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Fernando Colombo Historie IntraText CT - Lettura del testo |
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17 - Come l'Ammiraglio partì dall'isola della gran Canaria per seguire o dar principio al suo scoprimento; e quel che nelI'Oceano avvenne.
Poiché i navigli furono bene in ordine e in punto per la partenza, il venerdì, che fu il primo di settembre, sul tardi, l'Ammiraglio fece spiegar le vele al vento, partendo dalla gran Canaria, e il giorno seguente giunsero alla Gomera, dove nel fornirsi di carne, d'acqua e di legna si fermarono altri quattro giorni, di modo che il giovedì seguente di mattina, cioè ai 6 di settembre del detto anno 1492 che si può contar per principio dell'impresa e del viaggio per l'Oceano, l'Ammiraglio partì dalla Gomera alla volta dell'Occidente, e per il poco vento e per le calme ch'egli ebbe non potè allontanarsi troppo da quelle isole. La domenica verso il giorno si ritrovò essere nove leghe verso occidente lontano dall'isola del Ferro, nel qual dì perdettero di vista tutta la terra, e temendo di non poter tornare per lungo tempo a vederla, molti sospirarono e lagrimarono. Ma l'Ammiraglio, dopo ch'ebbe confortato tutti con larghe offerte di molte terre e ricchezze, per tenerli in speranza e diminuire in loro la paura che avevano della lunga via, benché quel giorno i navigli camminassero 18 leghe, disse non averne contate più di 15 avendo deliberato di diminuire nel viaggio parte del conto, acciò che non pensasse la gente d'esser tanto dalla Spagna lontana quanto infatti essa fosse, contando veramente il cammino, il quale segretamente egli aveva in animo di notare. Continuando adunque così il suo viaggio, il martedì agli 11 di settembre nel tramontar del sole, essendo oramai quasi 150 leghe verso l'occidente lontano dall'isola del Ferro, vide un grosso tronco d'albero di nave di 120 botte, il quale pareva che fosse ito lungo tempo secondo l'acqua. In quel paraggio, e più avanti all'occidente le correnti erano molto grosse verso il Nord-Est. Ma, essendo poi corsi altre 50 leghe verso ponente, al 13 di settembre trovò che da prima notte gli aghi norvesteavano, e la mattina seguente nordesteavano alquanto, da che conobbe che l'ago non andava a ferire la stella che chiamiamo tramontana, ma un altro punto fisso e invisibile. La qual varietà fino allora mai non aveva conosciuto alcuno, e però ebbe giusta causa di maravigliarsi di ciò. Ma molto più si maravigliò il terzo dì, nel quale era già corso quasi 100 leghe più avanti pur per quel paraggio, perché gli aghi da prima notte norvesteavano già con la quarta e la mattina tornavano a percuotere nella medesima stella. E il sabato ai 15 di settembre, essendo quasi 300 leghe verso l'occidente lontano dall'isola del Ferro, di notte tempo cadde giù dal cielo nel mare una maravigliosa fiamma di fuoco quattro o cinque leghe dai navigli discosto, alla volta del Sud-Ovest, quantunque il tempo fosse temperato come d'aprile, e i venti dal Nord-Est al Sud-Ovest bonaccevoli, e il mare tranquillo, e le correnti di continuo verso il Nord-Est. Anche quelli della caravella Niña dissero all'Ammiraglio avere il venerdì passato veduto un gargiao, e un altro uccello chiamato rabo di giunco; di che allora, per esser questi i primi uccelli che avevano veduto, presero grande ammirazione. Ma maggiore l'ebbero il dì seguente, che fu la domenica, della gran copia di erba tra verde e gialla che sopra la superficie dell'acqua si vedeva, la quale pareva che si fosse novellamente distolta da alcuna isola o scoglio. Di quest'erba assai ne videro il dì seguente, onde molti affermavano d'esser già vicini a terra, specialmente perché videro un picciol gambero vivo fra quelle macchie d'erba, la quale dicono ch'era somigliante all'erba stella, senonché aveva il piede e i rami alti, ed era tutta carica di frutti come di lentisco. E notarono appresso che l'acqua del mare era la metà meno salsa che la passata. Inoltre quella notte li seguirono molti tonni, i quali si accostavano tanto ai navigli e correvano con loro sì prontamente che ne fu ammazzato uno con un tridente da quelli della caravella Niña. Ed essendo già 360 leghe per l'Ovest discosti dall'isola del Ferro, videro un altro rabo di giunco, uccello così chiamato perché ha una lunga penna per coda [e in lingua spagnola rabo vuol dir coda]. Il martedì di poi, che fu al 18 di settembre, Martino Alonzo Pinzón, il quale era passato avanti con la caravella Pinta, la quale veleggiava benissimo, aspettò l'Ammiraglio e gli disse aver veduto moltitudine grande di uccelli volar verso ponente: per lo che sperava di trovar terra quella notte. La qual terra parve a lui di vedere verso tramontana 15 leghe distante nel medesimo giorno al tramontar del sole, coperta da grande oscurità e nembi. Ma poiché l'Ammiraglio sapeva di certo che non era terra, non volle perder tempo in andare a riconoscerla, siccome tutti desideravano, essendo che egli non si trovava nel sito dal quale egli per i suoi indizi e ragioni aspettava che la terra gli si scoprisse: anzi cavarono quella notte una bonetta, perché il vento rinfrescava, essendo già passati 11 dì che non avevano ammainate le vele un palmo, camminando di continuo col vento in poppa verso l'occidente.
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