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Francesco Guicciardini Scritti minori IntraText CT - Lettura del testo |
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II. Se sia lecito condurre el populo alle buone legge con la forza non potendo farsi altrimenti.
Questa quistione pare prima facie che abbi poca difficultà e poche ragione da disputarla, perché nessuna cosa è più contro alle legge e contro alla libertà della città, che è la forza. Non sono tutte le leggi fatte ad altro effetto che per rimuovere la forza e volere che la voluntà di uno uomo particulare non possa più che la ragione. Lo essere la città libera e deliberare liberamente, presuppone che la determini da sé medesima a posta sua e secondo li pare; lo usare la forza, presuppone che la abbi a regolarsi in tutto ad arbitrio di altri e nel tempo e nel modo. Chi adunche vuole condurre el populo con la forza usa uno modo contrario alla sustanzialità della libertà, e volendo conservare el buono vivere e le legge comincia a guastarle. Non può essere ancora cosa alcuna di più vituperio ed infamia a una città libera che lo intendersi che la sia forzata e violentata, perché li toglie quello splendore e quella gloria che li dà lo essere lei in libertà. Male adunche si può giovarli colla forza, poi che si li toglie lo onore: ed è come uno medico che volessi sanare uno infermo e li dessi una medicina che lo offendessi. Aggiugnesi, il che non debbe essere di poca considerazione in chi governa le republiche, che quando bene colla forza si facessi qualche cosa che fussi di sommo beneficio alla città, che si introdurrebbe uno esemplo pessimo; e si darebbe occasione a chi volessi ne' tempi futuri fare alterazione nella città, di procedere alle arme ed alla forza con colore di volere fare bene, e giustificarsene collo esemplo passato; come communemente tutti li esempli cattivi sono nati ed hanno preso autorità da' princìpi buoni. Chi adunche mette mano alla forza perverte le legge e la libertà, fa vergogna alla città sua, e dà occasione a chi verrà in altri tempi di potere sotto lo scudo suo fare male alla patria. Da altro canto si può considerare, (presupponendo che lo stato della republica sia in uno termine che non si riparando la conduca in una ruina certa, né si possi per le corruttele della città o divisione de' cittadini darli remedio se non col constrignerli), che gli è pure meglio provedere con modo estraordinario alla salute publica che lasciarla ire in perdizione. Le legge medesime se le potessino parlare consentirebbono in questo caso di essere violate una volta per cavare di questa violenzia la sua perpetua conservazione, le quali tutte sogliono in ogni proibizione eccettuare e' casi della necessità. E certo non si può dire che guardi le legge quello che per non contravenire loro le lasci rovinare, né si può dire amatore della libertà chi, perché la non sia violata, la lascia perdere. Denominansi tutti li atti delli uomini o buoni o mali secondo el fine loro, e però non si potrà dire se non buona e lecita forza quella che si fa a fine di levare la forza. Nessuna legge della natura è più forte e legata con più vinculi che la congiunzione della anima col corpo, il che si dimostra per vedere quanto sia dura ed aspra la separazione; e nondimeno molti uomini preclarissimi nelli antichi tempi, per non stare in servitù e per non vedere perdere alla patria sua la libertà, la roppono sciogliendola violentemente e privandosi della vita da loro medesimi. Dicono questi sacri scrittori che el modo del procedere di Dio è secondo lo ordine delle cose naturali, el quale quando non basta a condurre una cosa al fine destinato, allora, lasciati e' modi ordinari, viene alli estraordinari, e le conduce a perfezione con miracoli e con termini sopranaturali. Così a proposito vedendo uno buono cittadino la perdizione della sua patria e conoscendo quale sia el riparo, debbe innanzi a ogni cosa pensare se e' lo possi introdurre colle persuasioni e co' modi civili ed usitati nelle republiche; e' quali quando non servono ed è necessaria la forza, debbe più tosto usarla che lasciare perdere el tutto, e fare un poco di violenzia breve alle legge ed alla libertà per conservarle lungamente. E che questa opinione sia vera, lo mostra oltre alla ragione, lo esemplo di Licurgo, el quale non con altro modo dette principio a quelle legge memorabile che colla forza e colle arme; omo certo santissimo ed ammirabile, e che, essendosi mosso sanza alcuno respetto di sé, ma solo per el beneficio publico, non arebbe tentata questa via se non la avessi conosciuta lecita o permessa. Concludo adunche che questa sentenzia sia più vera, e che e' sieno da imitare e' buoni medici che, quando non possono sanare la piaga con unguenti e medicine dolci, vengono al ferro ed al fuoco; ma bene concludo ancora che chi si trova in una città libera debbe quanto e' può procurare che nessuno pigli tanta autorità che e' possa usare a arbitrio suo e le legge e la forza; né debbe assicurarsi per averlo conosciuto ne' tempi passati buono ed amatore della patria, perché li omini sono fallacissimi, ed anche el potere fa molte volte volere; e la vera sicurtà che uno non abbi a fare male, debbe essere fondata che e' non possa, non che e' non voglia.
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