Poco si potrà dire su tale proposito perché molti
hanno ricevuto delle grazie particolari alla sola invocazione di Elisabetta, ma
niuno si è preso il carico di registrarle. Quante grazie abbia compartite nella
città di Marino e in altri paesi sono senza numero: guarigioni istantanee,
moltiplicazioni di generi con la sua immagine o qualche cosa che era stata di
suo uso. La scrivente ha inteso molte cose ma in particolare non rammenta
essendo scorsi tanti anni; saranno notati solamente questi.
Un porporato si era infermato di una malattia
giudicata dai medici insanabile. Andò a visitarlo Padre Ferdinando confessore
di Elisabetta e gli dette una sua effigie, dicendogli: Eminentissimo, abbia fede che presto sarà guarito, senz’altro come
fu.
Portandosi il suddetto signor Cardinale al
convento per ringraziare la sua benefattrice e il sulodato Padre che gli aveva
procurato una medicina del cielo così efficace, si trovava inferma di male sottile
una giovane inglese eretica spedita già dai professori.
Per ultimo tentativo i medici le ordinarono che da
Roma si trasferisse in uno dei castelli per respirare un’aria più salubre; il
male peraltro sempre più incrudeliva, ma il peggio era che non voleva le si
parlasse di abiurare175 l’eresia che professava. Tante buone persone si
adoperavano per farla riconoscere dal suo inganno mentre si trovava alle porte
dell’eternità, ma tutto invano. Vi si prestarono soggetti dotti e santi
partendo a questo oggetto da Roma per togliere quest’anima dalle fauci di
satanasso. Ma ella sempre forte alle sue false dottrine non dava ascolto a
nessuno. Intanto il male aumentò di tale sorte che i medici dissero che le
rimanevano poche ore di vita. Vi si trovò in quel paese il Padre Giovanni
Generale dell’Ordine Trinitario e sentendo un tal fatto che quest’anima periva
corse frettoloso e senza dire parola le presenta un ritratto di Elisabetta.
Ella la mirò con le smorte pupille e dopo breve istante chiese subito di fare
l’abiura e di ricevere i santissimi sacramenti.
Chi può spiegare le comuni consolazioni per
l’acquisto di quest’anima! e insieme ammirati di un tale portento di una
mutazione così subitanea. Dopo avere mirata quella effigie mentre erano dei
mesi che degnissimi soggetti vi si adoperavano invano, il Signore le allungò la
vita per fare l’abiura e ricevere i santissimi sacramenti confessando che
appena mirata quella serva di Dio aveva inteso nell’animo un cambiamento di
massima e un desiderio ardente di entrare nel grembo della Chiesa Cattolica e
terminare la sua vita da vera cristiana, come fece.
Assistita da sacerdoti dopo averle amministrato
tutti i sacramenti, sopravvisse due o tre giorni e in così breve spazio andò a
ricevere quest’anima l’immortale corona dei predestinati chiudendo il suo
respiro abbracciata al Crocifisso con molta edificazione di chi vi fu presente.
Nel gennaio del 1853 cadde inferma una giovanetta
di castrica infiammatoria; a questo
vi si aggiunse la nervosa giudicata dai medici spedita e tutti uniformi
dicevano che pochi giorni poteva sopravvivere. Si trovava la buona figliola
destituita di forze, persuasa che per lei non c’era altro da fare e si andava
rassegnando.
Casualmente un zio fra certe carte teneva un
ritratto di Elisabetta; la giovane guardò che lo zio svolgeva le carte e gli
disse: Avete un Santo fra le carte,
datelo a me, e lo zio rispose: Non
so chi sia questa santa, in ogni modo
gliela donò.
La giovane se la pose sotto il cuscino e ci si
raccomandò di cuore. Il giorno dopo fu trovata dai medici fuori pericolo,
sfebbrata e guarita contro ogni aspettazione dei professori che dissero: Avete ricevuto un miracolo. Dopo due
giorni poté alzarsi e si può dire senza convalescenza tornò alle sue aziende di
famiglia senza incomodo alcuno.
Con lo stesso ritratto guarì, appresso la suddetta
giovane, un zia sorpresa dallo stesso male, in un subito con la sua Fede.
|