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Suor Maria Giuseppa Mora della SS. Trinità, figlia della Beata Elisabetta Canori Mora
Vita della Beata Elisabetta Canori Mora

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  • INTRODUZIONE
        • 5 - Petizioni e Rescritti
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5 - Petizioni e Rescritti

 

Elisabetta Canori Mora, in occasione dei suoi gravi problemi di salute, tramite autorevoli ecclesiastici, scrive al Sommo Pontefice Pio VII, per ottenere l’autorizzazione a far celebrare nella sua Cappella privata, Sante Messe. Sono pervenute a noi sei petizioni datate dal 20 settembre 1819 al 24 marzo 1820. Elisabetta è conosciuta e stimata nell’ambiente ecclesiastico, la sua fama è arrivata fino al Santo Padre che autorizza quanto richiesto con altrettanti Rescritti manoscritti che si conservano allegati alle petizioni.

Uno studioso della Beata, Don Antonio Pagani, ci documenta che il 7 luglio 1817, cadendo l’anniversario della venuta in casa della Beata della prodigiosa immagine di Gesù Nazareno, Elisabetta ne celebra la ricorrenza, con una grande festa, invitando tutto il vicinato. Il Sommo Pontefice Pio VII, a seguito di richiesta di un insigne prelato, accorda per tale giorno che si celebrino cinque Messe nella Cappella privata.

In seguito, perdurando i suoi gravi incomodi di salute, Padre Ferdinando di San Luigi Gonzaga, ottiene dal Santo Padre con più Rescritti, che la cappella venga dichiarata Oratorio privato, con facoltà di potervi celebrare quotidianamente la Santa Messa anche nelle feste solenni. Le ottiene altresì l’Altare privilegiato, a vantaggio delle anime defunte dei parenti e la facoltà di poter celebrare la seconda Messa, col permesso di ricevere i Santissimi Sacramenti. Elisabetta ha anche una speciale autorizzazione di potervi praticare la Via Crucis con tutte le indulgenze.

 

Grazie all’intuito di Padre Ferdinando di San Luigi Gonzaga possiamo conoscere ed apprezzare in tutto il suo splendore l’eccezionale esperienza spirituale di Elisabetta; grazie a Padre Giovanni della Visitazione abbiamo la biografia scritta da Lucina la quale testimonia che la vita della madre è stata un dono che ha donato. A noi spetta ora far lievitare il suo messaggio d’amore e trarre frutto dalla sua esperienza non solo per noi, ma come bene comune, perché possiamo dire come la Beata Elisabetta Canori Mora e alla sua sequela:

lampada ai miei passi è la tua Parola, Signore16.

 

Ringrazio i Padri Trinitari di San Carlo alle Quattro Fontane per la stima, la fiducia e la solidarietà che mi hanno sempre dimostrato e per avermi dato questa opportunità di crescita personale affidandomi questo compito che ho intrapreso con spirito di servizio, molto interesse e qualche titubanza, con la consapevolezza che lo stesso non sarebbe stato semplicefacile. Le ore tolte al sonno e a qualche futile incombenza, sono state ben utilizzate.

Ringrazio altresì i suddetti Padri per aver contribuito, con il loro incoraggiamento e la loro guida, alla realizzazione di questo lavoro.

Giovanna Cossu Merendino.


 




16 (Cfr. S1. 118 (119), 105).






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