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Francesco Guicciardini
Considerazioni intorno ai discorsi del Machiavelli sopra la prima deca di Tito Livio

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  • LIBRO PRIMO.
    • XXVI. Uno principe nuovo, in una città o provincia presa da lui, debbe fare ogni cosa nuova.
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XXVI. Uno principe nuovo, in una città o provincia presa da lui, debbe fare ogni cosa nuova.

 

Sono alcune città o regni e' quali tengono poco conto delle mutazione del principe, né sono anche solite a essere governatelegittimamente che non possino comportare uno principe che domini poco politicamente. In quelle che sono di questa sorte non sono necessari remediforti, a fondare el principato, e se vi è alcuno particulare non contento della mutazione, uno principe savio ha molti modi di guadagnarlo, pure che questa displicenzia sia fondata in sul rispetto dello interesse proprio, perché non gli mancano modi a contentare gli uomini collo utile e con l'onore. Ma la difficultà è dove la inclinazione del popolo è tutta contraria al nuovo governo, come sono le città solite a essere libere, quando vengono sotto uno tiranno; come e' regni che sono stati lunghissimamente sotto una progenie, che amano communemente quello nome e quella memoria; benché questi si potria sperare di guadagnare co' buoni trattamenti, e' quali al fine potrebbono fare dimenticare la memoria de' prìncipi passati. Ma a quelli che hanno per inclinazione la libertà, non è sufficiente remedio el trattarli bene, perché non si può con alcuna dolcezza eradicare del petto loro quello desiderio di [non] ricognoscere superiore, di governare; e però in simile caso bisogna usare de' rimedi forti, avendo però innanzi agli occhi che quella parte che si può guadagnare co' benefìci, di guadagnarli; perché e' remedi violenti, se da uno canto ti assicurano, dall'altro, massime a uno principe che non sia fondato in sulle arme proprie, fanno in mille modi debolezza. Però bisogna che el principe abbia animo a usare questi estraordinari quando sia necessario, e nondimeno sia sì prudente che non pretermetta qualunque occasione se gli presenti di stabilire le cose sue con la umanità e co' benefìci, non pigliando così per regola assoluta quello che dice lo scrittore, al quale sempre piacquono sopra modo e' remedi estraordinari e violenti.

 

 




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