Seguitò lo anno
1498 anno gravissimo e pieno di molti e vari accidenti, al quale dette
principio la ruina di fra Girolamo perché sendosi lui per comandamento della
signoria astenuto dai predicare, e parendo un poco raffredda la persecuzione
che aveva grandissima da religiosi e da secolari, nacque da uno principio
piccolo la alterazione del tutto. Aveva fra Domenico da Pescia suo compagno
nello ordine di San Marco, uomo semplice e riputato di buona vita e che nel
predicare le cose future seguitava lo stile di fra Girolamo, circa a due anni
innanzi, predicando in Santa Liperata detto in sul pergamo che, quando fussi
necessario al provare la verità di quello predicevano, susciterebbono uno
morto, ed entrerebbono nel fuoco uscendone per grazia di Dio inlesi; ed avevalo
poi replicato fra Girolamo. Di che non si sendo poi parlato insino a questo
tempo uno fra Francesco dello ordine di San Francesco Osservante che predicava
in Santa Croce e molto detestava le cose di fra Girolamo cominciò a dire
predicando, che per mostrare tanta falsità era contento si facessi uno fuoco in
sulla piazza de' Signori, e di entrarvi lui, entrandovi ancora fra Girolamo; e
che era certo che lui arderebbe, ma così ancora fra Girolamo; e così si
mostrerrebbe non essere in lui verità, avendo tante volte innanzi promesso di
escire del fuoco inleso. Fu questa cosa riferita a fra Domenico che predicava
in luogo di fra Girolamo, e però in pergamo accettò lo invito, offerendo non
fra Ieronimo ma sé parato a questo esperimento.
La quale cosa
piacendo a molti cittadini dell'una parte e della altra, che erano desiderosi
queste divisione si spegnessino, e si uscissi un giorno di tante ambiguità,
cominciorono a tenere pratica con tutt'a dua e' predicatori che si venissi allo
atto di questo esperimento, e finalmente doppo molti ragionamenti si conchiuse,
tutti e' frati di concordia, che si facessi uno fuoco, nel quale per la parte
di fra Girolamo dovessi entrare uno frate del suo ordine, sendo rimesso in sua
elezione chi e' dovessi essere, ed el simile per la altra parte un frate dello
ordine di San Francesco, quale fussi eletto da' sua superiori. Ed essendosi
terminato el dì, ebbe fra Girolamo licenzia dalla signoria di predicare, e
predicando in San Marco dimostrò di quanta importanza erano e' miracoli, e che
non si adoperavano se non per necessità, e quando le ragione ed esperienzie non
bastavano; e però che essendosi provata la fede cristiana con infiniti modi, la
verità delle cose predette da lui con tanta efficacia, e con tanta ragione, che
chi non era ostinato nel male vivere, ne poteva molto bene essere capace che e'
non s'era proceduto a' miracoli per non tentare Dio. Nondimeno poiché ora erano
provocati, che volentieri accettavano, certificando ognuno che entrandosi nel
fuoco, lo effetto sarebbe che el loro frate ne uscirebbe vivo ed al tutto
inleso, e pel contrario l'altro arderebbe; e quando altrimenti seguissi, che e'
dicessino audacemente, che lui avessi predicato el falso; soggiugnendo che non
solo a' frati sua, ma a qualunque vi entrassi in defensione di questa verità,
accadrebbe el medesimo; e dimandando se, bisognando, per augumento di una tanta
opera ordinata da Dio, vi entrerrebbono. Alla quale dimanda fu risposto con
grandissima voce quasi da ognuno che sì: cosa stupenda a pensarla, perché sanza
dubio moltissimi, se fra Ieronimo l'avessi detto loro, vi sarebbono entrati. E
finalmente el dì diputato, che fu a dì... di aprile, che fu el sabbato innanzi
la domenica dello ulivo, sendosi in sul mezzo della piazza de' Signori fatto un
palchetto pieno di moltissime legne, vennono e' frati di San Francesco all'ora
ordinata in piazza, ed entrorono sotto la loggia de' signori; di poi e' frati
di San Marco, fra' quali erano molti parati, cantando el salmo Exsurgat
Dominus et dissipentur inimici eius, e con loro fra Ieronimo col corpo di
Cristo in mano, a riverenzia del quale erano moltissimi torchi portati da
alcuni frati e da moltissimi secolari, e fu la venuta loro sì piena di
divozione e così demostrativa che venissino allo esperimento con grandissimo
animo, che non solo confermò e' partigiani sua, ma etiam fece balenare
gli inimici
Entrati adunche
ancora loro sotto la loggia, divisi però con uno assito da' frati di San
Francesco, cominciò a nascere qualche difficultà circa e' panni avessi a
portare fra Domenico da Pescia che aveva a entrare nel fuoco perché e' frati di
San Francesco temevano di incanti e malie. Nelle quali non concordandosi, la
signoria mandò più volte a praticare lo accordo due cittadini per parte, che
furono messer Francesco Gualterotti, Giovambatista Ridolfi, Tommaso Antinori e
Piero degli Alberti, e' quali avendo ridotta la cosa in termine da
conchiuderla, menorono e' capi de' frati in palagio, e quivi preso forma a
queste difficultà, e stipulatone el contratto e già partendosi per dare
esecuzione allo esperimento, venne agli orecchi de' frati di San Francesco,
come fra Domenico aveva a entrare nel fuoco col corpo di Cristo in mano. La
quale cosa cominciorono fieramente a recusare mostrando che se quella ostia
ardeva sarebbe mettere in scandolo e pericolo gravissimo tutta la fede di
Cristo, e da altra parte, instando fra Girolamo di volere che la portassi, la
fine che fu che doppo molti dibattiti, sendo ognuno ostinatissimo nella
opinione sua e non vi sendo forma a concordargli, sanza accendere non che altro
le legne, se ne ritornorono a casa. E benché fra Girolamo montassi subito in
pergamo e dimostrassi che el difetto era venuto da' frati di San Francesco, e
che la vittoria era per loro, nondimeno parendo a molti che questa difficultà
del corpo di Cristo fussi stata più tosto cavillazione che legittima cagione,
assai degli amici sua in quel giorno si alienorono, e lo universale gli diventò
inimicissimo, in forma che el dì sequente, sendo molto delusi e svillaneggiati
dal popolo per le vie publiche e' fautori sua, e gli inimici molto
ingagliarditi per avere el concorso dello universale, l'appoggio de'
compagnacci colle arme in mano, e trovarsi in palagio una signoria a loro
proposito, accadde che el dì, in Santa Liperata, avendovi doppo desinare a
predicare un frate di San Marco si levò quasi fortuitamente uno tumulto, el
quale multiplicando per la città, come accade quando gli uomini sono sollevati
e gli animi sospesi e pieni di sospetto, gli inimici del frate ed e'
compagnacci presono le arme, e cominciorono a voltare el popolo a San Marco.
Nel quale trovandosi molti frateschi al vespro, cominciorono con sassi e colle
arme a difenderlo benché non fussi stretto, e voltasi da un altro canto la furia
e la moltitudine a casa Francesco Valori e combattendola perché era difesa da
quegli di casa, la moglie di Francesco, figliuola di messer Giovanni Canigiani,
faccendosi alla finestra fu ferita da uno verrettone nella testa, del quale
colpo subito morì. Entrata di poi la turba in casa, fu trovato Francesco in una
soffitta, e chiedendo di grazia di essere menato vivo in palagio, fu cavato di
casa, e dirizzandosi verso el palagio, accompagnato da uno mazziere, ed essendo
andato pochi passi, fu assalito e quivi subito morto da Vincenzio Ridolfi,
Simone Tornabuoni, in vendetta di Niccolò Ridolfi e Lorenzo Tornabuoni loro
consorti, e da Iacopo di messer Luca Pitti sviscerato della parte contraria,
benché lui gli dessi a tempo ed era già morto.
Così si mostrò
in Francesco Valori uno esemplo grandissimo di fortuna, che essendo poco
innanzi, di autorità seguito e grazia sanza dubbio el primo uomo della città,
subito voltò mantello: gli fu in uno dì medesimo saccheggiata la casa, morta a'
suoi occhi veggenti la moglie, e lui si può dire in uno istante medesimo morto
vituperosamente dagli inimici sua: in modo che da molti fu imputato che Dio
l'avessi voluto punire d'avere pochi mesi avanti a Bernardo del Nero e gli
altri cittadini di tanta autorità, stati già lungo tempo amici sua e di uno
stato medesimo, negato lo appello da una sentenzia della vita; beneficio
introdotto da una legge nuova e conceduto a Filippo Corbizzi, Giovanni Benizzi
e gli altri a chi si sarebbe, rispetto alle qualità e meriti loro, tolto con
meno biasimo e così, mutata la condizione, fu morto da e' parenti di quegli. E
dove loro, benché morti sanza lo appello avevano pure avuto facultà di dire le
ragione loro, ed erano stati condennati colle sentenzie de' magistrati e co'
modi civili, ed in ultimo avuto spazio pigliare e' sacramenti della Chiesa e
morire come cristiani, costui fu tumultuosamente morto da privati, sanza potere
non che altro parlare, ed in sì subito tumulto e repentina ruina, che non ebbe
tempo di cognoscere non che di considerare la ruina e calamità sua.
Fu Francesco
uomo molto ambizioso ed altiero, e tanto caldo e vivo nelle opinioni sua, che
le favoriva sanza rispetto, urtando e svillaneggiando tutti quegli che si gli
opponevano; da altro canto fu uomo savio e tanto netto circa la roba ed
usurpare quello di altri, che pochi cittadini di stato sono suti a Firenze
simili a lui, vòlto molto e sanza rispetto al publico bene. Per le quali virtù,
aggiunte alla nobilità della casa ed al non avere figliuoli ebbe un tempo
favore e credito grandissimo col popolo; ma dispiacendo di poi la sua stranezza
ed el riprendere e mordere troppo liberamente in una città libera, si convertì
in carico, di natura che facilitò assai la via, agli inimici del frate ed a' parenti
de' cinque a chi fu tagliato el capo, dl amazzarlo.
Morto Francesco
Valori, e saccheggiatagli prima la casa, si voltò el furore populare a casa
Paolantonio Soderini, el quale doppo Francesco era insieme con Giovan Batista
Ridolfi primo di quella parte; ma vi concorsono molti uomini da bene, apresso a
chi non era in odio Paolantonio come Francesco, e la signoria vi mandò a
riparare, in forma che si raffrenò quello impeto; el qual se non fussi stato
spento, si sarebbe sfogato con grandissimo detrimento ed alterazione
universalmente della città e ruina privatamente di tutti e' capi de' frateschi.
Di poi ritornando la moltitudine a San Marco dove si faceva difesa assai
gagliarda, fu, credo con una balestra, cavato lo occhio a Iacopo de' Nerli che
era in quello tumulto capo contro al frate ed aveva seguito grandissimo di
tutti e' giovani che avevono le arme, e di molti male contenti; e finalmente
doppo spazio di più ore, entrati per forza in San Marco, ne menorono presi in
palagio fra Girolamo, fra Domenico e fra Silvestro... da Firenze, el quale, se
bene non predicava, era intimo di fra Ieronimo, e si reputava conscio d'ogni
suo segreto.
E posate per
questa vittoria le arme, sendo transferita la riputazione e la potenzia dello
stato negli inimici del frate, si volsono alla sicurtà delle cose presente, e
perché quella parte aveva poca fede ne' dieci e negli otto, perché erano tenuti
piagnoni, che così si chiamavano allora e' frateschi, chiamato el consiglio
grande, si creorono e' dieci e gli otto nuovi, che furono tutti uomini
confidati a chi aveva el governo; e degli otto fu fatto Doffo Spini signore e
capo de' campagnacci, e de' dieci Benedetto de' Nerli, Piero degli Alberti,
Piero Popoleschi, Iacopo Pandolfini e simili sviscerati di quella fazione. In
che è da notare, che sendo capi loro messer Guido, e Bernardo Rucellai, ed
avendo più autorità e seguito che alcuni altri, e quegli che avevano
segretamente condotta questa piena contro a' frateschi, andando a partito pe'
dieci, non ne rimase nessuno; ma furono nel loro quartiere scavallati da
Giovanni Canacci e Piero Popoleschi; in modo che considerato quanto sieno
fallaci e' giudici de' popoli, e quanta fatica e pericolo avessino preso sanza
alcuno frutto, certo furono, come di sotto si dirà, più caldi a conservare e'
cittadini della altra parte
Furono di poi
deputati circa a venti cittadini alla esamina di fra Ieronimo e de' compagni,
tutti e' più fieri degli inimici sua, e finalmente avendogli dato, sanza licenzia
però del papa, qualche tratto di fune, doppo spazio di più dì ordinato uno
processo, publicorono in consiglio grande quello dicevano averne ritratto,
soscritto da e' vicari di Firenze e di Fiesole e da alcuni de' primi frati di
San Marco, e' quali sendo presenti, era stato letto a fra Girolamo detto
processo, e dimandato se era vero, lui affermò dicendo che quello che era
scritto era vero. La somma delle conclusioni più importanti fu in questo
effetto: che le cose aveva predette non le avere da Dio né per revelazione o
mezzo alcuno divino, ma essere stata sua invenzione propria sanza
participazione o saputa di alcuno seculare o frate, averlo fatto per superbia
ed ambizione, ed essere stato lo intento suo di fare convocare uno concilio da
e' principi cristiani, dove si deponessi el pontefice e si reformassi la
Chiesa, e che se fussi suto fatto papa l'arebbe accettato; nondimeno che aveva
molto più caro che una tanta opera si conducessi per le mani sue che essere
papa, perché papa può essere ogni uomo, eziandio da poco, ma capo ed autore di
simile opera non può essere se non eccellentissimo; avere disegnato da se
medesimo che, per fermezza del governo della città, si creassi uno gonfaloniere
di giustizia a vita o per uno tempo lungo, e che gli pareva a proposito più che
alcuno altro Francesco Valori, ma gli dispiaceva la sua natura e modi strani; e
doppo lui Giovan Batista Ridolfi, ma gli dava noia el troppo parentado che lui
aveva; non avere messo innanzi lo esperimento del fuoco, ma essere stato fra
Domenico sanza sua volontà, e lui averlo acconsentito per non potere con suo
onore contradirlo, ed anche sperando che e' frati di San Francesco spaventati
avessino a tirarsene indrieto; e quando pure si venissi allo atto, confidandosi
che el corpo di Cristo portato in mano dal suo frate lo salverebbe. Queste
fuorono le conclusione di suo carico; l'altre più tosto cose in sua
giustificazione perché dimostravano, dalla superbia in fuori, non essere stato
in lui vizio alcuno, ed essere stato nettissimo di lussuria, avarizia e simili
peccati, ed inoltre non avere tenuto pratica di stato né co' principi di fuora,
né drento con cittadini.
Publicato
questo processo, si pose la punizione sua da parte per qualche dì, perché el
papa, avendo intesa la presura sua e di poi la confessione, ed essendogli stata
gratissima, aveva mandato la assoluzione non solo a' cittadini che l'avevano
esaminato sanza licenzia ecclesiastica, ma ancora a quegli che contro al
comandamento apostolico avevano udite le predicazioni sue; e di poi chiesto che
fra Ieronimo gli fussi mandato a Roma. La qual cosa fu negata, non parendo
secondo l'onore della città usare officio di bargello; e però ultimamente
diputò el generale dello ordine di San Domenico ed un messer Romolino spagnuolo,
che fu poi creato da lui cardinale, commessari apostolici a venire a Firenze a
esaminare fra Ieronimo ed e' compagni. E' quali aspettandosi, si cominciò a
trattare la causa de' cittadini che erano stati fautori della parte sua, ne'
quali benché non si trovassi secondo la esamina di fra Ieronimo delitto
nessuno, né pratica tenuta contro allo stato, nondimeno el grido della
moltitudine era loro contro, ed inoltre molti cittadini maligni che si
trovavano in palagio e nelle pratiche, gli volevano manomettere; fra' quali
Franceschino degli Albizzi, che el dì che fu morto Francesco Valori, venuto
alla signoria disse: «le signorie vostre hanno inteso quello che è seguito di
Francesco Valori; che comandano che si facci ora di Giovan Batista Ridolfi e di
Paolantonio?» Quasi dicendo: «se voi volete, noi andremo a amazzarlo». Da altra
parte messer Guido, Bernardo Rucellai, e' Nerli e quegli che in fatto erano e'
capi, confortavano largamente la conservazione loro, mossi massime, secondo fu
opinione di molti, perché avevano creduto che battendo el frate fussi rovinato
el consiglio grande e però gli avevano sì caldamente operato contro; ma di poi
ne restorono ingannati, e veddono che molti de' loro sequaci, ed in spezie e'
compagnacci, ed universalmente tutto el popolo voleva conservare el consiglio.
E però non vollono sanza frutto alcuno e sanza acquistarne stato, manomettere
e' cittadini; e massime avendo messer Guido e Bernardo cognosciuto nella
creazione de' dieci quanto fondamento potessino fare nel favore populare; e fu
parola di Bernardo, che tutti gli errori fatti in queste materie si volevano
levare da' cittadini e caricarne el frate. Conchiusesi adunche, doppo qualche
disparere e contesa, la loro salute; condennando però per satisfazione del
popolo Giovan Batista, Paolantonio ed alcuni altri capi a prestare certe somme
di danari. E così si quietò questa parte; e Giovan Batista e Paolantonio, che
per consiglio degli amici loro e per purgare la invidia col popolo si erano
assentati, si tornorono in Firenze.
Creossi di poi
la signoria nuova, che ne fu gonfaloniere Vieri de' Medici, e de' signori
messer Ormannozzo Deti, Pippo Giugni, Tommaso Gianni ed altri; a tempo de'
quali sendo venuti e' commessari da Roma ed avendo di nuovo esaminato fra
Ieronimo e gli altri, finalmente furono tutti a tre condannati al fuoco; ed a
dì... di maggio prima degradati in sulla piazza de' Signori, vi furono di poi
impiccati ed arsi con tanto concorso di popolo, quanto non soleva essere alle
predicazione. E fu giudicato cosa mirabile che nessuno di loro, massime fra
Ieronimo, non dicessi in tanto caso nulla publicamente o in accusazione o in
escusazione sua.
Così fu
vituperosamente morto fra Girolamo Savonarola, del quale non sarà fuora di
proposito parlare più prolissamente delle qualità sua; perché nella età nostra,
né anche e' nostri padri ed avoli non viddono mai uno religioso sì bene
instrutto di molte virtù né con tanto credito ed autorità quanto fu in lui.
Confessano eziandio gli avversari suoi, lui essere stato dottissimo in molte
facultà, massime in filosofia, la quale possedeva sì bene e se ne valeva sì a
ogni suo proposito, come se avessi fattala lui; ma sopra tutto nella Scrittura
sacra, in che si crede, già qualche secolo, non essere stato uomo pari a lui;
ebbe uno giudicio grandissimo non solo nelle lettere, ma ancora nelle cose
agibile del mondo, negli universali delle quali si intese assai. come a
giudicio mio dimostrano le prediche sue; nella quale arte trapassò con queste
virtù di gran lunga gli altri della età sua, aggiugnendosigli una eloquenzia
non artificiosa e sforzata, ma naturale e facile, e vi ebbe drento tanta
audienzia e credito, che fu cosa mirabile, avendo predicato tanti anni
continuamente non solo le quaresime, ma molti dì festivi dello anno in una
città piena di ingegni sottilissimi ed anche fastidiosi. e dove e' predicatori,
benché eccellenti, sogliono al più lungo termine da una quaresima o due in là,
rincrescere, e furono in lui sì chiare e manifeste queste virtù, che vi concordano
drento così gli avversari suoi come e' fautori e seguaci.
Ma la quistione
e differenzia resta circa la bontà della vita in che è da notare che se in lui
fu vizio, non vi fu altro che el simulare causato da superbia ed ambizione; perché
chi osservò lungamente la vita ed e' costumi sua, non vi trovò uno minimo
vestigio di avarizia, non di lussuria, non di altre cupidità o fragilità, ed in
contrario una dimostrazione di vita religiosissima, piena di carità, piena di
orazioni, piena di osservanzia, non nelle corteccie ma nella medolla del culto
divino: e però nelle esamine sua, benché e' calunniatori con ogni industria lo
cercassino, non vi si trovò in queste parte da notare uno minimo difettuzzo. Le
opere fatte da lui circa l'osservanzia de' buoni costumi furono santissime e
mirabile, né mai in Firenze fu tanta bontà e religione, quanta a tempo suo; la
quale doppo la morte sua scorse in modo, che manifestò ciò che si faceva di
bene essere stato introdotto e sustemato da lui. Non si giucava più in publico,
e nelle casa ancora con timore; stavano serrate le taverne che sogliono essere
ricettaculo di tutta la gioventù scorretta e di ogni vizio, la soddomia era
spenta e mortificata assai; le donne, in gran parte lasciati gli abiti
disonesti e lascivi; e' fanciulli, quasi tutti levati da molte disonestà e
ridutti a uno vivere santo e costumato; ed essendo per opera sue sotto la cura
di fra Domenico ridutti in compagnie, frequentavano le chiese, portavano e'
capelli corti, perseguitavano con sassi e villani gli uomini disonesti e
giucatori e le donne di abiti troppo lascivi; andavano per carnasciale
congregando dadi carte, lisci, pitture e libri disonesti, e gli ardevano
publicamente in sulla piazza de' Signori faccendo prima in quello dì, che soleva
essere dì di mille iniquità, una processione con molta santità e divozione; gli
uomini di età tutti vòlti alla religione, alle messe, a' vespri, alle prediche,
confessavansi e communicavansi spesso; ed el dì di carnasciale si confessava
uno numero grandissimo di persone; facevasi molte elemosine, molte carità.
Confortava tutto dì gli uomini che, lasciate le pompe e vanità, si riducessino
a una simplicità di vivere religioso e da cristiani, ed a questo effetto ordinò
legge sopra gli ornamenti ed abiti delle donne e fanciulli, le quali furono
tanto contradette dagli avversari sue che mal si vinsono in consiglio, se non
quelle de' fanciolli, che etiam non si osservorono Fecesi, per le sue
predicazione, moltissimi frati nel suo ordine, di ogni età e qualità, assai
garzoni nobili e delle prime famiglie della città, assai uomini di età e
riputazione Pandolfo Rucellai, che era de' dieci e disegnato oratore al re
Carlo; messer Giorgio Antonio Vespucci e messer Malatesta, canonici di Santa
Liperata, uomini buoni e di dottrina e gravità, maestro Pietro Paolo da Urbino,
medico riputato e di buoni costumi; Zanobi Acciaiuoli, dottissimo in lettere
greche e latine, molti altri simili. In modo che in Italia non era un convento
pari, e lui in modo indirizzava e' giovani in su gli studi non solo latini ma
greci ancora ed ebrei, da sperare avessino a essere lo ornamento della
religione. E così fatto tanto profitto circa alle cose spirituale, non fece
ancora minore opere circa lo stato della città ed in beneficio publico.
Cacciato Piero
e fatto el parlamento, la terra rimase molto conquassata, gli amici dello stato
vecchio in tanto grido e pericolo, che non bastando alla difesa loro Francesco
Valori e Piero Capponi, era impossibile non fussino manomessi ed in gran
numero, che sarebbe state gran piaga alla città, per esservi molti uomini
buoni, savi e ricchi e di gran famiglie e parentadi, fatto questo, nasceva
disunione in quegli che reggevano, come si vidde lo esemplo ne' venti, e
dividevansi, per esservi più di riputazione quasi pari e che appetivano el
principato; seguitavane novità e parlamenti, cacciate di cittadini e più di una
mutazione; e forse in ultimo una tornata di Piero violenta, con estremo
sterminio e ruina della città. Lui solo fermò questi impeti e movimenti,
introdusse el consiglio grande, e così messe una briglia a tutti quegli si
volevano fare grandi; lui pose l'appello alla signoria che fu un freno da
conservare e' cittadini, fece la pace universale, che non fu altro che tôrre
occasione di punire quegli dello stato de' Medici sotto colore di ricercare le
cose vecchie.
Furono sanza
dubbio queste cose la salute della città e, come lui verissimamente diceva, la
utilità e di quegli che nuovamente reggevano e di quegli che per l'adrieto
avevano retto; e furono in effetto le opere sue tanto buone, verificatosi
massime qualcuna delle predizioni sue, che moltissimi hanno poi lungo tempo
creduto lui essere stato vero messo di Dio e profeta non ostante la escomunica,
la esamina e la morte. Io ne sono dubio e non ci ho opinione risoluta in parte
alcuna, e mi riservo, se viverò tanto, al tempo che chiarirà el tutto; ma bene
conchiuggo questo, che se lui fu buono, abbiano veduto a' tempi nostri uno
grande profeta, se fu cattivo, uno uomo grandissimo, perché, oltre alle
lettere, se seppe simulare sì publicamente tanti anni una tanta cosa sanza
essere mai scoperto in una falsità, bisogna confessare che avessi uno giudizio,
uno ingegno ed una invenzione profondissima.
Furono morti
con lui, come è detto, fra Domenico e fra Silvestro; de' quali fra Domenico era
uomo semplicissimo e di buona vita, ed in forma che se errò, errò per
simplicità non per malizia; fra Silvestro era tenuto più astuto e che teneva
più pratica co' cittadini, e nondimeno, secondo e' processi, non conscio di
simulazione alcuna; ma furono morti per satisfare alla rabbia degli inimici
loro, che si chiamavano in quegli tempi vulgarmente gli arrabbiati.
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