Fatta questa
pace, stette Italia in quiete insino all'armo 1482, nel qual tempo sendo nate
alcune discordie tra e' viniziani ed Ercole duca di Ferrara rispetto a' confini
ed antique convenzione loro, e non potendo e' viniziani sopportarle sì per la
loro superbia naturale, sì etiam per essere usi a disporre molto di
quello stato; e da altra parte Ercole faccendo più renitenzia che pel passato,
per confidarsi in essere genero del re Ferrando e nella lega aveva con lui, con
Milano e Firenze; ed ultimamente sendo el vicedomine che stava in Ferrara per
la signoria di Vinegia scomunicato dal vicario dello vescovo, lo effetto fu che
e' viniziani deliberorono rompergli guerra con consiglio e consenso ancora di
papa Sisto. E parendo loro che la vittoria consistessi nella prestezza,
disegnorono una armata grossa in Po e due campi per terra, uno dalla banda di
Ferrara sotto el signore Ruberto da Sanseverino, l'altro in Romagna sotto el
magnifico Ruberto Malatesta e cominciorono potentemente a infestare lo stato di
Ferrara. Da altra banda e' signori collegati risentendosi non tanto per gli
oblighi della lega, quanto pel pericolo commune a tutta Italia se e' viniziani
si insignorivano di quello stato mandorono gente e commessari a Ferrara, non in
quello numero bisognava, e per capitano Federigo duca di Urbino, sperando che
la presenzia ed autorità sua avessi a fare frutto.
Partissi del
reame el duca di Calavria per soccorrere el suo cognato ma sendogli dinegato el
passo dal papa che favoriva e' viniziani, congiuntosi con Savelli e Colonnesi,
cominciorono a infestare le terre della Chiesa; e sendo el papa, il conte Girolamo
e signore Verginio Orsino occupati alla difesa, e' fiorentini levorono Città di
Castello da obidienzia della Chiesa, rimettendovi a governo messer Niccolò
Vitelli che ne era stato, cacciato da messer Lorenzo Iustino capo della parte
avversa. E perché el papa potessi difendersi dal duca di Calavria, e' viniziani
gli mandorono el magnifico Ruberto; e così la guerra dello stato di Ferrara si
alleggerì dalla parte di Romagna. Ma di verso Ferrara e' viniziani non avendo
riscontro, presono Rovigo con tutto el Pulesine e vennono a campo a Ficheruolo,
strignendolo per terra e per acqua; ma difendendosi ferocemente, per esservi
drento a guardia valenti uomini e perché el duca Federigo, accampato in
sull'altra riva di Po, gli dava tutti quegli favori era possibile, non l'ebbono
se non in spazio di quaranta o cinquanta dì. Nel qual tempo el duca Federigo,
sendo amalato per la cattiva aria di quegli paludi, morì con grandissimo danno
di tutta la lega, rispetto alla sua grandissima fede virtù ed autorità, e ne' medesimi
dì el magnifico Ruberto colle gente ecclesiastiche presso a Velletri a un luogo
detto Campo Morto, si appiccò col duca di Calavria, dove doppo un lungo fiero e
bellissimo fatto di arme, el duca di Calavria fu rotto, presi assai di quegli
baroni romani erano con lui, e lui colla fuga scampò le mani degli inimici.
Doppo la quale gloriosa vittoria Ruberto, sendo amalato per la grandissima
fatica durata nel fatto dell'arme, portato a Roma pochi dì poi morì in
grandissima fama, e fu sepulto in San Pietro con uno epitafio vulgare:
Ruberto sono che venni vidi e
vinsi
lo invitto duca e Roma liberai
e lui di fama e me di vita
'stinsi.
Morì in quegli
giorni medesimi e, come dicono alcuni, in quello dì medesimo che morì a Ferrara
el duca di Urbino.
Furono questi
successi tanto in favore de' viniziani, sendo rotto el duca di Calavria,
espugnato Ficheruolo, morto Federigo duca di Urbino, che, non avendo ostaculo,
el signore Ruberto coll'esercito passò Po, fatti ne' luoghi oportuni molti
ponti e bastioni, massime uno al Lagoscuro di grandissima importanza alla
infermità di quello paese, e venne insino alle porte di Ferrara, sendo molto
impaurito el duca e deliberato abandonare Ferrara ed andarsene a Modona, se da
messer Bongianni Gianfigliazzi, che vi era commessario de' fiorentini, non
fussi stato con gagliarde parole e conforti ritenuto. E certo la vittoria
pareva in mano de' viniziani, avendo stretto el collo a Ferrara con uno
esercito potentissimo, con una grossa armata per Po, e sendovi gli aiuti de'
collegati molto deboli, e sperandovisene pochi altri, perché el re, poiché era
rotto, non pareva sufficiente a sforzare el papa di dargli el passo; lo stato
di Milano aveva guerra co' Rossi di Parmigiana, e' quali sotto la speranza de'
viniziani si erano ribellati, e tutto lo sforzo di quello stato era vòlto a
espugnare San Secondo, luogo fortissimo, ed e' fiorentini soli non potevano né
volevano difendere questa piena, e come accade nelle cose che s'hanno a fare
per più, comunemente la freddezza dell'uno intepidiva gli altri.
Ma perché lo
imperio di Italia non era ancora disegnato a' viniziani, si volse nuovo vento,
in modo che mutate la condizione delle cose, non solo si salvò Ferrara, ma
furono e' viniziani in grandissimo pericolo perdere tutto lo stato avevano in
Italia in terraferma; perché el papa e conte Girolamo che avevano insino a quel
dì dato loro favore, si rivolsono e collegoronsi colla lega alla difesa di
Ferrara. La cagione può essere varia, o perché fussino sdegnati co' viniziani
d'avere loro mancato forse in qualche convenzione avevano insieme, o perché
fussino allettati da qualche promessa de' collegati, o perché fussino
impauriti, considerando che se e' vinizani ottenevano, verrebbono in tanta grandezza,
che e gli amici e gli inimici arebbono a stare a loro discrezione. Comandò
dunche el papa a' viniziani che levassino le offese da Ferrara e restituissino
le cose occupate a quello stato; e non ubbidendo loro successivamente, benché
con qualche intervallo di tempo, gli dichiarò scomunicati ed interdetti; e per
pigliare el modo della difesa, si fece una dieta a Cremona, dove oltra gli
oratori di tutti gli altri stati di Italia, eccetto e' genovesi, vi intervenne
personalmente el duca di Calavria, el signore Lodovico Sforza, Lorenzo de'
Medici, el marchese di Mantova, messer Giovanni Bentivogli, e credo el conte
Girolamo, oltre a Francesco da Gonzaga, cardinale mantovano, legato del papa. E
finita la dieta, el legato e duca di Calavria si transferirono a Ferrara; dove
attendendo alla difesa ed ingrossando continuamente di gente, el signore
Lodovico espugnò San Secondo e spacciò tutto lo stato de' Rossi, in modo che
potendosi valere di tutte le gente sforzesche, si conchiuse, per più difesa di
Ferrara, rompere a' viniziani dalla banda di Milano in sul bresciano. La qual
cosa si accelerò, perché el signore Ruberto sperando avere parte in Milano e
potervi fare movimento, partito del ferrarese e fatto un ponte in sull'Adda, ne
venne insino in sulle porte di Milano, dove non si vedendo novità, si ritornò
adrieto, non avendo fatto alcuno acquisto; e perché gli era molto tardi al
campeggiare, le fazioni dell'arme si riposorono.
Nella medesima
state la città recuperò le terre tenevano e' sanesi di nostro, acquistate nella
guerra del 78, perché avendo e' sanesi fatto novità e cacciati molti cittadini,
e loro ridottosi in su' confini, dove si stimava avessino favore o dal papa o
dal re, entrò gran sospetto a quegli reggevano, in modo che per loro sicurtà e
appoggio feciono lega colla città e restituirono la Castellina e gli altri
luoghi. E di poi andorono a campo a Serezzana la quale non s'ebbe, per avere in
Lunigiana poche gente e quelle non potendo tardare, perché avevono a essere in
Lombardia.
L'anno sequente
lo esercito della lega, sendo potentissimo e molto superiore a' viniziani,
prese Asola e molti luoghi del bresciano e bergamasco; e continuando tuttavia
la vittoria, avendo el duca di Calavria notizia che el bastione del Lagoscuro
non era tanto guardato che giugnendolo alla improvista non si espugnassi e così
si levassi tutta la guerra da Ferrara, cavalcò con le gente subitamente verso
Ferrara. Ma fu in que' giorni tanta tempesta in Po, che le barche ordinate da
lui non furono a ostia a tempo potessi passare; in modo che, soprastandovi a
aspettarle, el signore Ruberto che egli era cavalcato drieto collo esercito, lo
raggiunse e fu al bastione innanzi a lui.
Nel medesimo
anno Giovan Francesco conte di Caiazzo e messer Galeazzo, figliuoli del signor
Ruberto, tennono stretta pratica col signore Lodovico venire a' soldi sua e
dettono speranza a principio del signore Ruberto loro padre; di poi vedendo che
lui non lo farebbe, con alcuni loro fidati fuggirono occultamente del campo de'
viniziani e vennono in quello della lega. Il che si stimò assai, perché fu
opinione che e' viniziani avessino a insospettire del signore Ruberto e
volersene assicurare o veramente non lo adoperare; ma lui prudentissimamente,
come intese el caso, se ne andò a un castello de' viniziani, e quivi fatto
chiamare el castellano, gli comandò per l'autorità aveva dalla signoria per
conto del capitanato, lo ritenessi a stanza della signoria; il che lui non
volle fare. E con questi ed altri modi in modo assicurò e' viniziani, che loro
gli mandorono imbasciadori a confortarlo, ed a mostrargli avere in lui più fede
che mai.
Avevano e'
viniziani tenute astutamente molte pratiche di pace, massime col papa, non
tanto per farla, quanto per ingegnarsi di mettere qualche ombra tra e' signori
della lega, a fine che questa unione si dissolvessi, o almeno che la speranza
della pace gli raffreddassi ne' provedimenti s'avevono a fare, le quale arte
sendo cognosciute, non solo si pensava alla pace, ma nella fine di quello anno
si consultorono in una dieta a Milano gli ordini del continuare l'anno sequente
potentemente la guerra; in modo che in quella vernata furono e' viniziani in
grande angustie di pensare e provedere gente e danari per difendersi. E
sopravenendo la state, uscì alla campagna el duca di Calavria collo esercito
della lega tanto potente che non potendo el signore Ruberto stare alla campagna
a petto agli inimici, sforzavano tutti e' luoghi dove si accampavano. Di qui e'
viniziani, diminuendo ogni dì la riputazione, sbigottiti e con poca speranza,
mancavano ne' provedimenti necessari ed ogni dì diventavano più deboli, benché
l'armata loro avessi nel reame preso Galipoli; in modo che gli era manifesto
che non avevano riparo che gli inimici non pigliassino o Brescia o Bergamo, e
di poi con maggiore forza e riputazione, e favoriti da popoli di conto,
togliessino loro lo imperio di terraferma di Italia.
Ma quella
fortuna che gli ha più volte conservati per riputazione difesa ed ornamento di
Italia fuori di Italia, per peste e calamità di Italia in Italia, in tanto
pericolo non abbandonò. Perché sendo lo esercito della lega a Bagnuolo, el
signore Lodovico dubitando da un canto che, spacciati e' viniziani, el duca di
Calavria seguitato da' collegati non lo levassi dal governo dello stato di
Milano, quale lui governava in nome di Giovan Galeazzo suo nipote e genero del
duca di Calavria, da altro sendogli occultamente promesso da' viniziani
favorirlo in continuarlo nel governo e forse in farlo duca di quello stato, e
correndovi anche forse sotto mano qualche somma di danari, tenuto pratica di
pace col signore Ruberto da Sanseverino, finalmente la conchiuse con condizione
disonorevole alla lega: restituissi la lega tutte le terre e luoghi tolti in
questa guerra a' viniziani, ed e converso e' viniziani restituissino al
re, al duca di Ferrara tutti e' luoghi occupati, eccetto Rovigo con tutto el
Polesine e ritenessino in Ferrara e nel ferrarese l'antique immunità privilegi
e preeminenzie, ritenessi lo stato di Milano e' luoghi tolti a' Rossi; delle
differenzie de' fiorentini e Fregosi circa allo stato di Serezzana non si
parlò, e così dello includere nella lega el presente stato di Siena; rimanessi
el signor Ruberto soldato de' viniziani ed avessi titolo di capitano generale
di tutta Italia.
Dispiacque
questa pace universalmente a tutti e' collegati, parendo loro perduta una
grandissima occasione di assicurare Italia per qualche tempo da' viniziani, e
dolendosi delle condizioni vituperose; dispiacque particularmente al duca di
Ferrara, e per tornare nelle antique servitù e per vedersi sanza el Pulesine,
luogo importantissimo allo stato suo ed e' viniziani presso alle porte di
Ferrara a quattro miglia, dispiacque a' fiorentini per non si essere tenuto
conto delle particularità loro di Serezzana e di Siena, la qual cosa
desideravano, dolendosi che avendo fatto per difesa di Ferrara e per commune
beneficio più che non toccava loro, fussino stati lasciati adrieto; e nondimeno
perché la guerra non si poteva sanza lo stato di Milano seguitare, fu
ratificata da tutti la pace.
Fatta la pace,
subito morì papa Sisto, quale era stato uomo valentissimo ed inquieto e tanto inimico
della pace, che a suo tempo Italia stette sempre in guerra; e per essergli
naturale questo appetito e perché era noto che della pace ultima aveva avuto
dispiacere ed alterazione grandissima, nacque una voce che era morto per dolore
della pace, donde vulgarmente se ne celebrò uno distico:
Nulla vis saevam potuit
extinguere Xistum;
Audito tantum nomine pacis
obit
Fu eletto in suo luogo... cardinale di
Malfetta, di nazione genovese, e chiamato Innocenzio ottavo.
Nel quale tempo
e' fiorentini, desiderosi recuperare Serezzana con favore del re e dello stato
di Milano, ordinorono mandarvi el campo e provistosi di gente e forze
necessarie, e mandato commessario Iacopo Guicciardini, e di già sendo quasi
all'intorno di Serezzana, accadde che Paolo dal Borgo loro connestabole
passando da Pietrasanta, che era de' genovesi, per scorta di alcuni muli
carichi di vettovaglie che andavano in campo, fu assaltato e svaligiato, e
presi e' muli da quegli della terra; in modo che el campo di Serezzana ne venne
subito alla volta di Pietrasanta, e quivi si accamporono, fondandosi in su uno
capitolo della pace: che qualunque andassi a recuperare le cose sue e fussi
impedito da alcuna altra terra, potessi voltarsi a quella. E fu questa occasione
procurata artificiosamente dalla città, stimando molto più Pietrasanta per la
qualità del luogo e per la commodità ed importanza, se mai s'avessi a fare
impresa di Lucca.
Sendo le gente
nostre accampate a Pietrasanta, venne per soccorrerla dalle riviere di Genova
parecchi migliaia di fanti, e' quali non ebbono resistenzia, perché el campo
nostro aveva carestia di fanterie, ed in quegli luoghi aspri non si poteva
adoperare cavalli; in modo che el campo nostro venne in tanto pericolo che fu
constretto levarsi da campo e ritirarsi. Ma non volendo la città a nessuno modo
soportare questa vergogna, fu ingrossato el campo di fanterie e di altre cose
necessarie, e per più riputiazione della impresa e per portare ordine di
danari, furono mandati in campo commessari, in compagnia di Iacopo
Guicciardini, messer Bongianni Gianfigliazzi ed Antonio Pucci; e ristrinsesi in
modo la terra, che non era possibile vi entrassi soccorso alcuno. Difendevansi
quegli di drento francamente, e per la cattiva aria nel campo nostro amalò
molti, e tutt'a tre e' commesari ne furono portati a Pisa infermi, dove pochi
dì poi morirono messer Bongianni ed Antonio di Puccio. Finalmente sendo quegli
di drento disperati di soccorso, dettono la terra, salvo l'avere e le persone;
e così fu loro osservato. Fu questo buono acquisto perché, oltre alla qualità
della terra era una scala a fare più facile la impresa di Serezzana, era una
briglia in bocca a' lucchesi, di natura che erano forzati stare sempre in
continuo sospetto, ed uno instrumento potente alle altre terre e luoghi di
Lunigiana quivi propinqui.
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