VII. I pontifici e gli spagnuoli a Casalmaggiore. Il cardinale de' Medici
legato presso l'esercito. L'esercito sull'Oglio. Questioni fra fanti italiani e
spagnuoli; fazione fra Giovanni de' Medici e gli stradiotti. Spostamenti degli
eserciti nemici. Rotta delle genti del duca di Ferrara al Finale.
Passò
l'esercito, il primo dì d'ottobre, di là dal Po e andò ad alloggiare a
Casalmaggiore, avendo consumato nel passare non solamente tutto il dì ma non
piccola parte della notte seguente, per la moltitudine inestimabile della turba
inutile e degli impedimenti; rimanendo ingannato in questo non mediocremente il
giudicio de' capitani, che si erano persuasi dovere essere passati tutti a
mezzo 'l dì: donde, per la stracchezza degli ultimi e per le tenebre della
notte, si fermorno la notte, disperse tra 'l Po e Casalmaggiore, una parte
delle artiglierie molte munizioni e moltissimi soldati, esposte preda agli
assalti di qualunque piccolo numero degli inimici. Anzi non si dubita che se
Lautrech, il quale, raccolti tutti i svizzeri, venne ad alloggiare a Colornio
il dì medesimo che gli avversari alloggiorno a Bresselle, fusse, quel dì che
essi passorno, passato per il suo ponte a Casalmaggiore distante tre miglia da
Colornio, o veramente avesse a mezzodì assaltata quella parte dell'esercito che
ancora non era passata (sono Bresselle e Colornio distanti sei miglia), arebbe
avuta qualche preclara occasione. Ma nelle guerre si perdono infinite occasioni
perché a' capitani non sono sempre noti i disordini e le difficoltà degli
inimici.
A Casalmaggiore
pervenne, la notte medesima, il cardinale de' Medici, mandato dal pontefice
legato dell'esercito. Perché il pontefice, ancora che occultissimamente avesse
già cominciato a prestare l'orecchie allo imbasciadore del re di Francia,
temendo che i successi avversi e l'essere rimasto sopra lui quasi tutto il peso
della guerra non dessino causa a Cesare o a' ministri di dubitare che egli, per
uscire di tante difficoltà e pericoli, non volgesse l'animo a nuovi pensieri,
giudicò niuna cosa potergli tanto assicurare, e per conseguente indurgli a
procedere più ardentemente alla guerra. La persona del quale, perché era il più
prossimo di sangue al pontefice e perché, con tutto che dimorasse quasi continuamente
in Firenze, niuna cosa grave del pontificato si spediva senza sua
partecipazione, portava seco quasi quella medesima autorità che arebbe portata
seco la persona propria del pontefice. Giovava questo medesimo a sostenere la
riputazione declinata della impresa, e a provedere che con maggiore unione si
deliberassino, per la presenza d'uomo di tanta grandezza, le cose da' capitani:
perché ogni dì appariva più manifestamente la discordia tra Prospero Colonna e
il marchese di Pescara; augumentata, oltre a altre cagioni, perché il marchese,
levato che fu il campo a Parma, volendo trasferire in altri la infamia di
quella deliberazione, aveva significato a Roma essere stato così deliberato
senza consiglio o saputa sua.
Da Casalmaggiore,
dopo il riposo di un dì, si mosse l'esercito per il cremonese per accostarsi al
fiume dell'Oglio; al quale pervenne in quattro alloggiamenti; non essendo in
questo mezzo accaduta cosa alcuna di momento, eccetto che, mentre alloggiavano
alla villa che si dice la Corte de' Frati, fu fatta grandissima quistione tra
fanti spagnuoli e italiani, nella quale gli spagnuoli, più col sapere usare
l'opportunità dell'occasione che delle forze, ammazzorno molti di loro, pure
per l'autorità e diligenza de' capitani si sopì presto la cosa; e il dì dinanzi
Giovanni de' Medici, correndo verso gli inimici, i quali erano passati il Po
più alto verso Cremona, il dì medesimo che gli altri erano stati fermi a
Casalmaggiore, roppe gli stradiotti de' viniziani guidati da Mercurio, co'
quali erano alcuni cavalli de' franzesi; de' quali fu fatto prigione don Luigi
Gaetano figliuolo di..., che ancora riteneva il nome di duca di Traietto,
benché lo stato fusse posseduto da Prospero Colonna.
Ma
nell'alloggiare l'esercito in sul fiume dell'Oglio, la fortuna, risguardando
con lieto occhio le cose del pontefice e di Cesare, interroppe il consiglio
infelice de' capitani; i quali aveano deliberato che dalla Corte de' Frati
andasse l'esercito ad alloggiare alla terra di Bordellano, distante otto
miglia, pure in sul fiume medesimo: ma non essendo stato possibile che, per
essere la strada difficile, vi si conducessino l'artiglierie, fu necessario
fermarsi alla terra di Rebecca, a mezzo il cammino; la quale da Pontevico, terra
de' viniziani, divide solamente il fiume dell'Oglio. Nel quale luogo, mentre
che si alloggiava, pervenne notizia che Lautrech, seguitato dalle genti de'
viniziani, lasciati i carriaggi a Cremona, era venuto il dì medesimo a San
Martino, distante cinque miglia; deliberato, se gli inimici procedevano
innanzi, di riscontrargli il dì seguente in sulla campagna. Turbò questa cosa
maravigliosamente la mente del cardinale de' Medici e de' capitani; perché
avendo il senato viniziano, quando unì le genti sue a Lautrech, significata
questa deliberazione con parole tali che pareva muoversi non per desiderio
della vittoria del re di Francia ma per non avere causa giusta di non osservare
la confederazione, si erano e prima persuasi, e la venuta del cardinale avea
confermata questa opinione, che Andrea Gritti avesse occulto comandamento di
non permettere che quelle genti combattessino: il quale presupposito apparendo
falso, era necessario partirsi da' primi consigli; perché niuno negava essere
superiore di forze l'esercito degli inimici, nel quale, oltre alla cavalleria
molto potente e settemila fanti tra franzesi e italiani, erano diecimila
svizzeri, ma nell'esercito del pontefice e di Cesare era tanto diminuito il
numero de' tedeschi, e in qualche parte degli spagnuoli, che a fatica
ascendevano al numero di settemila, e de' seimila italiani, perché erano la
maggiore parte stati condotti di nuovo, si considerava più il numero che la
virtù. Deliberorno adunque Prospero e gli altri aspettare in quel luogo la
venuta de' svizzeri; i quali, perché erano già mossi e perché il cardinale
sedunense che gli menava avvisava che non si fermerebbono in luogo alcuno, si
sperava non dovessino tardare più che tre o quattro dì. Perciò, la mattina
seguente, i capitani, considerato diligentemente il sito del luogo, ridussono a
migliore forma l'alloggiamento fatto quasi tumultuariamente la sera dinanzi;
non gli movendo il pericolo di potere essere aspramente offesi con
l'artiglierie dalla terra opposita di Pontevico, perché il cardinale de' Medici,
seguitando le prime impressioni, avea per cosa certa che i viniziani, non
obligati al re di Francia ad altro che a concedere le genti per la difesa del
ducato di Milano, non consentirebbono mai che dalle terre loro fusse data
molestia all'esercito della Chiesa e di Cesare. Alla deliberazione di aspettare
i svizzeri a Rebecca si opponeva manifestamente la difficoltà delle
vettovaglie, perché quelle che si conducevano con l'esercito non potevano
bastare molti dì e, per il terrore de' danni che si faceano specialmente da'
fuorusciti milanesi e la fuga che era per tutto il paese, ne veniva
piccolissima quantità, e questa ogni ora diminuiva. Perciò il commissario
Guicciardino aveva ricordato che, non potendo per il mancamento delle
vettovaglie sostenersi in quel luogo, e potendo accadere per molte cagioni che
la venuta de' svizzeri procrastinasse, essere forse più utile, non soggiornando
quivi, ritirarsi cinque o sei miglia più indietro in sul fiume medesimo, a'
confini del mantovano; ove, avendo alle spalle il paese amico, non
mancherebbono le vettovaglie: e questo, che al presente si poteva fare
sicuramente, potrebbe essere che approssimandosi gli inimici non si potrebbe
fare senza gravissimo pericolo. Non sarebbe dispiaciuto intrinsecamente questo
consiglio a' capitani, ma la infamia tanto recente della ritirata da Parma
riteneva ciascuno da parlare liberamente; movendogli similmente la speranza che
i svizzeri non dovessero ritardare a venire, i quali potevano scendere in
cinque o sei dì da Coira nel territorio di Bergamo, onde insino all'esercito
era brevissimo transito. Così fermato di aspettargli a Rebecca, si distribuiva
misuratamente per tutte le bandiere del campo la munizione delle farine
condotta con l'esercito; le quali, perché col campo non erano forni portatili,
e le case, nelle quali erano i forni, occupate dagli alloggiamenti de' soldati,
ciascuno assava da se stesso in sulle brace la parte che gli toccava: la quale
incomodità, aggiunta al distribuirsi scarsamente le farine, fu cagione che
molti de' fanti italiani, con tutto che vi abbondasse il vino e il carnaggio,
se ne fuggivano occultamente. Ma il terzo dì, Lautrech, il quale si era fermato
a Bordellano, passata una parte dell'artiglierie a mezzodì di là da Oglio le
mandò a Pontevico; consentendo, benché simulando il contrario, il proveditore
viniziano: onde il medesimo dì, benché già appresso alla notte, cominciorno a
tirare negli alloggiamenti degli inimici. I capitani de' quali conoscendo il
pericolo manifestissimo, ancora che si fussino potuti trasferire in luogo ove
alcune colline gli coprivano, nondimeno spaventati dalla carestia delle
vettovaglie e augumentando il timore della tardità de' svizzeri, mosso, la
mattina seguente innanzi all'aurora, tacitamente l'esercito senza suono di
trombe e di tamburi, e messi i carriaggi innanzi alle genti, procedendo molto
ordinatamente e apparecchiati a combattere e a camminare, andorno ad alloggiare
a Gabbioneta, terra distante cinque miglia a' confini del mantovano;
confessando tutti essersi salvati da gravissimo pericolo, parte per beneficio
della fortuna parte per l'imprudenza degli inimici: perché certo è che, se il
dì destinato a andare a Bordellano non si fussino fermati a Rebecca, rimaneva
loro niuna o piccolissima speranza di salute; perché le medesime necessità o
maggiori gli costrignevano a ritirarsi, e la ritirata, essendo più lunga e con
gli inimici più vicini, aveva evidentissimo pericolo. Similmente è certo che
Lautrech conseguitava indubitatamente la vittoria se il dì medesimo che mandò l'artiglierie
a Pontevico fusse, come molti lo consigliorno e tra gli altri i capitani de'
svizzeri, andato ad alloggiare appresso agli inimici; a' quali, per la
propinquità sua, non rimaneva facoltà di partirsi sicuramente, non potendo
massime, per lo impedimento che arebbono ricevuto dalle artiglierie di
Pontevico, mettersi ordinatamente in battaglia né dimorare in quel luogo, per
la fame, più che tre o quattro dì. Ma mentre che, secondo la sua natura,
dispregia il consiglio di tutti gli altri, accennando prima il pericolo che
appresentandolo, dette loro causa di prevenire con la subita partita le sue
minaccie. Dunque, non senza ragione i capitani de' svizzeri, speculato il sito
del luogo (perché Lautrech, mossosi per accostarsi agli inimici, trovandogli partiti,
andò ad alloggiare a Rebecca), gli dissono che meritavano d'avere la paga che
si dà a' soldati vincitori della battaglia, perché per loro non era stato che
e' non avesse conseguita la vittoria. A Gabbioneta, fortificato eccellentemente
l'alloggiamento, soprastettono molti dì; ma parendo che continuamente si
allungasse la venuta de' svizzeri e temendo della vicinità dell'esercito
franzese, il quale, molto più potente, faceva dimostrazione di volergli
assaltare, passato l'Oglio, andorono ad alloggiare a Ostiano castello di
Lodovico da Bozzole, con intenzione di non si muovere di quivi insino alla
venuta de' svizzeri. La quale deliberazione fatta con prudenza fu anche
accompagnata dalla fortuna, perché l'esercito arebbe ricevuto non piccolo
detrimento nello alloggiamento di Gabbioneta, posto in sito molto basso, dalle
pioggie immoderate le quali immediate sopravennono.
Ma mentre che
così oziosamente sopraseggono, l'uno esercito a Ostiano l'altro a Rebecca, il
vescovo di Pistoia e Vitello, uniti insieme i svizzeri e i fanti italiani,
assaltorono le genti del duca di Ferrara le quali erano alloggiate al Finale; e
benché fussino in luogo forte per natura, e per arte molto fortificato,
nondimeno i svizzeri, andando ferocissimamente incontro al pericolo, le roppono
e messono in fuga, ammazzandone molti (tra' quali fu morto combattendo il
cavaliere Cavriana): con tanto timore del duca di Ferrara, che era al Bondino,
che abbandonato subito quel castello fuggì a Ferrara; ritirando con la medesima
celerità, perché gli inimici non lo seguitassino, le barche in sulle quali
aveva gittato il ponte nel luogo medesimo.
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