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Suor Maria Giuseppa Mora della SS. Trinità, figlia della Beata Elisabetta Canori Mora
Vita della Beata Elisabetta Canori Mora

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  • INTORNO ALLA VITA DELLA SERVA DI DIO ELISABETTA CANORI MORA MORTA IN ROMA IL DÌ 5 FEBBRAIO 1825 – BREVI CENNI SCRITTI DALLA FIGLIA MEDESIMA, MARIA LUCINA MORA, OSSIA MARIA GIUSEPPA DELLA SANTISSIMA TRINITÀ, MONACA FILIPPINA
    • LIBRO PRIMO
        • 1 - Nascita e preludi di una esimia santità - Sua infanzia
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LIBRO PRIMO

 

1 - Nascita e preludi di una esimia santità - Sua infanzia

 

Roma fu l’avventurata Patria di Elisabetta, la cui santa mirabil vita mi prendo a scrivere. Tommaso Canori fu il padre e la madre Teresa Primoli; romani ambedue di onorata e comoda famiglia.

Frutto di questo santo matrimonio furono quattordici figli; la penultima delle femmine fu la nostra Elisabetta, sei di questi morirono fanciulli e otto sopravvissero: cinque maschi e tre femmine. Nacque dunque, per grande loro felicità questa fanciulla; venne alla luce il 21 novembre 1774, in giorno di lunedì, dedicato alla presentazione di Maria Santissima al Tempio.

Il giorno 22 fu battezzata nella Parrocchia di Santa Maria in Campo Carleo23; gli furono imposti i nomi: Maria Elisabetta Cecilia Geltrude. Il padrino fu il Padre Giovanni Battista di Roma, Minore Osservante in Aracoeli24. La fanciullezza la passò con molti travagli, poiché, appena nata la medesima, il Signore volle provare il padre come un altro Giobbe, togliendogli in brevissimo spazio molte sostanze: parte per mezzo di persone malevoli, porzione per mezzo dei figli maggiori, con il pretesto di voler principiare ad agire negli affari di campagna, avendo egli varie tenute e altri fondi. Essendo i medesimi poco esperti, invece di dare sostegno alla famiglia la depauperarono, avendo essi pensiero di formare le loro famiglie col prendere moglie; così il padre si ridusse in una strettezza di averi che la povera famiglia dovette patire molto.

La buona Elisabetta soffriva non poco, perché, benché tenera di età, comprendeva le vicende della famiglia. Con la sua grazia e dolcezza dava molta consolazione ai genitori, dissimulando ciò che comprendeva dei loro infortuni, benché avesse sortito un’indole vivace e molto spiritosa, ma docile e obbediente. Pronta ad imparare e le maestre di Sant’Eufemia, le quali insegnavano sia a lei che alla sorella minore, si stupivano come Elisabetta apprendesse tanto nei lavori, quanto nel leggere, come nelle istruzioni; tutto riteneva in memoria e con una grazia particolare rispondeva a tutte le interrogazioni.

Il più che rapiva era il vederla tanto savia e devota che quella buona superiora l’avrebbe voluta ritenere sempre presso di lei, e molte volte si procurava la licenza dalla madre per averla con sé qualche notte, oltre il giorno. Era tanto l’affetto che le portava che la volle tenere a cresima, la quale seguì il 5 luglio 1782 in San Pietro in Vaticano25, da Monsignor Lasceris; la madrina fu Geltrude Dizzali, superiora di Sant’Eufemia.

La Santa Comunione non saprei precisare di che età la ricevesse, se a Sant’Eufemia o nel monastero dove poi andò.

So bene che fin dalla fanciullezza il Signore la chiamava a Sé in vari modi, ma il suo spirito vivace la faceva fermare un poco a rimirare le cose del mondo, e ne sentiva i contrasti più violenti.

Il Signore per disingannarla le permetteva molti travagli in famiglia, di più per sopraccarico la sorella di maggiore età trattava con molta durezza le due sorelle minori, specialmente in assenza della madre.

Così passò Elisabetta il tempo della fanciullezza fino all’età di undici anni che entrò in monastero.


 




23 La Chiesa di Santa Maria in Campo Carleo (nel medioevo Campus Caroleonis) era antichissima. Fu distrutta nel 1864 per l’allargamento della Via Alessandrina. Per ricordo fu collocata una elegante edicola con l’immagine della Vergine sullo spigolo della casa, sorta in principio della detta via, sopra il posto ove era la Chiesa. La cura parrocchiale passò alla vicina Chiesa di San Quirico e Giulitta. (Cfr. Pagani Antonio, Un vero modello di madre cristiana nel secolo XIX°. Biografia della Ven. Serva di Dio Elisabetta Canori Mora romana. Terziaria Professa dell’Ordine della SS.ma Trinità, Roma, Desclée e C.i Editori Pontifici, 1911, p. 2).



24 La Basilica risale al IV sec.; nel 1250 il Papa Innocenzo IV la concesse ai Padri Francescani Minori che la ricostruirono in forma romanico-gotica. È la più importante Chiesa francescana di Roma. (Cfr. Museo Italia, Roma, Armando Curcio Editore, s.d.).

 



25 Costruita, secondo una tradizione, sulla tomba dell’Apostolo Pietro, martirizzato a pochi metri dalla Basilica nel 67 d.C. Il primitivo edificio fatto costruire dall’imperatore Costantino fra il 319 e il 350 era a croce latina con cinque navate, un ampio transetto e ampia abside in capo alla navata centrale. Nel corso degli anni subì diverse modifiche, distruzioni e ricostruzioni. La costruzione della nuova Basilica venne iniziata da Papa Niccolò V (1447-55) e continuata dai suoi successori. La prima pietra venne posta il 18 aprile 1506. Vi lavorarono i più importanti artisti, come Bernardo Rossellino, Giuliano da San Gallo, il Bramante, Michelangelo, il Vasari, Giacomo della Porta, Giovanni Fontana, Carlo Maderno, il Bernini, il Perugino, il Pinturicchio, il Ghirlandaio, Botticelli, Mantegna, Pietro da Cortona, Raffaello, ecc. È il più eloquente simbolo della cristianità. Piazza S. Pietro è il trionfo del barocco, il suo straordinario colonnato vuole raffigurare il gesto festoso e accogliente di un abbraccio. (Cfr. Museo Italia, op. cit.).

 






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