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Fernando Colombo Historie IntraText CT - Lettura del testo |
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33 - Come l'Ammiraglio deliberò di popolare dove abitava quel re, e nomò la popolazione del Natale.
Il mercoledì ai 26 di dicembre venne il re principale di quella terra alla caravella dell'Ammiraglio, e, mostrando gran tristezza e dolore, lo consolava, offrendogli liberalmente tutto quello che del suo gli piacesse ricevere e dicendo che già aveva donate tre case ai Cristiani ov'essi mettessero tutto quello che della nave cavassero, e che ne avrebbe date molte di più, facendo bisogno. Intanto venne una canoa con alcuni Indiani di un'altr'isola, i quali portavano alcune foglie d'oro per aver sonagli, i quali essi più d'altro stimano. Di terra vennero anche i marinai dicendo che da altri luoghi concorrevano molti Indiani alla popolazione, i quali portavano molte cose d'oro e le donavano per stringhe e per altre simili cose di poco valore, offrendosi di portarne molto più, se i Cristiani volessero. Il che veduto dal gran cacico piacere all'Ammiraglio, gli disse che egli ne avrebbe fatto portare gran quantità da Cibao, luogo dove più oro si ritrovava. E così, smontato in terra, invitò l'Ammiraglio a mangiar agis e casabiche, che è il loro principal cibo, e gli donò alcune maschere con gli occhi e con le orecchie grandi d'oro, e altre cose belle che s'appiccicavano al collo. Poscia dolendosi dei Caribi i quali facevano i suoi schiavi e li portavano via per mangiarseli, si confortò molto quando l'Ammiraglio, consolandolo, gli mostrò le nostre armi dicendo che con quelle lo avrebbe difeso. E molto si stupì vedendo la nostra artiglieria, la quale porgeva loro tanto spavento che cadevano in terra come morti, quando ne sentivano il tuono. Pertanto, avendo l'Ammiraglio trovato in quella gente tanto amore e sì gran mostre d'oro, quasi si scordò il dolore della perdita della nave, parendogli che Dio avesse permesso così affinché egli fermasse qui abitazioni e vi lasciasse Cristiani i quali trafficassero e s'informassero del paese e della gente, apprendendo quella lingua e tenendo pratica con quel popolo, per modo che, quando egli vi tornasse di Castiglia con soccorsi, avesse chi lo guidasse in tutto quello che per la popolazione e dominio della terra facesse allora bisogno. A che tanto s'inchinò maggiormente in quanto oramai molti gli si offrivano dicendo che volentieri vi sarebbero restati, e avrebbero fatta l'abitazione loro in quella terra. Per la qual cosa deliberò di fabbricarvi una torre col legname della nave perduta, di cui niuna cosa lasciò che non cavasse fuori e non ne trasse qualche utile. Il dì seguente, che fu il giovedì ai 27 di dicembre, venne nuova che la caravella Pinta era nel fiume verso il capo di levante dell'isola. Il che, per saper di certo, manda quel cacico, il cui nome era Guacanagarí, una canoa con alcuni Indiani, i quali conducessero in quel luogo un Cristiano. Costui, avendo camminato 20 leghe per la costa all'insù, tornò indietro senza recare nuova di essa. Il che fece che non fu data fede ad un altro Indiano, il quale disse di averla alcuni giorni avanti veduta. Ma, nonostante questo, L'Ammiraglio non rimase di dare ordine al rimanere dei Cristiani in quel luogo: i quali ogni dì più conoscevano la bontà e ricchezza di quella terra, portandosi gl'Indiani a presentar loro di molte maschere e cose d'oro, e dando loro conto di molte provincie di quell'isola, ove cotal oro nasceva. Essendo adunque già per partire l'Ammiraglio, venuto a ragionamento col re sopra i Caribi, dei quali essi si lamentano e hanno gran paura, sì per lasciarlo contento col lasciargli la compagnia dei Cristiani, come allo scopo che avesse paura delle nostre armi, fece sparare una bombarda nel fianco della nave, che la passò da una banda all'altra, e la palla ne saltò in acqua: di che ebbe il cacico non poco spavento. Fece altresì mostrargli tutte le nostre armi, e come percotevano, e come con altre si difendevano, dicendogli che, rimanendo in sua difesa cotali armi, non avesse paura più dei Caribi, perché i Cristiani tutti li ammazzerebbero, i quali per guardia sua egli voleva lasciargli, per ritornarsi in Castiglia e prender gioie e altre cose da portare e donargli. Indi gli raccomandò molto Diego di Arana, figliuolo di Rodrigo di Arana di Cordova, di cui s'è di sopra fatta menzione. A costui, e a Pietro Gutierrez e a Rodrigo di Escobedo lasciava il governo della fortezza, e 36 uomini con molte mercatanzie e vettovaglie, armi e artiglieria, e con la barca della nave, e con falegnami e calafati, e con tutto il resto che per agiatamente popolare era necessario, cioè medico, sarto, bombardiere, e altre cosiffatte persone. E poi con ogni prestezza si mise in punto per venirsene dritto in Castiglia senza scoprire altro, dubitando che, poi che già non gli restava altro che un naviglio solo, gli succedesse qualche disgrazia, la quale fosse cagione che i Re Cattolici non avessero cognizione di quei regni da lui nuovamente a loro acquistati.
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