana forma, e quasi simili ad un animale che avesse le braccia e le gambe corte e la coda alquanto alzata per appoggiarsi; la quale nondimeno è larga come una sedia, per la comodità dell'appoggio, con una testa in faccia, e con gli occhi e con le orecchie d'oro. Questi seggi son da lor chiamati duchi: dove fatti i nostri sedere, subito tutti gl'Indiani sedettero anch'essi in terra d'intorno a loro, e ad uno ad uno venivano poi a baciar loro i piedi e le mani, credendo che dal cielo venissero, e davan loro a mangiare alcune radici cotte, che nel sapore son simili alle castagne, pregandoli molto a voler rimanere in quel luogo presso di loro, o che almeno vi si riposassero per cinque o sei giorni, perché i due Indiani che essi avevano seco menati per interpreti dicevano loro gran bene dei Cristiani. E indi a poco entrando molte donne a vederli, uscirono fuori gli uomini; ed esse con non minor maraviglia e riverenza baciavano loro parimenti i piedi e le mani, come cosa sacra, offrendo loro quello che avevano seco portato. Quando poi parve loro il tempo di ritornare ai navigli, molti Indiani vollero venire in loro compagnia: ma essi non consentirono che venisse altri che il re con un suo figliuolo, e un servitore, ai quali l'Ammiraglio fece molto onore; e i Cristiani gli raccontarono come, andando, e tornando, avevan trovato molte popolazioni, dove fu loro usata la medesima cortesia e grata accoglienza: le quali popolazioni, o villaggi non erano maggiori che di cinque case ridotte insieme. Soggiunsero che per le strade avevano trovata di molta gente che portava sempre un tizzone ardente per accendere il fuoco, e indi profumarsi con alcune erbe le quali seco recavano e per arrostire di quelle radici, che loro diedero, perché quello era il loro principale cibo. Videro altresì infinite specie di alberi e di erbe che non si erano vedute nella costa del mare, e gran diversità di uccelli, molto differenti dai nostri; come vi vedessero anche delle pernici e rosignuoli. Animali di quattro piedi non ne avevano veduto alcuno, eccetto cani, che non abbaiavano. E che i semi erano molti di quelle radici, come di fagiuoli, e di certe sorte di fave, e di un altro grano, come paniccio, da loro chiamato mahiz, di buonissimo sapore cotto o arrostito, o pesto in polenta. Bambagia in gomitoli ben filata ve n'era in grandissima copia, talché in una casa sola videro più di 12.500 libre di bambagia filata: le piante della quale essi non piantavano con le mani, ma da sé nascono per i campi, come le rose, e da se stesse s'aprono, quando sono mature, benché non tutte a un tempo, perché in una stessa pianta avevano veduto un rampollo piccolo e un altro aperto, e un altro che si spiccava per maturità, delle quali piante gl'Indiani poscia portarono gran quantità ai navigli, e per una stringa di cuoio ne davano una cesta piena; dato che niun di loro se ne serve per vestirsene, ma solamente per fare reti per i loro letti, da loro dette amache, e in tessere permagne di donne, che sono quei pannicelli coi quali esse si coprono le parti disoneste. Domandati poi se avevano oro, perle, e spezierie, accennavano che di tutto era gran copia verso l'Est in una terra chiamata Bochio, che ora è l'isola Spagnola, da loro detta Baveche, la quale ancora non si sa di certo per quale intendessero.
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