Riportiamo la fedele trascrizione delle lettere
della Beata e delle figlie Marianna e Lucina, così come ci sono pervenute,
perché interessantissime e importanti in quanto dalla loro lettura emerge
appieno la sua personalità.
Elisabetta è una donna socievole, cura le
relazioni sociali e si preoccupa se per qualche giorno non vede un viso amico e
sollecita la visita anche per chiarire eventuali equivoci sorti
nell’interpretare il significato di una missiva inviata per interposta persona.
È premurosa, si affretta a tranquillizzare i sofferenti, infonde fiducia che
genera serenità e pace, e le paure si allontanano perché prende possesso del
cuore la «fiducia in Lui» non c’è da piangere.., è dolce morire fra le
braccia di Maria santissima.
La sua immensa fede traspare in ogni suo respiro,
in ogni sua azione, sgorga insieme all’inchiostro che fuoriesce dalla penna
mentre scrive ad una carissima sorella in Gesù di aiutarla a ringraziare il
Signore per le grazie che si è degnato compartire ad un anonimo ma altrettanto
carissimo amico che ha corso un grave rischio di vedere il figlio perdere la
retta via. Incoraggia un’altra carissima sorella in Gesù, sofferente e in
pericolo di morte e la incita a considerare le atroci sofferenze di Cristo in
croce, che al confronto i suoi patimenti le sembreranno dolci. Patite con
pazienza, patite con rassegnazione e non dubitate che il Paradiso è vostro! Così
infonde coraggio e conforta i sofferenti. Anche nella quotidianità traspare la
sua fede. Si affretta a rassicurare un certo stimatissimo signor Giovanni che
si è rivolto a lei per avere assistenza spirituale in un affare di un suo
amico; l’affare sarà accompagnato da molte preghiere e tutto andrà bene, perché
i mali animi saranno repressi dalla grazia del Signore. E per maggior
consolazione insieme alla lettera manda dei biscotti che ha ricevuto dalla
sorella monaca: lei che vive nella miseria più totale, si priva di quello che
le è stato donato! Nelle otto lettere indirizzate al consorte, mentre gli
manifesta sempre la sua stima, gli fa un esatto rendiconto della gestione dei
soldi che le ha lasciato e precisa che nonostante vada con molta economia
nello spendere, i denari mi sono terminati.
E supplica il marito di pensare alle figlie che
hanno fame, e lei non ha altre risorse da cui attingere per alimentare le
figlie, ma il consorte non si intenerisce neanche alle suppliche delle piccole:
papà mio, sono nella massima angustia che forse si è scordato di noi,
scrive Marianna; e Lucina replica ci manca il necessario vitto e io più
degli altri ne soffro. Ma il cuore di Cristoforo è indurito dalle troppe
distrazioni che gli fanno dissipare il ricavato del suo lavoro. Eppure
Elisabetta si prodiga di aiutarlo facendogli avere una commendatizia per
facilitargli le relazioni a Napoli ed ancora lo incoraggia non dubitate,
tutto andrà bene. E ricorda al consorte di pregare mattina e sera come era
solito fare una volta e con tutto il suo amore gli manifesta incondizionata
stima. Elisabetta è una figura celestiale e trasparente per le sofferenze e per
la bontà. Il suo pensiero è sempre per gli altri, è consapevole di essere un
dono che deve donare mi offrivo qual vittima d’amore per adempìre la Sua
volontà fino all’ultimo respiro della mia vita.
Rassicura il consorte durante la sua permanenza a
Napoli che a Roma tutto procede bene, tutto è sotto controllo, sotto il suo
vigile sguardo. Per lei che si è lasciata portare dalle acque profonde della
vita, tutto diventa facile e bello, anche le sofferenze e le frustrazioni.
Tutto diventa sorgente di un amore più grande.
Segue con intelligenza e cognizione le cause di
Cristoforo, non dubitate, ho mandato la posizione al signor avvocato Pietro
Marchi; il signor Dolci si è trascritto tutti i documenti che ricercate, e si è
portato subito dal Marchese Torres il quale gli disse che non ha denari; vedete
dunque di mandarmi molti denari per dare di sesto a tutto.
Si preoccupa perché la signora Benedetta da
qualche giorno non ha notizie del marito: lei che vive una situazione
disperata, ha il pensiero per le altrui sofferenze!
Ma lasciamo che siano i lettori ad apprezzare
questi documenti autentici.
I M I176
Stimatissima sorella in Gesù,
sono ormai quattro giorni che non mi avete favorito perciò desidero sapere
nuove di vostra salute, e se non vi fosse di incomodo gradirei che mi
favoriste.
Io non credo di avervi dato nessun motivo per cui vi siete allontanata
dalla mia casa.
Vi passo i più cordiali saluti da Annuccia177 e Locina178
desiderosa di presto rivedervi, mi confermo
I M I
Casa, lì marzo 1817
Carissima sorella in Gesù
Sento dal suo biglietto
gli equivoci presi, per cagione dell’espositore, che senza sua colpa ha
cambiato senso al sentimento comunicatogli dalla persona a cui Iddio si è
degnato di manifestare lo stato dell’anima della defunta consorte del pio signore
suo buon amico.
Le dica che depongo ogni
timore e creda pure che il giorno che ricorreva la festa del glorioso San
Giuseppe la bella sua anima passò agli eterni riposi.
Quella tranquillità di
spirito e particolare rassegnazione che il medesimo provò nell’intimo del suo
cuore furono i presagi della grazia che era per ricevere la diletta sua
consorte come ancora della vicina morte del figlio.
Mia cara sorella, non
c’è da piangere ma molto motivo da consolarsi. Io piango ma le mie lagrime sono
di gioia, di gaudio.
Oh figlio fortunato, oh
dolce morire fra le braccia di Maria santissima, oh giovane, invidiabile e
preziosa fu la tua morte, sei già sicuro per tutta l’interminabile eternità.
Io sento una tenerezza
tanto grande in questo momento che scrivo, non meno di quando di questo fatto
ne ebbi dalla nota persa la notizia.
La bella anima della sua
madre è stata ad assistere all’ultima agonia dell’amato suo figlio facendogli
coraggio in quel tremendo passaggio.
I M I
Casa, lì 1 novembre 1817
Carissima
sorella in Gesù
La prego di
volermi aiutare a ringraziare il Signore per le grazie che si è degnato
compartire al carissimo suo amico Sig G
Io mi conosco
affatto incapace di tutte mostrarle nella loro totalità e grandezza come ne ha
cognizione la nota persona la quale dice di non aver termini di spiegare la
grazia che il suddetto ha ricevuto per mezzo delle preghiere. E perché lei
possa comprenderle le formerò uno specchio di tutti gli sbagli e disgrazie in
cui sarebbe incorso se le orazioni non gli avessero ottenuto lume sufficiente
per regolare altrimenti i suoi affari, particolarmente in rapporto al figlio.
Primo sbaglio:
si era già determinato di mandarlo fuori, oltre ai gran denari che il padre
avrebbe speso, avrebbe avuto il rammarico di vederlo tutto cambiato perché da
buono sarebbe in pochi mesi divenuto molto cattivo perché avrebbe fuori
trattato persone che gli avrebbero guastato le massime buone e gli avrebbero
impresso la testa di massime cattive. Sicché invece di essere figlio obbediente
come lo è, sarebbe stato un figlio discolo e disobbediente e ad ogni suo costo
e contro il divieto del padre si sarebbe scapricciato e il
Signore lo avrebbe gastigato con severi gastighi.
Il buon padre
nel vedere le disgrazie del figlio si sarebbe tanto afflitto che ci sarebbe
andato a soccombere.
L’anima sua
benedetta sarebbe stata ritenuta per qualche tempo in purgatorio.
I M I
Carissima sorella in
Gesù,
Siamo prossimi alla
novena del Santo Natale, portatevi con il pensiero alla capanna di Betlemme, e
ivi adorate il Santo Bambino. Il considerare i suoi gravi patimenti, vi
renderanno molto dolci i vostri incomodi. Questa considerazione vi farà
soffrire con pazienza ogni molestia, ogni pena, ogni patimento.
Fatevi coraggio e
pensate che dopo il breve patire di questa vita mortale, godrete eternamente
ogni felicità. Pensate che in Cielo vi aspetta Iddio per coronarvi di gloria.
Abbiate pazienza ancora
un altro poco e consolatevi che la vostra morte sarà preziosa avanti il divino
cospetto di Dio. Non dubitate, i meriti di Gesù Cristo ve lo assicurano, dunque
patite con pazienza, patite con rassegnazione e non dubitate che il paradiso è
per voi. Lo dice Gesù Cristo nel Santo Evangelo. Vi lascio nel cuore amoroso di
Gesù e lo prego, da peccatrice come sono, di infiammarvi del suo santo amore, e
piena di stima mi confermo.
Non vi dimenticate di
raccomandarmi al Signore e sono la vostra sorella in Gesù
E.M179.
I M I
Casa 13 dicembre 1819
Signor Giovanni180 stimatissimo
Dirà al signor
Pietruccio che stia pur tranquillo, che allontani da sé ogni timore che tutto
andrà bene, che l’affare sarà accompagnato da molte orazioni.
Domani mattina
farò celebrare una Messa a Gesù Nazareno, oltre le candele e la novena che si
farà domani in nove ore, per maggior quiete del suddetto signor Pietruccio,
mando una devozione che avrei piacere che se la mettesse indosso, fintanto che
questo affare sia sbrigato; allora mi farà la grazia di restituirmela.
Avrei piacere
ancora che prima di andare alla vigna andasse a visitare la Chiesa di San
Pietro in Albano, che non a caso mi fu suggerito che il restauro di questa
Chiesa sarebbe stato bene farlo con i denari e sia pur contento che tutte le
cose andranno bene.
Mi pare che al
vignaiolo le sarà molto sensibile, assistito dalla grazia del Signore, sarà
preservato da ogni pericolo e disgrazia, e dovrà chiaramente confessare di
avere in questo affare sperimentato in sé gli effetti mirabili della grazia di
Dio.
Tutto quello che
è accaduto mi pare al certo che sia accaduto per giusta disposizione di Dio per
portare a buon fine il suddetto affare. Lei stia quieto e contento che i mali
animi saranno repressi dalla grazia del Signore.
Stia pur
tranquillo che tutti i suoi affari sono e saranno sempre e poi regolati e
protetti dalla grazia di Dio. La novena di Gesù Nazareno incominciata in nove
ore martedì, penso di proseguirla oggi, mercoledì e proseguirla fino al sabato
che spero che l’affare sarà a buon termine.
La prego subito
che avrà le nuove mi faccia sapere qualche cosa.
Nuccia181 e Locina la
ringraziano infinitamente e Locina la ringrazia come sagrestana.
Avevo fin da
ieri scritto queste due righe per sua quiete perché mi posso immaginare che lei
fosse in melanconia ma mi mancò il tempo di terminarlo.
Questa mattina
ricevo il suo stimatissimo biglietto, e sento esser vero quanto mi ero
immaginata. Torno a ripetere che stia pur di buon animo che spero che domani
avremo le buone nuove e non abbia alcun timore che di nuovo prego di farmele
sapere subito.
Mi prendo la
libertà di mandarle dodici biscotti, diciotto ciambelle e quattordici
portoghesi che mi ha mandato la mia sorella monaca.
Stimatissimo consorte
Roma 4 maggio 1816
Giovedì 2 maggio verso la sera ricevetti la vostra
gratissima lettera, la quale fu di somma consolazione sia mia che delle figlie,
dove sento il vostro penoso viaggio, ma mi sono molto consolata sentendo che
tutti siete giunti sani e salvi.
Vi lagnate di me perché non vi ho scritto, ma io
non sapevo che eravate passato a Napoli.
Mi dite che da Marianetti riceverò una somma di
denari, ma questo ancora non si vede. Quando riceverò la somma che mi dite,
darò esecuzione a quanto voi mi avete scritto.
Io benché vada con molta economia nello spendere,
i denari mi sono terminati. Mi è convenuto pagare il padrone di casa; circa sei
piastre182 sono servite per voi, tre per l’orologio, s183 1,20
per il notaio, b184 85 detti a voi nell’atto della partenza, b 30 per
zia Rosa.
Vedete bene che poco mi restò degli s 25 che mi
lasciaste. Voi ben sapete che mi è convenuto incominciare dal sale e dal
carbone; mi raccomando dunque a voi di scrivere a Marianetti di non ritardare.
Mi sono data tutta la premura per farvi avere la
lettera commendatizia, ma chi si è preso l’impegno non mi ha dato ancora
risposta. Ma spero presto di darvi qualche notizia e presto potervi mandare
lettera di raccomandazione.
Non dubito punto del buon esito degli affari della
nostra buona e pia signora, mentre spero che la prima lettera commendatizia la
otterremo dai Santi Re Magi, che vi raccomando di non dimenticare mai ma
chiamarli sempre in aiuto, come ancora di recitare mattina e sera tre Gloria
Patri con le cinque Ave Maria alla gran Madre di Dio, come eravate solito.
Non potete mai credere quanto mai sia stata
sensibile la vostra partenza ad Annuccia e Locina, e qual consolazione le fu la
vostra lettera sentendo che prima di tutto vi eravate ricordato di loro.
Il giorno seguente in persona le mandai a recare
la vostra nuova alla buona mamà e sorelle che stavano tutte ansiose per sapere
le vostre nuove.
Mamà vi manda mille benedizioni, le sorelle vi
salutano e vi ringraziano della premura che avete avuto per loro, vi fanno
sapere però di non mandare niente per il corriere perché sono molto soggetti ad
essere derubati. Dicono dunque tanto Annuccia che Locina alle vostre sorelle
che meglio sarà che li portate voi gli abiti quando tornate a Roma, nonostante,
vi metto nella lettera l’abitazione del corriere come mi ha portato zia Anna
Maria.
Ho dato subito la lettera del padre Emidio alla
signora Benedetta ma ancora non ho avuto risposta. Io non posso dilungarmi di
più perché mi aspetta chi deve portare la lettera alla posta.
Annuccia e Locina vi volevano scrivere, ma non c’è
tempo perché il suddetto ha fretta, vi scriveranno in altra occasione.
Vi chiedono la santa benedizione e sperano di
farvi trovare quando tornerete un bel gattino moretto.
Salutadovi caramente, come faccio alla signora
Duchessa Maria Rosa e sig Antonio, ritorno i saluti da tutta la casa Mora,
signora Osolina, zia Anna Maria, zia Rosa, Checco, signor Greman, il quale ha
portato la stampa dei Santi Re Magi ma la mezza piastra non l’ha voluta dare.
E piena della dovuta stima, mi confermo vostra
aff.ma consorte
Elisabetta Mora
Roma 7 maggio 1816
Stimatissimo consorte
Ho procurato per mezzo di buon impegno di
avere dalla segretaria del re di Spagna la commendatizia da voi richiestami.
A questo effetto ho fatto un promemoria e
l’ho già consegnato, ma non ho avuto ancora alcuna risposta, spero però di
potervi servire in altra ordinaria, di mandarvele. Intanto vi accludo questa
che molto vi gioverà con altra lettera di raccomadazione già scritta come
risulta da questa altra cartuccia scritta.
Vi avverto che il signor Cardinale Arezzo
si è portato a Napoli.
Il Marianetti non si è veduto ancora; mi
sono terminati i denari, non so come fare, vedete di dire alla signora Duchessa
che scriva al suo agente che mi somministri qualche pochi denari, mentre il suddetto mi ha detto che mi darà
qualche scudo purché ne abbia l’ordine dalla signora Duchessa. Vedete un poco
di mandargli questo ordine, perché in caso mi trovi in bisogno, abbia dove
ricorrere.
Di già ho mandato la posizione al signor
avvocato Pietro Marchi, non dubitate, soprattutto vada bene.
Le figlie vi salutano e stanno molto bene,
vi chiedono la santa benedizione. In altra occasione vi scriveranno, vi
salutano le sorelle, mamà vi manda mille benedizioni, vi rimandano tutti i
saluti in fretta, mi dichiaro vostra
Roma lì 10 maggio 1816
Stimatissimo consorte
Sono nella massima afflizione, il Marianetti
martedì 7 maggio venne in Roma; subito mandai all’albergo sperando che mi
avesse portato i danari come voi mi diceste nella vostra in data, dì 30 aprile.
Gli feci dire che li aspettavo, che preparato gli
avevo un bel regalo, tutto questo non ha giovato, mercoledì il giorno partì
senza venire a trovarmi.
Oh vedete in che pena mi trovo io, vedete dunque
in qualche maniera di mandarmi i denari, per me e per la causa dei censuisti,
se no vi andrà in contumacia.
Il signor Dolci mi ha detto che per la suddetta
causa non basteranno trenta scudi, vedete dunque di mandare anche per me il
bisognevole occorrente denaro.
Pregate la signora Duchessa che mi favorisca
mandare un ordine al suo esattore che mi somministri il bisognevole, e così io
abbia in certi casi come rimediare agli urgenti bisogni della famiglia. Spero
che la nostra buona signora Duchessa voglia favorirmi.
Se desiderate il buon esito degli affari, pensate
che alla vostra famiglia non gli manchi il bisognevole, allora tenete per certo
che tutto vi andrà bene, mentre Iddio si degnerà proteggervi e benedirvi e vi
illuminerà in affari tanto intralciati ed oscurati per mezzo delle protezioni
della parte contraria. Non dubitate per noi, confidate nella valevole
protezione dei Santi Re Magi e mandate a me denari e non vi dubitate che tutto
andrà bene.
Fate coraggio alla nostra signora Duchessa e
ditegli che i Santi Re hanno incominciato a proteggere i suoi affari, loro
troveranno la maniera di sbrigarli.
Ricevo una vostra gratissima in data, dì 7 maggio
dove sento che mi avete mandato due lettere, una sola ne ho ricevuta in data
del 30 aprile alla quale ho già risposto e credo che avrete già ricevuto. Mi
dite in questa che sperate nella futura settimana mandarmi il denaro. Dunque al
Marianetti non gli avevate dato il denaro come mi avevate scritto. Vedete bene
di non ritardare il denaro di settimana in settimana ma speditelo subito al più
presto possibile.
Ho fatto leggere la vostra lettera al signor Dolci
il quale si è trascritto tutti i documenti che ricercate. Mi ha detto che
subito si sarebbe portato dal signor Marchese Torres.
Annuccia e Locina godono perfetta salute, vi
salutano caramente e vi chiedono la santa benedizione e vi pregano di mandare
denari.
Mamà vi saluta e vi manda mille benedizioni, le
sorelle vi salutano unitamente a tutti gli altri. Salutandovi caramente mi
ripeto vostra
aff.ma consorte E. M.
Scrivo di commissione. Direte al signor Antonio
che la signora Benedetta desidera sapere quello che deve fare, o partirsi di
casa oppure accomodarsi con il padrone di casa, mentre sarebbe molto di più
dispendio e anche molto pericoloso e soggetto a qualche cattivo incontro,
mentre per pagare poca pigione dovrebbe andare in case molto screditate.
Il padrone di casa ha fatto sapere che si
contenterebbe di accomodare col pagare il corrente e l’arretrato a un tanto al
mese. Al signor Dolci le parrebbe un accomodamento da non disprezzarsi anche
per quiete della suddetta.
Il signor Dolci ha detto che si sarebbe scritto
per sapere quello che vuol fare mentre è contenta la suddetta di fare quello
che lui vuole, ma scriva subito per potersi regolare.
Lo saluta caramente e le dà nuova della cara
Adelaide che sta molto bene e va quasi sola.
Quando scrivete non vi dimenticate dei saluti
della signora nonna che so che si è lagnata che voi vi siete dimenticato di
lei.
I miei più rispettabili ossequi alla nostra
E.ma signora Duchessa e signora Maria Rosa.
Implorando dal cielo sopra di voi e degli affari
l’eterna benedizione
mi dichiaro vostra
Roma, questo dì 14 maggio 1816
Stimatissimo consorte
Il dì 13 maggio ricevetti una vostra
gratissima scritta da Sora in data 26 aprile, dove sento il dettaglio del
penosissimo viaggio, molto mi rallegro però nel sentire che tutti ve la passate
molto bene e che siete arrivati sani e salvi.
Questo lo dovete attribuire alla valevole
protezione dei santi Re, se non fosse stata la loro protezione molto diverso vi
sarebbe andato. Credo che l’evidenza ve lo abbia dimostrato, siate dunque grati
col non dimenticare la recita mattina e sera, dei tre Gloria Patri e cinque Ave
Maria. Annuccia e Locina godono perfetta salute, vi chiedono la santa
benedizione e vi salutano caramente e vi dicono che mandiate denari che loro
hanno un buon appetito e le conviene mangiare il pane assegnato.
Vi potete immaginare in che angustia mi
trovo io, dite alla signora Duchessa che mandi un ordine al suo esattore di
somministrarmi un qualche assegnamento per poterci alimentare.
Spero che la nostra buona signora Duchessa
non sarà per negarmi questa grazia, mentre questa presentemente è l’opera più
meritoria di giustizia e di carità che Ella possa fare, di somministrarci
l’alimento, mentre voi siete appresso di lei per combinare i suoi affari.
Vedete dunque al più presto che vi sia possibile di mandare denari per me e per
la causa; dice il signor Dolci che ci vogliono 30 scudi per gli atti e i
documenti che mi richiedete nella lettera in data 7 maggio.
Mi dice il (…) che questi gli hanno detto
all’Offizio che ci vogliono 40 scudi. Il suddetto si portò subito dal signor
Marchese Torres il quale gli disse che non ha denari; vedete dunque bene di
mandarmi molti denari per dare di sesto a tutto.
Il signor Granella non mi dà pochi guai,
avendo già spedito il mandato e millanta di farmi l’esecuzione. Il sig
Zucchetti non meno di questo fa del chiasso. Mi raccomando dunque a voi,
mandatemi denari che di concerto del signor Dolci possa io rimediare. Spero che
avrete ricevuto altre
due mie lettere dove vi davo conto del denaro da voi lasciatomi, del quale ne
ho formato la lista per così farvi vedere l’uso che ne ho fatto.
Vi mando mille benedizioni dalla buona
mamà, mille saluti dalle sorelle unitamente a tutti gli altri. In occasione che
scrivete mandate i saluti ancora per la signora Nanna alla quale professo molte
obbligazioni. La signora Benedetta saluta tutti, particolarmente il signor
Antonio suo consorte, le dà nuova della sua cara figlietta che sta molto bene,
le dice che le sono finiti i denari.
Salutandovi caramente come faccio a tutti
particolarmente alla signora Duchessa, mi dichiaro aff.ma
consorte
Elisabetta Mora
Ho fatto tutte le diligenze, non mi è
stato possibile di avere dalla (…) del Re di Spagna la lettera commendatizia da
voi richiestami
Stimatissimo consorte
Roma lì 17 maggio 1816
Io non so più cosa pensare, ho scritto tre lettere
e non veggo alcuna risposta. Non so se le abbiate ricevute, e se le avete
ricevute, perché non darmi una qualche risposta?, per così dare qualche
conforto all’afflitto mio cuore.
Non potete mai credere quanta pena rechi ad
Annuccia e Locina il non vedere i vostri caratteri, e di quanta
consolazione le sia quando vedono i vostri caratteri.
Sempre si discorre di voi, io nella presente
circostanza ho venduto le galline.
Le suddette si sono prevalse di questa occasione
per coltivare il giardino, gli ci vuole qualche pavolo di spesa, sperano che
voi quanto prima mandate denari.
Ma la mia pena è il dover ormai stentare il vitto
mentre voi ben sapete che non abbia donde vivere, mi raccomando a voi di
spedirmi denari, al più presto che sia possibile.
Mamà vi saluta e vi manda mille benedizioni. Vi
salutano le sorelle e tutti gli altri di casa.
Mi ha detto il signor Dolci che Longhi e Pinto
fanno del chiasso, vogliono fare i (…), se mandate denari si vedrà di accomodarli.
Per la causa dei censuisti ci vogliono 30 scudi,
40 scudi per i documenti che voi avete scritto.
La signora Benedetta Salassi, il signor Antonio le
dà nuova della cara Adelaide alla quale ha levato il latte per timore di essere
incinta ormai di tre mesi.
La pupa sta molto bene mentre la mantiene a brodi
buoni, a uova fresche e buon vino.
Salutandovi caramente da parte della suddetta e
delle vostre figlie le quali vi chiedono la santa benedizione, salutandovi
caramente mi dichiaro vostra aff.ma consorte Elisabetta
Mora
Roma 21 maggio 1816
Stimatissimo consorte,
Tanto io quanto le figlie siamo
accoratissime nel vedere che non ci avete mantenuto la parola che ci daste
prima di partire, diceste che ci avreste mandato l’occorrente denaro dopo otto
giorni, è passato un mese e non mi avete mandato niente.
I denari mi sono terminati, mi vedo
costretta a vendere quei pochi mobili che sono in casa segnatamente il letto,
che è il mobile di più valore che abbiamo.
Nelle mie lettere vi ho pregato di dire
alla signora Duchessa che mandasse un ordine al suo esattore signor Sangiorgi,
a somministrarmi l’occorrente denaro per alimentarci.
Penso nella futura posta di scrivere alla
signora Duchessa perché provveda alle mie indigenze, perciò ve ne dò l’avviso.
Tutti di nostra casa stanno bene, vi
salutano e mamà vi manda la santa benedizione.
La qui acclusa molto vi può giovare presso
la corte degli (…) questo signor Don Clemente Genantoni è il fratello della
signora Anna, stessa Compagnia della mia sorella monaca alle filippine.
Raccomandatevi a lui che molto vi può giovare. Vedete che io non manco di
giovarvi, vedete di consolarmi col mandare un ordine all (…).
La signora Benedetta dice al signor Antonio
che le sono finiti i denari e non sa come fare, che veda di provvedere alle sue
indigenze, che il padrone di casa vuole qualche cosa in acconto, del denaro che
avanza non vuole altrimenti accomodare, per il resto si contenta di s 2 al
mese.
La pupa sta poco bene per motivo dei
denti, e perché l’ha dovuta slattare per il dubbio che ha di essere incinta. La
saluta caramente e desidera di presto rivederlo.
Il signor Don Clemente Gianantoni in casa
del signor Conte Benigniotti.
Scusate se non scrivo a tono perché mi
duole la testa, sono avvilita a un segno che
Papà mio, io sono nella massima angustia
che forse si è scordato di noi, mamà sta afflittissima nel vedere che noi non
abbiamo quanto ci bisogna, veda dunque in qualche maniera di mandarci l’occorrente
denaro e così consolarci. Salutandolo caramente, desiderosa di presto
rivederlo, le chiedo la santa benedizione, mi confermo sua
aff.ma figlia Anna Mora.
Nella prima sua lettera mi ero tutta
consolata nel sentire che pensava di comprarmi gli abiti ma in oggi sono
restata molto disgustata nel vedere che ci manca il necessario vitto, e io più
degli altri ne soffro, veda dunque di consolarci col mandarci l’occorrente,
temo mamà (…) per la grande afflizione in cui ( …) presto rivederlo.
Salutandolo caramente, le domando la santa
benedizione, mi confermo
sua aff.ma figlia
Locina Mora
Roma lì 30 maggio 1816
Stimatissimo consorte,
Proseguo a rispondere alla vostra gratissima in
data 24 giacché come avevate inteso nell’altra mia scritta il 28 maggio, mamà
stava aspettando che terminassi la lettera per impostarla, mi convenne di
terminarla alla rinfusa.
Vi dico dunque che i vostri affari sono molto bene
assistiti dal signor Dolci del quale ne riceverete esatto ragguaglio, mi ha
promesso di scrivervi. Io procuro al suddetto di usargli tutta quella
attenzione che posso siccome molto si è prestato per l’affare della granella
che in tutti i conti voleva farmi l’esecuzione. Mi sono privata di un
fazzoletto e gli ho regalate due (…) che ha molto gradito. Non so qual sia il
motivo che mi rimproverate mentre io non manco di usar tutta la diligenza
possibile perché vadano bene gli affari.
Molto mi sono adoprata presso il signor Tongiorgi
perché desse l’occorrente denaro al signor Dolci, il quale puntualmente ha
sborsato; sicché, è stato stampato, è stato informato, è stato fatto quanto
meglio si è potuto per superarla ma ciò nonostante l’abbiamo perduta.
Il signor Dolci ha fatto subito un memoriale per
ritornare in segnatura, come dalla lettera del medesimo sentirete, come ancora
di tutte le altre cause.
Mi ringrazia della seconda commendatizia e della
prima che vi mandai nella prima mia lettera come ancora vi acclusi l’abitazione
del corriere amico della signora Giulia amica di zia Anna Maria che forse non
l’avete ricevuta.
Datemi qualche conte (...) su di ciò. Lunedì spero
sicuramente come voi mi dite nella vostra lettera, di trovare alla posta la
rimessa del denaro e così rallegrarmi un poco e fare un buon pranzo e così
rallegrare le figlie le quali unitamente alle vostre sorelle desiderano sapere
come state volentieri in Napoli, cosa fate, dove abitate, come ve la passate,
se vi divertite, se vi piace più il soggiorno e la popolazione di Napoli o
quella di Roma, date dunque qualche notizia. Mamà vi manda mille benedizioni e
le sorelle vi salutano unitamente a tutti quelli che voi salutate. Non vi
dimenticate delle angustie in cui mi trovo, mandatemi l’occorrente denaro.
Salutandovi caramente mi confermo vostra aff.ma C. E.
M.185
Stimatissimo signor Antonio
La signora Benedetta è molto afflitta per la sua
malattia spera sentire buone nuove di sua salute. Scriva di preciso come ora se
la passa, tanto lei quanto la cara Adelaide se la passano molto bene. Anche lei
è piena di speranza di presto ricevere i denari, per così accomodare il padrone
di casa. La suddetta frequenta la mia casa e apprende i consigli che procuro,
da sciocca che sono, darle per suo vantaggio e per il bene della cara figlietta.
Gli ho detto, fra le altre cose, che non la consegni a nessuno, ma che la tenga
sempre sotto i suoi occhi, perché le creature vanno soggette a mille disgrazie.
La suddetta la saluta caramente, è ansiosa di
presto rivederlo.
Roma lì 10 giugno 1816
Stimatissimo consorte
Dopo scritta la mia lettera in data dì 7
giugno 1816 il portalettere portò la lettera vostra diretta al signor Dolci.
Questa servì sia a me che alle figlie di somma pena. Dopo che si fa a meno di
mangiare per aver pronti i denari per il portalettere, dover pagare per
l’altrui direzione!
È stato per le figlie veramente doloroso,
sono nella massima afflizione nel vedere che dopo la sicura promessa che mi
faceste nell’ultima vostra scrittami in data 24 maggio, dove mi daste per certo
la rimessa del denaro, non si vede ancora niente.
Ogni giorno si fa maggiore il bisogno, le
figlie sono afflittissime, non vi dico di più, spero che la giustizia, il
dovere, l’amore paterno, vi parlino al cuore e vi facciano trovar la maniera di
provvedere agli urgenti bisogni. Pensate ancora alla signora Benedetta che
anche questa povera donna merita tutta la compassione.
Spero di essere consolata. Salutandovi
caramente. Mamà vi manda la benedizione, le sorelle vi salutano, mi dichiaro
vostra aff.ma C. E. M.
Papà mio, veda di mandarci i denari, il
mio appetito ogni giorno cresce e le pagnotte calano. Veda dunque di
consolarci. Chiedendole la santa benedizione mi dichiaro sua
aff.ma figlia Locina Mora
Papà mio, quando speravo di consolarmi mi
ritrovo più afflitta di prima.
Di noi che ne sarà, ci manca veramente la
sussistenza, veda di consolarci al più presto che sia possibile. Chiedendole la
santa benedizione, mi confermo
sua aff.ma figlia
Anna Mora
Sgombra da mortal velo vieni mia cara vieni
vieni a godere in cielo in braccio al tuo Signor
Sgombra da mortal velo anima bella cara
vieni mia cara vieni a godere in cielo in braccio
al tuo Signor
Ascolta chi ti chiama risorgi o sorgi, odi Maria
chi ti
ama e chi confida in te
O stella del mare rifugio del mondo io taccio e mi
ascondo più voce non ho
Lucina ascolta e taci
Carissimo papà mio,
Non puol mai credere quanta consolazione
provai nel sentire che lei pensa a noi mentre noi non pensiamo altro che a lei.
Andiamo dicendo nella giornata: adesso
cosa farà papà mio? penserà a noi come noi pensiamo a lui? mi pare mille anni
che sia partito. Papà mio ci mandi una buona somma di denari perché non abbiamo
a soffrire tanto quanto abbiamo sofferto e tuttora soffriamo. Si ricordi degli
abiti di cambriche186
che ci ha promesso. Salutando caramente le chiedo la santa benedizione e piena
della dovuta stima, mi confermo sua aff.ma figlia
Anna Mora
Carissimo papà mio,
Io non gli posso scrivere perché abbiamo
da portare la lettera alla posta ci mandi denari e abiti più presto che sia
possibile.
Salutandolo caramente le chiedo la santa
benedizione e piena della dovuta stima, mi confermo sua
aff.ma figlia
Locina Mora
E il figlio dopo una vita infelicissima piena di
affanni e pene correva il rischio di perdersi per tutta l’interminabile
eternità. Eccogli descritta la luttuosa scena, e mi creda pure che l’ho dipinta
molto meno luttuosa di quello che sarebbe stata nella sua totalità.
Ma quanto mai c’è da consolarsi nel vedere che le
preghiere sono di tanta forza che arrivano a cambiare aspetto agli affari più
intralciati.
Ecco cambiata la funesta scena: in un momento per
particolar lume, Iddio fa conoscere al padre che non deve mandar fuori il
figlio, ed intanto il Signore si degna di combinare l’affare in guisa che cambi
aspetto acciò il figlio obbediente e docile alla volontà del padre.
Ecco che il Signore per mezzo della preghiera
prolunga la vita al padre, e con quanto maggior suo utile eterno.
Cara sorella, non è possibile comprenderlo, mentre
per pura bontà di Dio le è stato destinato un posto maggiore in paradiso.
Queste sono grazie tanto particolari che lei molto
bene mi insegna, che noi poveri mortali non le possiamo meritare. La pura bontà
di Dio le concede gratuitamente a chi le piace. Mi aiuti dunque a ringraziare
il Signore perché io sono fuori di modo contenta di vedere tanto bene
ricompensata dal mio Dio, la carità che mi usa questo suo buon amico.
Spero certo che le eterne benedizioni siano sopra
del suddetto, e si stendino sopra tutta la sua famiglia.
Sig. Conte Francesco Maria Plani, di
quello che deve all’Eredità della fu Anna Maria Berardi187, ed in oggi spettante alla
qui sottoscritta Sig.ra Elisabetta Canori Mora, quale erede
testamentaria della suddetta defunta, come da testamento a rogito del Mariani
già notaro del soppresso Governo francese del dì 30 dicembre 1813 per il cambio
in sorte principale di scudi duecento, come da Istromento a rogito Fiammetta
delli 29 marzo 1809 di già scaduto, ed ora residuato a scudi centosessantotto
e B. 50, oltre i frutti da conteggiarsi, si compiacerà pagare alla
sig.ra Angela Berardi, e per essa al di lei
legittimo Procuratore scudi venticinque con suoi rispettivi frutti da
oggi, fino al giorno dell’effettivo pagamento, quali uniti ad altri
scudi venticinque in altro consimile ordine tratto a di lei favore sopra il
sig. Luigi Collalti sono scudi cinquanta che gli facciamo pagare per la
soddisfazione di un legato di simil somma lasciatagli dalla suddetta defunta
Anna Maria Berardi di lei sorella, come appare dal suddetto testamento, a cui
che con ricevuta a piè di questo della medesima sig.ra
Berardi, e di lei legittimo procuratore gli verranno da noi conteggiati, ed
abbuonati.
In fede
Roma questo dì 27 settembre 1814
S 25 mta
Elisabetta Canori Mora
Gioacchino Pio Esecutore Testamentario
Accetto il suddetto ordine pagabile il mese
di ottobre 1814
F. C. Plani
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