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Suor Maria Giuseppa Mora della SS. Trinità, figlia della Beata Elisabetta Canori Mora
Vita della Beata Elisabetta Canori Mora

IntraText CT - Lettura del testo

  • INTORNO ALLA VITA DELLA SERVA DI DIO ELISABETTA CANORI MORA MORTA IN ROMA IL DÌ 5 FEBBRAIO 1825 – BREVI CENNI SCRITTI DALLA FIGLIA MEDESIMA, MARIA LUCINA MORA, OSSIA MARIA GIUSEPPA DELLA SANTISSIMA TRINITÀ, MONACA FILIPPINA
    • APPENDICE
        • 2 - Lettere della Beata Elisabetta Canori Mora e altri scritti
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2 - Lettere della Beata Elisabetta Canori Mora e altri scritti

 

Riportiamo la fedele trascrizione delle lettere della Beata e delle figlie Marianna e Lucina, così come ci sono pervenute, perché interessantissime e importanti in quanto dalla loro lettura emerge appieno la sua personalità.

Elisabetta è una donna socievole, cura le relazioni sociali e si preoccupa se per qualche giorno non vede un viso amico e sollecita la visita anche per chiarire eventuali equivoci sorti nell’interpretare il significato di una missiva inviata per interposta persona. È premurosa, si affretta a tranquillizzare i sofferenti, infonde fiducia che genera serenità e pace, e le paure si allontanano perché prende possesso del cuore la «fiducia in Lui» non c’è da piangere.., è dolce morire fra le braccia di Maria santissima.

La sua immensa fede traspare in ogni suo respiro, in ogni sua azione, sgorga insieme all’inchiostro che fuoriesce dalla penna mentre scrive ad una carissima sorella in Gesù di aiutarla a ringraziare il Signore per le grazie che si è degnato compartire ad un anonimo ma altrettanto carissimo amico che ha corso un grave rischio di vedere il figlio perdere la retta via. Incoraggia un’altra carissima sorella in Gesù, sofferente e in pericolo di morte e la incita a considerare le atroci sofferenze di Cristo in croce, che al confronto i suoi patimenti le sembreranno dolci. Patite con pazienza, patite con rassegnazione e non dubitate che il Paradiso è vostro! Così infonde coraggio e conforta i sofferenti. Anche nella quotidianità traspare la sua fede. Si affretta a rassicurare un certo stimatissimo signor Giovanni che si è rivolto a lei per avere assistenza spirituale in un affare di un suo amico; l’affare sarà accompagnato da molte preghiere e tutto andrà bene, perché i mali animi saranno repressi dalla grazia del Signore. E per maggior consolazione insieme alla lettera manda dei biscotti che ha ricevuto dalla sorella monaca: lei che vive nella miseria più totale, si priva di quello che le è stato donato! Nelle otto lettere indirizzate al consorte, mentre gli manifesta sempre la sua stima, gli fa un esatto rendiconto della gestione dei soldi che le ha lasciato e precisa che nonostante vada con molta economia nello spendere, i denari mi sono terminati.

E supplica il marito di pensare alle figlie che hanno fame, e lei non ha altre risorse da cui attingere per alimentare le figlie, ma il consorte non si intenerisce neanche alle suppliche delle piccole: papà mio, sono nella massima angustia che forse si è scordato di noi, scrive Marianna; e Lucina replica ci manca il necessario vitto e io più degli altri ne soffro. Ma il cuore di Cristoforo è indurito dalle troppe distrazioni che gli fanno dissipare il ricavato del suo lavoro. Eppure Elisabetta si prodiga di aiutarlo facendogli avere una commendatizia per facilitargli le relazioni a Napoli ed ancora lo incoraggia non dubitate, tutto andrà bene. E ricorda al consorte di pregare mattina e sera come era solito fare una volta e con tutto il suo amore gli manifesta incondizionata stima. Elisabetta è una figura celestiale e trasparente per le sofferenze e per la bontà. Il suo pensiero è sempre per gli altri, è consapevole di essere un dono che deve donare mi offrivo qual vittima d’amore per adempìre la Sua volontà fino all’ultimo respiro della mia vita.

Rassicura il consorte durante la sua permanenza a Napoli che a Roma tutto procede bene, tutto è sotto controllo, sotto il suo vigile sguardo. Per lei che si è lasciata portare dalle acque profonde della vita, tutto diventa facile e bello, anche le sofferenze e le frustrazioni. Tutto diventa sorgente di un amore più grande.

Segue con intelligenza e cognizione le cause di Cristoforo, non dubitate, ho mandato la posizione al signor avvocato Pietro Marchi; il signor Dolci si è trascritto tutti i documenti che ricercate, e si è portato subito dal Marchese Torres il quale gli disse che non ha denari; vedete dunque di mandarmi molti denari per dare di sesto a tutto.

Si preoccupa perché la signora Benedetta da qualche giorno non ha notizie del marito: lei che vive una situazione disperata, ha il pensiero per le altrui sofferenze!

Ma lasciamo che siano i lettori ad apprezzare questi documenti autentici.

 

I M I176

 

Stimatissima sorella in Gesù,

 

sono ormai quattro giorni che non mi avete favorito perciò desidero sapere nuove di vostra salute, e se non vi fosse di incomodo gradirei che mi favoriste.

Io non credo di avervi dato nessun motivo per cui vi siete allontanata dalla mia casa.

Vi passo i più cordiali saluti da Annuccia177 e Locina178 desiderosa di presto rivedervi, mi confermo

 

I M I

Casa, marzo 1817

 

Carissima sorella in Gesù

 

Sento dal suo biglietto gli equivoci presi, per cagione dell’espositore, che senza sua colpa ha cambiato senso al sentimento comunicatogli dalla persona a cui Iddio si è degnato di manifestare lo stato dell’anima della defunta consorte del pio signore suo buon amico.

Le dica che depongo ogni timore e creda pure che il giorno che ricorreva la festa del glorioso San Giuseppe la bella sua anima passò agli eterni riposi.

Quella tranquillità di spirito e particolare rassegnazione che il medesimo provò nell’intimo del suo cuore furono i presagi della grazia che era per ricevere la diletta sua consorte come ancora della vicina morte del figlio.

Mia cara sorella, non c’è da piangere ma molto motivo da consolarsi. Io piango ma le mie lagrime sono di gioia, di gaudio.

Oh figlio fortunato, oh dolce morire fra le braccia di Maria santissima, oh giovane, invidiabile e preziosa fu la tua morte, sei già sicuro per tutta l’interminabile eternità.

Io sento una tenerezza tanto grande in questo momento che scrivo, non meno di quando di questo fatto ne ebbi dalla nota persa la notizia.

La bella anima della sua madre è stata ad assistere all’ultima agonia dell’amato suo figlio facendogli coraggio in quel tremendo passaggio.

 

I M I

Casa, 1 novembre 1817

Carissima sorella in Gesù

 

La prego di volermi aiutare a ringraziare il Signore per le grazie che si è degnato compartire al carissimo suo amico Sig G

Io mi conosco affatto incapace di tutte mostrarle nella loro totalità e grandezza come ne ha cognizione la nota persona la quale dice di non aver termini di spiegare la grazia che il suddetto ha ricevuto per mezzo delle preghiere. E perché lei possa comprenderle le formerò uno specchio di tutti gli sbagli e disgrazie in cui sarebbe incorso se le orazioni non gli avessero ottenuto lume sufficiente per regolare altrimenti i suoi affari, particolarmente in rapporto al figlio.

Primo sbaglio: si era già determinato di mandarlo fuori, oltre ai gran denari che il padre avrebbe speso, avrebbe avuto il rammarico di vederlo tutto cambiato perché da buono sarebbe in pochi mesi divenuto molto cattivo perché avrebbe fuori trattato persone che gli avrebbero guastato le massime buone e gli avrebbero impresso la testa di massime cattive. Sicché invece di essere figlio obbediente come lo è, sarebbe stato un figlio discolo e disobbediente e ad ogni suo costo e contro il divieto del padre si sarebbe scapricciato e il Signore lo avrebbe gastigato con severi gastighi.

Il buon padre nel vedere le disgrazie del figlio si sarebbe tanto afflitto che ci sarebbe andato a soccombere.

L’anima sua benedetta sarebbe stata ritenuta per qualche tempo in purgatorio.

 

I M I

 

Carissima sorella in Gesù,

 

Siamo prossimi alla novena del Santo Natale, portatevi con il pensiero alla capanna di Betlemme, e ivi adorate il Santo Bambino. Il considerare i suoi gravi patimenti, vi renderanno molto dolci i vostri incomodi. Questa considerazione vi farà soffrire con pazienza ogni molestia, ogni pena, ogni patimento.

Fatevi coraggio e pensate che dopo il breve patire di questa vita mortale, godrete eternamente ogni felicità. Pensate che in Cielo vi aspetta Iddio per coronarvi di gloria.

Abbiate pazienza ancora un altro poco e consolatevi che la vostra morte sarà preziosa avanti il divino cospetto di Dio. Non dubitate, i meriti di Gesù Cristo ve lo assicurano, dunque patite con pazienza, patite con rassegnazione e non dubitate che il paradiso è per voi. Lo dice Gesù Cristo nel Santo Evangelo. Vi lascio nel cuore amoroso di Gesù e lo prego, da peccatrice come sono, di infiammarvi del suo santo amore, e piena di stima mi confermo.

Non vi dimenticate di raccomandarmi al Signore e sono la vostra sorella in Gesù E.M179.

 

I M I

Casa 13 dicembre 1819

 

Signor Giovanni180 stimatissimo

 

Dirà al signor Pietruccio che stia pur tranquillo, che allontani da sé ogni timore che tutto andrà bene, che l’affare sarà accompagnato da molte orazioni.

Domani mattina farò celebrare una Messa a Gesù Nazareno, oltre le candele e la novena che si farà domani in nove ore, per maggior quiete del suddetto signor Pietruccio, mando una devozione che avrei piacere che se la mettesse indosso, fintanto che questo affare sia sbrigato; allora mi farà la grazia di restituirmela.

Avrei piacere ancora che prima di andare alla vigna andasse a visitare la Chiesa di San Pietro in Albano, che non a caso mi fu suggerito che il restauro di questa Chiesa sarebbe stato bene farlo con i denari e sia pur contento che tutte le cose andranno bene.

Mi pare che al vignaiolo le sarà molto sensibile, assistito dalla grazia del Signore, sarà preservato da ogni pericolo e disgrazia, e dovrà chiaramente confessare di avere in questo affare sperimentato in sé gli effetti mirabili della grazia di Dio.

Tutto quello che è accaduto mi pare al certo che sia accaduto per giusta disposizione di Dio per portare a buon fine il suddetto affare. Lei stia quieto e contento che i mali animi saranno repressi dalla grazia del Signore.

Stia pur tranquillo che tutti i suoi affari sono e saranno sempre e poi regolati e protetti dalla grazia di Dio. La novena di Gesù Nazareno incominciata in nove ore martedì, penso di proseguirla oggi, mercoledì e proseguirla fino al sabato che spero che l’affare sarà a buon termine.

La prego subito che avrà le nuove mi faccia sapere qualche cosa.

Nuccia181 e Locina la ringraziano infinitamente e Locina la ringrazia come sagrestana.

Avevo fin da ieri scritto queste due righe per sua quiete perché mi posso immaginare che lei fosse in melanconia ma mi mancò il tempo di terminarlo.

Questa mattina ricevo il suo stimatissimo biglietto, e sento esser vero quanto mi ero immaginata. Torno a ripetere che stia pur di buon animo che spero che domani avremo le buone nuove e non abbia alcun timore che di nuovo prego di farmele sapere subito.

Mi prendo la libertà di mandarle dodici biscotti, diciotto ciambelle e quattordici portoghesi che mi ha mandato la mia sorella monaca.

 

 

Stimatissimo consorte

 

Roma 4 maggio 1816

 

Giovedì 2 maggio verso la sera ricevetti la vostra gratissima lettera, la quale fu di somma consolazione sia mia che delle figlie, dove sento il vostro penoso viaggio, ma mi sono molto consolata sentendo che tutti siete giunti sani e salvi.

Vi lagnate di me perché non vi ho scritto, ma io non sapevo che eravate passato a Napoli.

Mi dite che da Marianetti riceverò una somma di denari, ma questo ancora non si vede. Quando riceverò la somma che mi dite, darò esecuzione a quanto voi mi avete scritto.

Io benché vada con molta economia nello spendere, i denari mi sono terminati. Mi è convenuto pagare il padrone di casa; circa sei piastre182 sono servite per voi, tre per l’orologio, s183 1,20 per il notaio, b184 85 detti a voi nell’atto della partenza, b 30 per zia Rosa.

Vedete bene che poco mi restò degli s 25 che mi lasciaste. Voi ben sapete che mi è convenuto incominciare dal sale e dal carbone; mi raccomando dunque a voi di scrivere a Marianetti di non ritardare.

Mi sono data tutta la premura per farvi avere la lettera commendatizia, ma chi si è preso l’impegno non mi ha dato ancora risposta. Ma spero presto di darvi qualche notizia e presto potervi mandare lettera di raccomandazione.

Non dubito punto del buon esito degli affari della nostra buona e pia signora, mentre spero che la prima lettera commendatizia la otterremo dai Santi Re Magi, che vi raccomando di non dimenticare mai ma chiamarli sempre in aiuto, come ancora di recitare mattina e sera tre Gloria Patri con le cinque Ave Maria alla gran Madre di Dio, come eravate solito.

Non potete mai credere quanto mai sia stata sensibile la vostra partenza ad Annuccia e Locina, e qual consolazione le fu la vostra lettera sentendo che prima di tutto vi eravate ricordato di loro.

Il giorno seguente in persona le mandai a recare la vostra nuova alla buona mamà e sorelle che stavano tutte ansiose per sapere le vostre nuove.

Mamà vi manda mille benedizioni, le sorelle vi salutano e vi ringraziano della premura che avete avuto per loro, vi fanno sapere però di non mandare niente per il corriere perché sono molto soggetti ad essere derubati. Dicono dunque tanto Annuccia che Locina alle vostre sorelle che meglio sarà che li portate voi gli abiti quando tornate a Roma, nonostante, vi metto nella lettera l’abitazione del corriere come mi ha portato zia Anna Maria.

Ho dato subito la lettera del padre Emidio alla signora Benedetta ma ancora non ho avuto risposta. Io non posso dilungarmi di più perché mi aspetta chi deve portare la lettera alla posta.

Annuccia e Locina vi volevano scrivere, ma non c’è tempo perché il suddetto ha fretta, vi scriveranno in altra occasione.

Vi chiedono la santa benedizione e sperano di farvi trovare quando tornerete un bel gattino moretto.

Salutadovi caramente, come faccio alla signora Duchessa Maria Rosa e sig Antonio, ritorno i saluti da tutta la casa Mora, signora Osolina, zia Anna Maria, zia Rosa, Checco, signor Greman, il quale ha portato la stampa dei Santi Re Magi ma la mezza piastra non l’ha voluta dare.

E piena della dovuta stima, mi confermo vostra aff.ma consorte

Elisabetta Mora

 

 

Roma 7 maggio 1816

 

Stimatissimo consorte

Ho procurato per mezzo di buon impegno di avere dalla segretaria del re di Spagna la commendatizia da voi richiestami.

A questo effetto ho fatto un promemoria e l’ho già consegnato, ma non ho avuto ancora alcuna risposta, spero però di potervi servire in altra ordinaria, di mandarvele. Intanto vi accludo questa che molto vi gioverà con altra lettera di raccomadazione già scritta come risulta da questa altra cartuccia scritta.

Vi avverto che il signor Cardinale Arezzo si è portato a Napoli.

Il Marianetti non si è veduto ancora; mi sono terminati i denari, non so come fare, vedete di dire alla signora Duchessa che scriva al suo agente che mi somministri qualche pochi denari, mentre il suddetto mi ha detto che mi darà qualche scudo purché ne abbia l’ordine dalla signora Duchessa. Vedete un poco di mandargli questo ordine, perché in caso mi trovi in bisogno, abbia dove ricorrere.

Di già ho mandato la posizione al signor avvocato Pietro Marchi, non dubitate, soprattutto vada bene.

Le figlie vi salutano e stanno molto bene, vi chiedono la santa benedizione. In altra occasione vi scriveranno, vi salutano le sorelle, mamà vi manda mille benedizioni, vi rimandano tutti i saluti in fretta, mi dichiaro vostra

 aff.ma consorte Elisabetta Mora

 

 

Roma 10 maggio 1816

 

Stimatissimo consorte

Sono nella massima afflizione, il Marianetti martedì 7 maggio venne in Roma; subito mandai all’albergo sperando che mi avesse portato i danari come voi mi diceste nella vostra in data, 30 aprile.

Gli feci dire che li aspettavo, che preparato gli avevo un bel regalo, tutto questo non ha giovato, mercoledì il giorno partì senza venire a trovarmi.

Oh vedete in che pena mi trovo io, vedete dunque in qualche maniera di mandarmi i denari, per me e per la causa dei censuisti, se no vi andrà in contumacia.

Il signor Dolci mi ha detto che per la suddetta causa non basteranno trenta scudi, vedete dunque di mandare anche per me il bisognevole occorrente denaro.

Pregate la signora Duchessa che mi favorisca mandare un ordine al suo esattore che mi somministri il bisognevole, e così io abbia in certi casi come rimediare agli urgenti bisogni della famiglia. Spero che la nostra buona signora Duchessa voglia favorirmi.

Se desiderate il buon esito degli affari, pensate che alla vostra famiglia non gli manchi il bisognevole, allora tenete per certo che tutto vi andrà bene, mentre Iddio si degnerà proteggervi e benedirvi e vi illuminerà in affari tanto intralciati ed oscurati per mezzo delle protezioni della parte contraria. Non dubitate per noi, confidate nella valevole protezione dei Santi Re Magi e mandate a me denari e non vi dubitate che tutto andrà bene.

Fate coraggio alla nostra signora Duchessa e ditegli che i Santi Re hanno incominciato a proteggere i suoi affari, loro troveranno la maniera di sbrigarli.

Ricevo una vostra gratissima in data, 7 maggio dove sento che mi avete mandato due lettere, una sola ne ho ricevuta in data del 30 aprile alla quale ho già risposto e credo che avrete già ricevuto. Mi dite in questa che sperate nella futura settimana mandarmi il denaro. Dunque al Marianetti non gli avevate dato il denaro come mi avevate scritto. Vedete bene di non ritardare il denaro di settimana in settimana ma speditelo subito al più presto possibile.

Ho fatto leggere la vostra lettera al signor Dolci il quale si è trascritto tutti i documenti che ricercate. Mi ha detto che subito si sarebbe portato dal signor Marchese Torres.

Annuccia e Locina godono perfetta salute, vi salutano caramente e vi chiedono la santa benedizione e vi pregano di mandare denari.

Mamà vi saluta e vi manda mille benedizioni, le sorelle vi salutano unitamente a tutti gli altri. Salutandovi caramente mi ripeto vostra

aff.ma consorte E. M.

 

Scrivo di commissione. Direte al signor Antonio che la signora Benedetta desidera sapere quello che deve fare, o partirsi di casa oppure accomodarsi con il padrone di casa, mentre sarebbe molto di più dispendio e anche molto pericoloso e soggetto a qualche cattivo incontro, mentre per pagare poca pigione dovrebbe andare in case molto screditate.

Il padrone di casa ha fatto sapere che si contenterebbe di accomodare col pagare il corrente e l’arretrato a un tanto al mese. Al signor Dolci le parrebbe un accomodamento da non disprezzarsi anche per quiete della suddetta.

Il signor Dolci ha detto che si sarebbe scritto per sapere quello che vuol fare mentre è contenta la suddetta di fare quello che lui vuole, ma scriva subito per potersi regolare.

Lo saluta caramente e le nuova della cara Adelaide che sta molto bene e va quasi sola.

Quando scrivete non vi dimenticate dei saluti della signora nonna che so che si è lagnata che voi vi siete dimenticato di lei.

I miei più rispettabili ossequi alla nostra E.ma signora Duchessa e signora Maria Rosa.

Implorando dal cielo sopra di voi e degli affari l’eterna benedizione

mi dichiaro vostra

 

 

Roma, questo 14 maggio 1816

 

Stimatissimo consorte

 

Il 13 maggio ricevetti una vostra gratissima scritta da Sora in data 26 aprile, dove sento il dettaglio del penosissimo viaggio, molto mi rallegro però nel sentire che tutti ve la passate molto bene e che siete arrivati sani e salvi.

Questo lo dovete attribuire alla valevole protezione dei santi Re, se non fosse stata la loro protezione molto diverso vi sarebbe andato. Credo che l’evidenza ve lo abbia dimostrato, siate dunque grati col non dimenticare la recita mattina e sera, dei tre Gloria Patri e cinque Ave Maria. Annuccia e Locina godono perfetta salute, vi chiedono la santa benedizione e vi salutano caramente e vi dicono che mandiate denari che loro hanno un buon appetito e le conviene mangiare il pane assegnato.

Vi potete immaginare in che angustia mi trovo io, dite alla signora Duchessa che mandi un ordine al suo esattore di somministrarmi un qualche assegnamento per poterci alimentare.

Spero che la nostra buona signora Duchessa non sarà per negarmi questa grazia, mentre questa presentemente è l’opera più meritoria di giustizia e di carità che Ella possa fare, di somministrarci l’alimento, mentre voi siete appresso di lei per combinare i suoi affari. Vedete dunque al più presto che vi sia possibile di mandare denari per me e per la causa; dice il signor Dolci che ci vogliono 30 scudi per gli atti e i documenti che mi richiedete nella lettera in data 7 maggio.

Mi dice il (…) che questi gli hanno detto all’Offizio che ci vogliono 40 scudi. Il suddetto si portò subito dal signor Marchese Torres il quale gli disse che non ha denari; vedete dunque bene di mandarmi molti denari per dare di sesto a tutto.

Il signor Granella non mi pochi guai, avendo già spedito il mandato e millanta di farmi l’esecuzione. Il sig Zucchetti non meno di questo fa del chiasso. Mi raccomando dunque a voi, mandatemi denari che di concerto del signor Dolci possa io rimediare. Spero che avrete ricevuto altre due mie lettere dove vi davo conto del denaro da voi lasciatomi, del quale ne ho formato la lista per così farvi vedere l’uso che ne ho fatto.

Vi mando mille benedizioni dalla buona mamà, mille saluti dalle sorelle unitamente a tutti gli altri. In occasione che scrivete mandate i saluti ancora per la signora Nanna alla quale professo molte obbligazioni. La signora Benedetta saluta tutti, particolarmente il signor Antonio suo consorte, le nuova della sua cara figlietta che sta molto bene, le dice che le sono finiti i denari.

Salutandovi caramente come faccio a tutti particolarmente alla signora Duchessa, mi dichiaro aff.ma consorte

Elisabetta Mora

 

Ho fatto tutte le diligenze, non mi è stato possibile di avere dalla (…) del Re di Spagna la lettera commendatizia da voi richiestami

 

 

Stimatissimo consorte

Roma 17 maggio 1816

 

Io non so più cosa pensare, ho scritto tre lettere e non veggo alcuna risposta. Non so se le abbiate ricevute, e se le avete ricevute, perché non darmi una qualche risposta?, per così dare qualche conforto all’afflitto mio cuore.

Non potete mai credere quanta pena rechi ad Annuccia e Locina il non vedere i vostri caratteri, e di quanta consolazione le sia quando vedono i vostri caratteri.

Sempre si discorre di voi, io nella presente circostanza ho venduto le galline.

Le suddette si sono prevalse di questa occasione per coltivare il giardino, gli ci vuole qualche pavolo di spesa, sperano che voi quanto prima mandate denari.

Ma la mia pena è il dover ormai stentare il vitto mentre voi ben sapete che non abbia donde vivere, mi raccomando a voi di spedirmi denari, al più presto che sia possibile.

Mamà vi saluta e vi manda mille benedizioni. Vi salutano le sorelle e tutti gli altri di casa.

Mi ha detto il signor Dolci che Longhi e Pinto fanno del chiasso, vogliono fare i (…), se mandate denari si vedrà di accomodarli.

Per la causa dei censuisti ci vogliono 30 scudi, 40 scudi per i documenti che voi avete scritto.

La signora Benedetta Salassi, il signor Antonio le nuova della cara Adelaide alla quale ha levato il latte per timore di essere incinta ormai di tre mesi.

La pupa sta molto bene mentre la mantiene a brodi buoni, a uova fresche e buon vino.

Salutandovi caramente da parte della suddetta e delle vostre figlie le quali vi chiedono la santa benedizione, salutandovi caramente mi dichiaro vostra aff.ma consorte Elisabetta Mora

 

 

 

Roma 21 maggio 1816

 

Stimatissimo consorte,

Tanto io quanto le figlie siamo accoratissime nel vedere che non ci avete mantenuto la parola che ci daste prima di partire, diceste che ci avreste mandato l’occorrente denaro dopo otto giorni, è passato un mese e non mi avete mandato niente.

I denari mi sono terminati, mi vedo costretta a vendere quei pochi mobili che sono in casa segnatamente il letto, che è il mobile di più valore che abbiamo.

Nelle mie lettere vi ho pregato di dire alla signora Duchessa che mandasse un ordine al suo esattore signor Sangiorgi, a somministrarmi l’occorrente denaro per alimentarci.

Penso nella futura posta di scrivere alla signora Duchessa perché provveda alle mie indigenze, perciò ve ne l’avviso.

Tutti di nostra casa stanno bene, vi salutano e mamà vi manda la santa benedizione.

La qui acclusa molto vi può giovare presso la corte degli (…) questo signor Don Clemente Genantoni è il fratello della signora Anna, stessa Compagnia della mia sorella monaca alle filippine. Raccomandatevi a lui che molto vi può giovare. Vedete che io non manco di giovarvi, vedete di consolarmi col mandare un ordine all (…).

La signora Benedetta dice al signor Antonio che le sono finiti i denari e non sa come fare, che veda di provvedere alle sue indigenze, che il padrone di casa vuole qualche cosa in acconto, del denaro che avanza non vuole altrimenti accomodare, per il resto si contenta di s 2 al mese.

La pupa sta poco bene per motivo dei denti, e perché l’ha dovuta slattare per il dubbio che ha di essere incinta. La saluta caramente e desidera di presto rivederlo.

Il signor Don Clemente Gianantoni in casa del signor Conte Benigniotti.

Scusate se non scrivo a tono perché mi duole la testa, sono avvilita a un segno che

 

Papà mio, io sono nella massima angustia che forse si è scordato di noi, mamà sta afflittissima nel vedere che noi non abbiamo quanto ci bisogna, veda dunque in qualche maniera di mandarci l’occorrente denaro e così consolarci. Salutandolo caramente, desiderosa di presto rivederlo, le chiedo la santa benedizione, mi confermo sua aff.ma figlia Anna Mora.

 

Nella prima sua lettera mi ero tutta consolata nel sentire che pensava di comprarmi gli abiti ma in oggi sono restata molto disgustata nel vedere che ci manca il necessario vitto, e io più degli altri ne soffro, veda dunque di consolarci col mandarci l’occorrente, temo mamà (…) per la grande afflizione in cui ( …) presto rivederlo.

Salutandolo caramente, le domando la santa benedizione, mi confermo

sua aff.ma figlia Locina Mora

 

Roma 30 maggio 1816

 

Stimatissimo consorte,

 

Proseguo a rispondere alla vostra gratissima in data 24 giacché come avevate inteso nell’altra mia scritta il 28 maggio, mamà stava aspettando che terminassi la lettera per impostarla, mi convenne di terminarla alla rinfusa.

Vi dico dunque che i vostri affari sono molto bene assistiti dal signor Dolci del quale ne riceverete esatto ragguaglio, mi ha promesso di scrivervi. Io procuro al suddetto di usargli tutta quella attenzione che posso siccome molto si è prestato per l’affare della granella che in tutti i conti voleva farmi l’esecuzione. Mi sono privata di un fazzoletto e gli ho regalate due (…) che ha molto gradito. Non so qual sia il motivo che mi rimproverate mentre io non manco di usar tutta la diligenza possibile perché vadano bene gli affari.

Molto mi sono adoprata presso il signor Tongiorgi perché desse l’occorrente denaro al signor Dolci, il quale puntualmente ha sborsato; sicché, è stato stampato, è stato informato, è stato fatto quanto meglio si è potuto per superarla ma ciò nonostante l’abbiamo perduta.

Il signor Dolci ha fatto subito un memoriale per ritornare in segnatura, come dalla lettera del medesimo sentirete, come ancora di tutte le altre cause.

Mi ringrazia della seconda commendatizia e della prima che vi mandai nella prima mia lettera come ancora vi acclusi l’abitazione del corriere amico della signora Giulia amica di zia Anna Maria che forse non l’avete ricevuta.

Datemi qualche conte (...) su di ciò. Lunedì spero sicuramente come voi mi dite nella vostra lettera, di trovare alla posta la rimessa del denaro e così rallegrarmi un poco e fare un buon pranzo e così rallegrare le figlie le quali unitamente alle vostre sorelle desiderano sapere come state volentieri in Napoli, cosa fate, dove abitate, come ve la passate, se vi divertite, se vi piace più il soggiorno e la popolazione di Napoli o quella di Roma, date dunque qualche notizia. Mamà vi manda mille benedizioni e le sorelle vi salutano unitamente a tutti quelli che voi salutate. Non vi dimenticate delle angustie in cui mi trovo, mandatemi l’occorrente denaro. Salutandovi caramente mi confermo vostra aff.ma C. E. M.185

 

Stimatissimo signor Antonio

La signora Benedetta è molto afflitta per la sua malattia spera sentire buone nuove di sua salute. Scriva di preciso come ora se la passa, tanto lei quanto la cara Adelaide se la passano molto bene. Anche lei è piena di speranza di presto ricevere i denari, per così accomodare il padrone di casa. La suddetta frequenta la mia casa e apprende i consigli che procuro, da sciocca che sono, darle per suo vantaggio e per il bene della cara figlietta. Gli ho detto, fra le altre cose, che non la consegni a nessuno, ma che la tenga sempre sotto i suoi occhi, perché le creature vanno soggette a mille disgrazie.

La suddetta la saluta caramente, è ansiosa di presto rivederlo.

 

 

Roma 10 giugno 1816

 

Stimatissimo consorte

Dopo scritta la mia lettera in data 7 giugno 1816 il portalettere portò la lettera vostra diretta al signor Dolci. Questa servì sia a me che alle figlie di somma pena. Dopo che si fa a meno di mangiare per aver pronti i denari per il portalettere, dover pagare per l’altrui direzione!

È stato per le figlie veramente doloroso, sono nella massima afflizione nel vedere che dopo la sicura promessa che mi faceste nell’ultima vostra scrittami in data 24 maggio, dove mi daste per certo la rimessa del denaro, non si vede ancora niente.

Ogni giorno si fa maggiore il bisogno, le figlie sono afflittissime, non vi dico di più, spero che la giustizia, il dovere, l’amore paterno, vi parlino al cuore e vi facciano trovar la maniera di provvedere agli urgenti bisogni. Pensate ancora alla signora Benedetta che anche questa povera donna merita tutta la compassione.

Spero di essere consolata. Salutandovi caramente. Mamà vi manda la benedizione, le sorelle vi salutano, mi dichiaro vostra aff.ma C. E. M.

 

Papà mio, veda di mandarci i denari, il mio appetito ogni giorno cresce e le pagnotte calano. Veda dunque di consolarci. Chiedendole la santa benedizione mi dichiaro sua aff.ma figlia Locina Mora

 

Papà mio, quando speravo di consolarmi mi ritrovo più afflitta di prima.

Di noi che ne sarà, ci manca veramente la sussistenza, veda di consolarci al più presto che sia possibile. Chiedendole la santa benedizione, mi confermo

 sua aff.ma figlia

Anna Mora

 

 

Poesia

 

Sgombra da mortal velo vieni mia cara vieni

vieni a godere in cielo in braccio al tuo Signor

 

Sgombra da mortal velo anima bella cara

vieni mia cara vieni a godere in cielo in braccio al tuo Signor

 

Ascolta chi ti chiama risorgi o sorgi, odi Maria chi ti

ama e chi confida in te

 

O stella del mare rifugio del mondo io taccio e mi

ascondo più voce non ho

 

Lucina ascolta e taci

 

 

Carissimo papà mio,

 

Non puol mai credere quanta consolazione provai nel sentire che lei pensa a noi mentre noi non pensiamo altro che a lei.

Andiamo dicendo nella giornata: adesso cosa farà papà mio? penserà a noi come noi pensiamo a lui? mi pare mille anni che sia partito. Papà mio ci mandi una buona somma di denari perché non abbiamo a soffrire tanto quanto abbiamo sofferto e tuttora soffriamo. Si ricordi degli abiti di cambriche186 che ci ha promesso. Salutando caramente le chiedo la santa benedizione e piena della dovuta stima, mi confermo sua aff.ma figlia

Anna Mora

 

 

Carissimo papà mio,

Io non gli posso scrivere perché abbiamo da portare la lettera alla posta ci mandi denari e abiti più presto che sia possibile.

Salutandolo caramente le chiedo la santa benedizione e piena della dovuta stima, mi confermo sua aff.ma figlia

Locina Mora

 

 

Stralcio di lettera scritta da Elisabetta

 

E il figlio dopo una vita infelicissima piena di affanni e pene correva il rischio di perdersi per tutta l’interminabile eternità. Eccogli descritta la luttuosa scena, e mi creda pure che l’ho dipinta molto meno luttuosa di quello che sarebbe stata nella sua totalità.

Ma quanto mai c’è da consolarsi nel vedere che le preghiere sono di tanta forza che arrivano a cambiare aspetto agli affari più intralciati.

Ecco cambiata la funesta scena: in un momento per particolar lume, Iddio fa conoscere al padre che non deve mandar fuori il figlio, ed intanto il Signore si degna di combinare l’affare in guisa che cambi aspetto acciò il figlio obbediente e docile alla volontà del padre.

Ecco che il Signore per mezzo della preghiera prolunga la vita al padre, e con quanto maggior suo utile eterno.

Cara sorella, non è possibile comprenderlo, mentre per pura bontà di Dio le è stato destinato un posto maggiore in paradiso.

Queste sono grazie tanto particolari che lei molto bene mi insegna, che noi poveri mortali non le possiamo meritare. La pura bontà di Dio le concede gratuitamente a chi le piace. Mi aiuti dunque a ringraziare il Signore perché io sono fuori di modo contenta di vedere tanto bene ricompensata dal mio Dio, la carità che mi usa questo suo buon amico.

Spero certo che le eterne benedizioni siano sopra del suddetto, e si stendino sopra tutta la sua famiglia.

 

 

Ricevuta firmata da Elisabetta

 

Sig. Conte Francesco Maria Plani, di quello che deve all’Eredità della fu Anna Maria Berardi187, ed in oggi spettante alla qui sottoscritta Sig.ra Elisabetta Canori Mora, quale erede testamentaria della suddetta defunta, come da testamento a rogito del Mariani già notaro del soppresso Governo francese del 30 dicembre 1813 per il cambio in sorte principale di scudi duecento, come da Istromento a rogito Fiammetta delli 29 marzo 1809 di già scaduto, ed ora residuato a scudi centosessantotto e B. 50, oltre i frutti da conteggiarsi, si compiacerà pagare alla sig.ra Angela Berardi, e per essa al di lei legittimo Procuratore scudi venticinque con suoi rispettivi frutti da oggi, fino al giorno dell’effettivo pagamento, quali uniti ad altri scudi venticinque in altro consimile ordine tratto a di lei favore sopra il sig. Luigi Collalti sono scudi cinquanta che gli facciamo pagare per la soddisfazione di un legato di simil somma lasciatagli dalla suddetta defunta Anna Maria Berardi di lei sorella, come appare dal suddetto testamento, a cui che con ricevuta a piè di questo della medesima sig.ra Berardi, e di lei legittimo procuratore gli verranno da noi conteggiati, ed abbuonati.

In fede

Roma questo 27 settembre 1814

 

S 25 mta Elisabetta Canori Mora

 Gioacchino Pio Esecutore Testamentario

 Accetto il suddetto ordine pagabile il mese di ottobre 1814

 F. C. Plani

 

 

 





176 Acronimo di: Iesus Maria Ioseph (Gesù, Maria, Giuseppe).



177 Marianna.



178 Lucina.



179 Elisabetta Mora.



180 Potrebbe essere Giovanni Sala, fratello del cardinale Sala. Si era raccomandato più volte alle preghiere di Elisabetta e, venuto a conoscenza delle sue difficoltà economiche, le passava un assegno mensile. (Cfr. Pagani Antonio, op. cit., p. 216-217). Nel 1819 il Sala consigliò Elisabetta a recarsi ad Albano, per ristabilirsi in salute. (Cfr. Pagani Antonio, op. cit., p. 392).

Potrebbe anche essere Giovanni Cherubini che stimava molto Elisabetta e nel 1812 le trovò una casa in Via Rasella. (Cfr. Pagani Antonio, op. cit., p. 173-174).

Dopo la morte di Elisabetta, Lucina entrò in convento e Giovanni Cherubini pagò la dote. (La ricevuta si conserva nell’archivio di San Carlo alle Quattro Fontane di Roma).



181 Marianna.



182 Antica moneta d’argento coniata in Italia nel XVI secolo.



183 Scudi. (Moneta d’oro o d’argento di vario valore portante lo scudo del principe o dello Stato emittente raffigurato su una delle facce).



184 Baiocchi. (Moneta di rame in uso negli stati pontifici fino al 1866).



185 Consorte, Elisabetta Mora.



186 Tela di cotone finissima per biancheria, analoga alla batista.



187 Il primo gennaio 1814 cinque ore prima del giorno, spirò l’anima della signora Anna Maria Berardi, vergine di particolare perfezione e di grande orazione e comunicazione con Dio, Maestra Pia nella casa grande ai Monti. Fu sepolta il 2 detto mese ed anno nella Chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane, con il santo abito trinitario, di cui era molto devota. La sua età era di 40 anni. (Cfr. Libro dei defunti, sez. secolari, f. 18v. Archivio di San Carlo alle Quattro Fontane).

Anna Maria Berardi nutriva una grande stima di Elisabetta Canori Mora, tanto che la lasciò erede di quel poco che possedeva. (Cfr. Pagani Antonio, op. cit. p. 371).






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