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Francesco Guicciardini
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    • Aggiunta cominciata d'aprile nel 1528
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Aggiunta cominciata d'aprile nel 1528

 

172. Ne' discorsi del futuro è pericoloso risolversi in sul distinguere: e sarà o questo caso o questo altro, e se fia questo, io farò così; se questo altro, farò così; perché spesso viene uno terzo o uno quarto caso che è fuora di quegli che tu t'hai presupposti, e resti ingannato perché manca el fondamento della tua resoluzione.

 

173. A' mali che soprastanno, e massime nelle cose della guerra, non recusate o mancate di fare e' rimedi, per parervi che non possono essere a tempo; perché per camminare spesso le cose più tardi che non si credeva, e per natura sua e per vari impedimenti che hanno, sarebbe molte volte a tempo quello rimedio che tu hai pretermesso, per giudicare che non possa essere se non tardi; e io n'ho visto più volte la esperienzia.

 

174. Non mancate di fare le cose che vi diano riputazione, per desiderio di fare piacere e acquistare amici; perché a chi si mantiene o accresce la riputazione, corrono gli amici e le benivolenzie drieto; ma chi pretermette di fare quello che debbe, ne è stimato manco; e a chi manca la riputazione, mancano poi gli amici e la grazia.

 

175. Tanto più si cade in quello estremo che tu fuggi, quanto più per discostartene ti ritiri in verso l'altro estremo, non ti sapendo fermare in sul mezzo; però e' governi populari, quanto più per fuggire la tirannide si accostano alla licenzia, tanto più vi caggiono drento; ma e' nostri di Firenze non intendono questa grammatica.

 

176. È nostra antica usanza quando vogliamo provedere a una legge o altra cosa che ci dispiace, medicarvi col fare o ordinare tutto el contrario; dove trovando poi altri difetti, perché tutti gli estremi sono viziosi, ci bisogna fare altre legge e altri ordini; e questo è una delle cause che tutto facciamo nuove legge, perché attendiamo più a fuggire e' mali che ci si presentano, che a trovare el rimedio verso di essi.

 

177. Quanto è fallace el commune ragionare degli uomini che tutto il dicono: se fussi stata la tale cosa o se non fussi stata la tale, sarebbe seguito o non sarebbe seguito el tale effetto; perché se si potessi sapere el vero, el più delle volte gli effetti sarebbono seguiti e' medesimi, ancora che quelle cose, che si presuppone che gli arebbono potuti variare, fussino state di altra sorte.

 

178. Quando e' maligni e gli ignoranti governano, non è maraviglia che la virtù e la bontà non sia in prezzo; perché e' primi l'hanno in odio, e' secondi non la cognoscono.

 

179. Assai è buono cittadino chi è zelante del bene della patria, e alieno da tutte le cose che pregiudicano al terzo; pure che non sia disprezzatore della religione e de' buoni costumi. Questa bontà superflua de' nostri di San Marco, o è spesso ipocrisia, o, quando pure non sia simulata, non è già troppa a uno cristiano, ma non giova niente al buono essere della città.

 

180. Errarono e' Medici a volere governare lo stato loro in molte cose secondo gli ordini della libertà, verbigrazia nel fare gli squittini larghi, in dare parte a ognuno, e simili cose; perché non si potendo più tenere uno stato stretto in Firenze se non col favore caldo di pochi, questi modi non feciono loro lo universale amico, né e' pochi partigiani. Errerà la libertà a volere governarsi in molte cose secondo gli ordini di uno stato stretto, massime in escludere una parte della città, perché la libertà non si può mantenere, se non con la satisfazione universale; perché uno governo populare non può imitare in ogni cosa uno stato stretto, ed è pazzia imitarlo in quelle che lo fanno odioso e non in quelle che lo fanno gagliardo.

 

181. O ingenia magis acria quam matura, disse el Petrarca, e veramente, degli ingegni fiorentini; perché è loro naturale proprietà avere più el vivo e lo acuto, che el maturo e el grave.


 

 




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