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Francesco Guicciardini
Considerazioni intorno ai discorsi del Machiavelli sopra la prima deca di Tito Livio

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  • LIBRO PRIMO.
    • V. Dove più sicuramente si ponga la guardia della libertà, o nel popolo o ne' grandi; e quali hanno maggiore cagione di tumultuare, o chi vuole acquistare o chi vuole mantenere.
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V. Dove più sicuramente si ponga la guardia della libertà, o nel popolo o ne' grandi; e quali hanno maggiore cagione di tumultuare, o chi vuole acquistare o chi vuole mantenere.

 

Io non intendo el titolo della quistione, cioè che voglia dire el porre la guardia della libertà o nel popolo o ne' grandi; perché altro è a dire in chi ha a essere el governo, o ne' grandi o nella plebe, ed a questo serve lo esemplo di Vinegia, perché è in modo ne' nobili che la plebe tutta ne è esclusa, altro è dire, participando ognuno del governo, una autorità o cura particulare per difesa della libertà in chi ha a essere, o in magistrato d'uomini plebei o di uomini nobili; ed a questo può servire lo esemplo di Roma dove, participando ed e' nobili e la plebe, el magistrato de' tribuni che pareva che avessi guardia particulare della libertà, fu ne' plebei. Benché per dire meglio, in Roma la guardia della libertà non fu manco ne' patrizi che ne' plebei, perché ed e' consuli ed e' dittatori v'avevano cura ed autorità di difendere la libertà, come si vedde ed in Spurio Melio ed in Manlio Capitolino de' quali, per insidiare alla libertà, fu l'uno amazzato, l'altro messo in prigione da' dittatori; e negli ultimi tempi la sedizione de' Gracchi e la coniurazione di Catilina fu oppressa da' consuli. La autorità ancora dello accusare era promiscua così a' patrizi come a' plebei, e così potevano chiamare uno in giudicio gli altri magistrati come e' tribuni, e' quali non furono creati per difendere la libertà contro a chi volessi opprimere tutta la republica, ma solo per difesa della plebe contro a chi la voleva opprimere; e se bene e' tribuni chiamavano più spesso in giudicio e' cittadini, lo facevano perché essendo magistrato plebeio, avevano più credito con la plebe, e pareva in uno certo modo che questo fussi proprio lo uficio loro.

Ma quanto al titolo della quistione, io loderò sempre più che tutti gli altri governi uno governo misto come di sopra, ed in uno governo simile vorrò che la guardia della libertà contro a chi volessi opprimere la republica appartenga a tutti, fuggendo sempre quanto si possa la distinzione tra nobili e plebei; e per necessità uno governo misto è temperato in modo, che in favore della libertà l'uno ordine è guardia dell'altro.

Ma quando fussi necessitato mettere in una città o uno governo meramente di nobili o uno governo di plebe, crederrò sia manco errore farlo di nobili; perché essendovi più prudenzia ed avendo più qualità, si potrà più sperare si mettino in qualche forma ragionevole, che in una plebe la quale essendo piena di ignoranzia e di confusione e di molte male qualità, non si può sperare se non che precipiti e conquassi ogni cosa. Né procederò con quella distinzione: o tu vuoi fare una republica che acquisti o una che conservi; perché el governo della plebe non è né per acquistare né per conservare, ed el governo di Roma era misto, non plebeo. E questa conclusione è secondo la sentenzia di tutti quelli che hanno scritto delle republiche, che prepongono el governo degli ottimati a quello della moltitudine.

 

 




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