L'anno 1505, fu
in Firenze nel principio carestia grande, che el grano valse lo staio uno
ducato, in modo si dubitò assai che e' poveri e 'l popolo non facessino tumulto;
pure si manteneva la brigata, per essersi condotta buona quantità di grano a
Livorno, che prevedendo la futura carestia si era fatto venire di Francia e di
Pollonia. Ma accadde che le gente nostre, faccendo una scorreria, furono per
loro disordine rotte al Ponte a Capelletto da' pisani molto inferiori di
numero; per la quale cosa e' nimici, rimasti superiori alla campagna,
impedivano la venuta del grano da Livorno; pure finalmente si prese tale
ordine; che venendo qualche parte del grano ed apressandosi la ricolta, la
carestia si sopportò.
In detto tempo
el re di Francia cominciato a migliorare, guarì fuora di speranza con tanta
velocità, che in pochi dì fu fuora di pericolo; da altra parte, come sono vani
e fallaci e' disegni degli uomini, monsignore Ascanio, essendo sanissimo, morì
a Roma in dua o tre giorni, e dissesi di peste; e così el subito guarire del re
e la improvisa morte di Ascanio ruppe un disegno ed ordito grande che si era
fatto. Nondimeno Bartolomeo d'Albiano, non avendo faccende e trovandosi in
sull'arme, continuava el mettersi in ordine, deliberato per ordine di Pandolfo
e Giampaolo seguire la impresa contro a' fiorentini; e però trattandosi de'
provvedimenti che s'avevono a fare, si condusse per capitano el marchese di
Mantova, el quale venne a Firenze con animo di accettare, e nondimeno, quello
che se ne fussi la cagione, non ebbe effetto. Aggiunsesi che Giampaolo,
ritornatosi a Perugia si alienò da' soldi nostri; per la quale cosa la città,
sendo sanza arme, condusse Marcantonio e Muzio Colonna, per opera del
gonfaloniere el quale si confidava di loro perché erano inimici degli Orsini e
perché così voleva el cardinale suo fratello, per avere in Roma l'appoggio loro
e potere stare a petto al cardinale de' Medici parente e favorito degli Orsini.
Erane stato
tutto el verno grandissimo disparere, pignendola el gonfaloniere per satisfare
al cardinale, che si diceva averlo loro promesso e cominciato di già a dare e'
danari, ed opponendosi e' dieci de' quali erano capi Alamanno Salviati e
Lanfredino Lanfredini; e però fu poi opinione che el gonfaloniere guastassi la
condotta del marchese, acciò che la città fussi necessitata a condurre loro. E
perché e' si dubitava che Consalvo non fussi fautore della impresa di
Bartolomeo, vi mandorono e' dieci mandatario Ruberto di Donato Acciaiuoli,
avendone però fatto conclusione con grandissima difficultà; perché el
gonfaloniere vi si opponeva, e per avervi uno uomo suo intrinseco, vi voleva
mandare Niccolò Machiavelli, cancelliere de' dieci, in chi si confidava assai.
Mandossi ancora degli ottanta mandatario a Milano a monsignore di Ciamonte,
Niccolò di Girolamo Morelli e si ritrasse da Napoli che Consalvo non era per
volere aiutare Bartolomeo, ma che noi non molestassimo e' pisani, che erano in
protezione del re suo. Tennesi ancora pratica con Giampaolo di ricondurlo, la
quale non ebbe effetto, ma si tolse uno suo piccolo figliuolo con venti uomini
d'arme a che lui acconsentì, parendogli che doppo la morte di Ascanio e'
disegni contra noi fussino deboli, e la città lo fece volentieri, acciò che per
questo rispetto Giampaolo si astenessi dal venirci contro.
Bartolomeo
intanto, messo in ordine, ne venne per la via di Siena al principio di agosto,
e non volendo seguitarlo Giampaolo, allegando la scusa di essere el figliuolo
a' soldi nostro, prese la volta di Pisa per la via di Maremma di Siena e poi di
Volterra, e perché lo entrare suo in Pisa sarebbe stato danno grandissimo alle
cose nostre, di chi era governatore messer Ercole Bentivogli e commessario
Antonio Giacomini, si aviorono a quella volta; e finalmente sendo acchetate in
luogo propinquo, e sendo pari d'uomini d'arme, benché e' nostri avanzassino di
fanterie, si venne a giornata a dì... di agosto, dove doppo una lunga zuffa,
gli inimici furono rotti e presine assai, e Bartolomeo d'Albiano ebbe la
caccia; pure fuggendo scampò. Furono presi tutti e' carriaggi e bandiere sue,
le quali si apiccorono nella sala del consiglio, sendo el gonfaloniere molto invanito
di questa vittoria ed attribuendola a gloria sua.
Avuta questa
vittoria, messer Ercole ed Antonio Giacomini che erano allora in somma
riputazione, scrivendone molto in publico ed in privato al gonfaloniere che si
andassi a campo a Pisa, accennando avervi intelligenzia e promettendone una
vittoria certa, el gonfaloniere vi era su molto caldo e procedevavi non come
chi ha speranza o fede in una cosa, ma come chi ha certezza. E' cittadini savi
e di autorità erano d'una altra opinione: presupponevano che, conoscendo quanta
fussi la ostinazione de' pisani e quante volte avevano con arte tenute pratiche
di accordi, s'aveva a fare fondamento in sulla forza sola, e tutte le altre
essere cose vane e però essere da pensare come colla forza fussimo sufficienti,
in che s'aveva a considerare quanto e' pisani erano uomini valenti ed
esercitati e quanto la terra loro fussi piena ed abondante di artiglierie e
cose necessarie a difendersi. E però bisognare tre cose alla vittoria di Pisa:
una, uno valente capo, e questo non essere messer Ercole, tenuto uomo prudente
e di grande giudicio a disegnare, ma di poco animo e male atto a mettere a
esecuzione, e se bene aveva rotto Bartolomeo d'Albiano, che la sorte di uno dì
non doveva avere tanta efficacia che scancellassi la opinione s'aveva di lui
fondata in su e' sua processi di molti anni; la seconda uno esercito grosso,
massime di buone e pratiche fanterie la quale cosa non era possibile, e per la
difficultà che avevamo da fare danari e perché rispetto alla scarsità del tempo
bisognava con prestezza esservi a campo; la terza, potervi stare a campo tanti
dì che, se non el primo impeto, almeno la lunghezza gli domassi, e questo non
si potere fare, sì per la stagione del tempo, che si guasterebbe ragionevolmente
presto poi che el campo vi fussi giunto, quale non vi poteva essere prima che
a' sei o otto dì di settembre, sì perché vi verrebbe aiuti da Consalvo co'
quali poi si difenderebbono francamente. Essere meglio, in sulla riputazione
della vittoria fresca, volgere le gente in quello di Siena, dove era entrata
tanta paura e viltà, che scorsa e predata sanza riparo quella Maremma e presa
Massa o qualche altra terra grossa in pegno di Montepulciano, facilmente si
muterebbe lo stato di Siena; e di poi, voltisi in quello di Lucca, fare e'
medesimi effetti e condurgli a qualche accordo, e così levati a' pisani questi
sussidi che gli mantenevano vivi, posarsi per quello anno, più tosto che
temerariamente andandovi a campo, perdere una tanta occasione di vendicarsi ed
acconciare le cose di Siena e Lucca, gittare via una somma grande di danari,
provocarsi inimico Consalvo e perdere tutta quella gloria ed onore che si era
acquistato nella rotta di Bartolomeo.
Questi erano e'
discorsi de' cittadini prudenti, e così, ragunati in una pratica de' dieci
circa quaranta de' principali, quasi tutti d'accordo consultavano. Ma el
gonfaloniere che aveva disposto altrimenti, sapendo quello che e' cittadini di
autorità consulterebbono, avendo affermata la vittoria di Pisa, aveva subito
fatto chiamare gli ottanta, e loro avevano vinto vi si andassi a campo; e così
fattolo intendere agli uomini della pratica, loro, veduto el suo consultare
essere vano, ed essere dileggiati dal gonfaloniere, se ne andorono a casa. L'altro
dì poi, fatto chiamare el consiglio, propose se s'aveva andare a campo a Pisa,
e si vinse, non vi sendo, in uno numero di più che mille uomini altro che
centosei fave bianche. Fatte adunche la deliberazione, si attese ad eseguire ed
ordinare che a dì... di settembre fussino a campo.
Intanto
Consalvo, udito questo apparato, fatto chiamare Ruberto Acciaiuoli, si era
molto doluto, dicendo questo essere contro alla fede datagli di non andare a
campo a Pisa, e minacciando che vi manderebbe aiuto; a che replicandosi per
Ruberto non avere notizia di questa promessa, lui chiamò in testimonio Prospero
Colonna, el quale disse, el cardinale Soderino avergliene promesso per parte
del gonfaloniere. Rispose Ruberto giustificando la città, che non era obligata
per le promesse del gonfaloniere; ma non giovando nulla, Consalvi gli disse che
voleva che ritornassi a Firenze e facessi imbasciada che tra otto dì sarebbono
in Pisa le genti sue. Ritornato Ruberto, e riferendo al gonfaloniere, lui
sorridendo rispose: «Ruberto, fra otto dì aréno noi acconcio e' casi nostri»;
tanto era ostinato nella opinione sua. Intanto ordinandosi el campo messer
Ercole Bentivogli chiese el titolo di capitano, el quale ottenne non per
voluntà della città, ma perché non si partissi.
Venne adunche
el campo a Pisa a dì sei di settembre, e nello alloggiare fu morto el cavallo
sotto a messer Ercole; ed a' dì otto la signoria fece venire in Firenze la
tavola di Santa Maria Impruneta. Ma come la impresa fu presta e temeraria, così
fu debole e vituperoso el successo, perché non si scoprendo in Pisa
intelligenzia alcuna, el capitano e commessario sbigottirono assai, ché aveano
in su questo disegno fondata la maggiore parte della speranza loro; e di poi
avendo gittate colle artiglierie in terra parecchi braccia di muro, e volendo
dare la bataglia, fu ne' nostri fanti tanta viltà e si poco ordine, che
bruttamente ributtati non feciono effetto alcuno; e di poi, giugnendo in Pisa
alcuni fanti spagnuoli mandati da Consalvi, fu necessario levarsi da campo,
perduta ogni speranza, con gran carico del capitano, del commessario e del
gonfaloniere. Così seguì secondo el parere de' savi, co' quali s'aveva a
procedere non colla multitudine la quale non sa e non considera la circumstanzie
delle cose e volenterosa si muove a ogni speranza, benché el gonfaloniere non
si movessi per consiglio della multitudine, ma sendo disposto in ogni modo fare
la impresa, pigliassi quel sesto e per sbigottire chi la sconfortava e per
essere scusato in ogni evento, cosa troppo brutta e perniziosa a guidare e
consigliare così le cose publiche di tanta importanza.
Levato el campo
da Pisa, successe non molto poi la morte di Isabella regina di Spagna, cosa di
momento grande, perché, non avendo lei figliuoli maschi, una parte di quegli
regni che erano sua, per eredità avevano a venire in mano della figliuola
moglie di Filippo duca di Borgogna, e così la potenzia del re Ferrando, si
veniva a dividere; e benché lui cercassi rimanerne in vita governatore,
nondimeno quegli populi chiamarono el duca Filippo, el quale subito insieme
colla donna ne andò in Spagna.
In questo tempo
el gonfaloniere disegnando, come di sotto si dirà fare una ordinanza di
fanterie in sul nostro, e volendo farne capo don Michelotto spagnuolo che era
stato a' servigi del Valentino, uomo crudelissimo, terribile e molto temuto,
deliberò, per facilitarsi la via condurlo per bargello del contado; e perché
dubitava che se si metteva in pratica de' dieci, e' cittadini non la
acconsentissino, fece prima destramente tentare dal Machiavello, cancelliere,
lo animo di messer Francesco Gualterotti, Giovan Batista Ridolfi, Piero
Guicciardini e dl alcuno de' primi, e veduto la contradicevano non ne fatta
consulta alcuna, messe la condotta a partito negli ottanta, e trovatigli sori,
la vinse al secondo e terzo partito. Ebbonne e' cittadini di qualità grande
alterazione, dubitando che questa voglia di avere don Michele non fussi fondata
in su qualche cattivo disegno e che questo instrumento non avessi a servire o
per desiderio di occupare la tirannide o, quando fussi in qualche angustia, per
levarsi dinanzi e' cittadini inimici sua; e benché molto se ne sparlassi,
nondimeno, sendo vinta la condotta negli ottanta, fu necessario avessi effetto.
Ne' medesimi
tempi si cominciò a dare principio alla ordinanza de' battaglioni, la quale
cosa era state anticamente nel contado nostro, che si facevano le guerre non
con soldati mercennari e forestieri, ma con cittadini e sudditi nostri; di poi
era stata intermessa da circa dugento anni in qua, nondimeno si era, innanzi al
94, qualche volta pensato di rinnovarla; e doppo el 94, in queste nostre
avversità molti avevano qualche volta detto che e' sarebbe bene tornare allo antico
costume, pure non si era mai messo in consulta, né datovi ne designatovi
principio alcuno. Volsevi di poi l'animo el Machiavello e persuasolo al
gonfaloniere, veduto che gli era capace, cominciò a distinguergli
particularmente e' modi; ma perché gli era necessario per riputazione e
conservazione di una tanta cosa, che se ne facessi provisione in consiglio, e
considerando che per essere cosa nuova ed insolita, el popolo non vi
concederebbe se non avessi prima visto qualche saggio, o vero se e' cittadini
primi non la consentissino, e dubitando, come era vero, che la pratica non vi
concorrerebbe cominciò el gonfaloniere, sanza fare consulta, colla autorità
della signoria a fare scrivere pel contado, come in Romagna, in Casentino, in
Mugello e ne' luoghi più armigeri, quegli che parevano atti a questo esercizio,
e messigli sotto capi, cominciò el dì delle feste a fare esercitare e ridursi
in ordinanza al modo svizzero, nella città non si fece nulla, perché era cosa
sì nuova ed insolita che bisognava condurla a poco a poco.
Furonne ne'
primi cittadini di vari pareri: tutti acconsentivano lo ordine essere in sé
buono, ma avere bisogno di due cose: l'una, che si dessi qualche premio a
questi scritti, acciò che più volentieri si esercitassino e più fidelmente
servissino; l'altra, che e' si osservassi fra loro una severa giustizia perché
altrimenti essendo in su le arme, si avezzerebbono a fare superchierie, e
sarebbe pericolo che un dì non si voltassino contro alla città o cittadini. E
perché chi credeva che queste cose si farebbono, chi no, però nascevano e'
dispareri: alcuni dubitavano che el gonfaloniere non gli adoperassi un dì a
occupare la libertà o a spacciare e' cittadini inimici sua, e però
terribilmente la dannavano, el popolo non si sapeva risolvere, e però per
pigliarlo cominciorono a farne mostre in piazza de' Signori di seicento o
ottocento per volta, ed esercitargli alla svizzera, in modo che colla
moltitudine entrorono in riputazione.
In questo tempo
Bernardo Ruccellai, inimico capitale del gonfaloniere, e che doppo la creazione
sue non si era mai voluto trovare a pratiche né intervenire in cosa alcuna
publica, si partì occultamente della città ed andossene a Vignone, non avendo
conferito forse con alcuno questo suo proposito e le cagione che lo movevano,
fecesene vari giudici: alcuni stimorono che e' fussi partito perché veduto
ordinare e' battaglioni e condurre don Michele, avessi paura che el
gonfaloniere non volessi con modo estraordinario e tirannico manomettere gli
inimici sua, la quale cosa facendosi, stimava avere a essere el primo o de'
primi percossi, e lui ebbe caro si credessi fussi stata questa cause; alcuni
crederono che Bernardo, male contento del gonfaloniere, avessi tenuto qualche
pratica con Medici con Pandolfo Petrucci circa a mutare lo stato, e massime che
Giovanni suo figliuolo, di cervello e modi simile al padre, era più volte
andato a Roma occultamente per le poste e però insospettito non essere messo in
una quarantìa, giudicio terribile, come di sotto si dirà, essersi partito. Ed a
questa opinione, che era forse ne' più savi, faceva fede l'averne più mesi
innanzi mandato Giovanni a Vinegia e di poi menatolo seco a Vignone. Molto lo
attribuirono che Bernardo, eziandio che fussi sanza sospetto, soportassi tanto
male volentieri el gonfaloniere e modi sua, che per non avere questo dispetto
in su gli occhi e discostarsi da questa passione, eleggersi el partirsi; a
questo giudicio faceva fede la natura e modi sua, de' quali, perché fu uomo
eccellente e qualche volta in riputazione grande, non sarà fuora di proposito
dirne qualche cosa.
Fu Bernardo
Rucellai uomo di grande ingegno, di ottime lettere e molto eloquente, ma
secondo el parere de' savi, di non molto giudicio, e nondimeno per la lingua
per gli ornati ed acuti discorsi che faceva, per molte destrezze di ingegno,
era universalmente riputato savissimo. Ma fu di una natura che, o perché gli
aspirassi di essere lui capo e guide della città, o perché e' fussi amatore
della libertà e desiderassi uno stato libero e governato da uomini da bene (ma
con molte cose si apuntò, che era impossibile fermarlo altrimenti che di cera),
non potette mai stare contento e quieto a alcuno governo che avessi la città.
Era a tempo di Lorenzo cognato suo, e con grande autorità e credito, nondimeno
impaziente cominciò a mordere le azioni sue, non però publicamente, ma con
qualcuno e tanto che ritornava agli orecchi di Lorenzo, al quale dispiaceva
assai, nondimeno perché l'aveva molto amato ed eragli cognato, lo comportava.
Morto Lorenzo rimase, nel principio, grandissimo con Piero, ed in forma che pel
parentado e per la età poteva sperare d'avergli a essere quasi padre; ma
cominciato a intraversare seco, gli diventò in modo inimico, che, per mezzo di
Cosimo suo figliuolo, tenne pratiche co' figliuoli di Pierfrancesco e col duca
di Milano; di che sostenuti e' figliuoli di Pierfrancesco, Cosimo ebbe bando di
rubello e Bernardo rimase in Firenze con pericolo e sospetto grande.
Cacciato Piero
e fondato el consiglio grande, a lui dispiaceva sommamente, e però si oppose
alle cose del frate e prese uno modo di vivere di non volere onori e starsi a
specchio e pure attendere a ciò che si faceva, quanto altro cittadino di
Firenze, che acquistò nome di essere ambizioso e male contento, in modo che
venne in sommo odio al popolo. Arso el frate, dove si operò assai in beneficio
de' cittadini amici del frate, fu fatto gonfaloniere di giustizia, e
rifiutollo; di che perdé molto, giudicando assai che in lui fussi una ambizione
infinita, la quale non si saziassi degli onori consueti ed ordinari, ma
desiderassi una potenzia ed autorità estraordinaria, e nondimeno era riputato
tanto savio, che era di gran momento ed aveva fede grande nelle pratiche. Ma
poi creato el gonfaloniere, del quale era prima privatamente inimico, lui,
seguitando lo stile suo, non volle andare a visitarlo, non mai intervenire a
pratiche, e vivendo malissimo contento benché in dimostrazione si fussi
ristretto con molti litterati ed attendessi alle lettere ed al comporre, è
opinione di qualcuno tenessi qualche pratica de' Medici, tanto che ultimamente,
o per paura o per sdegno, si partì da sé e non cacciato dalla città; cosa
miserabile a pensarlo, che lui vecchio e che aveva in ogni stato avuto tanto
credito, si partissi poi in quella forma; e nondimeno non parve se ne
risentissi né curassi persona di qualità alcuna, tanto era cominciata a
dispiacere la natura ed inquietudine sua.
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