XIII. Migliore disposizione del pontefice verso il re di Francia dopo il
passaggio in Italia. Opposizione di Giulio de' Medici ai propositi di rinuncia
del pontefice a città dell'Emilia. Atteggiamento d'attesa del viceré.
Inclinazione degli svizzeri a trattare col re di Francia.
Variò la
passata de' franzesi e il caso di Prospero Colonna i consigli di ciascuno e lo
stato universalmente di tutte le cose, introducendo negli animi del pontefice
del viceré di Napoli e de' svizzeri nuove disposizioni. Perché il pontefice, il
quale si era costantemente persuaso che il re di Francia non potesse per la
opposizione de' svizzeri passare i monti, e che molto confidava nella virtù di
Prospero Colonna, perduto grandemente di animo, comandò a Lorenzo suo nipote,
capitano generale de' fiorentini (al quale, perché Giuliano suo fratello,
sopravenutagli lunga febbre, era rimasto in Firenze, avea data la cura di
condurre l'esercito in Lombardia, e che tre dì dopo il caso di Prospero era
venuto a Modena), che procedesse lentamente; il quale, pigliata occasione di
volere recuperare la rocca di Rubiera, occupata da Guido vecchio Rangone, per
la quale cagione gli pagò finalmente dumila ducati, consumò molti dì nel
modonese e nel reggiano; e ricorrendo, oltre a questo, il pontefice alle sue
arti, spedì occultissimamente Cintio... suo famigliare al re di Francia per
escusare le cose succedute insino a quel dì, e cominciare per mezzo del duca di
Savoia a trattare di convenire seco, acciò che da questo principio gli fusse
più facile il procedere più oltre se la difesa del ducato di Milano succedesse
infelicemente.
Ma a consiglio
di maggiore precipitazione indussono il pontefice il cardinale Bibbiena e
alcuni altri, mossi più da private passioni che dallo interesse del suo
principe: perché, dimostrandogli essere pericolo che, per la fama de' successi
prosperi de' franzesi e per gli stimoli e forse aiuti del re, che il duca di
Ferrara si movesse per ricuperare Modona e Reggio, e i Bentivogli per ritornare
in Bologna, e in tanti altri travagli essere difficile combattere con tanti
inimici, anzi migliore e senza dubbio più prudente consiglio preoccupare col
beneficio la benivolenza loro, e conciliarsegli, in qualunque evento delle
cose, fedeli amici, gli persuasono che rimettesse i Bentivogli in Bologna e al
duca di Ferrara restituisse Modena e Reggio; il che sarebbe senza dilazione
stato eseguito se Giulio de' Medici, cardinale e legato di Bologna, il quale il
papa, perché in accidenti tanto gravi sostenesse le cose di quelle parti e
fusse come moderatore e consigliatore della gioventù di Lorenzo, aveva mandato
a Bologna, non fusse stato di contraria sentenza. Il quale, mosso dal
dispiacere della infamia che di consiglio pieno di tanta viltà risulterebbe al
pontefice, maggiore certamente che non era stata la gloria di Giulio ad
acquistare alla Chiesa tanto dominio; mosso ancora dal dolore di fare infame e
vituperosa la memoria della sua legazione, alla quale non prima arrivato avesse
rimesso Bologna, città principale di tutto lo stato ecclesiastico, in potestà
degli antichi tiranni, lasciando in preda tanta nobiltà che in favore della
sedia apostolica si era dichiarata apertamente contro a loro, mandato uomini
propri al pontefice, lo ridusse con ragioni e con prieghi al consiglio più
onorato e più sano. Era Giulio, benché nato di natali non legittimi, stato
promosso da Lione ne' primi mesi del pontificato al cardinalato, seguitando
l'esempio di Alessandro sesto nell'effetto ma non nel modo: perché Alessandro,
quando creò cardinale Cesare Borgia suo figliuolo, fece provare per testimoni
che deposono la verità, che la madre al tempo della sua procreazione aveva
marito, inferendone che, secondo la presunzione delle leggi, s'aveva a
giudicare che 'l figliuolo fusse più presto nato del marito che dell'adultero;
ma in Giulio i testimoni preposono la grazia umana alla verità, perché provorono
che la madre, della quale, fanciulla e non maritata, era stato generato,
innanzi che ammettesse agli abbracciamenti suoi il padre Giuliano, aveva avuto
da lui secreto consentimento di essere sua moglie.
Variorno
similmente questi nuovi casi la disposizione del viceré: il quale, non partito
ancora da Verona per la difficoltà che aveva a muovere i soldati senza danari e
per aspettare nuove genti promesse da Cesare, venuto a Spruch, perché era
necessario lasciare sufficientemente custodite Verona e Brescia, cominciò con
queste e con altre scuse a procrastinare, aspettando di vedere quel che di poi
succedesse nel ducato di Milano.
Commossono e i
svizzeri medesimamente queste cose; i quali, ritiratisi subito dopo la passata
de' franzesi a Pinaruolo, benché dipoi, inteso che il re passate l'Alpi univa
le genti in Turino, venuti a Civàs l'avessino, perché ricusava dare loro
vettovaglie, [presa] e saccheggiata e dipoi, quasi in sugli occhi del re che
era a Turino, fatto il medesimo a Vercelli, nondimeno, ridottisi in ultimo a
Noara, prendendo dalle avversità animo quegli che non erano tanto alieni dalle
cose franzesi, cominciorno apertamente a trattare di convenire col re di
Francia. Nel qual tempo quella parte de' franzesi che veniva per la via di
Genova, co' quali si erano uniti quattromila fanti pagati per opera di
Ottaviano Fregoso da' genovesi, entrati prima nella terra del Castellaccio e
poi in Alessandria e in Tortona, nelle quali città non era soldato alcuno, occuporno
tutto il paese di qua dal Po.
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