XIII. Il pontefice presso l'esercito all'assedio della Mirandola. Pericoli
corsi dal pontefice; presa della Mirandola. Il re di Francia ordina una più
decisa azione di guerra.
Finì in questo
stato delle cose l'anno mille cinquecento dieci. Ma il principio dell'anno
nuovo fece molto memorabile una cosa inaspettata e inaudita per tutti i secoli.
Perché, parendo al pontefice che l'oppugnazione della Mirandola procedesse
lentamente, e attribuendo parte alla imperizia parte alla perfidia de'
capitani, e specialmente del nipote, quel che procedeva maggiormente da molte
difficoltà, deliberò di accelerare le cose con la presenza sua; anteponendo
l'impeto e l'ardore dell'animo a tutti gli altri rispetti, né lo ritenendo il
considerare quanto fusse indegno della maestà di tanto grado che il pontefice
romano andasse personalmente negli eserciti contro alle terre de' cristiani, né
quanto fusse pericoloso, disprezzando la fama e il giudicio che appresso a
tutto il mondo si farebbe di lui, dare apparente colore e quasi giustificazione
a coloro che, sotto titolo principalmente di essere pernicioso alla Chiesa il reggimento
suo e scandolosi e incorriggibili i suoi difetti, procuravano di convocare il
concilio e suscitare i prìncipi contro a lui. Risonavano queste parole per
tutta la corte: ciascuno si maravigliava, ciascuno grandemente biasimava, né
meno che gli altri gli imbasciadori de' viniziani; supplicavanlo i cardinali
con somma instanza che non andasse. Ma vani erano i prieghi di tutti, vane le
persuasioni. Partì il secondo dì di gennaio da Bologna, accompagnato da tre
cardinali; e giunto nel campo alloggiò in una casetta di uno villano sottoposta
a' colpi dell'artiglierie degli inimici, perché non era più lontana dalle mura
della Mirandola che tiri in due volte una balestra comune. Quivi, affaticandosi
ed esercitando non meno il corpo che la mente e che lo imperio, cavalcava quasi
continuamente ora qua ora là per il campo, sollecitando che si desse perfezione
al piantare dell'artiglierie, delle quali insino a quel dì era piantata la
minore parte; essendo impedite quasi tutte l'opere militari da' tempi asprissimi
e dalla neve quasi continua, e perché niuna diligenza bastava a ritenere che i
guastatori non si fuggissino, essendo oltre alla acerbità del tempo molto
offesi dall'artiglierie, di quegli di dentro. Però, essendo necessario fare ne'
luoghi dove s'avevano a piantare l'artiglierie, per sicurtà di coloro che vi
s'adoperavano, nuovi ripari e fare venire al campo nuovi guastatori, il
pontefice, mentre che queste cose si provedevano, andò, per non patire in
questo tempo delle incomodità dell'esercito, alla Concordia: nel quale luogo
venne a lui, per commissione di Ciamonte, Alberto Pio, proponendo vari partiti
di composizione; i quali, benché più volte andasse dall'uno all'altro, furno
tentati vanamente, o per la solita durezza sua o perché Alberto, del quale sempre
crescevano i sospetti, non negoziasse con la sincerità conveniente. Stette alla
Concordia pochi giorni, riconducendolo all'esercito la medesima impazienza e
ardore, il quale non raffreddò punto nel cammino la neve grossissima che
tuttavia cadeva dal cielo né i freddi così smisurati che appena i soldati
potevano tollerargli; e alloggiato in una chiesetta propinqua alle sue
artiglierie e più vicina alle mura che non era l'alloggiamento primo, né gli
sodisfacendo cosa alcuna di quelle che si erano fatte e che si facevano, con
impetuosissime parole si lamentava di tutti i capitani, eccetto che di
Marcantonio Colonna, il quale di nuovo avea fatto venire da Modona: né
procedendo con minore impeto per l'esercito, ora questi sgridando ora quegli
altri confortando, e facendo colle parole e co' fatti l'ufficio del capitano,
prometteva che se i soldati procedevano virilmente che non accetterebbe la
Mirandola con alcuno patto ma lascierebbe in potestà loro il saccheggiarla. Ed
era certamente cosa notabile, e agli occhi degli uomini molto nuova, che il re
di Francia, principe secolare, di età ancora fresca e allora d'assai prospera
disposizione, nutrito dalla giovanezza nell'armi, al presente riposandosi nelle
camere, amministrasse per capitani una guerra fatta principalmente contro a
lui; e da altra parte vedere che il sommo pontefice, vicario di Cristo in
terra, vecchio e infermo e nutrito nelle comodità e ne' piaceri, si fusse
condotto in persona a una guerra suscitata da lui contro a cristiani, a campo a
una terra ignobile; dove sottoponendosi, come capitano d'eserciti, alle fatiche
e a' pericoli, non riteneva di pontefice altro che l'abito e il nome.
Procedevano,
per la sollecitudine estrema per le querele per le promesse per le minaccie, le
cose con maggiore celerità che altrimenti non arebbono fatto; e nondimeno,
repugnando molte difficoltà, procedevano lentamente, per il piccolo numero de'
guastatori, perché nell'esercito non erano molte artiglierie né quelle de'
viniziani molto grosse, e perché per l'umidità del tempo le polveri facevano
con fatica l'ufficio consueto. Difendevansi arditamente quegli di dentro, a'
quali era preposto Alessandro da Triulzio con [quattrocento] fanti forestieri,
sostenendo con maggiore virtù i pericoli per la speranza del soccorso promesso
da Ciamonte: il quale, avendo avuto comandamento dal re di non lasciare
occupare al pontefice quella terra, aveva chiamati a sé i fanti spagnuoli che
erano in Verona; e raccogliendo da ogni parte le genti sue e soldando
continuamente fanti, e il medesimo facendo fare al duca di Ferrara, prometteva
d'assaltare, innanzi che passasse il vigesimo dì di gennaio, il campo inimico.
Ma molte cose facevano difficile e pericoloso questo consiglio: la strettezza
del tempo breve a raccorre tanti provvedimenti, lo spazio dato agli inimici di
fortificare l'alloggiamento, la fatica di condurre, nella stagione tanto
fredda, per vie pessime e per le nevi, maggiori che molti anni fussino state,
l'artiglierie le munizioni e le vettovaglie: e augumentò le difficoltà colui
che doveva, ricompensando con la prestezza il tempo perduto, diminuirle. Perché
Ciamonte corse subitamente in su' cavalli delle poste a Milano, affermando
andarvi per provedere più sollecitamente danari e l'altre cose che bisognavano;
ma essendosi divulgato e creduto averlo indotto a questo l'amore di una
gentildonna milanese, raffreddò molto l'andata sua, con tutto che presto
ritornasse, gli animi de' soldati e le speranze di quegli che difendevano la
Mirandola: onde non oscuramente molti dicevano, nuocere forse non meno che la
negligenza o la viltà di Ciamonte l'odio suo contro a Gianiacopo da Triulzi; e
che perciò, preponderando (come spesso si fa) la passione propria alla utilità
del re, gli fusse grato che i nipoti fussino privati di quello stato. Da altra
parte il pontefice non perdonava a cosa alcuna per ottenere la vittoria, acceso
in maggiore furore perché da uno colpo di cannone tirato da quegli di dentro
erano stati ammazzati nella cucina sua due uomini: per il quale pericolo partitosi
di quello alloggiamento, e dipoi, perché non poteva temperare se medesimo, il
dì seguente ritornatovi, era stato costretto per nuovi pericoli ridursi
nell'alloggiamento del cardinale Regino; dove quegli di dentro, sapendo per
avventura egli esservisi trasferito, indirizzorno una artiglieria grossa non
senza pericolo della sua vita. Finalmente gli uomini della terra, perduta
interamente la speranza di essere soccorsi e avendo l'artiglierie fatto
processo grande, essendo oltre a questo così profondamente le fosse congelate
che sostenevano i soldati, temendo di non potere resistere alla prima battaglia
che si ordinava di dare infra due giorni, mandorno, in quel medesimo dì, nel
quale Ciamonte avea promesso di accostarsi, imbasciadori al pontefice per arrendersi,
con patto che fussino salve le persone e le robe di tutti. Il quale, benché da
principio rispondesse non volere obligarsi a salvare la vita de' soldati, pure
alla fine, vinto da' prieghi di tutti i suoi, gli accettò con le condizioni
proposte; eccettuato che Alessandro da Triulzi con alcuni capitani de' fanti
rimanessino prigioni suoi, e che la terra, per ricomperarsi dal sacco stato
promesso a' soldati, pagasse certa quantità di danari: e nondimeno, parendo
loro essergli debito quel che era stato promesso, non fu piccola fatica al
pontefice rimediare non la saccheggiassino; il quale fattosi tirare in sulle
mura, perché le porte erano atterrate, discese da quelle nella terra.
Arrendessi insieme la rocca, data facoltà alla contessa di partirsene con tutte
le robe sue. Restituì il pontefice la Mirandola al conte Giovanfrancesco, e gli
cedette le ragioni de' figliuoli del conte Lodovico come acquistate da sé con
guerra giusta; ricevuta da lui obligazione (e, per sicurtà dell'osservanza, la
persona del figliuolo) di pagargli fra certo tempo, per la restituzione delle
spese fatte, ventimila ducati; e vi lasciò, perché, partito che fusse
l'esercito i franzesi non l'occupassino, cinquecento fanti spagnuoli e trecento
italiani. Dalla Mirandola andò a Sermidi nel mantovano, castello posto in sulla
riva del Po, pieno di grandissima speranza di acquistare senza dilazione alcuna
Ferrara; per il che, il dì medesimo che ottenne la Mirandola, aveva molto
risolutamente risposto ad Alberto Pio non volere più porgere l'orecchie a
ragionamento alcuno di concordia se, innanzi che si trattassino l'altre
condizioni della pace, non gli era consegnata Ferrara.
Ma per nuova
deliberazione de' franzesi variorno i suoi pensieri. Perché il re, considerando
quanto per la perdita della Mirandola fusse diminuita la riputazione delle cose
sue, e disperando che l'animo del papa si potesse più ridurre spontaneamente a
quieti consigli, comandò a Ciamonte che non solamente attendesse a difendere
Ferrara ma che oltre a questo non si astenesse, presentandosegli occasione
opportuna, da offendere lo stato della Chiesa; onde raccogliendo Ciamonte da
ogni parte le genti, il pontefice per consiglio de' capitani si ritirò a
Bologna: dove stato pochi dì o per timore o per sollecitare, secondo diceva, di
luogo più vicino l'oppugnazione della bastia del Genivolo, contro alla quale
disegnava mandare alcuni soldati che aveva in Romagna, venne a Lugo; e se ne
andò finalmente a Ravenna, non gli parendo forse sì piccola espedizione degna della
presenza sua.
|