1500. Cominciò
di poi l'anno 1500 con grandissima speranza di reintegrarsi delle cose nostre.
Erasi la città molto rallegrata della vittoria del re, perché, sendo lui
espedito, pareva potessi attendere a mandarci le gente alla impresa di Pisa,
come era obligato pe' capitoli fatti a Milano; e tanto più si credeva lo
dovessi fare, quanto più doppo la perdita di Milano eravamo stati constanti
seco, e pagatogli quegli aiuti a che eravamo tenuti, e lui aveva continuamente
promesso che riavendo Milano, riconoscerebbe la fede e fatiche nostre, e si
presupponeva che, mandandoci le gente, la riputazione e forze loro fussino tali
che assolutamente ci avessino a insignorire delle cose nostre. Fu adunche per
publica commessione richiesto dagli oratori nostri ricordatagli la integrità ed
affezione della città, di volerci osservare le promesse; ed inoltre Lorenzo
Lenzi, uno degli oratori, uomo vòlto al bene ma poco prudente, lo richiese
sanza averne commessione, di Siena e Lucca, a che rispondendo el re: «se io ve
lo dessi, che daresti voi a me?» rispose in modo appiccò la pratica di danari.
Della quale cosa ebbe a Firenze carico grandissimo, parendo che questa offerta
potessi essere cagione di fare pensare al re in che modo potessi cavare della
città tanta somma di danari, sanza acquistarne nondimeno Siena o Lucca; e fu
riscritto agli oratori che tenessino pratica delle cose nostre e non pensassino
a quelle d'altri.
El re adunche,
richiesto della osservanzia de' capitoli, rispose essere parato; e si dette
ordine che uno esercito grosso di uomini d'arme franzesi e fanterie di svizzeri
e guasconi partissino a uno tempo diputato alla volta di Pisa, e fu dato loro
per capitano monsignore di Beumonte, el quale, per averci al tempo del re Carlo
restituito Livorno, era riputato amico e confidato alla città. Ed essendosi
data a queste genti una paga del mese di maggio, si dondolò tutto el mese di
che erano pagati innanzi partissino; perché avendo messer Giovanni Bentivogli
per paura di questo esercito capitolato col re di pagargli in certi tempi
ducati quarantamila, ed interim dargli buona sicurtà e così e' signori
della Mirandola, Coreggio e Carpi non volle Roano che si trovava a Milano e
apresso a lui Piero Soderini, comandare a dette gente cavalcassino se prima non
aveva ricevuto quelle sicurtà, e così consumorono tutto maggio in Lombardia a'
propositi del re, benché pagati da noi. E però, non si potendo muovere sanza
dare una altra paga, si fece una pratica grande di cittadini di quello era a
fare, perché molti, insospettiti di questo indugio e dubitando non fussino
inganni, giudicavano che e' fussi meglio rispiarmare e' danari e non tentare
una impresa che sarebbe di spesa grandissima e di poi riuscirebbe vana.
Finalmente vincendo al modo usato la cupidità di Pisa, si diterminò seguitare e
mandossi loro una altra paga, la quale giunta, si rassegnarono dette genti in
Parmigiana, dove si trovò più di millecinquecento fanti oltre al numero
disegnato, e' quali bisognò pagare, ed avuta la paga si partirono per venirne a
Pisa per la via di Pontriemoli; vennono di poi a Pietrasanta, e mandorono in
Lucca a chiedere fussi consegnata loro, protestando altrimenti di trattargli
come inimici e rubelli del re. Sopra la quale dimanda, benché in Lucca fussi
tumulto grande, parendo agli uomini savi e da bene per fuggire maggiore male di
concederla, e la multitudine di negarla, pure alla fine consegnorono loro e la
terra e la fortezza.
Vennonne di poi
all'intorno di Pisa, dove erano già giunti Giovan Batista Ridolfi e Luca di
Antonio degli Albizzi elèttivi commessari generali, e vi si accamporono del
mese di giugno, sendo la opinione d'ognuno confermata per la riputazione aveva
e per le gagliardissime parole avevano usate, che l'avessino in pochi dì a
inghiottire. La quale opinione fu assai ingannata dagli effetti, di che fu
principalmente cagione la disubbidienzia ed e' disordini loro, accompagnata
nondimeno da qualche nostro difetto d'avere scarsamente e con poco ordine
proveduto a munizioni e vettovaglie. Perché consumando e straziando
naturalmente quella gente quantità assai di vettovaglie, e non ve ne sendo in
quegli primi giorni che vennono in sul terreno nostro, molta abondanzia,
cominciorono le fanterie a rubare quelle che venivano ed a disordinare el campo.
Alle quali cose non ponendo el debito rimedio el capitano, benché desideroso di
vincere la impresa ma per non essere atto a farsi stimare ed ubbidire come si
richiedeva benché sul principio che si ridussono a campo a Pisa si portassino
più moderatamente, in forma che feciono gagliarda fazione circa al battere el
muro della terra con le artiglierie e dare una battaglia fiera, pure per ogni
poco di vettovaglia che mancava ritornando a' primi modi multiplicorono tanto
e' disordini, che non solo rubavano e mettevano a sacco le vettovaglie che
venivano in campo, ma etiam cominciorono a fare ogni dì varie dimande
disoneste e porre nuove taglie, delle quali non sendo contenti, gridavano e
minacciavano el commessario nostro, che vi era rimasto solo Luca degli Albizzi,
perché Giovan Batista, dicendo essere malato, si era tornato a Firenze. E
finalmente el dì che si dava la paga a' svizzeri, e' guasconi, non sendo venuto
ancora el tempo della paga loro a otto o dieci giorni, gridando che la paga non
s'aveva a dare in uno medesimo campo a diversi tempi, si levorono da campo e
presono la via di Lucca; né mai, benché fussino mandati a richiamare, vollono
tornare indrieto, in forma che el campo diminuito di fanterie, fu constretto a
levarsi quasi come rotto, con grandissima diminuzione della riputazione loro,
la quale era grandissima per avere insino a quello dì ottenuta ogni impresa che
avevano fatta. E nel partire, una compagnia di svizzeri, venuta nuovamente in
campo da per loro come venturieri, come uomini bestiali e sanza ragione prese
Luca degli Albizzi nostro commessario chiedendo una paga, in forma che fu
constretto per uscire delle loro mani promettere loro milletrecento ducati per
una paga; e' quali, come fu libero da loro, gli mandò loro di quegli si trovava
del commune.
Udita a Firenze
questa partita loro, si fece giudicio nella multitudine che questo fussi stato
inganno fatto per ordine del re, in modo che nello universale se ne sparlava sì
bruttamente, quanto fussi possibile; da altra parte el re, dolendosi assai di
questo disordine e parendogli metterci di onore grossamente, desiderava fermare
almeno le genti di arme in sul nostro per fare a' pisani una guerra
guerreabile, insino a tanto che noi fussimo a ordine di danari ed altre cose
necessarie a potere rifare la impresa. La quale cosa essendogli negata, parte
per la impossibilità della città, parte per el sospetto nato negli animi del
popolo, si cominciò a alterare forte con noi, dicendo che questi disordini
erano nati per non si essere provisto di vettovaglie e munizioni come si
doveva, o perché così credessi per suggestione di quegli capitani che erono
stati nella impresa, o pure perché, non ostante sapessi el vero, volessi
salvare l'onore delle sue genti el più poteva. Alterossi ancora assai perché
non avendo noi, come è di costume de' svizzeri, voluto pagare loro la paga del
ritorno, perché ci pareva che e' portamenti loro la avessino male meritata e
perché gli uomini savi non potevano disporre el popolo a questi pagamenti e'
quali non si potevano sanza porre nuovi danari fare, cominciorono a gonfiare
gli animi. Di che el re si sdegnò assai, e rivocate le gente, si riserbò
Pietrasanta e pochi mesi poi la rendé a' lucchesi, avutone però buona somma di
danari; e così disposti male gli animi tra el re e noi, la città rimase seco di
mala condizione, ed el timore fu causa non si rompessi seco apertamente, ma
mala volontà e poca fede vi era quanto fussi possibile.
Poi che e'
franzesi furono levati da campo da Pisa e partiti ultimamente de' terreni
nostri e noi da altro canto spogliati di gente e riputazione e disordinati di
danari, perché el popolo stracco di tante spese e disperato di ogni buono
successo, non voleva vincere alcuna provisione di danari, e' pisani
cominciorono a scorrere el contado di Pisa, per la qual cosa chi era a guardia
di Librafatta e del bastione della Ventura, bastione fortissimo, avendo
carestia di vettovaglie, e così di qualche munizione, ne dettono più volte
aviso a Firenze; ed erano e' mancamenti loro sì piccoli, che con dugento o
trecento ducati si potevano riparare. Ma la signoria, che ne era gonfaloniere
di giustizia Piero Gualterotti, uomo da poco nelle cose dello stato, e de'
signori tra gli altri Filippo Buondelmonti, Piero Adimari, Piero Panciatichi e
Piero di Niccolò Ardinghelli, non vi providono, e vollono più tosto alcuni di
loro rimborsarsi di certa somma di danari che avevono prestati al commune, che
soccorrere quegli luoghi acquistati e fatti con grandissima spesa e perdita di
tempo. In forma che andandovi e' pisani a campo, quegli di drento mancando loro
vettovaglie ed altre cose necessarie a difesa, si arrenderono, ed e' pisani
avuta questa vittoria, si riserborono Librafatta ed el bastione disfeciono e
rovinorono insino a' fondamenti. E così disordinandosi lo stato nostro successe
a tempo de' medesimi signori un altro maggiore inconveniente.
È la città di
Pistoia divisa antichissimamente in due parti: Panciatichi e Cancellieri, e'
quali sendo famiglie nobilissime avevono infetta e macchiato delle loro
divisione tutta la città ed el contado in modo che tra loro ed e' seguaci erano
state più volte uccisione grandissime e cacciate ora dell'una parte ora
dell'altra, in forma che questi odi ed acerbità erano doppo el corso di molti
anni e di molte offese diventati in loro sì naturali, che eziandio poi che
perderono la loro libertà e vennono sotto la iurisdizione fiorentina, si
continuorono non ostante che, avendo perduto la amministrazione della città,
fussi in parte cessata la materia per la quale gli uomini sogliono contendere.
Ed avendo nelle loro quistione a ricorrere a Firenze, avevano operato in modo
che tutti gli uomini della città che maneggiavano lo stato erano, continuandosi
ancora ne' descendenti, battezzati fautori chi di una parte, chi di una altra;
e nondimeno con una moderazione, che e' si ingegnavano che queste quistioni
procedessino più tosto con favori, che con arme ed uccisione.
Doppo el 94 vi
era quella medesima rabbia, e più ne' sequaci ed aderenti ancora che ne' capi,
perché l'una e l'altra famiglia, sendo per le antiche sedizione delle città di
Italia fatti de' Grandi, non potevano secondo le legge di Pistoia participare
degli ufici e preeminenzie loro ed inoltre e' Cancellieri, venuti in povertà,
erano in bassezza e di poco credito e qualità. E' Panciatichi ancora, benché
non fussino sì poveri, nondimeno non erano in quella ricchezza né in quello
numero di uomini e potenzia che solevano essere, il che era proceduto da queste
parti, nelle quali l'una e l'altra casa aveva sempre portato adosso tutti e'
carichi e le spese, e non participato di quegli pochi utili che vi erano, e pel
contrario e' partigiani trovatisi più a participare la utilità che e' pesi; in
modo che sendo loro cresciuti, erano in tanto seguito che sostenevano el pondo
della parte, e vedutosi per gli altri che v'avevano fatto bene, ognuno per
acquistare cresceva tutto dì queste quistione. E benché e' non fussino in più
odio fra loro che e' solessino essere innanzi al 94, nondimeno, per essere la
città nostra diminuita di forze e di riputazione vi si cominciorono a
esercitare più vivamente; in forma che multiplicando d'uno inconveniente in uno
altro, vi si era tenuti molti anni quasi fermamente commessari che si
ingegnassino di pacificargli e non gli lasciare disordinare. Ed in ultimo,
avendo l'una parte e l'altra più volte fattisi ingiuria e venuti in uccisione,
la conclusione fu che a tempo di questa signoria, e' Cancellieri avendo avute
fanterie del bolognese, donde sempre avevano tratto favore, per essere prima
Rinuccio e poi Chiarito, pistolesi di quella parte, a' servigi di messer
Giovanni Bentivogli, assaltorono con arme la parte panciatica, e non vi si
potendo riparare pe' rettori e commessari vi erono, gli cacciorono di Pistoia
ed arsono tutte le casa de' capi di quella parte.
Ebbene la
signoria grandissimo carico, perché intendendo le cose disordinarsi non vi
feciono e' provedimenti bisognava e lasciorono scorrere e fare effetti di
natura che furono per importare, come più chiaramente si dirà, la ribellione di
Pistoia; in modo che uscirono di magistrato con grandissimo carico, gridando
molti popolanotti, che si voleva seguitare lo esemplo de' passati e non fare
de' signori di casa di famiglia, e questo per essere stato gonfaloniere Piero
Gualterotti. e de' signori Filippo Buondelmonti, Piero Adimari e Piero
Panciatichi, tutti di famiglia. E' Panciatichi cacciati ne vennono
miserabilmente a Firenze, dove consultandosi le cose loro, era gran disparere
tra' cittadini, e molto si riscaldavano e' fautori dell'una parte e dell'altra.
Gli amici de' Panciatichi erono in minore numero ed anche andavano lentamente e
ne erano quasi capi Piero Soderini, Piero Guicciardini, Alamanno ed Iacopo
Salviati, e' quali non si scoprivano molto e procedevano con rispetto; ma lo
universale e la multitudine del popolo era volta in beneficio loro, mossi, come
è usanza de' popoli, dalla compassione.
Allegavasi per costoro
molte ragione: el debito della città superiore, che è di tenere e' sudditi in
più quiete sia possibile ed in modo che e' possino usare e godere le cose loro,
né essere molestati quando si portano bene; e se pure errano, avergli a punire
e' superiori, non permettere che e' sudditi sieno giudici e castigatori l'uno
dell'altro. Aggiugnevasi che e' Cancellieri non solo avevano errato in fare
tanto eccesso, ma eziandio sprezzato tutti e' comandamenti e bandi de' nostri
uficiali e commessari e contro a mille proibizione ed in sugli occhi loro avere
per spazio di più dì continuato ardere le casa e guastare Pistoia, e però
essere necessario per sicurtà dello stato farne tale dimostrazione, che sia
esemplo a tutti gli altri sudditi che e' non abbino ardire muoversi contro alla
voluntà della città, in ultimo essere da considerare bene che sendo stati e'
delitti loro grandissimi, e conoscendo eglino quanto abbino offeso la città,
non si fiderebbono mai anzi alla prima occasione si ribellerebbono, e la
disubidienzia loro mostrava questo animo, e però essere necessario prevenire ed
assicurarsene in modo col restituire e' Panciatichi alla patria ed alle
facultà, che più non s'avessi da dubitarne.
Avevano e'
Cancellieri moltissimi fautori: una parte naturalmente; una parte di quegli
erano stati inimici de' Medici, e' quali odiavano e' Panciatichi perché Lorenzo
e la casa de' Medici gli aveva sempre favoriti; una parte di quegli erano stati
inimici de' Vitelli perché una sorella di Paolo e di Vitellozzo era maritata a
uno figliuolo di Niccolaio Braciolini, uno de' capi panciatichi, e per questo
rispetto e Vitelli avevano sempre dato favore a quella parte. Eranne capi
messel Guidantonio Vespucci, Bernardo Rucellai messer Francesco Gualterotti,
Giovan Batista Ridolfi, Guglielmo de' Pazzi, e' Nerli, Lorenzo di
Pierfrancesco, Luca d'Antonio degli Albizzi, Iacopo Pandolfini, de' quali,
Giovan Batista Ridolfi se ne portò sempre costumatissimamente messer Guido e
Bernardo Rucellai se ne scopersono in modo che n'ebbono grandissimo carico, e
fu dal popolo imputato a loro in gran parte questo disordine.
Ingegnavansi di
giustificare le cose fatte da' Cancellieri essere state per difetto e colpa de'
Panciatichi, e che loro avevano dato principio a questo movimento, e però
giustamente essere tornato loro in capo scusavano la disubbidienzia, la quale
non si era usata con animo deliberato, né contro al pubblico e segni o
iurisdizione della città nostra, ma in sulla furia e contro a' loro inimici;
mostravano che sendo e' Panciatichi stati favoriti da' Medici e Vitelli nostri
rubelli erano amici degli inimici nostri, e però essere da vezzeggiare e'
Cancellieri acciò che non lasciassino gli inimici nostri alterarci lo stato di
Pistoia. Conchiudevano che quando e' fussi l'utile della città procedere contro
a' Cancellieri, che si voleva considerare se si poteva fare, essere Pistoia
nelle mani loro, noi trovarci sanza arme, sanza forze sanza riputazione e sanza
danari; e però essere pericolo che, veduto l'animo nostro, non prevenissimo e
si ribellassino; consigliare loro che si cercassi colle ragione, co' conforti e
modi buoni posare queste quistione, rapacificargli insieme e fare che d'accordo
e' Cancellieri gli rimettessino in Pistoia.
Consumavasi con
queste quistione el tempo, né si faceva risoluzione e quelle si facevano, per
essere la città debole e sanza timone, non si eseguivano; in forma che in
ultimo e' Panciatichi, disperati avere a tornare col braccio della città, si
attesono a fare forti nel contado dove avevano gran parte, e vi si fece assai
disordini ed uccisioni come di sotto si dirà, con grandissima vergogna e
vituperio della città. Ed allora si conobbe quanto sarebbe stato utile non si
lasciare vincere alla ira e ritenere la gente di Francia alle stanze perché e'
pisani non arebbono preso el bastione e Librafatta, ed e' pistolesi, per paura
di quelle forze e riputazione, non arebbono tanto disordinato.
In questo tempo
sendo entrata la signoria nuova per settembre ed ottobre, che ne fu
gonfaloniere Niccolò Zati, si rifece el magistrato de' dieci el quale era
vacato più di uno anno, e benché molte signorie avessino tentato rifargli,
nondimeno non si era mai potuto ottenere pure ora, considerato quanto importava
alla città che non vi fussi uno magistrato di uomini prudenti e' quali
vegghiassino continuamente le cose publiche e durassino parecchi mesi, fu più
facile a condurvi lo universale. Ma perché el nome de' dieci di balìa era in
tanto odio e quella autorità sì amplissima dispiaceva tanto, che el popolo non
vi arebbe mai acconsentito, fu necessario, poi che altrimenti non si poteva,
creare una provisione che e' si facessino e' dieci ne' modi usati eccetto che,
dove prima si toglievano quegli delle più fave, ora si traessino a sorte di
quegli avessino vinto el partito per la metà delle fave ed una più, e colla
autorità che davano le legge loro; eccetto che e' non potessino fare pace,
triegua o lega, fare condotte di cavalli, né fare commessari per più tempo che
di otto dì, le quali cose si intendessino riservate al consiglio degli ottanta.
E così vinta
questa provisione e limitata la balìa, si feciono e' dieci, che ne furono el
gonfaloniere, messer Francesco Gualterotti, Piero Soderini, Giuliano Salviati,
Giovacchino Guasconi ed altri.
Creossi poi la
signoria sequente, che ne fu gonfaloniere Giovan Batista Bartolini, el quale
ebbe più favore che messer Antonio Malegonnelle, uomo dottissimo e di grande
riputazione, perché allora la grazia di Giovan Batista era tale che avanzava di
fave tutti gli altri cittadini della città, in modo che, sendo andato Antonio
del Vigna, uno de' dieci, capitano o vero podestà di Pistoia, fu fatto in poco
tempo, e credo gli esercitassi a uno tratto, gonfaloniere di giustizia, de'
dieci ed uficiale di Monte, che si feciono sanza carico di prestare al commune
e per le più fave, in modo che si dette quello uficio non a' più ricchi, ma a
chi aveva più credito e benivolenzia col popolo.
A tempo di
questa signoria, el Valentino ne venne a campo a Faenza, della quale era
signore Astore Manfredi, piccolo fanciullo e sotto la protezione de' viniziani;
ma perché el Valentino aveva non solo el braccio del papa, ma ancora el favore
del re di Francia, e' viniziani, preponendo l'utile allo onesto, rinunziarono
la protezione e non gli vollono dare aiuto, in modo che sendo quella città
abbandonata da ognuno, Valentino vi venne a campo. Ma sendo quegli di drento
ostinatissimi a difendere el signore loro, feciono una gagliarda resistenzia,
in forma che concorrendovi le neve ed e' tempi aspri, che era nel cuore del
verno, fu el Valentino constretto levarsene di campo, avendo prima e con le
artiglierie e con battaglie tentato ogni cosa per averla.
Successe a
questa signoria gonfaloniere di giustizia per gennaio e febraio Piero di Simone
Carnesecchi, uomo bonario, ma di poca esperienzia e giudicio nelle cose dello
stato; a tempo del quale, trovandosi la città sanza danari, sanza forze e
soldati, ed el popolo in modo strano ed ostinato a non prestare fede a' suoi
cittadini, che non voleva fare provisione alcuna, si trovava la città in gran
disordine: da una banda el contado di Pisa in pericolo grande ed esposto a
essere tutto di corso da' pisani, da altra le cose di Pistoia in modo
infiammate ed infistolite, che si dubitava che una parte non si gittassi in
collo al Valentino, massime quegli di drento. A' quali inconvenienti non
potendo riparare la signoria, chiamò con animo grande una pratica di circa
quaranta cittadini de' principali, e ragunatigli insieme, propose loro in che
termini si trovassi la città, e che loro, per la affezione portavano alla
patria, volevano consiglio in che modo s'avessi a riparare, disposti a
seguitare tutto que[llo] fussi consigliato dalla pratica. E fu la proposta loro
di natura, che si comprese che e' concorrebbono ancora, quando così paressi a
quegli cittadini, a levare via el consiglio grande.
Cominciossi
adunche a consultare quello fussi da fare, e si trovorono le opinioni varie: a
alcuni pareva che si mutassi lo stato del popolo e creassisi una balia di
cittadini che avessino autorità quanto tutto el popolo di riformare e disporre
delle cose della città; pareva a alcuni altri che e' non si toccassi el
consiglio, ma si togliessino tutti e' cittadini che erano stati gonfalonieri di
giustizia o commessari generali o imbasciadori a papi re e duchi, e' quali
durassino a vita ed avessino quella autorità che aveva el consiglio degli
ottanta con qualche amplificazione più, come sarebbe che di questo numero
s'avessino a creare e' dieci di balìa e simili cose; altri giudicavano che el
fare tanta alterazione sarebbe con troppa difficultà, scandolo e pericolo, e
però, poi che e' non si poteva facilmente correggere tutti e' difetti che aveva
el presente governo, che e' si correggessino quegli che erano più facili al
condurgli e più nocivi alla città; e che fra l'altre cose, la tardità e
difficultà del provedere a' danari era quella che era cagione di molti danni e disordini,
conciosiaché o non si vincevano le provisione del danaro, o se si vincevano, si
vincevano sì tardi e doppo el tempo che giugnevano a cosa fatta; in modo che
quello che da principio si sarebbe schifato con mille ducati, non si poteva poi
medicare con centomila; e perché la esperienzia tutto dì mostrava che queste
provisione avevano più fave nere che la metà, ma la difficultà era a condurle a
dua terzi delle fave, però, che si facessi una provisione che, dove prima
bisognava a vincersi nel consiglio una provisione di danari che avessi e' dua
terzi delle fave, bastassi per l'avenire ne avessi la metà ed una pìù.
E così sendo di
opinione diverse, stettono in pratica più dì, e finalmente riscaldando e'
dispareri e non si concordando, non feciono risoluzione alcuna e cominciorono
quando uno e quando uno altro a non volere più ragunarvisi; e fra gli altri
Piero Soderini, sendo richiesto, non vi volle mai intervenire per parere
amatore del governo presente ed acquistarne la benivolenzla del popolo; e così
si scoperse che, benché a' primi cittadini dispiacessi questo modo di vivere e
desiderassino si mutassi e si emendassi, nondimeno era in loro sì grande la
varietà de' pareri e la disunione causata per diversi rispetti e la poca fede
ed intelligenzia avevono l'uno coll'altro, che nelle cose di racconciare lo
stato non se ne sarebbe mai accozzati dodici di uno parere medesimo. Cosa
brutta che tra e' primi cittadini della città e' quali avevano e' medesimi
interessi nelle cose e di ragione dovevano avere e' medesimi giudici, fussi, in
quello che si può dire concerneva lo essere loro, sì poca fede, sì poca unione
e sì poco animo.
Fu di poi
creato gonfaloniere di giustizia per marzo ed aprile Piero Soderini e postagli
allato una debole signoria, in modo che ne era padrone e disponevane a suo
modo; e fu el disegno suo vòlto a farsi uomo populare e tenere termini in
questo magistrato d'averne a piacere alla multitudine; e però dove prima e' sua
antecessori solevano, e così si era osservato continuamente doppo el 94,
ragunare pratiche de' primi cittadini co' quali si consultavano le cose
importanti dello stato, lui chiamò pratiche rade volte, ma le conferiva e
consultava co' collegi, e' quali quasi tutti e quasi sempre erano uomini spicciolati
e di poca qualità. Di qui nasceva dua effetti a suo proposito: l'uno, che egli
ne acquistava grazia nel popolo, sendo tenuto amatore del consiglio, e che e'
non si intendessi co' cittadini che erano a sospetto allo stato; l'altro, che
sendo e' sua compagni ed e' collegi uomini deboli e di poco intendimento, si
rapportavano in tutto al parere suo, e così lui era signore ed arbitro delle
deliberazioni s'avevano a fare. Seguitonne uno effetto pessimo per la città,
perché e collegi, avezzisi a suo tempo a intendere tutti e' segreti della città
e deliberare tutte le cose importanti, vi vollono poi a tempo e successori
perseverare drento, ed in modo dare giudicio di tutte le cose di momento, che
questa usanza pessima introdotta da lui fu, come i sotto si dirà, ne' casi di
Arezzo quasi cagione di rovinare la città.
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