Seguitò lo anno
1506, nel principio del quale essendosi ordinata la riforma ordinaria del Monte
ed una provisione, per potere rispondere alle paghe, di due decime e mezzo, e
due arbìtri [e] mezzo; ed essendo molte volte ita a partito negli ottanta,
passò con difficultà, sendo massime contradetta da messer Antonio Malegonnelle,
che, mostrando questa gravezza essere disonesta, persuase si facessi una
gravezza ordinaria, lo effetto della quale era in buona parte rincarare el
sale. Ma opponendosigli e ributtandolo vivamente el gonfaloniere, passò gli
ottanta, e venuta nel consiglio e non si vincendo, venne in gara, da una parte,
dal gonfaloniere che tutto dì chiamando el consiglio non cessava di proporla e riscaldarla,
da altra da molti uomini da bene, massime giovani, che erano molto caldi e
solleciti al contradirla, e tanto più, quanto e' si intendeva che poco numero
di fave gli darebbono perfezione.
E però el
gonfaloniere riscaldato, sendo una mattina ragunato el consiglio, fece
publicare che secondo gli ordini non potevano essere in consiglio ancora quegli
che erano caduti a specchio da poi che si era fatta la ultima imborsazione: il
che toccava a molti, de' quali la più parte erano giovani da bene e che si
opponevano alla gravezza; e così voto del consiglio di più fave inimiche,
credette avere vinta la provisione. Ma sendo sdegnati di questo atto disonesto
molti di quegli che rimasono in consiglio e che prima la vincevano, e però
dando le fave bianche, la provisione tornò adrieto; e così inaspriti gli animi,
andò in consiglio a partito centosei volte e finalmente non si vinse. Eravi el
gonfaloniere su indiavolato, e come fu entrata la nuova signoria, la voleva
cimentare, ma Giovan Batista Ridolfi, che era de signori nuovi, si gli oppose
dicendo non essere giusto volere cozzare col popolo e però si riformò el Monte
per otto mesi, non si ponendo gravezza alcuna. Ma come la signoria fu uscita,
si propose una decima ed uno arbitrio, e rincarare el ottavo le gabelle di
dogana; la quale, per parere cosa leggiere, si vinse facilmente.
In detto tempo
nacque uno caso privato, el quale tenne in sospensione molte settimane la
città. Aveva Alessandro di Lionardo Mannelli per moglie una figliuola di
Alamanno de' Medici, giovane disonesta e cattiva molto notoriamente; costei
essendo in villa ed Alessandro in Firenze, fu di notte amazzata da uno famiglio
di Alessandro, e parendo verisimile fussi stato per ordine di Alessandro, fu
posta la querela agli otto contro a lui. E' quali non si risolvendo a volerne
ritrovare el vero, andò el giudicio in quarantìa, secondo una legge fatta
innanzi a tempo del gonfaloniere, dove si disponeva che ogni volta che uno caso
criminale fussi innanzi a qualunque magistrato e fra uno certo termine non si
spedissi, avessi a diffinirsi dalla quarantìa; che era uno giudicio dove
interveniva el gonfaloniere, uno de' signori, tre de' collegi, el magistrato
che la intrometteva, e tanti degli ottanta, che si traevano per sorte, ma el
numero si deputava da' signori e collegi, pure che non potessino essere meno di
venti né più di quaranta; e loro avevano termine a espedirle quindici dì.
Venuto adunche
questo caso in quarantìa, dove venivano in accusa di Alessandro e' fratelli
della morta ed in difesa Francesco, fratello di Alessandro, fu prima ordinato
che Alessandro si rapresentassi al bargello; e parendo indizi molti urgenti
contro a lui, si dispose si traessino esaminatori che avessino a esaminarlo con
parole e con fune. De' quali sendo a sorte tratto messer Antonio Malegonnelle,
che era di quarantìa, non volle mai dargli fune, allegando non vi essere indizi
sufficienti; in modo che correndo el tempo de' quindici dì e non essendo
trovata la verità, né si potendo gli uomini risolvere, assolverono Alessandro,
con patto che questa materia si potessi ogni volta ritrattare e lui non uscissi
di prigione insino a tanto avessi dato mallevadori, per cinquemila ducati, di
rapresentarsi a ogni requisizione di qualunque magistrato. Ma non si posò per
questo la cosa, perché e' Medici avendo notizia che el famiglio che l'aveva
morto era fuggito a Siena, ne avisorono el cardinale de' Medici, el quale vi
concorreva volentieri, si per lo interesse del parentado, sì perché intendeva
e' Mannelli essere inimici di casa sua ed amici del gonfaloniere e però per
mezzo suo Pandolfo lo fece sostenere in Siena, e quivi avuto della corda,
confessò averla amazzata per ordine di Alessandro, e venuto el processo in mano
de' fratelli, lo riaccusarono agli otto. E perché questa cosa era venuta quasi
in divisione di stato rispetto al gonfaloniere ed agli amici de' Medici ed
inimici sua, gli otto, desiderosi di ritrovarne el vero, chiesono questo
famiglio a Pandolfo, e non lo potendo ottenere, Pellegrino Lorini e Giovan
Batista Guasconi, dua degli otto andorono insino a Siena a esaminarlo; ed avuto
el riscontro in carico di Alessandro, tornati a Firenze lo feciono subito
pigliare.
Ma poco di poi,
donde si nascessi la origine, non confessando Alessandro che era stato apiccato
un poco alla corda, Pandolfo concesse el famiglio, el quale venuto a Firenze
con sicurtà della vita, disse el contrario di quello che aveva detto a Siena, e
che Alessandro era innocente; in modo che gli otto lo assolverono, benché la
più parte degli uomini restassi in opinione che Alessandro aveva errato. Così
si terminò questo caso, del quale si era parlato assai non solo a Firenze ma
ancora a Siena e Roma, dove si interpretava che sotto nome di caso criminale
fussi una rabbia e gara di stato. Ebbene nella prima quarantìa messer Antonio
Malegonnelle carico grande, come se contro al dovere avessi voluto perdonare a
Alessandro, ed uomini della quarantìa scrissono polizze assai in suo vituperio,
ricordando non era stato sì clemente quando furono sostenuti Lorenzo e Giovanni
di Pierfrancesco; di che lui che era riputato uomo intero ed amatore dello
onore, ebbe tanto dispiacere che, morendo poche settimane poi, si attribuì ne
fussi stato cagione questo rimescolamento.
Levossi nel
medesimo tempo una voce, come una figliuola di Piero de' Medici, che era a
Roma, si era maritata a Francesco di Piero di messer Luca Pitti, che si trovava
nella Marca; e però sendo posto agli otto una querela in carico di Piero Pitti,
chiesono la quarantìa, la quale si trasse nel medesimo dì che quella di
Alessandro. Ma udito Piero Pitti e certificati detto parentado non essere vero,
lo assolverono facilmente, e fu opinione ferma e vera che la querela fussi
stata posta da chi sapeva la verità, non per punire Piero Pitti, ma per
mostrare a chi avessi voglia di fare quello parentado, che la città se ne
risentirebbe e farebbesi caso di stato, e che chi lo facessi, arebbe a essere
giudicato dalla quarantìa.
Ne' medesimi
tempi si intese essere fatto accordo tra il re Ferrando e Filippo duca di
Borgogna, per virtù del quale rimaneva al Re Ferrando el reame di Napoli e di
Sicilia ed el regno d'Aragona: a Filippo la Castiglia, la Granata ed altri
stati; in modo che per virtù di questo accordo, el nome di re di Spagna
rimaneva al re Filippo, el nome di re di Ragona rimaneva a Ferrando. E poco poi
detto re Ferrando ritolse per donna una franzese di casa regale, e per sua dote
el re di Francia gli cedé tutte le ragione che aveva nel reame di Napoli, e si
contrasse pace, lega ed amicizia tra questi dua re di Francia e di Ragona. E
perché el re di Ragona aveva per molte cause avuto sospetto che Consalvo non
volessi usurpare per sé el reame di Napoli, deliberò, e per questo e per altri
rispetti, venire personalmente in Italia con la regina e con tutta la corte, e
con animo di fermarvisi qualche tempo, e si cominciò a mettere in ordine e
prepararsi al venirne. Intesesi ancora come Massimiano, favorito del re Filippo
suo figliuolo, si metteva in ordine per passare in Italia per la corona dello
imperio e contro al re di Francia, di che sendo sollevata tutta Italia, non
ebbe effetto per la cagione che di sotto si dirà.
El papa, ancora
sdegnato molto contro a' viniziani per la perdita di Rimino e di Faenza, e
desideroso recuperare quelle terre ed altri stati della Chiesa, massime
Bologna, tenuta pratica col re di Francia ed avendo promessa da lui di essere
servito di gente, publicò volere fare la impresa di Bologna ed andarvi
personalmente, con animo, acquistata Bologna, di attendere agli stati della
Chiesa che tenevano e' viniziani in Romagna; e si credeva che el re di Francia
romperebbe la guerra in Lombardia. Partissi adunche da Roma e stette molti dì
fermo in quelle circumstanzie, perché e' favori del re gli mancavano sotto;
pure di poi assodatosene, ne venne a Perugia e fatto accordo con Giampaolo
Baglioni, che governava quella terra, gli dette condotta e lasciò uno legato in
Perugia e ridusse quella terra in arbitrio suo rimettendovi ancora molti
fuorusciti inimici di Giampaolo e restituendo loro e' bene usurpati. Richiese
ancora la città di cento uomini d'arme per questa impresa; della quale dimanda
faccendosi pratica, alcuni la contradissono, de' quali massime furono capi
messer Francesco Gualterotti, messer Francesco Pepi ed Alamanno Salviati; e
benché allegassino molte ragione che erano tenute debole, tacevano la vera che
gli moveva, che era per fare vergogna al gonfaloniere ed al cardinale suo
fratello e' quali avevano sanza dubio promesso privatamente al papa questo
sussidio e volevano di questo beneficio publico acquistare grado in privato.
Nondimeno, perché male si poteva negare questa dimanda Giovan Batista Ridolfi,
Piero Guicciardini e molti altri la confortorono, in forma che accordandosi la
più parte e favorendola el gonfaloniere si consentì e si mandò con queste gente
Marcantonio Colonna.
Seguitò di poi
el papa el suo viaggio, ed essendo pieno di sdegno contro a' viniziani, uscì
della via diritta per non passare pe' terreni loro, e vennene in sul nostro per
una via più lunga e difficile, dove essendo accompagnato da Pierfancesco
Tosinghi nostro commessario in Romagna, gli disse che era venuto el tempo che
noi vedremo vendetta degli inimici della Chiesa e nostri, accennando
apertamente de' viniziani. Così appressandosi a Bologna con forte esercito,
publicò una fortissima escomunica contro a messer Giovanni Bentivogli e
figliuoli comprendendovi drento tutti quegli che gli dessino alcuna spezie di
sussidio e favore; e da altro canto apressandosi le gente franzese, era ridotto
lo stato di messer Giovanni in somma diffìcultà; in forma che, come el papa fu
in Faenza, dove era andato per la città nostra imbasciadore messer Francesco
Pepi, messer Giovanni ed e' figliuoli inviliti e diffidati di se medesimi,
fatto certo accordo, si fuggirono di Bologna, ed e' bolognesi subito si dettono
al papa. La quale cosa intendendo e' franzesi che desideravono mandare Bologna
a sacco come uomini bestiali e sanza ragione, vollono entrare violentemente in
Bologna, ma difendendosi francamente quegli di drento, furono ributtati; e
nondimeno el papa, per posargli, dette loro certa somma di danari e poi entrò
con tutta la corte pacificamente in Bologna, e vi cominciò a edificare una
fortezza.
Era in questo
mezzo el re di Ragona venuto per mare alla volta del reame, e molti de' sue
gentiluomini e baroni colle donne e brigate loro ne venivano per terra; e
perché gli aveva per transito a toccare Piombino, vi fu mandato oratori a
visitarlo e presentarlo, messer Giovanni Vettorio Soderini, Niccolò del Nero,
amico suo per avere lungamente fatto faccende in Spagna, Giovan Batista Ridolfi
ed Alamanno Salviati, de' quali Giovan Batista, amalato per la via, si ritornò
a Firenze. Aspettoronlo quivi più di uno mese, perché el re, sendo arrivato a
Portofino in quello di Genova, fu constretto pe' tempi cattivi starvi molti dì
e di poi arrivato in Piombino, mostrò avere molto care questa visitazione della
città. Partitosi da Piombino, ebbe in quegli tempi nuove, come el re Filippo
suo genero, avendo avuto male due o tre giorni, era morto; segno della
fragilità umana, che uno principe sì grande e sì felice pel reame di Spagna,
pel ducato di Borgogna, per la aspettativa dello imperio, essendo giovane e
gagliardo, morissi quasi di subito.
Fu questa morte
cagione di impedire la passata di Massimiano in Italia, perché mancandogli questo
favore e non gli bastando le forze sue, fu constretto a cercare aiuti di altri;
fu gratissima al re di Francia, per essersi levato dinanzi uno vicino suo
inimico e potentissimo, e vedere indebolita la possanza del re de' romani; fu
grata al re Ferrando, perché rimanendo lo stato di Spagna nelle mani della
figliuola sua, ebbe speranza avere a essere richiamato al governo; e nondimeno
seguitando el suo viaggio, ed essendogli venuto incontro e datosigli nelle mani
liberamente Consalvo, fu ricevuto in Napoli con grandissima allegrezza e
piacere, e fece ne' primi giorni molti segni di benivolenzia a Consalvo,
nondimeno poco poi, con tutti e' modi che potette, gli tolse tacitamente
riputazione. A questo re riputato molto savio e buono ed aspettato con sommo
desiderio da chi desiderava acconciarsi le cose di Italia, mandò la città
oratori messer Francesco Gualterotti ed Iacopo Salviati, avendo grande speranza
che e' fussi per annunciare le cose di Pisa; il che, come di sotto in altro
luogo si dirà, riuscì vano.
Vinsesi poi la
provisione di fare la ordinanza de' battaglioni nel contado e, per dare più
riputazione, che e' si creassi uno magistrato di nove cittadini e' quali
tenessino la prima degnità doppo a' dieci, che avessino cura di questa opera; e
così furono creati.
Avuta che ebbe
el papa Bologna, aspettandosi che e' facessi la impresa contro a' viniziani ed
avendo lettere dal re di Francia come e' si metteva in ordine con grosso
esercito per venire personalmente in Italia ed a Bologna a fargli reverenzia ed
aboccarsi colla santità sua, subito ex arrupto, lasciato un legato a
Bologna ed ordinate una certa forma di governo, se ne ritornò con la corte a
Roma per la via di Romagna, toccando per transito e' terreni de' viniziani. La
cagione fu interpretata perché e' dubitassi che essendo el regno di Francia in
nome apresso al re, in fatto nelle mani del cardinale di Roano, che se el re
veniva con tanto esercito in Italia ed a Bologna, quello cardinale per
ambizione del papato, non gli facessi mettere le mani adosso e privassilo del
papato. Ma non si seppe se questo sospetto gli entrassi naturalmente da se
medesimo, o pure per suggestione del cardinale di Pavia, el quale poteva in lui
el tutto, e di altri sua confidati che fussino stati corrotti da' viniziani,
quello che si fussi la cagione, questa partita roppe tutti e' disegni fatti
contro a' viniziani, e' quali erano sì fondati, che loro ne temevano assai.
Alla fine di
questo anno essendo tornato el papa a Roma, gli fu creato oratore Ruberto
Acciaiuoli, ed a Napoli, in luogo di messer Francesco e di Iacopo che volevano
tornare, fu eletto Niccolò Valori.
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