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Fernando Colombo Historie IntraText CT - Lettura del testo |
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82 - Come i sollevati mutarono proposito dell'andata in Castiglia, e fecero nuovo accordo con l'Ammiraglio.
In questo mezzo, perché le caravelle tardavano, e la maggior parte della gente dell'Orlando non aveva voglia d'imbarcarsi, presero quella tardità per occasione del fermarsi loro, dando colpa all'Ammiraglio che non le avesse fatte spedire brevemente come aveva potuto fare. Il che venuto a notizia sua, scrisse all'Orlando e ad Adriano, esortandoli con buone ragioni ad eseguire la capitolazione e a distogliersi dalla via della disubbidienza che essi seguivano: oltre che il Carvagial, il quale era con loro in Suragna, ai 20 d'aprile fece loro una protesta alla presenza d'un notaio, detto Francesco di Garay, che poi fu governatore di Panuco e di Giamaica, dicendo, che, poiché l'Ammiraglio loro mandava i navigli in ordine, li accettassero e s'imbarcassero secondo i capitoli. E poiché non vollero accettarli, ai 25 d'aprile comandò ai navigli che tornassero a San Domingo, perché si ruinavano essi per le biscie, e la gente che li conduceva pativa molto per mancamento di vettovaglie. Di che i sollevati si curarono poco, anzi si rallegrarono e s'insuperbirono assai, vedendo esser fatto tanto conto di loro: né solamente cotal cortesia dell'Ammiraglio non gradirono, ma anzi a lui apposero in scrittura che per lui rimanevano, dicendo che egli aveva in animo di vendicarsi di loro, e che perciò aveva loro mandate tardi le caravelle, e così male in punto che era impossibile che essi andar potessero con esse in Castiglia: e se anche fossero state buone, avevano oramai consumate le vettovaglie, aspettandole, né potevano averne delle altre per lungo tempo. Il che essendo così, avevano deliberato di aspettare rimedio dai Re Cattolici. Con questa risoluzione il Carvagial si tornò per terra a San Domingo: a cui nel tempo della sua partita l'Orlando disse, che se l'Ammiraglio gli mandava un altro salvacondotto, egli volentieri andato sarebbe a trovarlo, per vedere se si poteva fare un accordo tale che a ciascuno si soddisfacesse, come il Carvagial scrisse all'Ammiraglio da San Domingo ai 15 di maggio. A che l'Ammiraglio rispose ai 21 lodandolo dei travagli che egli per ciò soffriva, e gli mandò il salvacondotto che domandava, con una breve lettera da esser data all'Orlando, quantunque lunga ed efficace in sentenze, confortandolo alla quiete, all'ubbidienza, e al servizio dei Re Cattolici. Il quale ufficio, tornato poi a San Domingo, egli replicò più copiosamente ai 24 giugno; ed ai 3 d'agosto, 6 o 7 dei principali che erano con l'Ammiraglio gli mandarono un altro salvacondotto perché potesse venire a negoziare con sua Signoria. Ma perché la distanza era molta, e all'Ammiraglio conveniva visitare il paese, deliberò di andar con due caravelle al porto di Zua, che è nella medesima isola Spagnola, al ponente di San Domingo, per accostarsi alla provincia dove erano i sollevati. Molta parte dei quali venne al detto porto; e giunto l'Ammiraglio coi suoi navigli quasi al fine d'agosto, venne a ragionamento coi principali esortandoli a doversi distorre dal lor tristo proponimento, promettendo loro ogni grazia e favore. Il che essi promessero di fare, quando l'Ammiraglio quattro cose loro concedesse. La prima, che mandasse quindici di loro in Castiglia coi primi navigli che partissero. La seconda, che a coloro i quali rimanevano avrebbe data abitazione e possessioni, per il soldo loro. La terza, che con un pubblico bando si manifestasse che le cose occorse erano corse per cagion di falsi testimoni, e per colpa di alcuni maligni. La quarta, che l'Ammiraglio creasse di nuovo l'Orlando perpetuo giudice. Fermato questo fra loro, se ne tornò l'Orlando in terra dalla caravella dell'Ammiraglio, e mandò i capitoli ai suoi, tanto a suo modo e così fuori di ragione fatti, che nel fine di quelli diceva che, se l'Ammiraglio in alcuna cosa fosse mancato, fosse loro lecito di fargliela osservare per forza, o per quella via che a loro paresse. Ma l'Ammiraglio, bramoso di veder la fine di una tanta difficoltà, considerando ch'erano oramai passati sopra ciò due anni, e che i suoi avversari con accrescimento loro nella loro contumacia perseveravansi; e vedendo che molti di quelli che con lui erano avevano ardire di radunar quadriglie e congiurare insieme per andare in altri luoghi dell'isola, come l'Orlando aveva fatto, deliberò di sottoscriverli quali si fossero: cioè di fare una patente di giudice perpetuo per l'Orlando e un'altra nella quale si contenevano le sopraddette quattro cose; e di più tutto quello che prima avevano mandato in scritto, la copia di che abbiamo posta di sopra. E poi martedì ai 5 di novembre cominciò l'Orlando ad usare la sua autorità, e così essendo a lui solo ciò conceduto, creò giudice del Bonao Pietro Riquelme, con autorità d'imprigionare i rei di casi criminali, ma che mandasse i rei di casi di morte alla fortezza della Concezione, acciò ch'egli li potesse giudicare. E poiché il discepolo non aveva men guasta l'intenzione che il suo maestro, cominciò tosto a voler fare una casa forte nel Bonao, se Pietro di Arana non glielo avesse vietato, perché conobbe chiaro che ciò era contro il servigio all'ammiraglio dovuto.
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