17 Dal momento che.
18 Nasce a Faucon in
Provenza (Francia) nel 1154. Compie gli studi a Parigi, dove insegna teologia
all’Università. Ordinato sacerdote sui 40 anni, lascia la cattedra, perché un segno
gli ha rivelato la sua vera missione: mentre celebra la prima Messa
solenne il 28 gennaio 1193 ha la visione di Cristo Redentore tra due schiavi,
uno bianco e uno moro. Ecco l’ispirazione dell’Ordine Trinitario. Essa poi
viene riprodotta nel 1210 con il mosaico cosmatesco che ancora oggi si trova
sul portale dell’antico convento di San Tommaso in Formis a Roma. Nel 1194
Giovanni de Matha fonda a Cerfroid (a 70 Km da Parigi), l’Ordine della
Santissima Trinità, la cui Regola è approvata da Innocenzo III, il 17 dicembre
1198, primo anno del suo Pontificato. Custodisce con ardore la Regola, opera
redenzioni di schiavi e si dedica alle opere di misericordia, vivendo di Dio
Trinità, il cui mistero di redenzione e di amore aveva posto come fonte e fine
dell’Istituto. Nel 1209 l’Ordine ha 30 case e 600 verso il 1250, soprattutto in
Francia e Spagna. Papa Innocenzo III gli dona a Roma la Chiesa abbaziale di San
Tommaso in Formis al Celio, dove Giovanni crea un ospizio di accoglienza. E qui
muore il 17 dicembre 1213. Nel 1665 due frati trinitari tolgono il suo corpo
dalla Chiesa e lo portano a Madrid. (Cfr. Fonti Trinitarie).
19 Constano di 1164
pagine.
20 Padre Ferdinando di
San Luigi Gonzaga dei Trinitari scalzi, nasce il 21 giugno 1746, festa di San
Luigi Gonzaga, nella città di Mataró, diocesi di Barcellona. Il padre è Don
Ferdinando Marques di Alaejos, diocesi di Avila e la madre Donna Tecla Pons.
Veste l’abito trinitario in Valladolid all’età di 14 anni e dopo due anni di
noviziato, fa la professione solenne. Studia filosofia e teologia a Salamanca
ed i progressi nelle lettere, sono inseparabili dai progressi nella virtù.
Ordinato sacerdote nel marzo del 1778, si dà con più ardore all'esercizio di
ogni virtù; la santa obbedienza l’ha sempre come guida e conforto in ogni circostanza,
e suole dire: quando faccio l’obbidienza non solamente so di far la Sua
volontà, ma mi sento confortato a farla. L’umiltà l’anima al disprezzo di
se stesso ed alla fiducia ed amor di Dio. Ha in grande stima e venerazione il
prossimo e quando può arrecargli del bene spirituale ed anche corporale, lo fa
con alacrità e prontezza. Nel 1777 è destinato al convento di San Carlo alle
Quattro Fontane di Roma, dove è Ministro, vice Procuratore Generale,
Postulatore delle Cause dei Santi e Procuratore dei Betlemiti presso la Santa
Sede per molti anni. Lavora, tra l’altro, per la causa di beatificazione di San
Giovanni Battista della Concezione, riformatore dell’Ordine Trinitario.
Maneggia con grande zelo gli interessi della comunità e degli schiavi. Ordina
l’archivio del convento secondo le Bolle di Benedetto XIII; scrive la Vita
del Beato Giambattista della Concezione, Roma, 1819, pp. 176, in occasione
della sua beatificazione: 26 settembre 1819. È osservante e vigoroso nel
silenzio e soffre molto per le vicende e le turbolenze che succedono in Roma
per la guerra e l’invasione dei francesi (1798-1799, 1810-1815) e più volte è
minacciato di esilio e di morte. Ha il dolore di vedere il convento trasformato
in ospedale di uomini e di donne, ma non l’abbandona. Serve gli infermi, tiene
pulita la casa e sopporta ogni sopruso; con l’aiuto di Dio, supera le insidie e
gli inganni dei persecutori della Chiesa. Si mantiene sempre fedele al Santo
Padre (Pio VI e Pio VII), e procura di fare del bene al prossimo ovunque si
trovi: nelle carceri, negli ospedali, nei monasteri, nei conservatori e nelle
case private. Terminata l’invasione ristabilisce l’ordine e il decoro delle
sacre funzioni nella Chiesa. Il raccoglimento e lo spirito d’orazione non solo
li esercita a determinate ore, ma anima le occupazioni esterne. Si occupa di
predicare, è indefesso nel tribunale della penitenza e disimpegna con fedeltà
ed esattezza vari uffizi che i superiori gli affidano, particolarmente
l’educazione dei novizi e l’insegnamento della teologia agli studenti.
Durante la sua permanenza a Roma
(1777–1829), si distingue nella direzione delle anime, non solo di persone
spirituali e contemplative, ma anche nella conversione di penitenti e di
peccatori d’ogni condizione. Per speciale provvidenza divina è il confessore e
il direttore spirituale delle due eroiche donne: Elisabetta Canori Mora ed Anna
Maria Taigi, che egli ha la fortuna d’iscrivere al Terzo Ordine Trinitario. Dice sovente ai suoi religiosi: «Giacché non ci danno l’opportunità
di redimere schiavi dai turchi, liberiamo e redimiamo gli schiavi dal demonio,
dal mondo, dalla carne e dall’amor proprio». La passione di Gesù e il Santissimo Sacramento sono le due miniere da
dove, come lui dice, ricava i tesori per redimere tutte le anime. In Osculo
Domini, munito dei SS.mi Sacramenti, muore all’età di 83
anni, in odore di santità, il 23 settembre 1829, compianto da tutti coloro che
ne hanno ammirato la salda fede e la grande operosità sacerdotale.
(Cfr. Libri dei Defunti
sepultados en la Iglesia de San Carlino, 1638, J759).
21 Splendido esempio
del barocco italiano, opera dell’architetto Francesco Borromini (1599-1667);
assieme al convento dei Padri Trinitari spagnoli annesso, è la più antica opera
dell’artista (1641). La Chiesa, situata tra Via del Quirinale e Via delle
Quattro Fontane, è dedicata alla Santissima Trinità e a San Carlo Borromeo ed è
la prima Chiesa consacrata al Cardinale (1538-1584). Dopo la morte del
Borromini (1667), il nipote Bernardo Borromini (1643-1709) prosegue la fabbrica
e costruisce un nuovo campanile. Nei pennacchi della cupola ci sono quattro
medaglioni in stucco: L’incontro di San Giovanni de Matha con San Felice di
Valois; Innocenzo III che celebrando la Messa accoglie l’ispirazione divina di
approvare l’Ordine; L’approvazione dell’Ordine e la vestizione dei due
fondatori; Il riscatto degli schiavi dai musulmani, dovuti a Giuseppe
Bernascone, che nel febbraio 1640 fu incaricato della decorazione a stucco. A
questo lavoro ha collaborato Domenico De Rossi, scultore attivo alle dipendenze
del Bernini. In seguito (1705) viene ampliato il convento su progetto
dell’architetto Alessandro Sperone. La Chiesa ha le dimensioni di un pilastro
della cupola di San Pietro e linee estremamente eleganti ed armoniche sia
all’interno sia all’esterno, tanto che costituisce un originale gioiello di
architettura. Di proporzioni perfette è anche il Chiostro (1635) che si trova
sul lato destro della Chiesa.
La pala dell’altare maggiore
raffigura San Carlo Borromeo affiancato
dai Padri fondatori dell’Ordine della Santissima Trinità, (San Giovanni de
Matha e San Felice di Valois) che adora la Trinità. L’opera è di Pierre
Mignard (1612-1695). La tela dell’altare di destra rappresenta L’estasi di San Michele dei Santi,
canonizzato nel 1862, nell’atto di donare il suo cuore a Gesù Cristo, opera di
Amalia De Angelis (1847). La pala dell’altare a sinistra raffigura L’estasi di San Giovanni Battista della
Concezione, riformatore dell’Ordine della Santissima Trinità. L’autore è
Prospero Mallerini (1819). La Cappella a destra dell’ingresso ha pianta
esagonale, ed ospita pitture ad olio di Giuseppe Milanese (1653). A sinistra
del piccolo altare il Cristo alla colonna affiancato da due aguzzini. A
destra L’incoronazione di spine. La Crocifissione sull’altare presenta
la Vergine, la Maddalena e San Giovanni presso il Golgota. Nella cappella a
sinistra dell’altare maggiore: sull’altare un tela che rappresenta il Riposo
in Egitto di Giovan Francesco Romanelli, sotto l’altare c’è l’urna
contenente il corpo della Beata Elisabetta Canori Mora.
La facciata del convento risale
al 1660-65. Nella facciata della Chiesa ci sono tre nicchie al di sopra
dell’ingresso: al centro la statua che raffigura San Carlo Borromeo orante
(1680), di Ercole Antonio Raggi; nelle nicchie laterali quelle con i fondatori
dell’Ordine Trinitario: San Giovanni de Matha e San Felice di Valois,
di Sillano Sillani (1682).
Il capolavoro del Borromini è
molto importante in quanto compendia in sé i caratteri dell’architettura del
Barocco.
(Cfr. San Carlo alle Quattro
Fontane, a cura dell’Istituto Nazionale di Studi Romani,
s.d.).
22 Padre Giovanni della
Visitazione, nasce a Gelsa, nella diocesi di Zaragoza (Spagna), il 24 giugno 1766.
A 17 anni veste l’abito trinitario. Dopo gli studi ecclesiastici e
l’ordinazione sacerdotale, è inviato dai superiori al convento di Vich. Nel
1793 è destinato al convento di San Carlo alle Quattro Fontane, dove si applica
nella direzione spirituale delle anime, con straordinarie doti di carità,
prudenza e talento.
Si dedica al raccoglimento e alla
preghiera, dove attinge quelle luci necessarie per la guida delle anime verso
Dio, soprattutto di quelle più progredite nella via della perfezione.
Per ordine dei superiori assume
la responsabilità delle cause di canonizzazione dei venerabili Padri Trinitari:
Giovanni Battista della Concezione, Michele dei Santi, Tommaso della Vergine,
ecc. È nominato per la prima volta Procuratore Generale nel 1816. Nel 1824
viene eletto Definitore Generale supernumerario e vitalizio. Visitatore
Apostolico dal 1830 al 1852 per i trinitari della Congregazione Trinitaria
extra Hispaniam. Per tre volte riceve la carica di Procuratore Generale e
Superiore di San Carlo alle Quattro Fontane. Dal 1841 al 1851 esercita la
funzione di Commissario Apostolico. Religioso eminentemente umile, accetta le
cariche per obbedienza. Amato da quanti lo conoscono, muore a San Carlo alle
Quattro Fontane, il 3 ottobre 1852.
(Cfr. Fr. Serafín del Sagrato
Corazón de Jesús, Historia del Convento
de S. Carlos a las Cuatro Fuentes, Roma, 1916, pp. 81ss).
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