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Fernando Colombo
Historie

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  • 16 - Come l'Ammiraglio giunse alle Canarie, e quivi si fornì compiutamente di tutto quel che gli faceva bisogno.
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16 - Come l'Ammiraglio giunse alle Canarie, e quivi si fornì compiutamente di tutto quel che gli faceva bisogno.

 

Partito adunque l'Ammiraglio da Palos per le Canarie, il dì seguente, che fu di sabato, ai 3 di agosto, ad una delle caravelle della compagnia, chiamata la Pinta, saltarono fuori le fencine del timone; e, poiché per cotal difetto quelli che vi navigavano erano costretti ad ammainar le vele, tosto l'Ammiraglio le si accostò, benché per la forza del tempo non potesse darle soccorso, ma tale è il costume dei capitani in mare, per dare animo a coloro che alcun danno patiscono. Il che fece egli tanto più prontamente, perché dubitava cotal caso essere avvenuto per astuzia o malignità del padrone, credendosi in cotal modo di liberarsi da quel viaggio, sì come avanti la partita tentò di fare: ma, essendo il Pinzon, capitano di detto naviglio, uomo pratico e destro marinaro, apprestò con alcune funi cosiffatto rimedio, che potettero seguire il loro cammino, fin che il martedì seguente con la forza del tempo si ruppero dette funi, e fu necessario che tutti ammainassero per tornare a rimediarvi. Dal qual disordine e disavventura avvenuta a quella caravella nel perdere due volte il timone nel principio del suo cammino, chi fosse stato superstizioso avrebbe potuto congetturare la disubbidienza e contumacia ch'essa usò poi contro l'Ammiraglio, allontanandosi due altre volte da lui per malignità di detto Pinzón, come più oltre si narrerà.

Ritornando adunque a quello ch'io raccontavo, dico che procacciarono allora di rimediarvi il meglio che potettero per giungere almeno alle Canarie, le quali scopersero tutti tre i navigli il giovedì ai 9 d'agosto sull'alba, ma, per il vento contrario e per le calme non fu loro concesso né quel dì, né i due seguenti di prender terra nella gran Canaria, a cui erano già molto vicini. Laonde l'Ammiraglio vi lasciò il Pinzón, acciò che subito giunto in terra procacciasse di avere un altro naviglio, ed egli per lo stesso effetto corse all'isola della Gomera insieme con la Niña affinché, se nell'una di quelle isole non trovassero comodità di naviglio, nell'altra lo cercassero.

Con tal deliberazione seguendo il cammino, la domenica seguente, che fu ai 12 di agosto sera, giunse alla Gomera, e subito mandò il battello in terra, il quale la mattina seguente ritornò alla nave, dicendo non essere allora alcun naviglio in quell'isola, ma che d'ora in ora quei del paese aspettavano donna Beatrice di Bovadiglia, signora della stessa isola, che era nella gran Canaria, la quale conduceva un naviglio di un certo Grageda da Siviglia di quaranta botte, il quale, per essere atto a cotal viaggio, egli avrebbe potuto pigliare. Perché l'Ammiraglio deliberò di aspettare in quel porto, stimando che, se il Pinzón non avesse potuto racconciare il naviglio, ne avrebbe ritrovato alcuno nella Gomera. Stato adunque quivi i due giorni seguenti, vedendo che il detto naviglio non compariva e che partiva per la gran Canaria un caravellone dall'isola della Gomera, mandò in esso un uomo che ragguagliasse il Pinzón del suo arrivo e lo aiutasse a racconciare il naviglio, scrivendogli che s'egli non tornava indietro a dargli aiuto, ciò era perché quel naviglio non poteva navigare. Ma poiché dopo la partenza del caravellone tardò molto ad aver novella, l'Ammiraglio deliberò ai 23 d'agosto di tornar coi suoi due navigli alla gran Canaria. E così partito il dì seguente trovò per via il caravellone, che non aveva ancora potuto giungere alla gran Canaria, per essergli stato il vento troppo contrario.

Dal quale raccogliendo l'uomo che vi mandava, passò quella notte presso a Teneriffa, dal cui scoglio, che è altissimo, vedevano uscir grassissime fiamme. Di che maravigliandosi la sua gente, egli diede loro ad intendere il fondamento e la causa di cotal fuoco, verificando il tutto con l'esempio del monte Etna di Sicilia, e di molti altri monti dove si vedeva il medesimo. Passata poscia quell'isola, il sabato ai 25 d'agosto giunsero all'isola della gran Canaria, dove il Pinzón con gran fatica era giunto il dì avanti. Da lui egli intese come il lunedì avanti donna Beatrice era partita con quel naviglio ch'ei con tante difficoltà e incomodi procurava di avere e, come che gli altri di ciò ricevessero gran dolore, egli si conformava con quello che succedeva, mettendo il tutto nella miglior parte e affermando che, se non piaceva a Dio ch'ei trovasse quel naviglio, forse ciò avveniva perché se l'avesse trovato avrebbe trovato insieme impedimento e disturbo nell'ottenerlo, e perdita di tempo nella mutazione delle robe che portavano, e appresso impedimento per il viaggio. Per la qual cosa, temendo di fallarlo un'altra volta nella strada, se fosse ritornato a cercarlo verso la Gomera, seco propose di racconciar nella Canaria detta caravella [la Pinta] il meglio che potesse, facendole un nuovo timone, perciò ch'ella, sì come abbiam detto, aveva perduto il suo e oltre a ciò fece mutare la vela latina in rotonda all'altra caravella, detta la Nina affinché con più quiete e minor pericolo gli altri legni seguisse.

 




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