IX. Saggi indirizzi di politica del gonfaloniere fiorentino Niccolò
Capponi; opposizione di cittadini ambiziosi, che diffondono sospetti fra la
moltitudine; sostituzione del gonfaloniere.
Ma in questo
tempo succedette in Firenze nuova alterazione contro a Niccolò Capponi
gonfaloniere, quasi alla fine del secondo anno del suo magistrato, concitata
principalmente dalla invidia di alcuni cittadini principali, i quali usorono
per occasione il sospetto vano e la ignoranza della moltitudine. Aveva Niccolò
avuto in tutto il suo magistrato due obietti principali: difendere contro alla
invidia fresca quegli che erano stati onorati dai Medici, anzi, che co'
principali di loro si comunicassino, come con gli altri cittadini, gli onori e
i consigli publici; e nelle cose che non erano di momento alla libertà non
esacerbare l'animo del pontefice: cosa l'una e l'altra molto utile alla
republica, perché molti di quegli medesimi che, come inimici del governo, erano
perseguitati sarebbono stati amicissimi, sapendo massime che il pontefice, per
le cose succedute ne' tempi che si mutò lo stato, aveva mala sodisfazione di
loro; e il pontefice, se bene desiderasse ardentissimamente il ritorno de'
suoi, pure, non provocato di nuovo, aveva minore causa di precipitarsi e di
querelarsi, come continuamente faceva, con gli altri prìncipi. Ma a queste cose
si opponeva la ambizione di alcuni i quali, conoscendo, se erano ammessi nel
governo quegli altri, uomini senza dubbio di maggiore esperienza e valore,
dovere restare minore la loro autorità, non attendevano ad altro che a tenere
la moltitudine piena di sospetto del pontefice e di loro; calunniando il
gonfaloniere per queste cagioni, e perché non ottenesse la prorogazione nel
magistrato per il terzo anno, che non avesse l'animo alieno, quanto ricercava
la autorità della republica, da' Medici. Dalle quali calunnie egli inconcusso,
e giudicando molto utile che il pontefice non si esasperasse, intratteneva con
lettere e con imbasciate il pontefice privatamente; pratiche però non
cominciate né proseguite senza saputa sempre di alcuni de' principali e di
quegli che erano ne' primi magistrati, né a altro fine che per rimuoverlo da
qualche precipitazione. Ma essendogli per caso caduta una lettera ricevuta da
Roma, nella quale era qualche parola da generare sospetto a quegli che non
sapevano la origine e il fondamento di queste cose, e pervenuta nelle mani di
alcuni di quegli che risedevano nel supremo magistrato, concitati alcuni
giovani sediziosi, occuporono con l'armi il palagio publico, ritenendo quasi
come in custodia il gonfaloniere; e chiamati i magistrati e molti cittadini,
quasi tumultuosamente deliberorno che fusse privato del magistrato. La quale
cosa approvata nel consiglio maggiore, si cominciò poi a conoscere
legittimamente la causa sua; e assoluto dal giudicio fu con grandissimo onore
accompagnato alle case sue da quasi tutta la nobiltà: ma surrogato in luogo suo
Francesco Carducci, indegno, se tu riguardi la vita passata le condizioni sue e
i fini pravi, di tanto onore.
|