IX. Minacce di Massimiliano contro il re di Francia; sospensione d'animi in
Italia. Il contegno del pontefice. Raffreddamento degli animi de' prìncipi
tedeschi alla dieta di Costanza. Deliberazioni della dieta, e timori in Italia.
Procedeva nel
tempo medesimo la dieta, congregata a Gostanza, con la medesima espettazione
degli uomini con la quale aveva avuto principio. La quale espettazione Cesare
nutriva con varie arti e con magnifiche parole, publicando d'avere a passare in
Italia con esercito tale che forze molto maggiori di quelle del re di Francia e
degli italiani uniti insieme non potrebbono resistergli. E per dare maggiore
degnità e autorità alla causa sua, dimostrando essergli fisso nell'animo il
patrocinio della Chiesa, aveva per sue lettere significato al pontefice e al
collegio de' cardinali avere dichiarato il re di Francia ribelle e inimico del
sacro imperio, perché era venuto in Italia per trasferire nella persona del
cardinale di Roano la degnità pontificale e in sé la imperiale, e per ridurre
Italia tutta in acerba soggezione; prepararsi per venire a Roma per la corona,
e per stabilire la sicurtà e la libertà comune; e che a sé, per la degnità
imperiale avvocato della Chiesa e per la propria pietà desiderosissimo di
esaltare la sedia apostolica, non era stato conveniente aspettare d'essere
richiesto o pregato di questo, perché sapeva il pontefice per paura di tanti
mali essersi fuggito da Bologna, e la medesima paura impedire che né egli né il
collegio non facessino intendere i loro pericoli e dimandassino d'essere
soccorsi. Significate adunque in Italia per vari avvisi le cose che in Germania
si trattavano, traportate ancora dalla fama maggiore che la verità, e
accrescendo fede a quel che publicamente se ne diceva i preparamenti
grandissimi che faceva il re di Francia, il quale si credeva che non temesse
senza cagione, molto commossono gli animi di tutti, chi per cupidità di cose
nuove chi per speranza chi per timore; in modo che il pontefice mandò legato a
Cesare il cardinale di Santa Croce; e i viniziani, i fiorentini e, dal marchese
di Mantova in fuora, tutti quegli che in Italia dependevano da se medesimi, gli
mandorno, o sotto nome di imbasciadori o sotto altro nome, uomini propri. Le
quali cose angustiavano molto l'animo del re di Francia, incerto della volontà
de' viniziani, e incertissimo di quella del pontefice, sì per l'altre cagioni
antiche e specialmente per l'avere eletto a questa legazione il cardinale di
Santa Croce, desideroso molto per antica inclinazione della grandezza di
Cesare. E certamente la volontà del pontefice non che fusse manifesta agli
altri non era nota a se stesso; perché avendo l'animo pieno di mala
sodisfazione e di sospetti del re di Francia, talvolta, per liberarsene, la
venuta di Cesare desiderava, talvolta la memoria delle antiche controversie tra
i pontefici e gli imperadori lo spaventava, considerando che ancora duravano le
medesime cagioni: nella quale ambiguità differiva a risolversi, aspettando di
intendere prima quel che si deliberasse nella dieta; e perciò, procedendo con
termini generali, aveva commesso al legato che confortasse in nome suo Cesare a
passare in Italia senza esercito, offerendogli maggiori onori che mai da
pontefice alcuno fusseno stati fatti nella incoronazione degli imperadori.
Ma cominciò non
molto poi a diminuire l'espettazione delle deliberazioni della dieta: perché,
come in Germania si seppe che il re di Francia aveva subito dopo la vittoria
de' genovesi licenziato l'esercito, e che poi quanto più presto aveva potuto si
era ritornato di là da' monti, si raffreddò molto l'ardore de' prìncipi e de'
popoli, essendo cessato il timore che egli tentasse di usurpare il pontificato
e lo imperio, né essendo in tanta considerazione gli altri interessi publici
che, come il più delle volte accade, non fussino superati dagli interessi
privati; perché, oltre all'altre cagioni, era desiderio inveterato in tutta
Germania che la grandezza degli imperadori non fusse tale che gli altri fussino
costretti a ubbidirlo. Né aveva il re di Francia mancato di diligenza alcuna
alla causa sua: perché a Gostanza mandò occultamente uomini propri, i quali,
non si dimostrando in publico ma procedendo secretissimamente, si sforzavano
con occulto favore de' prìncipi amici suoi di mitigare gli animi degli altri,
purgando le infamie che gli erano state date con l'evidenza degli effetti;
poiché, come ebbe ridotta Genova all'ubbidienza sua, aveva così subitamente
licenziato l'esercito, ed egli, benché rimasto in Italia senza armi, essersene
quanto più presto aveva potuto ritornato di là da' monti; e affermando che non
solo si era sempre astenuto con l'opere da offendere l'imperio romano ma, in
qualunque confederazione convenzione o obligazione che avea fatta, avere sempre
eccettuato di non volere essere tenuto a cosa alcuna contro alle ragioni del
sacro imperio: e nondimeno, non confidando tanto di queste giustificazioni che
non attendessino con diligenza grande, e con la mano molto liberale, a
temperare la ferocia dell'armi tedesche con la potenza dell'oro, del quale
quella nazione è avidissima.
Terminò
finalmente il vigesimo dì di agosto la dieta, nella quale fu determinato, dopo
molte dispute, che al re de' romani, per seguitarlo in Italia fussino dati
ottomila cavalli e ventiduemila fanti pagati per sei mesi, e per la spesa
dell'artiglierie e altre spese estraordinarie cento ventimila fiorini di Reno,
per tutto il tempo: le quali genti fu statuito che il dì della festività
prossima di san Gallo, che è circa a mezzo il mese di ottobre, si ritrovassino
in campagna appresso a Gostanza. E si divulgò allora che arebbono forse
deliberato maggiori sussidi se Massimiliano avesse consentito che la impresa,
benché sotto il governo e consiglio suo, si facesse interamente in nome
dell'imperio, che per ordine dell'imperio i capitani si eleggessino e sotto il
nome medesimo le genti si comandassino, e che la distribuzione de' luoghi che
si acquistassino si facesse secondo la determinazione della dieta; ma non
volendo Massimiliano altro compagno o altro nome che il suo, né che di altri
che suoi, benché sotto nome dello imperio, fussino i premi della vittoria, e
contentandosi più di questo aiuto, in questo modo, che, in altro modo, di
maggiore, non fu fatta altra deliberazione. La quale benché non corrispondesse
alla espettazione degli uomini prima conceputa, nondimeno non cessava perciò in
Italia il timore che s'aveva della passata sua; perché si considerava che,
aggiunti alle genti stabilite nella dieta gli aiuti che gli darebbono i sudditi
suoi, e quel che egli poteva fare da se medesimo, arebbe esercito molto potente
e di gente tutta feroce ed esperimentata alla guerra, e accompagnato con
infinite artiglierie; il che faceva più formidabile l'essere egli, per la
disposizione della natura e per il lungo esercizio nell'armi, peritissimo nella
disciplina militare, e bastante a sostenere con le fatiche del corpo e con la
sollecitudine dell'anima qualunque gravissima impresa; e perciò in maggiore
estimazione che già cento anni fusse stata alcuna imperadore. Aggiugnevasi che
continuamente trattava di condurre agli stipendi suoi dodicimila svizzeri: alla
qual cosa benché il baglì di Digiuno e gli altri mandati dal re di Francia, con
grande instanza si opponessino, nelle diete di quella nazione, riducendo in
memoria la confederazione continuata tanti anni co' re di Francia e confermata
poco innanzi con questo medesimo re, l'utilità che ne era pervenuta negli
uomini loro, e da altra parte l'inimicizia inveterata con la casa di Austria e
la grave guerra avuta con Massimiliano, e quanto fusse perniciosa a loro la
grandezza dello imperio, nondimeno mostravano non piccola inclinazione di
sodisfare alle dimande di Cesare, o almeno di non pigliare l'armi contro a lui;
avendo, secondo si credeva, rispetto a non offendere il nome comune della
Germania, il quale pareva pure annesso a questo movimento. Onde molti
dubitavano che il re di Francia, in caso fusse abbandonato da' svizzeri o non
si unissino seco i viniziani, non avendo fanteria potente a resistere a' fanti
degli inimici, e sperando che il furore tedesco, entrato in Italia come uno
torrente, s'avesse per mancamento di danari prestamente a risolvere, farebbe
ritirare le genti sue alla guardia delle terre. E già si vedeva che con
grandissima celerità si fortificavano i borghi di Milano e gli altri luoghi più
importanti di quello ducato.
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