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Francesco Guicciardini Considerazioni intorno ai discorsi del Machiavelli sopra la prima deca di Tito Livio IntraText CT - Lettura del testo |
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II. Di quante spezie sono le republiche, e di quale fu la republica romana.
E' non è dubio che el governo misto delle tre spezie, principe, ottimati e popolo, è migliore e più stabile che uno governo semplice di qualunque delle tre spezie, e massime quando è misto in modo che di qualunque spezie è tolto el buono e lasciato indrieto el cattivo; che è el punto a che bisogna avvertire, e dove può consistere la fallacia di chi gli ordina. E per discorrere tritamente questo articolo, dico che el frutto del governo regio è che molto meglio, con più ordine, con più celerità, con più segreto, con più resoluzione si governano le cose publiche quando dependono dalla voluntà di uno solo, che quando sono nello arbitrio di più. El male che ha è, che, se si cade in una persona cattiva, avendo la potestà sciolta di fare male, tutta quella autorità che gli è data per fare buoni effetti gli fa pessimi; così se è buono ma insufficiente, nascono per la ignavia sua infiniti disordini. Ed ancora che el re si facessi per elezione, non per successione, non è la sicurtà intera di questi pericoli, perché chi elegge può molte volte ingannarsi, riputando buono o prudente chi sia di altra sorte, e la grandezza della potestà e della licenzia muta spesso la natura di chi è eletto, e massime se ha figliuoli, è difficile non desideri avergli successori; il che, quando è re con potestà assoluta, difficilmente gli può essere proibito, ancora che sia contro alle constituzione del regno, ma non lo può già conducere se non con arte e mezzi non laudabili. Volendo adunche ordinare uno governo che participi el più che si può del bene del governo regio, e non participi del male, è impossibile participi tutto el bene e fugga tutto el male, e bisogna contentarsi che più presto abbia manco del bene, che, per volerne troppo, participi anche del male. E però è necessario farlo perpetuo, ma limitargli la autorità, con fare che per sé solo non possa disporre di cosa alcuna, o almanco di quelle solo che sono di minore importanza; ed ordinandolo così se ne caverebbe el bene di avere uno occhio che vigilassi continuamente le cose publiche, uno capo a chi le si potessino referire, uno procuratore che le proponessi, sollecitassi e ricordassi. Mancherebbesi di quello bene che ha con seco el potere uno solo deliberare ed eseguire; ma perché questo non si può avere sanza el pericolo che non sia in potestà sua voltare el regno a tirannide, minore male è avere poco bene e sicuro, che molto e con sì grave pericolo. Sia adunche el re, cioè el capo che rapresenti quello principe, con la autorità limitata in modo che per sé solo non possi deliberare le cose importante, e sia per elezione, non per successione; e quando sia così, meglio è sia perpetuo che temporale, e se pure temporale, meglio per lungo tempo che per breve. In che hanno fatto meglio e' viniziani, che non feciono e' romani e lacedemòni; perché e' re de' lacedemòni erano sempre di una famiglia medesima e per successione, e' re romani, se bene avevano el senato e qualche immagine di republica, pure ebbono tanta autorità che fu loro facile voltare el regno a tirannide, come si vedde qualche principio in Servio Tullio, e poi apertamente in Tarquinio Superbo. E se vogliàno la autorità de' consoli chiamarla regia, non fu perpetua ma annua; dove el principe viniziano è perpetuo, eleggesi ed ha la autorità limitatissima. Nel governo degli ottimati è questo bene, che essendo più, non possono così facilmente fare una tirannide come uno solo; essendo e' più qualificati uomini della città, la governano con più intelletto e con più prudenzia che non farebbe una moltitudine; ed essendo onorati, hanno manco causa di travagliarla, come essendo mal contenti potrebbono fare facilmente. El male è, che trovandosi la autorità grande, favoriscono quelle cose che sono utile a loro e deprimono el populo; e non avendo termine la ambizione degli uomini, per accrescere le condizione loro, si rompono insieme e fanno sedizione, donde nasce o per via della tirannide o per altro modo la ruina delle città; e se sono ottimati per successione e non per elezione, di prudenti e buoni vengono presto le cose in mano di imprudenti e cattivi. Bisogna, a trarre di questa spezie di governo quel che si può di bene e fuggire el male, che gli ottimati non siano sempre le medesime linee e famiglie, ma che di tutto el corpo della città, cioè di tutti quegli che secondo le legge sono abili a participare de' magistrati, si elegga uno senato che abbia a trattare le cose ardue, cioè che sia el fiore degli uomini prudenti, nobili e ricchi della città; sia perpetuo, o almanco durino per lunghissimo tempo; siano molti in numero acciò che più facilmente siano tollerati dagli altri, e' quali aranno continua speranza che loro o case loro succedino in luogo di quelli che alla giornata mancassino; ed anche perché, essendo el numero largo, si potrà sperare vi entri ciascuno che lo meriti, e se bene vi entrerrà qualcuno non idoneo, è manco inconveniente che se ne fussi escluso qualche sufficiente; non abbino la potestà assoluta di tutte le cose pubbliche, acciò che non si arroghino troppa autorità, massime di creare magistrati, spezialmente quelli che hanno mero e misto imperio, o che sono magistrati di utilità; non di fare legge sanza el consenso del populo, acciò che non possino o alterare la forma del governo, o ridurre gli ordini della città a beneficio de' potenti e diminuzione de' minori; ma appartenga a loro el consultare e deliberare di quelle cose a che è più necessaria la prudenzia degli uomini, cioè le guerre, le pace, le pratiche co' prìncipi, e tutte le cose sustanziale alla conservazione ed augumento del dominio. Ebbono e' lacedemòni gli ottimati in questo modo, cioè non di particulare sorte di uomini, ma di tutto el corpo della città; ebbongli e' romani ma con distinzione, perché apresso a loro e' patrizi da' princìpi erano gli ottimati, gli altri erano plebei, che fu causa di tutte le loro sedizione. Nel governo del popolo è di buono, che mentre dura non vi è tirannide; possono più le legge che gli uomini; ed el fine di tutte le deliberazione è riguardare al bene universale. Di male vi è, che el popolo per la ignoranzia sua non è capace di deliberare le cose importante, e però presto periclita una republica che rimette le cose a consulta del popolo; è instabile e desideroso sempre di cose nuove, e però facile a essere mosso ed ingannato agli uomini ambiziosi e sediziosi; batte volentieri e' cittadini qualificati, che gli necessita a cercare novità e turbazione. A fuggire queste cose bisogna non rimettere al popolo alcuna cosa importante, eccetto quelle che se fussino in mano di altri, non sarebbe la libertà sicura, come è la elezione de' magistrati, la creazione delle legge, le quali non è bene venghino al popolo, se non prima digestite ed approvate da' magistrati supremi e dal senato; ma quelle ordinate da loro non abbino già vigore se non sono confermate dal popolo; non lasciare le conzione libere, il che è grande instrumento delle sedizione, ma che nel consiglio del popolo non possa parlare se non chi gli è commesso da' magistrati, e sopra quella materia che gli è commessa. Ed ordinando così questo governo s'arà la mistura della quale si fa menzione nel Discorso.
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