Morto Lorenzo,
e' cittadini dello stato ristrettisi insieme si risolverono che lo stato continuassi
in Piero, e lo abilitorono pe' consigli agli onori, gradi e prerogative aveva
el suo padre Lorenzo, ed in effetto transferirono in lui tutta quella autorità
e grandezza. El papa, Napoli, Milano e gli altri principi e potentati di Italia
mostrorono dolersi assai della morte di Lorenzo e mandorono imbasciadori a
Firenze a condolersi, ed inoltre a raccomandare e' figliuoli e confortare che
per buono stato della città conservassino a Piero el grado del padre, faccendo
in effetto tutti a gara di guadagnarsi Piero e farselo benivolo. Ed infra gli
altri furono le dimostrazione del signore Lodovico grandissime, mandando per
imbasciadore messer Antonio Maria da Sanseverino, figliuolo del signore
Ruberto, uomo riputato assai e caro al signore Lodovico, ed accumulando tutti
quegli segni di affezione e benivolenzia erano possibili. Furono questi
princìpi di Piero sì grandi, avendo sì gagliardamente in beneficio suo la
unione della città ed el favore de' principi, che se a tanta fortuna e stato
fussi pure mediocremente corrisposto la prudenzia, era in modo confitto in
quella autorità, che era quasi impossibile ne cadessi; ma el suo poco cervello
e la mala sorte della città feciono facilissimo quello che pareva non potessi
essere. Nella quale cosa io mi ingegnerò di mostrare non solo gli effetti e le
cagione in genere, ma ancora, quanto più particularmente potrò le origine e le
fonte di tutti e' mali.
Transferita,
anzi perpetuata in Piero questa grandezza del padre, e parendo che nel
principio si consigliassi cogli amici del padre e dello stato, come si diceva
avergli ricordato Lorenzo alla morte, accadde che Bernardo Rucellai che aveva
avuto per donna una sorella di Lorenzo, e Paolantonio Soderini che era cugino
carnale di Lorenzo e nato di una sorella della madre sua, ed e' quali erano
stati a tempo di Lorenzo adoperati assai, pure con quegli riguardi che erano
gli altri che sanza el caldo di Lorenzo parevano atti a avere per lo ordinario
riputazione nella città ristrettisi insieme credo con desiderio di mantenere
pure lo stato a Piero, ma che e' limitassi e moderassi alcuna di quelle cose
che a tempo di Lorenzo erano state grave a' cittadini e le quali, insino vivo
Lorenzo, Bernardo Rucellai aveva qualche volta biasimate, gli cominciorono a
persuadere che e' volessi usare moderatamente la autorità sua e, quanto pativa
la conservazione dello stato suo, accostarsi più tosto a una vita civile, che
continuare in quelle cose che davano ombra di tiranno, per le quale molti
cittadini avevano voluto male a Lorenzo; mostrandogli che in effetto questo
sarebbe un fortificare lo stato suo per la grazia e benivolenzia ne
acquisterebbe colla città.
Non era
naturalmente el cervello di Piero inclinato a essere capace di questi ricordi,
perché, come tutto dì mostrorono e' processi sua, la sua natura era tirannesca
ed altiera, ma vi si aggiunse che, come fu intesa questa cosa, subito ser Piero
da Bibbiena suo cancelliere ed alcuni cittadini, fra' quali si dice essere
stato vivamente Francesco Valori, gli dissono che questo non era el bene suo, e
che chi lo consigliava così, gli voleva fare perdere lo stato; in modo che non
solo non seguitò el parere di Bernardo e Pagolantonio, ma insospettito
tacitamente di loro, gli cominciò più tosto a ributtare che no. Di che loro
accorgendosi, non procederono saviamente come dovevano, anzi poco poi si
contrasse, sanza participazione di Pero se non doppo el fatto, parentado fra
loro e gli Strozzi, perché Bernardo dette una sua figliuola piccola per donna a
Lorenzo figliuolo già di Filippo Strozzi, ancora fanciullo, e Paolantonio dette
per moglie a Tommaso suo primo figliuolo una figliuola di Filippo Strozzi con
dota grande.
Non potette
questo parentado dispiacere più a Piero, parendogli che el congiugnersi dua
uomini di tale autorità insieme con una casa che, benché non avessi stato, era
di momento per essere nobile, ricca, di numero grande d'uomini e malcontenta
del reggimento, fussi uno principio di volergli far testa contro e tòrgli el
governo; interpretando massime essendo questo secondo segno loro, che quegli
primi ricordi loro fussino stati a cattiva fine. Insospettito adunche di loro e
sdegnato, ed incitatone da ser Piero ed altri che, per essere in più
riputazione con lui, gli augumentavano questi sospetti, roppe con loro e gli
alienò in tutto da ogni cura dello stato, mostrando apertamente riputargli
inimici sua; di che loro vedendosi ribattuti se ne governorono diversamente:
Paolantonio, mostrando dolersi di quello che aveva fatto, con pazienzia e con
favore di Niccolò Ridolfi suo cognato, e rificcandosi sotto, ingegnava di
rapiccarsi; Bernardo, di natura più tosto da rompersi che piegarsi accresceva
ogni dì questa mala disposizione di Piero inverso di lui facendo segni
manifesti che el presente governo gli dispiacessi.
Questa
disunione di costoro con Piero non solo lo fece insospettire di loro, ma quasi
cominciando a credere che tutti gli uomini di qualità, o la maggiore parte,
fussino dello animo medesimo, dette occasione a ser Piero, a messer Agnolo
Niccolini ed alcuni altri maligni, di persuadergli non si confidassi degli
amici del padre; in modo che, benché non si gli alienassi apertamente, anzi,
eccetto Bernardo e Paolantonio, gli conservassi negli onori e degnità, pure non
se ne fidando interamente, si governava più per consiglio suo e di messer
Agnolo e ser Piero che di loro; in forma che loro governavano quasi ogni cosa e
si vendicorno autorità grandissima, come avevano da principio malignamente
disegnato e di poi cerco, con grandissimo danno di Piero; perché chi
considererà bene farà giudicio che el disporre Piero a non prestare fede a'
cittadini savi ed amici dello stato, fussi el principio della ruina sua.
Ne l'anno
medesimo e del mese di..., morì papa Innocenzio ed in suo luogo fu eletto
Roderigo Borgia valenziano, vicecancelliere, nipote di papa Calisto, el quale
salì in questo grado con favore del signore Lodovico e di monsignore Ascanio,
che in remunerazione fu creato vicecancelliere; ma principalmente per simonia,
perché con danari, con ufici, con benefìci, con promesse e con tutte le forze e
facultà sua si pattuì e comperò le voce de' cardinali e del collegio; cosa
bruttissima e abominabile, e principio convenientissimo a' suoi futuri tristi
processi e portamenti. Furono creati subito per la città a dargli la
obedienzia, secondo el commune costume de' cristiani, oratori messer Gentile
vescovo aretino, el quale di nazione di quello di Urbino, sendo suto maestro di
Lorenzo e sendo uomo dotto e virtuoso, era stato per suo favore sublimato a
quello grado; messer Puccio di Antonio Pucci dottore di legge; Tommaso
Minerbetti, che vi andò per essere, come fu, fatto cavaliere dal papa;
Francesco Valori, Pierfilippo Pandolfini e Piero de' Medici. E' quali ordinandosi
per andare, fu introdotto dal signore Lodovico che, sendo collegati Napoli,
Milano e Firenze, sarebbe bene per riputazione della lega che gli imbasciadori
di tutti si convenissino in qualche luogo presso a Roma e di poi entrassino
insieme ed esponessino communemente in nome di tutti a tre la imbasciata. Fu
consentito a Firenze ed a Napoli; di poi messer Gentile, desideroso di fare la
orazione, la quale sarebbe tocca allo oratore del re', persuase a Piero essere
bene che ognuno entrassi ed esponessi separatamente. Scrissesi a Napoli al re
che vi disponessi el signore Lodovico; el quale lo fece, manifestandogli però
farlo per compiacere a' fiorentini; alterossene el signore Lodovico, non gli
piacendo questa variazione e dubitando che Piero non fussi per intendersi molto
seco. E sendosi seguito in questo secondo modo, si aggiunse una altra
alterazione, perché sendo eletti per Milano oratori messer Ermes fratello del
duca, ed alcun'altri de' primi, e sendosi magnificamente ordinati, furono tanto
grandi e suntuosi gli apparati di Piero, che superorono di gran lunga quegli;
di che si commosse assai el signore Lodovico, parendogli che Piero avessi
voluto gareggiare seco e non solo si volessi agguagliare a sé e gli altri
principi di Italia, ma eziandio avanzargli. Queste cose così minime, benché non
lo alienassino da Piero nondimeno preparorono la via che le maggiore potessino
più facilmente indurre alterazione, delle quali avessi finalmente a seguitare
la ruina commune.
Aveva el
signore Francesco Cibo, figliuolo di papa Innocenzio e cognato di Piero de'
Medici, tenuto, vivente el padre, alcune terre in quello di Roma che si
apartenevano alla Chiesa, e dubitando per la creazione del nuovo pontefice non
le avere a perdere, le vendé per mezzo di Piero al signore Virginio Orsino
parente di Piero, el quale era nato di madre Orsina ed aveva per donna una
degli Orsini. E fu trattata questa cosa con ordine del re Ferrando, del quale
Virginio era soldato, perché vedendo el re, el papa esser creato con favore di
Milano, volle che queste terre fussino uno osso in gola al papa, col quale gli
Orsini potessino strignerlo a suo proposito, ed al medesimo fine dava favore a
Giuliano cardinale di San Piero in Vincula, el quale teneva Ostia e non la
voleva rendere al papa. Èbbene el papa dispiacere assai, e non minore el
signore Lodovico, parendogli fussi a suo beneficio, per la amicizia aveva col
papa, mantenerlo grande ed in riputazione, e così avendo per male che el re
pigliassi più forze e più autorità s'avessi, perché dubitava che quando potessi
lo caccierebbe del governo di Milano, perché quello stato fussi nelle mani del
duca. Ed oltre a' rispetti el papa e re, gli dispiacque che Piero si fussi
gittato in collo al re; e persuadendosi che el re per mezzo degli Orsini ne
avessi sempre a disporre, e lui a non se ne potere valere nulla, infiammatovi
drento, deliberò non soportare questa ingiuria. Ed avendo più volte fatto
intendere a messer Antonio di Giennaro oratore del re, ed a messer Agnolo
Niccolini e di poi a Piero Guicciardini, che successivamente furono
imbasciadori a Milano per la città quanto gli dispiacessi l'essere el papa
bistrattato, e che se Virginio non restituiva le terre, lui non era per avere
pazienzia; e vedendo la cosa andare in lungo ed essere menato di parole,
finalmente nel principio dell'anno 1493 conchiuse una lega col papa e co'
viniziani, nella quale oltre agli oblighi generali delle mutue difese degli
stati, e' viniziani e lui si obligorono a pagare uno certo numero di gente
d'arme al papa, quale lui potessi recuperare le terre teneva Virginio. E poco
poi parendogli che e' viniziani procedessino lenti a favorire el papa e muovere
le arme, e vedendosi al tutto inimicato col re e co' fiorentini sdegnato, e
volendosi a un tratto assicurare e vendicare, cominciò a tenere pratica con
Carlo re di Francia, che e' passassi in Italia allo acquisto del reame di
Napoli, quale pretendeva apartenersigli per essere erede degli Angioini,
promettendogli aiuto di danari. E perché el re era giovane e volenteroso e
naturalmente inclinato a questa impresa, trovò gli orecchi della corte più
facili a questa pratica che non si stimava; la quale riscaldandosi e
divulgandosi per Italia, e come el re era disposto al tutto passare, e
publicamente lui e la corte lo diceva, vi fu mandati imbasciadori per la città,
non con animo di fare conclusione messer Gentile vescovo di Arezzo e Piero
Soderini, al quale Piero aveva cominciato a dare riputazione per fare dispetto
a Paolantonio suo fratello maggiore.
Questi furono
e' princìpi e le origine della ruina di Italia, e particularmente di Piero de'
Medici; el quale, oltre a trovarsi qualche disunione nella città, si alienò
totalmente nello stato di Milano dal quale, poiché era stato in mano degli
Sforzeschi, sempre la città e particularmente la casa sua, aveva tratto
riputazione e sicurtà grandissima. Publicandosi e certificandosi più ogni dì
che el re voleva passare in Italia, el re Ferrando fece accordare Virginio col
papa non però restituendogli le terre, ma ricomperandole e pigliandole in feudo
dalla Chiesa con certa somma di danari. Ma sendo già gonfiati gli animi tra
Napoli e Milano, e pieni di diffidenzia ed odio grandissimo el signore Lodovico
seguitava la pratica co' Franzesi, e' quali non dicevano più volere passare, ma
si mettevano in ordine di farlo di prossimo E ricercando loro la città di fare
composizione e dichiararsi con loro, per mettere tempo in mezzo e dare parole,
licenziati e' primi imbasciadori, vi furono mandati nuovi oratori messer
Guidantonio Vespucci e Piero Capponi.
Nella fine
dell'anno morì el re Ferrando, e venne lo stato in Alfonso duca di Calavria suo
primogenito el quale scrisse una lettera di mano propria al signore Lodovico,
sì amorevole e sì piena di buone parole e promesse di volere essere suo, che lo
commosse grandemente e lo inanimò a volere pensare di pacificare le cose di
Italia e divertire questo umore de' Franzesi. Ma sendo poi per non so che
piccolo accidente, di nuovo rialterati gli animi, riscaldando tutto dì le cose
di Francia, el papa dubitando forse che troppa piena non venissi in Italia si
accordò col re Alfonso e co' fiorentini per le quali cose più riscaldato el
signore Lodovico, ed al tutto inimico del re e di Piero de' Medici, e
persuadendosi, se loro non ruinavano, non potere essere salvo, non restava a
fare nulla per condursi al disegno suo.
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