LIBRO TERZO
Lo Spirito del Signore che nel Cenacolo di Sionne
riempì dei suoi doni i primi promulgatori del Vangelo ricolmi del settiforme
spirito, così di tempo in tempo si è voluto comunicare a somiglianza dei primi
e ha voluto, diciam così, corredarli ancora di quei cristiani per cui
accreditata e gloriosa nel tempo stesso, fosse stata la loro condotta, in
questi ultimi tempi, volle Iddio ricolmare di doni la sua serva Elisabetta,
ecco come seguì.
Il giorno 7 settembre 1803, vigilia della Natività
di Maria santissima, fu la suddetta sorpresa da un sopimento, in questo le
apparve un personaggio molto rispettabile155, con autorevole comando l’obbliga
ad andare con lui, e questo la conduce sopra un alto loggiato. Vide apparire
nobile e leggiadra signora, ammantata di candide vesti; maestoso era il suo
portamento, teneva nelle sue mani bella e risplendente colomba; questa spiegava
le nobili sue ali e si sollevava fino all’altezza dei cieli.
Nel vedere tanto splendore e tanta luce, fissò il
suo sguardo verso quella risplendente colomba e con sommo stupore, osservò che
sotto le ali vi erano impressi i chiodi che crocifissero il Signore; questi li
vide di color sanguigno, ma rispendenti al pari del sole. Questa nobilissima
colomba tramandava dardi di fuoco; allo sfolgorare di questo sagro fuoco fu
sorpresa da sommo timore, le apparve un brutto mostro e le disse: Fuggi, fuggi.
La povera Elisabetta si trovò smarrita a queste
voci, era già risoluta di dare udienza alla tentazione, quando il pietoso
condottiero che fu Sant'Ignazio di Loyola le impose di restare. Ecco che quella
divina colomba le inviò prezioso dardo, di sagro fuoco restò colpito il suo cuore
intimamente. Il prezioso colpo le cagionò deliquio mortale. Tornata che fu nei
propri sensi si trovò tutt’altra di quella di prima, si intese
trasmutare156 in un’altra; tutto fervore, tutta carità, sentiva nel
cuore gli effetti mirabili di quel dardo amoroso, qual vampa di sagro fuoco
incendiava il suo cuore, la rendeva quasi pazza. Di amore accesa andava
esclamando: Hai vinto, hai vinto pure una
volta, o santo amore! Hai vinto la durezza del mio ostinato cuore, o sagro
dardo di amore, trapassa viepiù il mio cuore!
Non si possono spiegare quali e quanti furono i
mirabili effetti che particolarmente nelle orazioni producesse questa grazia di
essere stata favorita da dardo amoroso. Non aveva terminato l’orazione
preparatoria, che lo Spirito del Signore la rapiva con tanta forza, che il suo
corpo restava come morto disteso sul suolo. La frequenza di questi ratti, la
violenza che faceva lo spirito al corpo, che cercava di lanciarsi avidamente
verso il suo Dio, le cagionò un moto irregolare al cuore, molto sensibile, che
scuoteva la sedia in cui sedeva e il letto nel quale riposava. Stava molto
avvertita di non avvicinarsi ad alcuno, mentre più volte le domandavano cosa
fosse quel moto così violento che si sentiva vibrare nel suo cuore.
Per quanto stesse avvertita e cautelata, non passò
molto tempo che i parenti si avvidero del palpito violento del suo cuore.
Questi, supponendo un male naturale, vollero sentire il parere non solo di suo
suocero come uno dei primi medici, ma di più dottori, i quali furono chiamati a
consulto. Da questi fu ordinato che le si levasse subito sangue, ma non furono
giovevoli due buone sanguigne, mentre il palpito veniva viepiù crescendo per i
frequenti favori che riceveva dal Signore, tanto nelle orazioni, quanto nella
Santa Comunione.
Finalmente, per liberarsi dalla vessazione dei
medici e dei parenti, che pretendevano di curare gli effetti, mentre si rendeva
loro impossibile curare la causa, che a lei solo era nota, si raccomandò
caldamente alla sua benefattrice Maria santissima, acciò si fosse degnata di
liberarla da quel palpito tanto sensibile. Questa amorosa Madre la esaudì,
manifestandosi quel palpito solo nelle orazioni e nella Santa Comunione, a
seconda dei favori e delle grazie che riceveva da Dio, che non è possibile numerare,
mentre cresceva ogni giorno di più nel suo cuore il fervore di piacere al suo
Signore. Peraltro finché visse, era continuo questo palpito nelle sue fervide
contemplazioni, massime nel ricevere la Santa Comunione, il suo cuore sembrava
un moto di orologio molto sensibile, ma fuori di questo, quando si trovava a
conversare in famiglia, non fu più sensibile all’udito altrui, avendo ottenuto
questo vario favore dalla sua tenera Madre Maria santissima. E così restò
libera dalla cura e dalla sorveglianza dei parenti, i quali volevano curare
questo creduto male e poté con più quiete attendere alle sue contemplazioni.
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