LIBRO DODICESIMO.
I. Azione e preparativi del re d'Inghilterra contro la Francia; preparativi
di difesa del re di Francia. Spedizione del re d'Inghilterra. Presa di
Terroana. Massimiliano Cesare presso l'esercito inglese.
Succedetteno
nell'anno medesimo nelle regioni oltramontane pericolosissime guerre, le quali
saranno raccontate da me per la medesima cagione e con la medesima brevità con
la quale le toccai nella narrazione dell'anno precedente. Origine di quei
movimenti fu la deliberazione del re di Inghilterra d'assaltare, quella state,
con grandissime forze per terra e per mare, il reame di Francia: della quale
impresa per farsi più facile la vittoria, avea convenuto con Cesare di dargli
cento ventimila ducati, acciò che entrasse nel tempo medesimo nella Borgogna
con tremila cavalli e ottomila fanti, parte svizzeri parte tedeschi; promesso
ancora a' svizzeri certa quantità di danari perché facessino il medesimo,
congiunti con Cesare, il quale consentiva ritenessino in pegno una parte della
Borgogna insino a tanto fussino pagati interamente da lui degli stipendi loro.
Persuadevasi oltre a questo il re di Inghilterra che il re cattolico suo
suocero, aderendo alla confederazione di Cesare e sua, come sempre aveva
asserito di volere fare, rompesse nel tempo medesimo la guerra da' suoi
confini. Perciò la novella della tregua fatta da quel re col re di Francia, con
tutto che l'ardore alla guerra non raffreddasse, fu ricevuta con tanta
indegnazione, non solamente da lui ma da tutti i popoli di Inghilterra, che è
manifesto che, se la autorità sua non avesse repugnato, sarebbe stato lo
imbasciadore spagnuolo impetuosamente dalla moltitudine ammazzato. Aggiugnevasi
a queste cose l'opportunità dello stato dell'arciduca, non tanto perché non
proibiva che i sudditi ricevessino lo stipendio contro a' franzesi quanto
perché prometteva di concedere che del dominio suo si conducessino vettovaglie
all'esercito inghilese. Contro a tanti apparati e pericolosissime minaccie non
ometteva il re di Francia provedimento alcuno: perché per mare preparava una
potente armata per opporla a quella che si ordinava in Inghilterra, e per terra
congregava esercito da ogni parte, sforzandosi sopratutto di condurre quanti
più poteva fanti tedeschi. Aveva anche fatto, prima, instanza co' svizzeri che
poi che non volevano aiutarlo per le guerre di Italia, gli consentissino almeno
fanti per la difesa di Francia: i quali, intenti totalmente alla stabilità del
ducato di Milano, rispondevano non volergliene concedere se non tornava
all'unità della Chiesa, lasciava il castello di Milano che ancora non era
arrenduto, e, facendo cessione delle ragioni di quello stato, promettesse di
non molestare più né Milano né Genova. Aveva similmente il re per insospettire
delle cose proprie il re di Inghilterra, chiamato in Francia il duca di
Suffolch come competitore a quel regno; per il quale sdegno il re anglo fece
decapitare il fratello, custodito insino allora in carcere in Inghilterra, poi
che da Filippo re di Castiglia, nella navigazione sua in Spagna, era stato dato
al suo padre. Né mancava al re di Francia speranza di pace col re cattolico:
perché quel re, come ebbe inteso la lega fatta tra lui e i viniziani,
diffidando potersi difendere il ducato di Milano, aveva mandato uno de' suoi
secretari in Francia a proporre nuovi partiti; e si credeva che, considerando
che la grandezza di Cesare e dello arciduca potessino alterargli il governo di
Castiglia, non gli piacesse totalmente la depressione del regno di Francia.
Suscitò oltre a questo Iacopo re di Scozia, suo antico collegato, perché
rompesse guerra nel regno di Inghilterra; il quale, mosso molto più dallo interesse
proprio, perché le avversità di Francia erano pericolose al regno suo, si
preparava con grande prontezza, non avendo dimandato dal re altro che
cinquantamila franchi per comperare vettovaglie e munizioni. Nondimeno, a fare
queste provisioni era il re di Francia proceduto con tardità; perché aveva
volto i pensieri alla impresa di Milano, e per la negligenza solita, e per
l'ardire che vanamente aveva preso per la tregua fatta col re cattolico.
Consumoronsi
per il re di Inghilterra, in questi apparati, molti mesi: perché essendo i
sudditi suoi stati molti anni senza guerra, ed essendo molto variati i modi di
guerreggiare, e inutili gli archi e l'armadure che usavano ne' tempi
precedenti, era necessitato il re fare grandissima provisione di armi di
artiglierie e di munizioni, condurre come soldati esperti molti fanti tedeschi,
e per necessità molti cavalli, perché il costume antico degli inghilesi era di
combattere a piede. Però, non prima che del mese di luglio passorono gli
inghilesi il mare; e stati più dì in campagna presso a Bologna, andorono a
campo a Terroana, terra posta in su' confini di Piccardia, e in quegli popoli
che da' latini sono chiamati morini. Passò poco dipoi la persona del re, che
aveva in tutto il suo esercito cinquemila cavalli da combattere e più di
quarantamila fanti: con la quale moltitudine postosi intorno luogo piccolo, e
circondato, secondo l'antico costume degli inghilesi, l'alloggiamento loro con
fossi con carra e con ripari di legname, e munito intorno intorno
d'artiglierie, e in modo pareva fussino in una terra murata, attendevano a
battere con l'artiglierie la terra da più parti e a travagliarla con le mine;
ma non corrispondendo con la virtù a tanti apparati né alla fama della ferocia
loro, non gli davano l'assalto. Erano in Terroana, bene munita di artiglierie,
dugento cinquanta lancie e dumila fanti, presidio piccolo ma non senza speranza
di soccorso, perché il re di Francia, attendendo a raccorre sollecitamente
l'esercito destinato, di dumila cinquecento lancie diecimila fanti tedeschi,
guidati dal duca di Ghelleri, e diecimila fanti del regno, era venuto ad Amiens
per dare di luogo vicino favore agli assediati: i quali, non temendo di altro
che del mancamento delle vettovaglie, perché di queste non era stata proveduta,
eccetto che di pane, Terroana a bastanza, molestavano dì e notte con
l'artiglierie l'esercito inimico; dalle quali fu ammazzato il gran ciamberlano
regio, e levata una gamba a Talboth capitano di Calès. Premeva il re il
pericolo di Terroana; ma per avere tardi e con la negligenza franzese
cominciato a provedersi, e per la difficoltà di avere i fanti tedeschi, non
aveva ancora messo insieme tutto l'esercito: determinato anche in qualunque
caso di non venire a giornata con gli inimici, perché se fusse stato vinto
sarebbe stato in manifestissimo pericolo tutto il reame di Francia, e perché
sperava nella vernata, la quale in quegli paesi freddi era già quasi vicina. Ma
come ebbe congregato l'esercito, restando egli ad Amiens, lo mandò a [Vere] propinquo
a Terroana, sotto Longavilla altrimenti il marchese del Rotellino, principe del
sangue reale e capo de' gentiluomini del re, e la Palissa; con commissione che,
fuggendo qualunque occasione di fatto d'arme, attendessino a provedere le terre
circostanti, insino ad allora per la medesima negligenza male provedute, e a
mettere se potevano soccorso di gente e di vettovaglia in Terroana: cosa in sé
difficile, ma diventata più difficile per la piccola concordia de' capitani;
de' quali ciascuno, l'uno per la nobiltà l'altro per la lunga esperienza della
milizia, arrogava a sé la somma del governo. Nondimeno, dimandando quegli che
erano in Terroana soccorso di genti vi si accostorono, da una parte più rimossa
dagli inghilesi, mille cinquecento lancie; e avendo l'artiglierie di dentro
battuto in modo tremila inghilesi, posti a certi passi per impedirgli, che non
potettono vietargli, né potendo proibirlo loro il resto dell'esercito per lo
impedimento di certe traverse di ripari e di fosse fatte da quegli di dentro,
il capitano Frontaglia, condottosi alla porta, messe in Terroana ottanta uomini
d'arme senza cavalli, come essi avevano dimandato, e si ritirò salvo con tutto
il resto delle genti: e arebbono nel medesimo modo messovi vettovaglie se ne
avessino condotte seco. Dalla quale esperienza preso animo i capitani franzesi,
si accostorono un altro dì con quantità grande di vettovaglie per mettervele
per la via medesima; ma gl'inghilesi presentendolo, e avendo fatto nuova
fortificazione da quella parte, non gli lasciorono accostare, e da altra parte
mandorono i loro cavalli e quindicimila fanti tedeschi per tagliare loro il
ritorno: i quali tornando senza sospetto, e già montati per più comodità in su
piccoli cavalli, come furono assaltati si messono subito in fuga senza
resistere; nel qual disordine perderono i franzesi trecento uomini d'arme, co'
quali fu preso il marchese del Rotellino, Baiardo, La Foietta e molti altri
uomini nominati; ed era stato fatto anche prigione la Palissa ma fortuitamente
si salvò. E si crede che se avessino saputo seguitare la vittoria si aprivano
quel giorno la strada a pigliare il reame di Francia; perché indietro era
restata una grossa banda di lanzchenech che aveva seguitato le genti d'arme, la
quale disfatta, era di tanto danno all'esercito franzese che è certo che il re,
quando ebbe la prima novella, credendo che questi medesimamente fussino rotti,
disperato delle cose sue, e con lamenti e pianti miserabili, già pensava
fuggirsene in Brettagna: ma gli inghilesi, come ebbono messo in fuga i cavalli,
pensando all'acquisto di Terroana, condusseno le insegne e i prigioni innanzi
alle mura. Però, disperati i soldati che erano in Terroana essere soccorsi, né
volendo i fanti tedeschi patire senza speranza insino all'ultima estremità
delle vettovaglie, convennono, salvi i cavalli e le persone de' soldati, di
uscirsi, se fra due dì non erano soccorsi, di Terroana. Né si dubita che
l'avere tollerato l'assedio circa cinquanta dì fusse cosa molto salutifera al
re di Francia.
Era, pochi dì
innanzi, venuto personalmente nello esercito inghilese Massimiliano,
riconoscendo quegli luoghi ne' quali, ora dissimile a se medesimo, aveva,
giovanetto, rotto con tanta gloria l'esercito di Luigi undecimo re di Francia.
Nel quale mentre stette si governava ad arbitrio suo.
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