Si può dire
forse di Orazio che fu assoluto non tanto per la considerazione de' meriti
suoi, quanto perché non paressi errore amazzare una sorella che si lamentava di
quello che era causa della salute e libertà della patria, ed insultava al
fratello autore di tanto bene; ed intendendola così, non è maraviglia fussi
chiamato in giudicio, perché di necessità l'omicidio aveva bisogno di
assoluzione, fatta non da' privati ma dal publico. Nondimeno la verità pare che
sia che lo amazzarla fussi delitto, perché se lei aveva fallato, non spettava
a' privati ma a' magistrati punirla, e che la memoria de' meriti causassi la
assoluzione di Orazio, concorrendo massime che lei pareva glien'avessi dato
qualche causa poi che con pianti e querele era andato turbandogli sì bella
vittoria. Ed in tal caso concorrendo tutte queste circunstanzie di essere
l'omicidio fatto non pesatamente, ma con ira provocata ed assai giusta da uno
giovane irritato nella gratulazione di sì bella vittoria, di avere offeso non
altri che el padre e loro medesimi, di essere e' meriti di Orazio sì grandi e
sì freschi, sarebbe stato più reprensibile el popolo romano d'averlo
condannato, che non fu d'averlo assoluto. Non perché sia bene fare regola di
potere compensare el male col bene, che, come dice el Discorso, saria pernizioso,
ma perché dove concorrono tante circunstanzie sia molto conveniente partirsi
dalla regola e fare esemplo non a chi vuole indistintamente compensare e'
meriti co' peccati, ma a chi ha a giudicare, di poterlo compensare, concorrendo
tante cagione quante concorsono nel caso di Orazio.
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