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Suor Maria Giuseppa Mora della SS. Trinità, figlia della Beata Elisabetta Canori Mora
Vita della Beata Elisabetta Canori Mora

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  • INTORNO ALLA VITA DELLA SERVA DI DIO ELISABETTA CANORI MORA MORTA IN ROMA IL DÌ 5 FEBBRAIO 1825 – BREVI CENNI SCRITTI DALLA FIGLIA MEDESIMA, MARIA LUCINA MORA, OSSIA MARIA GIUSEPPA DELLA SANTISSIMA TRINITÀ, MONACA FILIPPINA
    • LIBRO TERZO
        • 1 - Doni soprannaturali compartiti da Dio ad Elisabetta - Modo mirabile di ricevere lo Spirito Santo e sua palpitazione del cuore
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LIBRO TERZO

 

1 - Doni soprannaturali compartiti da Dio ad Elisabetta - Modo mirabile di ricevere lo Spirito Santo e sua palpitazione del cuore

 

Lo Spirito del Signore che nel Cenacolo di Sionne riempì dei suoi doni i primi promulgatori del Vangelo ricolmi del settiforme spirito, così di tempo in tempo si è voluto comunicare a somiglianza dei primi e ha voluto, diciam così, corredarli ancora di quei cristiani per cui accreditata e gloriosa nel tempo stesso, fosse stata la loro condotta, in questi ultimi tempi, volle Iddio ricolmare di doni la sua serva Elisabetta, ecco come seguì.

Il giorno 7 settembre 1803, vigilia della Natività di Maria santissima, fu la suddetta sorpresa da un sopimento, in questo le apparve un personaggio molto rispettabile155, con autorevole comando l’obbliga ad andare con lui, e questo la conduce sopra un alto loggiato. Vide apparire nobile e leggiadra signora, ammantata di candide vesti; maestoso era il suo portamento, teneva nelle sue mani bella e risplendente colomba; questa spiegava le nobili sue ali e si sollevava fino all’altezza dei cieli.

Nel vedere tanto splendore e tanta luce, fissò il suo sguardo verso quella risplendente colomba e con sommo stupore, osservò che sotto le ali vi erano impressi i chiodi che crocifissero il Signore; questi li vide di color sanguigno, ma rispendenti al pari del sole. Questa nobilissima colomba tramandava dardi di fuoco; allo sfolgorare di questo sagro fuoco fu sorpresa da sommo timore, le apparve un brutto mostro e le disse: Fuggi, fuggi.

La povera Elisabetta si trovò smarrita a queste voci, era già risoluta di dare udienza alla tentazione, quando il pietoso condottiero che fu Sant'Ignazio di Loyola le impose di restare. Ecco che quella divina colomba le inviò prezioso dardo, di sagro fuoco restò colpito il suo cuore intimamente. Il prezioso colpo le cagionò deliquio mortale. Tornata che fu nei propri sensi si trovò tutt’altra di quella di prima, si intese trasmutare156 in un’altra; tutto fervore, tutta carità, sentiva nel cuore gli effetti mirabili di quel dardo amoroso, qual vampa di sagro fuoco incendiava il suo cuore, la rendeva quasi pazza. Di amore accesa andava esclamando: Hai vinto, hai vinto pure una volta, o santo amore! Hai vinto la durezza del mio ostinato cuore, o sagro dardo di amore, trapassa viepiù il mio cuore!

Non si possono spiegare quali e quanti furono i mirabili effetti che particolarmente nelle orazioni producesse questa grazia di essere stata favorita da dardo amoroso. Non aveva terminato l’orazione preparatoria, che lo Spirito del Signore la rapiva con tanta forza, che il suo corpo restava come morto disteso sul suolo. La frequenza di questi ratti, la violenza che faceva lo spirito al corpo, che cercava di lanciarsi avidamente verso il suo Dio, le cagionò un moto irregolare al cuore, molto sensibile, che scuoteva la sedia in cui sedeva e il letto nel quale riposava. Stava molto avvertita di non avvicinarsi ad alcuno, mentre più volte le domandavano cosa fosse quel moto così violento che si sentiva vibrare nel suo cuore.

Per quanto stesse avvertita e cautelata, non passò molto tempo che i parenti si avvidero del palpito violento del suo cuore. Questi, supponendo un male naturale, vollero sentire il parere non solo di suo suocero come uno dei primi medici, ma di più dottori, i quali furono chiamati a consulto. Da questi fu ordinato che le si levasse subito sangue, ma non furono giovevoli due buone sanguigne, mentre il palpito veniva viepiù crescendo per i frequenti favori che riceveva dal Signore, tanto nelle orazioni, quanto nella Santa Comunione.

Finalmente, per liberarsi dalla vessazione dei medici e dei parenti, che pretendevano di curare gli effetti, mentre si rendeva loro impossibile curare la causa, che a lei solo era nota, si raccomandò caldamente alla sua benefattrice Maria santissima, acciò si fosse degnata di liberarla da quel palpito tanto sensibile. Questa amorosa Madre la esaudì, manifestandosi quel palpito solo nelle orazioni e nella Santa Comunione, a seconda dei favori e delle grazie che riceveva da Dio, che non è possibile numerare, mentre cresceva ogni giorno di più nel suo cuore il fervore di piacere al suo Signore. Peraltro finché visse, era continuo questo palpito nelle sue fervide contemplazioni, massime nel ricevere la Santa Comunione, il suo cuore sembrava un moto di orologio molto sensibile, ma fuori di questo, quando si trovava a conversare in famiglia, non fu più sensibile all’udito altrui, avendo ottenuto questo vario favore dalla sua tenera Madre Maria santissima. E così restò libera dalla cura e dalla sorveglianza dei parenti, i quali volevano curare questo creduto male e poté con più quiete attendere alle sue contemplazioni.


 




155 Sant’Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, come dirà più avanti.



156 Trasformare.






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