INTRODUZIONE
Il 5 luglio 18011 alle ore 6, nasce a Roma
una bimba in casa Mora, il padre è Cristoforo e la madre Maria Elisabetta
Cecilia Geltrude Canori. Il nonno Francesco volle che le si imponesse il
nome della prima Santa che fosse segnata nel diario romano. Nel dì 7 correva la
festa di Santa Lucina, disse: «Questo sia il nome che voglio le si imponga».
È battezzata il 6 luglio 1801 nella Parrocchia di
San Marcello, la madrina è Maria Anna Mora e le sono posti i seguenti nomi:
Maria, Lucina, Theodora, Antonia, Gertrudis, Eleonarda.
È cresimata il 6 luglio 1808 dall’Arcivescovo
R.mo Giovanni Devoti, nella Basilica di San Giovanni in
Laterano. Testimonia Lucina al Processo Apostolico, nel 1873: La Serva di
Dio ebbe quattro figlie femmine, le due prime morirono appena nate e due altre,
l’ultima delle quali sono io. La penultima chiamata Marianna2 si
maritò a Filippo Brandi ma morì circa nove anni dopo il matrimonio, per cui sono
restata io sola.
Cresce sana di corpo, di mente e di spirito,
educata cristianamente con dolcezza e severità dalla madre che deve supplire
alle troppe assenze del marito a causa della cattiva amicizia che aveva con
una donna di poco buon nome3.
La sua formazione è improntata sull’educazione
religiosa e sull’osservanza scrupolosa di tutte le pratiche cristiane, perché,
come le inculca la madre, il senso ultimo dell’uomo è Dio.
Lucina vive con semplicità e modestia, rispettando
ed amando il prossimo, soffrendo in silenzio per le ingiustizie di cui è
vittima la madre: le due figlie che sedevano a tavola una per parte alla
madre, restavano comprese ed afflitte nel sentire tanti rimproveri che si
facevano alla loro madre, … ma tacevano benché di tenera età, avendole bene
ammaestrate di tacere.
Elisabetta procura di proteggerla da ogni
divertimento frivolo e dannoso per la sua formazione integrale; a volte nega il
permesso di uscire, se non considera la motivazione valida e costruttiva, però
trova sempre il modo di compensarle dell’obbedienza, per abituarle a non
essere amanti dei divertimenti mondani, ma solo di cose semplici e sollievi
senza occasione di peccato.
Lucina ravvisa sin da giovanissima la sua
vocazione: consacrarsi al Signore; ma non lascia mai la madre, anzi
l’aiuta con discrezione e riservatezza a sopportare l’onere della situazione
familiare e del disagio economico, in quanto il padre, troppo distratto dall’amicizia
rea, non provvede al sostentamento della famiglia.
Il Signore mi ha chiamato per Sua
misericordia, ma non sia mai, mamma mia, che io l’abbandoni. Egli disporrà in
seguito come vuole, adesso sono tranquilla perché so di fare la volontà di Dio.
Compagna fedele di Elisabetta, Lucina è una
ragazza umile, docile ed obbediente e con Padre Ferdinando di San Luigi
Gonzaga, trinitario4 in San Carlo alle Quattro Fontane5,
confessore di Elisabetta, è depositaria delle esperienze straordinarie mistiche
della madre.
Testimonia al Processo Apostolico: Mi confidò
un giorno la Serva di Dio che il Signore voleva che io sapessi molte cose del
di lei spirito e che il suo Confessore le aveva dato la licenza di comunicarmi
in segreto parte delle grazie ch’essa riceveva dal Divin Redentore6.
E nel gennaio 1819, Elisabetta le manifesta che il Signore vuole che
assistiate me, di più vi costituisce mia segretaria. Se fino ad ora mi sono
confidata di qualche cosa, adesso, da qui in avanti voi sarete a parte di tutto
ciò che Iddio vuole da me.
Per non suscitare equivoci o timori nella sorella
che può pensare che la madre la predilige, Lucina si apparta con molta prudenza
in camera della madre quando Marianna e il padre riposano, ed entusiasta
ascolta l’avvincente esperienza mistica di Elisabetta e intanto nel suo cuore
si va sempre più maturando e rafforzando la sua vocazione e il desiderio di
donarsi completamente a Dio.
Dopo la morte di
Elisabetta (5 febbraio1825), l’amico di famiglia e benefattore Giovanni
Cherubini che ha ricevuto da Elisabetta stessa l’incarico di esecutore testamentario,
si adopera con sollecitudine perché Lucina entri nel Monastero delle Oblate di
San Filippo Neri ai Quattro Cantoni, come da tempo brama, e si impegna a pagare
la somma di cinquecento scudi di moneta romana7,
come deposito per la sua dote, da effettuarsi dieci giorni prima della
professione monastica.
Il 2 luglio 1826
davanti al Santissimo Sacramento, Lucina fa la professione solenne pronunciando
la seguente formula8: Io Maria Giuseppa della Santissima
Trinità chiamata nel Sagro Battesimo Lucina figlia di Cristoforo Mora e della
fu Elisabetta Canori avendo coll’aiuto Divino non solo veduto, ma sperimentato
ancora il tenore di vita che si costuma in questa Congregazione volgarmente
detta delle Filippine bramando per la maggior Gloria di Dio, e per la mia
eterna salute continuare nel medesimo genuflessa avanti al Signore alla
Beatissima Vergine ed a San Filippo Neri nostro gloriosissimo Titolare e Padre
alla presenza dell’E.mo e R.mo Sig.
Cardinale Giovanni Francesco Bertazzoli e di lei nostra Madre Priora
spontaneamente propongo di vivere in esso in ubbidienza, e castità secondo
l’Istituto e lo Spirito di San Filippo Neri accennato siccome secondo le
pratiche nel che implorando la Celeste Grazia a soccorrermi per mai trascurarne
la dovuta osservanza. In Fede di ciò mi dichiaro voglio, e ratifico, e così il
Signore mi aiuti, e la sua Santissima Madre.
Questo giorno 2 luglio 1826.
Lucina entra nel Monastero
il 19 marzo 1825, accolta dalla superiora, sua zia Benedetta Canori diventata
religiosa con il nome di Suor Maria Serafina dello Spirito Santo9.
Nel 1840 alla morte
della superiora, è eletta a succederle. Erede spirituale della madre e sua
inseparabile compagna, Suor Maria Giuseppa della Santissima Trinità, dirige il
Monastero con diligenza e prudenza, dolcezza ed affabilità, tanto che le
consorelle la chiamano San Filippo vestito da donna10.
Muore in odore di
santità, compianta da quanti hanno avuto l’opportunità di conoscerla, all’età
di 78 anni, il 30 luglio 1879.
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