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Fernando Colombo
Historie

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  • 78 - Come i capitani trovarono l'Ammiraglio in San Domingo.
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78 - Come i capitani trovarono l'Ammiraglio in San Domingo.

 

Giunti a San Domingo i capitani e i navigli che tornavano di Suragna trovarono l'Ammiraglio tornato dalla terraferma, il quale, essendo informato a pieno dello stato dei sollevati, e avendo veduti i processi che il prefetto contro quelli aveva formato, ancorché gli constasse esser tutto vero il delitto, degno di severo castigo, gli parve di ciò prendere nuova informazione e formare un nuovo processo per dare avviso ai Re Cattolici di quel che passava: e dall'altra parte deliberò di volere in ciò usare quella temperatezza ch'egli potesse, dando ordine come con destrezza li riducesse all'obbedienza. Per la qual cosa, e perché né essi né altri non potessero dolersi di lui, né dire che per forza li teneva quivi, comandò ai 22 di settembre che fosse fatto un bando in nome dei Re Cattolici, promettendo loro passaggio e vettovaglie. E dall'altro canto, essendo ragguagliato che l'Orlando con parte della sua gente veniva alla volta di San Domingo, comandò a Michel Balestriere, castellano della Concezione, che guardasse bene quella terra e fortezza e che, venendo l'Orlando per quella banda, gli dicesse da parte sua che egli aveva ricevuto gran noia dei suoi travagli e di tutte le cose passate, né voleva che più si parlasse di ciò, donando perdono generale, e pregavalo a venir subito ove era esso Ammiraglio, senza paura di cosa alcuna, acciò che col suo consiglio si provvedesse a quel che toccava al servigio dei Re Cattolici: e che, se gli pareva che facesse bisogno di alcun salvacondotto, glielo avrebbe mandato, qual da lui fosse domandato.

A che il Balestriere rispose ai 24 di febbraio aver per nuova certa che il giorno avanti era giunto Richelme alla villa del Bonao, e che Adriano e l'Orlando, che erano i principali, dovevano congiungersi fra 7 od 8 giorni, nel qual tempo in quel luogo poteva prenderli; siccome ancor fece. Pertanto, avendo egli loro favellato conforme alla commissione datagli, li trovò molto duri e scortesi, dicendo l'Orlando che non erano venuti a trattar d'accordo, né volere, né aver bisogno di pace, perché egli aveva l'Ammiraglio e il suo stato nel pugno, per sostentarlo, o disfarlo, come gli piacesse: e che non parlassero di patti o d'accordo fin tanto che non gli fossero mandati tutti gl'Indiani che erano stati presi nell'assedio della Concezione, poiché la loro adunata era stata per servire il Re e per favorirlo, e avendoli egli assicurati sotto la sua parola. Disse parimenti altre cose, mostrando di non voler alcun accordo se non fosse con gran suo vantaggio. Per fermare il quale, e per ragionar sopra ciò, domandava che l'Ammiraglio gli mandasse Carvagial, perché con altri egli non voleva trattar di ciò fuorché con lui, per essere egli uomo che si accostava alla ragione e molto prudente, per quanto egli lo aveva provato, giunti che a Suragna furono i tre navigli dei quali dicemmo.

Questa risposta fu cagione che l'Ammiraglio prendesse alcun sospetto del Carvagial, e ciò non senza cause grandissime. La prima, perché avanti che il Carvagial giungesse in Suragna, ov'erano questi ribelli allora, spesse volte avevano scritto e mandato messi agli amici che erano presso il prefetto, dicendo loro che, giunto l'Ammiraglio, sarebbero venuti a mettersi nelle sue mani e però pregarli ad esser loro buoni intercessori, e a placarlo. La seconda cagione fu, perché se ciò fecero tosto che seppero esser venuti i due navigli in soccorso del prefetto, con più ragione dovevano farlo sapendo che era già venuto l'Ammiraglio, se non l'impediva il lungo ragionamento che il Carvagial aveva avuto con loro. La terza, perché se egli avesse voluto far quel che doveva, poteva ritenere nella sua caravella prigioni l'Orlando e i principali della sua compagnia, i quali stettero due giorni seco senza sicurtà alcuna. La quarta, perché sapendo, come ben sapeva, che si erano sollevati, non li doveva lasciar comprare nei navigli 54 spade e 40 balestre, le quali avevano comprate. La quinta, perché avendo indizi che quella gente che con Giovanni Antonio aveva a smontare in terra per andare a San Domingo era per passarsene ai sollevati, non doveva lasciarli smontare, ovvero, quando già era passata a loro, doveva esser più sollecito in procacciar di riacquistarla. La sesta, perché andava disseminando che egli era ito alle Indie per compagnia dell'Ammiraglio e acciò che senza lui non si facesse cosa alcuna, per paura che in Castiglia si aveva che l'Ammiraglio commettesse alcun fallo. La settima, perché l'Orlando aveva scritto all'Ammiraglio, a mezzo dello stesso Carvagial, che egli per suo consiglio era andato con la sua gente a San Domingo per trovarsi più vicino, per trattar d'accordo, quando l'Ammiraglio fosse alla Spagnola arrivato e che, non conformandosi, giunto lui, i fatti con la sua lettera, pareva che piuttosto l'avesse provocato a venir là acciò che, se l'Ammiraglio fosse tardato, oppure non fosse venuto, avesse egli potuto, come compagno dell'Ammiraglio, e l'Orlando, come giudice, governare l'isola a dispetto del prefetto. L'ottava, perché allorché gli altri due capitani vennero per mare con le dette tre caravelle, ed egli venne per terra a San Domingo, gli ammutinati mandarono in sua guardia e compagnia uno dei principali, chiamato Gamiz, ch'era stato due dì e due notti con lui nel suo naviglio il quale l'accompagnò fin 6 leghe discosto da San Domingo. La nona, perché scriveva ai ribelli, quando vennero al Bonao, e mandava loro molti presenti e rinfrescamenti. La decima e ultima cagione fu perché, oltre che i detti sollevati non vollero trattar d'accordo con altri che con lui, tutti ad una voce dicevano che, se fosse bisognato, lo avrebbero preso per loro capitano. Ma considerando l'Ammiraglio dall'altra parte che il Carvagial era prudente, savio, e gentiluomo, e che ciascuno dei sopraddetti indizi poteva aver risposta e non essere forse vero quello che gli era detto, e stimandolo personaggio che non avrebbe fatta cosa che non dovesse fare, desideroso di estinguere quel fuoco deliberò di conferire con tutti i principali che seco erano la risposta dell'Orlando, per pigliar risoluzione in quel che sopra ciò doveva farsi, ed essendo tutti d'accordo, mandò il Carvagial insieme col castellano Balestrier perché trattassero l'accordo.

Ma non riportarono altro dall'Orlando se non che, poiché non avevan menati gl'Indiani ch'egli aveva domandati, non parlassero di accordi altrimenti. Alle quali parole soddisfacendo con la sua prudenza, il Carvagial fece a tutti così buon ragionamento, che mosse l'Orlando e tre o quattro dei principali ad andare a visitar l'Ammiraglio e a fermar seco accordo. Ma, dispiacendo ciò molto agli altri, mentre che l'Orlando e gli altri montavano a cavallo per andar col Carvagial a trovar l'Ammiraglio, li assaltarono dicendo non voler in modo alcuno che egli vi andasse, e che, se pure accordo aveva da farsi, sì facesse in scrittura, acciò che tutti avessero parte in quello che si trattasse. Di modo che, poiché si fu fermato alcuni dì sopra ciò, l'Orlando ai 15 d'ottobre di consentimento di tutti i suoi scrisse all'Ammiraglio una lettera, per la quale attribuiva al prefetto la cagione e colpa della sua divisione, dicendo ad esso Ammiraglio che, non avendo egli in scrittura dato loro sicurtà di poter andare a rendergli conto di cotal caso, essi avevano deliberato di fargli saper con scrittura le cose ed i patti che domandavano, i quali erano il premio delle opere fino allora fatte da loro, come più oltre si vedrà. Ma quantunque fossero le richieste loro esorbitanti e molto disoneste, il castellano Balestrier il dì seguente scrisse all'Ammiraglio lodando molto l'efficacia del ragionamento del Carvagial e dicendo che, poiché quello non aveva avuto forza per rimuover quella gente dal suo maligno proponimento, non sarebbe bastata altra cosa salvo che il conceder loro quel che domandavano, perché li vedeva egli così inanimati, che per cosa certa teneva che a loro tosto passata sarebbe la maggior parte di quelli che erano appresso di sua Signoria illustrissima. E quantunque egli dovesse aver confidenza nei suoi servitori e gente di onore, non avrebbero però potuto bastare contro tanto numero, e che ogni dì venivano molti a congiungersi a loro. La qual cosa l'Ammiraglio aveva già conosciuto per esperienza perché, quando era l'Orlando presso a San Domingo, fece far la mostra di quelli che dovevano uscire a combattere, se fosse stato necessario; e aveva notato che, fingendosi l'uno zoppo e l'altro ammalato, non si erano trovati 70 uomini, fra i quali non ve n'erano 40 dei quali avesse potuto fidarsi. Per la qual cosa il dì seguente, che fu ai 17 d'ottobre dello stesso anno 1498 i sopraddetti, Orlando, e gli altri principali che con lui vollero andare a trovar l'Ammiraglio, gli mandarono una lettera sottoscritta da loro, dicendo che, per assicurare le loro vite si erano partiti dal prefetto, il quale cercava via e modi per ammazzarli, e che, essendo servitori di sua Signoria illustrissima, la cui venuta aspettavano, come di personaggio che avrebbe ricevuto in servizio quello ch'essi fatto avessero per loro obbligo, avevano impedito alla gente loro il far danno o pregiudizio alcuno alle cose di sua Signoria, come avrebbero potuto far comodamente. Ma, poiché essendo ella arrivata, non solo non ne li ringraziava, ma pensava e instava a procacciar vendetta e far loro danno per far con suo onore quel che avevano deliberato di fare e per aver libertà di farlo, toglievano commiato da lui e dal suo servizio.

Avanti che questa lettera fosse data all'Ammiraglio, aveva già egli risposto all'Orlando col mezzo del Carvagial, che a lui aveva mandato, narrandogli la confidenza ch'egli sempre aveva avuto in lui, e la buona relazione che della sua persona ai Re Cattolici aveva fatto, e dicendo non avergli scritto temendo d'inconveniente se fosse stata veduta sua scrittura fra il volgo, da cui egli avesse potuto ricevere pregiudizio: e che però in luogo di sottoscrizione e scrittura gli aveva mandato quella persona di cui egli sapeva quanto si fidava, la quale egli poteva stimare come suo sigillo, che era il castellano Ballestrer: e però vedesse quel che di ragione doveva farsi, che in tutto l'avrebbe trovato prontissimo.

E di subito ai 8 d'ottobre comandò che partissero per Castiglia 5 navigli, per i quali faceva intendere ai Re Cattolici molto particolarmente quel che passava, dicendo aver quei navigli trattenuti fino allora dopo il suo arrivo, credendo che l'Orlando e la sua gente volessero andar con essi, come prima avevano pubblicato, e che gli altri tre, i quali egli aveva seco tenuti, li faceva mettere ad ordine affinché il prefetto partisse tosto con quelli a seguire lo scoprimento della terraferma di Paria e a mettere in ordine la pesca e il riscatto delle perle, la cui mostra mandava loro per Arogial.

 




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