Elisabetta Canori Mora, in occasione dei suoi
gravi problemi di salute, tramite autorevoli ecclesiastici, scrive al Sommo
Pontefice Pio VII, per ottenere l’autorizzazione a far celebrare nella sua
Cappella privata, Sante Messe. Sono pervenute a noi sei petizioni datate dal 20
settembre 1819 al 24 marzo 1820. Elisabetta è conosciuta e stimata
nell’ambiente ecclesiastico, la sua fama è arrivata fino al Santo Padre che
autorizza quanto richiesto con altrettanti Rescritti manoscritti che si conservano
allegati alle petizioni.
Uno studioso della Beata, Don Antonio Pagani, ci
documenta che il 7 luglio 1817, cadendo l’anniversario della venuta in casa
della Beata della prodigiosa immagine di Gesù Nazareno, Elisabetta ne celebra
la ricorrenza, con una grande festa, invitando tutto il vicinato. Il Sommo
Pontefice Pio VII, a seguito di richiesta di un insigne prelato, accorda per
tale giorno che si celebrino cinque Messe nella Cappella privata.
In seguito, perdurando i suoi gravi incomodi di
salute, Padre Ferdinando di San Luigi Gonzaga, ottiene dal Santo Padre con più
Rescritti, che la cappella venga dichiarata Oratorio privato, con
facoltà di potervi celebrare quotidianamente la Santa Messa anche nelle feste
solenni. Le ottiene altresì l’Altare privilegiato, a vantaggio delle
anime defunte dei parenti e la facoltà di poter celebrare la seconda Messa, col
permesso di ricevere i Santissimi Sacramenti. Elisabetta ha anche una speciale
autorizzazione di potervi praticare la Via Crucis con tutte le
indulgenze.
Grazie all’intuito di Padre Ferdinando di San
Luigi Gonzaga possiamo conoscere ed apprezzare in tutto il suo splendore
l’eccezionale esperienza spirituale di Elisabetta; grazie a Padre Giovanni
della Visitazione abbiamo la biografia scritta da Lucina la quale testimonia
che la vita della madre è stata un dono che ha donato. A noi spetta ora
far lievitare il suo messaggio d’amore e trarre frutto dalla sua
esperienza non solo per noi, ma come bene comune, perché possiamo dire come la
Beata Elisabetta Canori Mora e alla sua sequela:
lampada ai miei passi è la tua Parola,
Signore16.
Ringrazio i Padri Trinitari di San Carlo alle
Quattro Fontane per la stima, la fiducia e la solidarietà che mi hanno sempre
dimostrato e per avermi dato questa opportunità di crescita personale
affidandomi questo compito che ho intrapreso con spirito di servizio, molto
interesse e qualche titubanza, con la consapevolezza che lo stesso non sarebbe
stato semplice né facile. Le ore tolte al sonno e a qualche futile incombenza,
sono state ben utilizzate.
Ringrazio altresì i suddetti Padri per aver
contribuito, con il loro incoraggiamento e la loro guida, alla realizzazione di
questo lavoro.
Giovanna Cossu Merendino.
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